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LA MAPPA DELLE DESTRE XENOFOBE IN EUROPA

Post n°325 pubblicato il 02 Agosto 2011 da marcozio1
 

La xenofobia è la paura del diverso che sfocia inl razzismo discriminazione. L’espresso, in un articolo che riportiamo sotto, si è chiesto quali siano i partiti apertamente xenofobi in Europa. Purtroppo sono davvero tanti: in Inghilterra il BNP, British National Party ha mandato all’Europarlamento nel 2009 Nick Griffin e Andrew Brons, forte del 6,2% di voti conquistati. Ma sempre in UK ci sono anche UKIP ed EDL, il primo, United Kingdom Independence Party è più euroscettico e si rifà a un populismo di estrema destra, mentre la English Defence League è più orientata alla “difesa” del Regno Unito dalla “minaccia” islam.

In Francia non è una novità il FN, Front National, nazionalista: destra sociale xenofoba, nata nel lontano 1972. Ha avuto un leader-simbolo molto noto anche in Italia, Jean Marie Le Pen. Dal gennaio scorso la linea di potere è passata da lui alla figlia, Marine Le Pen, attuale segretario del FN. In Spagna la Falange Española y de las J.O.N.S. esiste dagli anni trenta del secolo scorso - anche se fu sciolta nel 1977 - di ispirazione neofascista, insieme al Movimiento Social Republicano, neo-franchista, sempre di estrema destra.

In Germania c’è il NPD, Nationaldemokratische Partei Deutschlands, ovvero Partito Nazionaldemocratico Tedesco, antieuro, anti tutto - immigrati, islam, resto del mondo… - non di recentissima fondazione - risale agli anni sessanta del secolo scorso - in deciso declino.

Decine sono quelli sorti nei paesi che appartenevano alla galassia URSS.

E in Italia?

Nella mappa pubblicata da l’Espresso ci sono tre forze politiche: una minuscola, la Gioventù Hitleriana dell’Alto Adige, che nel 2009 fu decimata da molti arresti, apertamente razzista e di ispirazione nazista. Poi c’è Forza Nuova. E poi sempre nella mappa pubblicata sul settimanale, la Lega Nord.

Neonazisti, xenofobi e razzisti: ecco dove cresce il virus

La mappa dei partiti di estrema destra xenofoba che hanno avuto significativi successi elettorali e dei partiti di chiara ispirazione neofascista o neonazista con meno consenso ma assai pericolosi. Si stima che in totale l'estrema destra in Europa conti circa 300mila militanti (di cui 50mila in Russia). La Lega Nord viene inserita dagli studiosi (per sempio dalla London School of Economics) per i suoi connotati xenofobi

Sulla scorta di quanto era stato sostenuto per primo e con maggior nettezza da Pim Fortuyn, anche altri leader dell'estrema destra europea accedono all'islamofobia considerando la religione islamica culturalmente antitetica ai valori della civiltà occidentale, valori che identificano, da un lato, nella religione cristiana e, dall'altro, in una versione a loro uso consumo dei diritti civili. L'atteggiamento anti-islamico ha portato questi partiti ad abbandonare il fastidio per l'atteggiamento universalistico e accogliente della Chiesa, tanto quella cattolica quanto quelle riformate nazionali, esaltandone piuttosto il ruolo di bastione culturale contro l'invasione islamica e di difensore della civiltà europea. Sulla stessa lunghezza d'onda si situa il sorprendente ribaltamento di posizioni che il discorso anti-islamico introduce nell'estrema destra in rapporto all'antisemitismo: viene infatti lasciato cadere il tradizionale antisemitismo e viene invece esaltato Israele in quanto fortezza dell'Occidente in Medio Oriente.

Ma il capovolgimento di fronte più clamoroso consiste nella appropriazione di tematiche del liberalismo culturale per combattere l'immigrazione islamica. Le critiche ad alcune tradizioni culturali e religiose dei Paesi islamici, quali la sharia, il velo, la lapidazione e le mutilazioni corporali, l'oppressione femminile e dei gay e addirittura il trattamento crudele degli animali per via della macellazione halal, hanno alla base l'invocazione di diritti e di libertà tipiche delle società occidentali. L'anti-islamismo viene così argomentato in una ottica di scontro di civiltà dove i partiti di estrema destra si considerano l'avanguardia della civiltà occidentale difendendo non solo le sue connotazioni cristiane ma persino quelle liberali. Questo spostamento di 180 gradi ha un chiaro carattere strumentale ma nondimeno segnala una ulteriore evoluzione dell'estrema destra. Essa assume le sembianze di un'araba fenice che risorge mutata e più forte dopo ogni caduta.

Ad ogni modo è grazie a queste nuove articolazioni della loro proposta politica che i partiti di estrema destra conoscono ora un ulteriore momento di fortuna. Ed è proprio in Scandinavia che si registrano i successi più clamorosi. Alle ultime elezioni in Norvegia il Partito del Progresso è arrivato al 22,9 per cento conquistando la seconda posizione e in Danimarca il Partito del Popolo ha toccato quota 13,9 per cento mentre sono emersi con forza nuovi o rinnovati partiti estremisti in Paesi che erano immuni dalla loro presenza: nel 2010 i Democratici Svedesi (sic) hanno fatto un balzo in avanti passando dall'irrilevanza al 5,7 per cento, e nel 2011 i Veri Finlandesi sono passati dal 4,1 del 2007 al 19 per cento del 2011. Il loro tema portante poggia sulla critica al sistema democratico rappresentativo, cavalcando la sfiducia e la crisi di legittimità. Ma su questo tronco si innestano la xenofobia e l'islamofobia in nome della difesa dell'identità nazionale e della cristianità.

In Scandinavia la perdita di centralità del conflitto di classe e delle tematiche classiche dei conflitti socio-economici è stata rimpiazzata con grande efficacia dall'offerta identitaria "post-materiale" dei nuovi partiti di estrema destra. Il loro impasto di opposizione all'establishment e di nostalgia per un mondo passato - i Templari e la mistica evoliana del cavaliere puro di Anders Behring Breivik - porta sul banco degli accusati tutta la classe politica, colpevole di avere abbandonato al loro (misero) destino gli strati più umili della società e di essersi invece dedicata amorevolmente agli immigrati. Il risentimento che promana da questa visione del mondo è esplosivo. E quando i partiti di estrema destra legittimano un discorso politico anti-egualitario e xenofobo, anti-liberale e populista, l'establishment, i politici, il sistema tutto, diventano colpevoli dell'invasione islamica, della perdita di identità, della svendita delle tradizioni e del patrimonio etnico. Quando queste argomentazioni diventano moneta corrente nel dibattito politico, piccoli gruppi, "frange lunatiche" o individui isolati, possono arrogarsi il diritto-dovere di purificare il mondo. Pianificando e compiendo stragi come quella di Oslo.

Piero Ignazi, autore di "L'estrema destra in Europa", Il Mulino 2000 e "Extreme Right Parties in Western Europe", Oxford University Press 2006

 
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