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Messaggi del 05/02/2018

acr il sanremese 5-2-2018

www.acraccademia.itRiceviamo e volentieri pubblichiamo..Sanremo, Baglioni scherza con Fazio: “Mi stai facendo venire l’ansia. Fiorello? .. gli piace gocare?

3527600_2123_baglioni_e_fazio1_620x350Il «terrore» della vigilia, «il panico, la tachicardia, la salivazione inesistente, i piccoli tremori diffusi»: Fabio Fazio, per quattro volte padrone di casa al Festival di Sanremo, introduce così, raccontando la paura del conduttore, il collegamento dall’Ariston con Claudio Baglioni, questa sera a Che tempo che fa. E Baglioni di rimando: «Ero tranquillissimo prima di questo tuo pistolotto, adesso mi ha invaso un’ansia alta come i palazzi di periferia».

«Chi vince? Io avrei vinto volentieri – scherza Baglioni rispondendo alle domande di Fazio – ma c’è un conflitto di interessi enorme. Pur essendo il ‘dittatore artisticò, almeno devo far vincere qualcun altro». All’Ariston, confessa, «non è facile, neanche essere dittatori». Al festival due volte come ospite, nel 1985 con Pippo Baudo conduttore per festeggiare Questo piccolo grande amore canzone del secolo (canzone che tutti quelli del 900 o giu' di lì.. ricordano.. chi non si è innamorato ascoltandone le note?) e nel 2014 con lo stesso Fazio, Baglioni festeggia quest’anno i 50 anni di carriera. «Rischio di terminarla subito dopo Sanremo», ironizza. «Dopo il festival riprenderò il mio antico mestiere, sospeso da tre mesi e mezzo». Baglioni prova a invitare Fazio («il primo peccato l’ho fatto con te, mi hai iniziato al rito della televisione», con Anima mia), ma il conduttore di Che tempo che fa risponde: «Sarà un bellissimo festival, ma quest’anno ti guarderò da casa». A chiudere il collegamento, l’ingresso in studio del premio vivente per Baglioni, Luciana Littizzetto travestita da palma di Sanremo.

«Fiorello è cocciuto e presuntuoso». Scherza ancora Baglioni in collegamento dall’Ariston con Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa su Rai1, ma con lo showman dice che «c’è un braccio di ferro. Io vorrei che il suo intervento fosse alle 22.30, momento dell’ospite prelibato, lui invece vorrebbe fare lo scaldapubblico in apertura, cosa che a me sembra sminuente». Fiorello punta invece a «togliersi il pensiero» e, via social, ha chiesto a Baglioni: supplica di... ti prego»... pubblicato gratuitamente e a cura di www.acraccademia.it (se dà fastidio all'autore.. disposti a cancellarlo.. cmq comlimenti è un pezzo di rara bravura..) ciao da Acronlusdifatto!


http://www.acraccademia.it/ATTIVITA'.html

 
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acr il sanremese

ARTE ieri e oggi 2018-19 (CRV-ACR e Aics)

a cura di Francesco Costantino

Quanto segue vuole essere da supporto alla “ Casalinga di Voghera, di Como o di Milano e Baggio“ per capire l’Arte dei ns. giorni.

Ci tengo a sottolineare che la mia spiegazione non ha una volontà di essere eterna, ma vuole essere una semplice fotografia della realtà dell’oggi, se mi si consente questa fotografia dell’esistente che propongo vuole essere come suggeriva l’ “impressionismo” di fine ottocento; i pittori,di quella scuola, volevano fermare l’immagine della realtà di quell’anno, di quel mese, di quel giorno, di quell’ora, di quel posto così come loro lavedevano e la interpretavano.

