Ninna nanna, ninna nò, sta arrivando Mazzarò.
Lui fa da tutor prende tutto ciò che può,
non fidarti nemmeno un po',
di chi fa come Mazzarò
Resta sveglio che sennò, porta via quello che può
(CapaRezza, Habemus Capa, 2006)
Ieri il quotidiano tedesco Bild ha dato notizia di uno studio condotto dalla società "Deloitte & Touche", che paragona il prezzo medio più alto di una camera matrimoniale nelle diverse capitali europee. Bild ha pubblicato anche la lista degli hotel con i prezzi più alti per una suite di lusso. Al primo posto, in questa categoria per super-ricchi, si colloca l'Hotel Martinez di Cannes, dove una suite panoramica costa 28.800 euro a notte. Bene, siccome in Sardegna non ci facciamo mancare niente, scopriamo che l’Hotel Cala di Volpe, in quel della Costa Smeralda, si trova al quarto posto di questa speciale graduatoria, con 21.000 euro. Però è compreso tutto il quarto piano, con tre camere da letto e rispettivi bagni, piscina esterna e cantina dei vini a disposizione.
Domanda: è questo il turismo che il governatore Soru insegue per le ex miniere del Sulcis-Iglesiente ?
A leggere bene il bando regionale, quello con cui si vuole cartolarizzare alcuni beni di Masua, Ingurtosu, Naracauli e Agruxau, parrebbe proprio di sì. Con tanto di previsione di campi da golf . Sia detto una volta per tutte, soprattutto agli amici e conoscenti che si interrogano sul mio agire: non ce l’ho con il presidente pro-tempore (sarebbe bene ricordarlo) della Regione Sardegna. Piuttosto, ce l’ho con l’uomo, con Renato Soru.
Per quale motivo ? Molto semplice, perché non è uomo di parola, perché su questa vicenda ha preso per i fondelli coloro che hanno creduto in lui e che, nel loro piccolo, hanno dato anche il sangue per vederlo governare questa terra.
Appena qualche anno fa, prima della sua elezione, dichiarava: “La Sardegna cinquant’anni fa non aveva nemmeno un albergo. Sono convinto che se fosse rimasta così oggi il suo valore turistico sarebbe decisamente superiore. Il turismo che ho in testa, però, non prevede alberghi o cemento”.
Sulla Costa Smeralda diceva: “Io ci sono andato l’anno scorso, invitato all’inaugurazione dello Yacht club e ho visto un grande investimento, tutto bello e pulito, ma ho notato soprattutto che a 100 metri dallo sede dello Yccs c’è un negozio dove si vendono prodotti sardi e si chiama Sardegneria, una cosa che ritengo infamante. In Costa Smeralda non è rimasta la Sardegna ma la Sardegneria. In Costa Smeralda molto poco è dei sardi. Quello è il teatro di accordi economici che non ci riguardano. Lavorerò per un ripensamento totale rispetto a questo turismo votato all’arricchimento di breve periodo per pochi. Bisogna finirla con il ricatto, un posto di lavoro uguale un albergo”.
Ad Alghero, nel 2004, l’uomo Soru, fattosi governatore, dichiarava che “… non possiamo far finta tra di noi di pensare che il turismo sia vendere la terra, perché a volte c’è la pressione della gente, ci sono delle necessità, c’è bisogno di uno stipendio. Non possiamo come Regione pensare di risolvere i problemi come fanno tante volte le cattive famiglie, dove piuttosto che utilizzare gli strumenti che hanno, questa eredità che hanno ricevuto, vendono qualcosa oggi, qualcosa domani, pensando che questo qualcosa da vendere rimanga per sempre”.
Diceva tutto questo e noi, con altri, a fare il tifo. “Finalmente qualcuno che ha imparato qualcosa dalla nostra triste storia di colonizzati!”, ci dicevamo. Poi, improvvisamente, lo abbiamo visto salire su un elicottero dei carabinieri con alcuni immobiliaristi e capitani di finanze. Andava a sorvolare le ex miniere del Sulcis-Iglesiente. Ci siamo detti: vabbè, lasciamo perdere l’etichetta, l’uomo non ha mai avuto molto tatto, l’importante è che sia per il bene dei sardi.
Già, il bene dei sardi: su questo occorre che ci chiariamo. Una volta per tutte. Qui nessuno si butta dall’altra parte e neanche si è bevuto il cervello. Soprattutto, nessuno - senza peraltro avere mai avuto un ringraziamento - ha mai chiesto qualcosa in cambio e, non ottenendola, ha deciso di attaccare il governatore. Pane al pane e vino al vino. Chi ci accusa di livore immotivato nei confronti di Renato Soru è, molto prosaicamente, uno stronzo. Ora, siccome di stronzi è pieno il mondo, abbiamo pensato di non curarci di loro, di guardare e passare oltre. E nel passare oltre abbiamo iniziato a prendere nota delle innumerevoli cappellate che, giorno dopo giorno, ci venivano propalate dal governatore come mali necessari. Fin quando, male dopo male, ci siamo chiesti: ma non è che putacaso si vuole uccidere l’ammalato per avere le mani libere ?
Questa storia della svendita delle ex miniere è una puttanata. Si parte da intenzioni nobili (recuperare e bonificare le aree per un loro utilizzo compatibile con l’ambiente) e poi si scopre che di nobile c’è ben poco. E’ poco nobile il ricatto occupazionale che alcuni stanno mettendo in atto per convincere le persone, è poco nobile dare del fesso a chi obietta qualcosa, è poco nobile rimangiarsi la parola data.
Sulle miniere, sulla storia e sul sudore di chi vi ha lavorato e, magari, ci ha lasciato la pelle vorrei ricordare un’altra delle frasi celebri dell’uomo Soru. Diceva: “Qualcuno ha detto che la società a capo dell’estrazione del minerale aveva un sistema colonialistico e della Sardegna non gliene importava niente, tantomeno dello sviluppo anche sociale della Sardegna. Aveva un totale disinteresse, anzi viveva della quasi schiavitù delle persone che occupava: gli dava uno stipendio piccolo e li costringeva a spendere i loro soldi dentro la cantina della miniera per cui pagavano il martello, pagavano il tugurio in cui dormivano, pagavano l’unico market dove consumavano e così vivevano. Erano nel colonialismo dell’estrazione mineraria. Qualcuno con una felice frase ha detto che poi siamo passati all’estrazione del pecorino romano. La Sardegna è stata usata come miniera per estrarre il pecorino romano. Ancora una volta, il lavoro dei pastori, il valore del latte, il valore di quello che producevano, è valorizzato pochissimo: tutto viene estratto e portato fuori”.
A questo punto, l’unica cosa che può fare il governatore Soru, è sospendere l’esecutività del bando e chiamare tutti, dico tutti, intorno ad un tavolo. Noi possiamo anche non esserci, a differenza di qualche ambientalista che ne farebbe una malattia. Conoscendo le gesta dell'uomo Soru, l’unica missione impossibile sarebbe quella di aspettarsi le scuse. Ma noi non siamo permalosi. Ci appelliamo semmai alla sua intelligenza. Prima che sia troppo tardi. E questa volta non per l’uomo, piuttosto per il presidente della Regione Sardegna.
m.m.