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La Mossa del Cavallo

Post n°1276 pubblicato il 19 Aprile 2007 da ad_metalla
 
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Chie ses? Ite te naras?
Ite faghìas in vita tua?


...Trovo molto interessante la mia parte intollerante che mi rende rivoltante tutta questa bella gente… Meglio depressi che stronzi, del tipo “Me ne fotto”, perché non dicono “Io mi interesso”? Che s’inculino un cipresso, dunque, tanto il mio destino è stare solo con chiunque. Alle bestie regalerò i miei sorrisi come Francesco d’Assisi e Pippi Calzelunghe...

CapaRezza (La mia parte intollerante, 2006)


Ne “La mossa del cavallo” metto l’accento sul rovesciamento dei ruoli, insisto su un gioco delle parti che mi sembra essere sempre più consueto nell’Italia d’oggi.

Andrea Camilleri (Rizzoli, 2000)

Libertè, égalitè, fraternitè: piglia la roba tua e dalla a me.

Totò


immagine Una, due, tre volte… ho scritto, cestinato e riscritto tante volte l’editoriale d’addio. L’idea originaria era quella di ripercorrere tutte le tappe della più scandalosa vicenda di cartolarizzazione di beni pubblici che ha interessato la Sardegna dall’inizio della sua autonomia speciale. Lo stomaco però non ha retto e la rabbia che mi ha aiutato ad andare avanti negli ultimi 10 mesi, oramai svanita, non è arrivata più in soccorso. Allora mi sono detto che la quarta stesura dell’editoriale avrebbe dovuto richiamare, prima di tutto, alcune cose scritte nel lontano giugno 2006 (e, insieme ad altri, prima ancora), per concludersi con un pizzico di filosofia. Del resto, chi vorrà potrà facilmente ripercorrere la vicenda leggendo con attenzione il blog. Più di quanto hanno fatto alcune pubblicazioni sarde, dedicandoci una loro maldestra, interessata e risentita recensione.

immagine Naracauli, Ingurtosu, Masua, Monte Agruxiau... al dunque ? Al dunque abbiamo vinto una battaglia, nonostante qualcuno abbia cercato, fin dall’inizio, di metterci fuori gioco. Insomma, come diceva qualcuno, la calunnia è un venticello... E così dagli amici mi ha guardato Dio, mentre dai nemici mi sono curato io. Gli amici sono quelli che dopo comuni battaglie ultraventennali in difesa dell’ambiente mi hanno rimproverato di essere entrato a gamba tesa su Renato Soru. “Ma come – mi hanno sostanzialmente detto – proprio tu che hai sostenuto Soru in tempi non sospetti ?". La risposta è stata facile: da che pulpito, proprio voi che vi stracciavate le vesti per speculazioni immobiliari da 80mila mc, in medesimi compendi, ora tacete mentre i metri cubi sono diventati 260mila ? Nessuna risposta, silenzio. Per loro parlavano le carte: vendere, vendere e vendere ancora. Costi quel che costi. Tranne la bonifica dei siti minerari. A carico della Regione, naturalmente. Altri invece hanno deciso vigliaccamente di tirarsi indietro. Smentiti ora dai fatti, ebbero però il coraggio di dirmi: “C'è chi gioca all'attacco e chi gioca in difesa, chi sta in panchina perchè infortunato e chi entra nel secondo tempo, chi è squalificato e chi non è stato neanche convocato e si guarda la partita dalla tribuna. Ognuno fa il suo gioco ed ha un suo ruolo. Tu hai scelto di giocare all'attacco mettendo in gioco le gambe. E' un rischio che si corre entrando in scivolata, come vuoi fare tu. Solo che la maggior parte delle persone gioca per vincere e non per partecipare. E la maggior parte dei tifosi le hanno le squadre vincenti! Mentre tu stai nella squadra più debole, in quella che lotta per la retrocessione. Rischi le gambe sapendo in anticipo che tanto non vincerai, perchè il gioco è truccato. Perchè sai già che si sono comprati l'arbitro. Scommetteresti sul risultato di una partita di calcio sapendo che altri si sono già messi d'accordo su un altro risultato? Ma tu hai deciso di sputtanare il gioco, come sempre... mi spiace ma questa volta non ti seguo”.

immagine Ebbene, se Renato Soru si è ridotto a fare il Settimo Nizzi della situazione, sappiano gli amici ambientalisti e i sempre eterni leccaculo che le imitazioni non mi hanno mai attirato. Perché come diceva giustamente Beppe Grillo - beneinteso senza riferimenti personali, aggiungo io - “non è possibile che gli italiani debbano sempre scegliere tra una cacca fredda ed una più tiepidina”. Per quanto mi riguarda (chiudendo ogni riferimento al governatore Soru), faccio mie le parole dell’ex assessore regionale Tonino Dessì: “Quando scegliemmo Soru eravamo convinti che servisse un principe che mettesse alla sbarra gli oligarchi. Ora dovremo scegliere fra questo o un patto fra principi e oligarchi dentro il Partito democratico”. No grazie - aggiungo io -, farò altro.

immagine In quattro parole, la vicenda che ci ha visto contrastare la vendita dei siti ex minerari è riassumibile così: affari, menzogna, ipocrisia e legalità. Sugli affari sorvoliamo. Buon per loro che la vicenda si sia conclusa come si è conclusa, li ringraziamo di cuore, ci hanno evitato, in ultimo, di presentare una documentata denuncia (e lasciamo perdere la barzelletta di giustificazione sul motivo che ha visto l'asta andare deserta, il vero motivo attiene alla regolarità, alla trasparenza del procedimento, al fuoco - questo amico - di sbarramento in sede parlamentare, alla verifica dell'interesse culturale non ancora terminata a bando scaduto...).

immagineSulla menzogna una cosa. Mi è ritornato in mente un fatto risalente all’impegno politico giovanile. All’epoca, più di vent’anni orsono, il compagno che mi fu maestro di militanza ed arte politica ebbe ad accorgersi che gli avevo mentito al solo fine di conquistare una maggioranza durante un’assemblea. A quel punto l’amico mi portò a ripensare a lungo sulla menzogna e mi fece notare come il mentire avesse già in sé la propria punizione, che peraltro si alimenta da sola fino a far perdere ogni rispetto e credibilità a chi altera la verità. Mi resi allora conto di quanto fosse fondamentale non mentire nella pratica e nel confronto politico, di quanto fosse terribile perdere la propria autorevolezza e credibilità agli occhi di chi cerca con te solo un serio, leale e costruttivo confronto. Ci riflettano sopra i tanti portavoci governativi, gli interventisti dell'ambiente a corrente alternata, gli amici della serra, i figuranti dell’esecutivo regionale: il vero dramma per un politico che propugna menzogne è che in verità, lui per primo non potrà mai credere a nessuno. Basta pensarci un attimo sopra: se un uomo sa, nel profondo del suo cuore, di essere un bugiardo patentato, un mistificatore, un ipocrita, quando mai potrà attribuire sincerità, onestà o integrità morale a chiunque altro? Forse è la cosa che più mi ha fatto rabbia, quella di dovermi confrontare – e poi combattere una battaglia – con chi costantemente cambiava in corso d’opera le regole del gioco, dando ad intendere che non di vendita si trattava, ma bensì di concessione, fin dall'inizio. Salvo poi, alla fine, ammettere che di vendita si trattava, complimentandosi con se stessi (e con la propria ipocrisia) per il pericolo scongiurato.

immagineLa politica, ormai, si è trasformata nella sofisticata arte dell’apparenza e del quieto vivere. Il resto, come diceva qualcuno, è solo sostanza e la sostanza ingombra! Così facendo si può meglio confutare ciò che si è appena detto, eludere, cambiare posizione, assumerne di nuove, mimetizzarsi. L’importante è avere sempre una via d’uscita comoda e redditizia, accompagnata semmai  dalle pagine di un servile giornale, su cui propalare aria e girare la frittata a proprio vantaggio. E magari, così facendo, ci scappa pure una nuova nomination alla presidenza della Regione. Invece no: il Re è nudo e la sua bulimia da potere si sta esaurendo. Che gli piaccia o meno. Quindi svegliatevi, che se questa battaglia è finita, la "guerra" si deve ancora vincere. Lo ricordiamo a tutti coloro che sonnecchiano, che sopravvivono impotenti e indifferenti all’ineffabile minuetto delle falsità, che ha raggiunto vertici di sublime cialtroneria, a coloro che liberano nani da giardino in luogo della propria coscienza. Sporca. Dobbiamo aprire gli occhi, subito, smetterla di accettare tutto da tutti, che del marketing politico non se ne può più.

immagineNegli ultimi 10 mesi abbiamo incontrato tanti creduloni: ogni volta che se ne parava uno davanti ci siamo accorti che, pur condividendo lo stesso mondo, noi due si viveva in realtà antitetiche. Una realtà virtuale in cui, come diceva Platone, “Il giusto verrà flagellato, torturato, messo in catene, gli si abbrucceranno gli occhi e infine, dopo aver sofferto mali di ogni genere, sarà messo in croce, sì da portarlo al convincimento che quel che conta non è voler essere giusto, ma averne l’apparenza”, ed una realtà vera in cui l’uomo marketing che comunica bene alle folle e magari è pure presidente di qualche cosa viene sempre riconosciuto e definito per quello che in fondo è: un uomo piccolo piccolo.

immagine Certo qualcuno potrebbe obiettarci: “Ma tu che ora stai qui a sentenziare, non commetti mai errori?”. Certo che ne commetto, anzi forse sono colui che ha sbagliato di più in tutti questi anni. E’ vero, non mi sono mai piegato alla legge del più forte, non mi sono mai venduto per quello che non sono o che non posso rappresentare, ho denunciato le ingiustizie del potere, mi sono sempre schierato apertamente, ho messo in gioco la mia faccia e la mia credibilità. Ho forse sbagliato ? E perché, poi ? Ditemelo, porcaputtana ditemelo perchè, almeno una volta! In cosa ho sbagliato ?

immagine Forse c'è solo una risposta. Oggi, forse più che mai, siamo rimasti in pochi con la nostra integrità, credibilità, il nostro cuore e la nostra coscienza: le uniche cose che ci rimangono e che nessuno ci toglierà mai. Altri si sono adattati, hanno fatto buon viso a cattivo gioco pur di non riconoscere i propri torti. Alcuni sono tornati a casa. Noi siamo rimasti qui, ancora una volta a credere che le cose non sono ineluttabili ma possono essere cambiate. Ad illuderci che un granello di polvere in un ingranaggio perfetto possa rappresentare l’errore in grado di fermare la macchina. Oggi possiamo dire di avere visto bene.

immagine Un fatto è certo, e noi continuiamo a sottoscriverlo: siamo fuori posto sempre e ovunque (forse anche questo blog lo è), estranei alle regole e a rischio di espulsione dal gioco. Siamo l’errore della cultura e l’errore della morale. Questo spiega la nostra fertilità. E forse segnerà, come in una partita a scacchi, la nostra fine. La mossa del cavallo, purtroppo.


Massimo Manca

 
 
 
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