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Il Megafono

Post n°1273 pubblicato il 13 Aprile 2007 da ad_metalla
 
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Quando si dice "avere faccia di bronzo". Merita senz'altro d'essere divulgato lo scambio epistolare tra l'interventista Stefono Deliperi e Giuseppe Onufrio, direttore campagne di Greenpeace Italia. Ebbene, l'altro giorno si è tenuto a Cagliari un convegno su “La sfida dei cambiamenti climatici: il ruolo delle energie rinnovabili in Sardegna”, convegno - è bene ricordarlo - organizzato dal ministero dell'Ambiente in collaborazione con il Kyoto club, ovvero Greenpeace e Legambiente. Nel convegno, sostanzialmente, si è ribadito che l'Isola "ha tutte le carte in regola per diventare il fiore all'occhiello dell'energia pulita nell'Europa mediterranea". Peccato però - questa la critica di Greenpeace - che il Piano energetico recentemente varato dalla Giunta regionale capitanata da Soru "promuove il carbone e penalizza pesantemente l'eolico". Un passo indietro definito dagli ambientalisti "piuttosto miope e, francamente, incomprensibile di fronte all'avanzare delle nuove tecnologie». "Nel 2007 - ha detto Onufrio - bloccare l'eolico è una politica ambientalmente oscena". Naturalmente, nel dire queste cose, Greenpeace ha pienamente ragione a criticare le scelte di Soru e si basa su dati scientifici e di fatto (che saranno illustrati a Cagliari tra qualche giorno), come ad esempio la decisione assentita dal governatore di raddoppiare la centrale di Fiumesanto (che sarà riconvertita a carbone), le iniziative della Carbosulcis per alimentare col carbone le centrali Enel del Sulcis e, restando allo sciagurato incremento di CO2 che tali politiche comporta, il nuovo mega inceneritore di rifiuti di Ottana. Tutte cose - soprattutto con riferimento al carbone - su cui l'interventista Deliperi e gli Amici della Terra sono rimasti stranamente silenti negli ultimi mesi. Se questa è la cronaca degli eventi, poteva Stefono Deliperi - Megafono di Soru - (e candidato alle ultime regionali nel partito del governatore) non intervenire in una difesa d'ufficio - tanto ridicola quanto non richiesta - delle politiche al carbone e allo CO2 del governatore ? Certo che no. Beh, da qui parte la querelle che potete leggere di sotto. Nel mentre, in attesa non della prossima querelle, ma di una più materiale querela, potete leggere in ultimo perchè gli Amici della Terra, ops, della Serra, sono così affezionati al carbone. Ecco, per l'appunto: "avere faccia di bronzo". Anzi no, di carbone.

ad metalla

PS

Naturalmente Greenpeace non ha mai sposato la politica dell'eolico costi quel che costi, in ogni dove. Questa è solo una strumentale quanto grottesca caricatura interventista.

Eolico a senso unico, che pena

Legambiente, Greenpeace e la loro associazione derivata Kyoto Club, con i soldi pubblici del Ministero dell’ambiente, predicano il ricorso ad ogni costo all’energia eolica in ogni dove. Sembra di sentire i vertici dell’A.N.E.V., l’associazione che raggruppa le industrie di produzione e gestione degli impianti eolici. Il direttore di Greenpeace si spinge anche ad affermare che «la Carbosulcis vanta il record nazionale di inquinamento per ogni kw/h prodotto, rispetto anche alle altre centrali a carbone: 1.000 grammi di CO2 contro gli 800 emessi in atmosfera dagli impianti di nuova generazione». Peccato che la Carbosulcis non abbia alcuna centrale a carbone, ma gestisca temporaneamente l’unica miniera di carbone italiana, quella di Monte Sinni - Seruci (Carbonia - Gonnesa). Sulla Carbosulcis e sul suo progetto di stoccare in miniera rifiuti di origine industriale, così come sul ricorso al carbone come combustibile molto si può e si deve criticare e ci si deve opporre (vds. ad es. “Carbosulcis: carbone o aliga ? ”, http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/rv3242357/) , ma senza parlare a vanvera. E senza dimenticare che non si può riempire la Sardegna di torri eoliche per la bella faccia e gli interessi dei “signori del vento” e dei loro accoliti. Anche perché in questo modo si affossa definitivamente la ricerca sulle fonti energetiche alternative più “pulite” e alla lunga più redditizie, il fotovoltaico ed il solare termico, ad esempio.

Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico

P.S. una buona volta sarebbe bene che Legambiente, Greenpeace, Kyoto Club e chiunque altro (Giovani marmotte comprese) dichiarassero quali rapporti hanno con l’A.N.E.V., se ricevono fondi e quanti ne ricevono per una elementare ragione di trasparenza.


giuseppe.onufrio [Giovedi 12 Aprile 2007 ore 18:57:16]

Le affermazioni fatte dal Deliperi su Greenpeace sono da querela per diffamazione della nostra associazione. Sulle emissioni da carbone il riferimento preciso è la centrale del Sulcis dell'Enel che emette circa 1080 grammi di CO2 per kWh netto, contro una media nazionale di 530, oltre il doppio. L'eolico ha emissioni nulle. Se Deliperi si prendesse la briga di informarsi sui temi ambientali avrebbe scoperto due cose: il dibattito scientifico sul clima si è concluso con il 4° rapporto dell'Ipcc e le conclusioni sono che dobbiamo agire e in fretta per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. La seconda cosa che avrebbe scoperto è che l'Unione Europea ha deciso un taglio del 20 per cento delle emissioni al 2020 rispetto al 1990 e un obiettivo legalmente vincolante di una quota del del 20 per cento di fonti rinnovabili sul totale delle fonti primarie. Oggi siamo a meno del 6 per cento e dovremmo moltiplicare per circa 3.5 volte la produzione da rinnovabili senza aumentare i consumi. Una sfida per la quale dovremo far ricorso a tutte le potenzialità a partire dall'eolico, dall'uso sostenibile delle biomasse e dalle tecnologie solari. Tutte. Invece di darsi tanta pena, Deliperi dovrebbe proporre alla sua associazione di cambiare nome in Amici della Serra: lo sviluppo del carbone che difendete così tanto servirebbe solo ad aumentare le emissioni di gas a effetto serra, non certo a ridurle. Ribadisco: promuovere il carbone e bloccare l'eolico è una oscenità ambientale.

stefano.deliperi [Giovedi 12 Aprile 2007 ore 22:00:28]

gent.mo "giuseppe.onufrio", il riferimento riportato dai mezzi di informazione e non smentito da Greenpeace e da nessun altro è sulla "Carbosulcis" che, di grazia, centrali a carbone non ne ha. Ha una miniera di carbone, temporaneamente. Il che, piaccia al Cielo, non è la medesima cosa. Siamo tutti perfettamente consapevoli di quel che dice il rapporto dell'I.P.P.C. - i cui resoconti stampa sono pubblicati su questo blog - e siamo tutti consapevoli del fatto che si deve cambiare registro. Quello di cui non mi pare che Legambiente e Greenpeace siano consapevoli è il fatto che le torri eoliche possano esser installate dappertutto, soprattutto in Sardegna. Per cui continuo ad invitare Greenpeace, Legambiente, "giuseppe onufrio" e chiunque altro a esplicitare con chiarezza e trasparenza quali siano i rapporti con A.N.E.V. e altri soggetti legati al mondo dell'energia eolica. perchè, su temi così importanti per il futuro della nostra amata Terra, la chiarezza e la trasparenza è d'obbligo. Noi, Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, diciamo chiaramente che siamo favorevoli alle energie alternative (eolico compreso), ma diciamo anche che i parchi eolici possono essere realizzati in Sardegna "dipende da dove e come", senza alcuna deregulation, senza alcun far west, come accadeva prima del 2004, quando Greenpeace e Lagambiente nulla dicevano sulla spaventosa "cascata" di progetti di impianti eolici in Sardegna, senza pari in Italia. Caro "giuseppe.onufrio", si confronti su queste cose e se ne faccia una ragione: il far west dell'eolico - con grandi vantaggi soltanto per i "signori del vento" - qui in Sardegna per ora non ritornerà. Si metta l'anima, non ventosa, in pace.

giuseppe.onufrio [Venerdi 13 Aprile 2007 ore 11:49:15]

esimio "deliperi", Greenpeace non propone affatto un far west per l'eolico. Ripeto: la nostra comunicazione sul Sulcis era riferita alla centrale Enel, come pubblicato sul nostro rapporto che abbiamo sul sito web "Una scomoda verità" lanciato già a dicembre durante l'azione alla centrale di Porto Tolle (vedasi su: http://www.youtube.com/watch?v=zJvshv93LU8) Chi difende la scelta del carbone prima di lanciare insinuazioni provocatorie avrebbe il dovere di spiegare perché gli piace tanto il carbone nonostante abbia le più elevate emissioni di anidride carbonica.
Per quanto riguarda il solare termodinamico anche noi speriamo che abbia un rapido sviluppo ma non possiamo basarci su una tecnologia ancora in fase di sviluppo industriale. Con le stime correnti, al 2020 il contributo potenziale dell'eolico in Europa rimane di oltre 100 volte superiore. Di eolico se ne può e se ne deve fare molto: non dapertutto, d'accordo, ma tante valli dove pascolano le pecore e il bestiame possono benissimo ospitare parchi eolici: che non emettono CO2, non lasciano scorie da custodire per secoli, possono essere smontati a fine vita (se come tutti speriamo, avremo altre fonti pulite da poter sviluppare). Per il resto la nostra associazione non riceve nè contributi dallo stato nè dalle imprese nè da partiti poltici. Ma collaboriamo sul piano tecnico e politico con tutti i soggetti che riteniamo, sia a livello globale che italiano. Per sviluppare le alternative a carbone e fonti fossili queste devono diventare una realtà industriale, altrimenti la battaglia è persa. Con la proposta di PEAR attuale la Sardegna diventerà esportatrice di elettricità nera, invece che l'avanguardia italiana delle fonti rinnovabili. Questo documento non può passare una VAS seria. Siamo un'organizzazione piuttosto tignosa caro "deliperi": se ne faccia una ragione lei perchè noi non molliamo: il carbone è il killer del clima e chi si schiera dalla sua parte non avrà tregua.

Giuseppe Onufrio - Greenpeace


Le ragioni etiche a sostegno di
un maggiore ricorso del carbone in Italia

L’opinione di Rosa Filippini, presidente degli Amici della Terra, la storica associazione ambientalista che, da tempo, in Italia, sostiene un maggior ricorso della produzione elettrica da carbone

«La domanda mondiale di energia è in rapida crescita - afferma Rosa Filippini - e il petrolio resta la fonte energetica prevalente in ragione sia del forte sviluppo di grandi Paesi, quali Cina e India, sia dell'espansione del settore trasporti, passeggeri e merci. Ma il crescente utilizzo di combustibili fossili, e in particolare dei carburanti per autotrazione, non è sostenibile e dovrebbe preoccupare i Governi principalmente per tre aspetti: la pressione sull’ambiente, l’esauribilità delle riserve e l’insicurezza degli approvvigionamenti». «Per questi motivi occorrerebbe porsi con decisione l'obiettivo strategico di sistemi energetici interamente fondati sulle fonti rinnovabili investendo nella ricerca tecnologica in modo da consentire questo passaggio nel più breve tempo possibile. Nel periodo di transizione, i paesi industrializzati dovrebbero ridurre progressivamente il consumo di combustibili fossili attraverso miglioramenti di efficienza - sia dal lato dell'offerta che da quello della domanda - utilizzando tecnologie già oggi disponibili. È in questo quadro che appare ragionevole un impiego efficiente del carbone, la fonte fossile con la più ampia distribuzione geografica di riserve, la meno esposta alle perturbazioni geopolitiche e di mercato».

Le sue sono tuttavia valutazioni di politica energetica e di politica internazionale, poco comprensibili per il cosiddetto “uomo della strada”. Tant’è che ogni qual volta si cerca di realizzare una centrale a carbone, almeno in Italia, occorre fronteggiare contestazioni e ostruzionismi non solo da parte delle popolazioni, ma anche di istituzioni e amministratori locali. Tutti convinti che l’inquinamento delle centrali a carbone sia maggiore. Qual è la posizione degli Amici della Terra rispetto alla questione dell’impatto ambientale?

«È un problema che esiste e che va tenuto ben presente. Le centrali - ovviamente non solo quelle a carbone - hanno un impatto inevitabile sull’ambiente circostante, che tuttavia è possibile controllare, ridurre al minimo e monitorare nel tempo. Per quanto concerne il carbone, le tecnologie oggi disponibili consentono un impatto ambientale di gran lunga inferiore non solo alle vecchie centrali a carbone, ma anche a quelle ad olio combustibile che esse vanno a sostituire. Da questo punto di vista non ha senso opporsi alla riconversione a carbone di centrali obsolete già presenti sul territorio. Il problema, casomai, è nella gestione. E qui sì che è opportuno che le popolazioni si mobilitino per controllare che il gestore della centrale faccia un buon lavoro, nel senso di verificare che le emissioni siano quelle di progetto non solo il giorno dell’inaugurazione, ma anche dopo anni di operatività. Il problema dell’inquinamento locale è dunque, a nostro avviso, gestibile né più né meno che per le altre centrali o per altri grandi impianti industriali”.“Diverso è il discorso per le emissioni di CO2, che nel caso del carbone sono effettivamente superiori. Si tratta però di emissioni climalteranti che hanno valenza globale, non di inquinamento locale. Ed è allora importante sottolineare un ragionamento di carattere etico che richiede che il carbone sia utilizzato prevalentemente nei paesi ricchi».

Abstract: www.enel.it

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