Iniziamo dal principio: gli archeologi (CRV.. insegna) ci propongono reperti antichi ossa e/o manufatti che recano incisi delle linee da ritenersi intenzionali, non un segno provocato da un utensile accidentalmente,conseguentemente questi oggetti sono da considerare un modo come un altro di lasciare per i posteri il segno del passaggio (di quelle persone ) sulla terra a beneficio delle popolazioni future. Questo voler lasciare i propri segni ai posteri è qualcosa di acclarato e indiscutibile; noi lo sappiamo perché dagli Assiri-Babilonesi in poi siamo riusciti a tradurre i loro pensieri lasciati sulle terrecotte e/o sui papiri che sono arrivati indenni fino a noi, i Re e le persone importanti lo facevano scrivere chiaro e forte: questo io l’ho fatto per la maggior gloria degli dei e del popolo, naturalmente la gloria comprendeva anche loro, implicitamente o esplicitamente. Sugli artisti di quest’epoca sappiamo poco, invece con i Faraoni d’Egitto iniziamo a conoscere come erano visti e come gli artisti si auto conoscevano. Il prof. Tullio Carlo Argan nella sua “Storia dell’arte” ci spiega come i pittori, gli scalpellini impiegati nella costruzione delle piramidi non volevano essere considerati semplici“operai alla catena di montaggio”, ripetitori sempre delle stesse cose,conseguentemente chiesero un trattamento diverso, queste rivendicazioni furono represse nel sangue, tutto ritornò come prima. Però questa “rivolta” ci trasmette che le persone quando ne hanno l’occasione riflettono su se stesse per prendere coscienza della propria esistenza unica e irripetibile. Al Faraone e ai poteri forti dell’epoca importava solo la costruzione della piramide per testimoniare ai posteri la loro avventura sulla Terra. Accanto a questa pregnante spiegazione ne esiste un’altra: tu semplice scalpellino come osi uscire dal tuo status sociale e ardire di guardare negli occhi il Faraone? Il Faraone parla con Osiride suo padre, tu parli soltanto con i tuoi simili,tradotto.. i figli del Faraone saranno Faraoni, i figli dei scalpellini saranno scalpellini, in casi eccezionali un figlio dello scalpellino potrà prendere il posto del Faraone solo perché questi non ha più il favore degli dei. Questa ultima parte è sopravvissuta nei secoli con alterna fortuna, nel senso che i padri hanno fatto il possibile e l’impossibile per trasferire la loro posizione sociale ai figli, e se la posizione sociale era bassa hanno fatto il possibile per aumentarla, almeno questo è al 90% di quello che noi sappiamo dai resoconti che ci sono giunti. Dopo l’epopea egiziana ci dobbiamo spostare in Grecia,tralascio intenzionalmente gli anni omerici perché anche se i fatti sono esistiti veramente, gli stessi sono stati ricostruiti adattandoli a periodi successivi. Il perimetro greco che interessa è l’Attica con Atene e il Peloponneso con Sparta, geograficamente è abbastanza piccolo, quello di controllare bene il territorio e prendere le decisioni migliori. Attenzione sia ad Atene che a Sparta, le decisioni sono prese collegialmente dopo una lunga discussione, questo permette che l’esecutività successiva è effettuata in modo convinto e deciso. Bisogna sottolineare che l’uomo greco, in generale, viveva avendo a disposizione servi e schiavi, conseguentemente aveva tanto tempo a disposizione da dedicare alla politica, all'amministrazione della cosa pubblica, anzi la vita politica era considerata la cosa giusta per l’uomo greco. Infine difendere da oplita ( il guerriero di fanteria greco ) la Polis ( la città greca ) era un diritto e un dovere. Riprendiamo il concetto di arte, ormai in Grecia l’arte viene usata come prolungamento di se stessi dopo la morte fisica, attraverso i mosaici, statue ( bronzo o marmo ) e i templi religiosi costruiti in onore a un dio che di solito è il protettore della Polis. Esempio definitivo è l’Acropoli di Atene voluta da Pericle costruita in onore di Giove il Padre e capo indiscusso degli dei dell’Olimpo, in effetti Pericle è nella storia universale in modo definitivo. Il periodo della Grecia classica possiamo osservare come la prosperità economica ha dato la possibilità agli artisti di dedicarsi alla ricerca per offrire al committente un’opera che distinguendosi dalle opere precedenti possa far dire a chi la osserva << che meraviglia, non abbiamo mai visto nulla di simile >>, e il committente può così fare sfoggio della del suo alto rango sociale, e infine può reclamare un posto nella storia futura, il suo nome sarà ricordato per sempre attraverso le opere artistiche che ha commissionato. Anche il filosofo Platone riconosce, con molta difficoltà, chele opere artistiche, statue, templi e mosaici aiutano la mente attraverso le linee artistiche che gli occhi guardano e seguono per conoscere, sia pure in copia ( l’opera artistica ) l’idea iperuranica che è universale ( eterna ); gli occhi secondo Platone, seguono le linee artistiche dal basso verso l’alto, ma attenzione queste opere sono “copie” della natura e la natura è “copia” delle idee universali, quindi la copia artistica non è proprio la rappresentazione reale dell’Idea, ma solo la copia deformata e approssimativa.                 A questo punto, paziente lettore, occorre una pausa per fermare l’attenzione sul rapporto dell’arte fra il committente, l’artista e il tempo, all’artista si chiedeva di fissare il momento storico il più fedelmente possibile cogliendo quei particolari che solo un’artista che prima ha fatto pratica presso un altro artista e poi dato dimostrazione della sua particolare bravura. Ora passiamo all’epopea romana: apprendiamo che l’arte è di carattere utilitaristico, serve a comunicare interlocutore del momento il proprio status sociale e le opere che lascia in eredità; notevoli sono i mosaici e le raffigurazioni pittoriche     ( forse affreschi ) che sono arrivate fino a noi, di notevole fattura sono i simboli delle Legioni Romane e la raffinatezza dell’equipaggiamento militare, corazza, elmo, scudo, e il pilum ( la lancia dei milites ). Il rapporto fra committente e artista, sopra descritto, continua con le invasioni barbariche e le successive “ere” che noi ( 2017 ) chiamiamo umanesimo, rinascimento, barocco, rococò ( periodo molto breve ), illuminismo,romanticismo, e infine positivismo. L’artista è abbastanza libero di ricercare quel particolare che replicato all'infinito crea qualcosa di inedito che, cosa importante, raffigura in modo definitivo il periodo in cui nasce l’opera d’arte,l’oggetto artistico e il suo tempo sono indissolubilmente legati. Con il Positivismo qualcosa cambia, il rapporto fra artista - lui e il committente rimane, ma la richiesta del committente non è più la stessa. Io simbolicamente pongo la data 1871 come anno di svolta, però sono consapevole che il cambiamento è avvenuto lentamente e non con una cesura netta.

 
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