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I TAG E SCRIVERE PER I MOTORI DI RICERCA

Post n°5 pubblicato il 16 Novembre 2007 da wildsea80

I meta-tag sono particolari tag HTML attraverso i quali è
possibile specificare delle informazioni di diverso tipo e genere su una pagina
web.



Essenzialmente i meta-tag dedicati ai motori di ricerca sono
tre:



1) Description:
si tratta di un tag che permette di inserire una descrizione dei contenuti
della pagine web in cui esso si trova.



2) