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Cronaca (zona 3 e 4, Milano e altro ancora) raccontata da un giornalista e scrittore Democratica Mente MOLTO di Sinistra

 

 

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IO VOTO BERSANI E CI METTO LA FACCIA di Renato Cavalli

Post n°820 pubblicato il 17 Novembre 2012 da marcozio1
 
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Conosco Pierluigi da quasi 15 anni, da quando stava iniziando la riforma del Commercio. Confesso che all’inizio la cosa mi aveva lasciato un po’ perplesso, ma ho capito in fretta che aveva ragione lui, specialmente quando ho visto le reazioni scomposte della parte più conservatrice del mondo del commercio. Fu organizzata una grande riunione pubblica, in cui intervenne personalmente Berlusconi a dire peste e corna, portandosi dietro una compagnia di giro che minacciava tragedie e sconquassi. Un prete che tuonava contro le aperture domenicali (allora limitate ai comuni turistici), un magistrato che strepitava dicendo che l’apertura di nuovi negozi senza controlli sarebbe servita ad aumentare il riciclaggio di denaro sporco, commercianti che prevedevano lutti e sciagure, sostenendo che i negozietti si sarebbero ridotti tutti in rovina ed avrebbero chiuso in massa.

E’ inutile dire che nulla di tutto questo è successo, e che nonostante gli effetti tragici della crisi (che non hanno nulla a vedere con la liberalizzazione) negli ultimi 10 anni i negozi (saldo tra aperture e chiusure) sono aumentati di oltre 11.000.

Ma la storia della riforma del commercio mi fa venire in mente la falsità di una delle accuse che tanti (anche nel PD) muovono a Bersani: quello di essere un indeciso, incapace di prendere posizioni nette e precise. Nulla di più falso. Della riforma del commercio si andava avanti a discutere da oltre 10 anni, nei convegni, sui giornali, in parlamento. Già due volte i progetti di riforma erano stati affossati dallo scioglimento della Camera, e le commissioni (anche parlamentari) di studio, non si contavano più.

In quella occasione Bersani ebbe la capacità di tagliare la testa al toro in poche settimane, emanando un decreto legge, aperto alla discussione e al dialogo, con entrata in vigore graduale in un anno per evitare stravolgimenti ed improvvisazioni, ma mettendo tutti davanti al fatto compiuto che la strada della liberalizzazione era inevitabile.

Con altrettanto coraggio e decisione, negli stessi mesi, Bersani ebbe il coraggio di abrogare gli articoli della legge del 1939 (parte del pacchetto delle leggi razziali del fascismo per impedire agli ebrei di esercitare sotto falso nome) che impediva ai professionisti di svolgere l’attività in forma di società. E’ un altro intervento di Bersani che conosco benissimo e che ho particolarmente apprezzato, perché sono stato il fondatore di una delle prime cooperative di progettisti in Italia, e per 25 anni abbiamo dovuto lavorare al margine della legge, sempre a rischio di censure da parte degli ordini professionali.

Per questo il mio sostegno a Bersani non deriva da posizioni ideologiche, ma dall’apprezzamento di decisioni e interventi che hanno concretamente portato dei miglioramenti alla mia vita lavorativa e a quella di tante altre persone. Non dimentichiamo, infatti, che il tratto caratteristico di Bersani è quello di non lanciare proclami e anatemi, di non vantarsi di capacità taumaturgiche e decisionistiche come fanno altri, ma di interessarsi attivamente dei problemi della gente e di intervenire con decisioni concrete. Non tutte sono state di portata stravolgente, ma alcune cose “relativamente” piccole, come l’abolizione dei costi delle ricariche telefoniche, gli interventi sulle assicurazioni, sulla panificazione, sulle parafarmacie, hanno migliorato la qualità della vita di tanti nostri concittadini, specialmente di quelli delle categorie più deboli, per le quali anche i risparmi sui farmaci, sul telefonino e su altre spese quotidiane contano.

Non tutte le liberalizzazioni avviate sono andate completamente in porto, è vero. In alcuni casi le reazioni violente delle categorie privilegiate e dei poteri forti, sostenute demagogicamente dalla destra, hanno posto ostacoli pressoché insormontabili, che neppure Monti, che è riuscito a “domare” la Merkel, è stato in grado di superare. Parliamo, ad esempio, dei tassisti e delle farmacie, ma l’asprezza della reazione suscitata è la migliore prova che Bersani aveva visto giusto, e la battaglia non è ancora finita!

Con le primarie siamo dunque chiamati ad una scelta importante: il prossimo presidente del Consiglio sarà la persona chiamata a continuare su alcune strade che Bersani ha già tracciato, e che potranno essere riprese e continuate o lasciate cadere se gli elettori sceglieranno qualcun altro.

Ma un altro cammino iniziato che potrà essere perseguito, abbandonato oppure smantellato a seconda di chi vincerà le primarie e poi le elezioni è quello intrapreso dal Presidente Monti.

La cosiddetta “Agenda Monti” è caratterizzata in primo luogo dalla serietà, dal rigore, dalla capacità di dare tranquillità ai mercati finanziari, soprattutto a livello internazionale, dall’abilità di dialogare con l’Europa, creando anche le alleanze per modificare alcune posizioni troppo rigoriste dell’Unione Europea, e anche in questa direzione dei risultati li abbiamo già visti (Tobin Tax, divieto di vendite in base allo scoperto, difesa dell’Euro).

E’ questa la parte dell’Agenda Monti che Bersani si è impegnato a difendere e perseguire.

Il rigore economico (serietà nel controllo delle spese e limiti all’indebitamento) non significa necessariamente solo austerità e politiche recessive. E qui Bersani ha già chiarito che intende andare oltre Monti, introducendo molta più attenzione all’equità sociale ed al lavoro. Per questo Monti è una risorsa preziosa che va valorizzata in un  ruolo di massima importanza, ma non è il soggetto che noi vediamo alla guida del Governo dopo le elezioni, anche se fosse legittimato da un consenso politico. Il Paese ha bisogno di essere governato da forze politiche capaci di mobilitare la gente su un progetto di sviluppo, innovazione e giustizia, incanalando la capacità creativa e partecipativa dei cittadini e spingendoli non solo ad accettare i sacrifici necessari, ma anche ad impegnarsi in maniera costruttiva e a rilanciare qualcosa di molto simile ad un nuovo miracolo economico, basato però sullo sviluppo sostenibile, sulla giustizia, sul lavoro e su un rilancio dell’Europa.

Non abbiamo bisogno né di un uomo solo al comando, né di qualcuno a cui i cittadini si affidino passivamente delegandogli la risoluzione dei propri problemi. In questa logica è proprio la storia personale di Bersani, la sua serietà, l’equilibrio, il rifuggire dai giochi di immagine per privilegiare il lavoro di squadra a darmi un grande senso di fiducia. Due delle sue battute più ricorrenti “non si può stare bene da soli” e “per giorni migliori rimbocchiamoci le maniche”, mi ricordano un altro slogan, quello di John Fitzgerald Kennedy “Non domandarti cosa il tuo paese può fare per te: chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese!”. E’ con queste premesse che sostengo caldamente e convintamente Bersani ed invito tutti voi a fare altrettanto.

n.b. PER SAPERE DOVE POTETE REGISTRARVI PER VOTARE ALLA PRIMARIE:

http://www.primarieitaliabenecomune.it

P.S. – se condividete queste considerazioni, fate pure liberamente circolare questa lettera e inviatela a tutti i vostri amici e conoscenti.

 
 
 
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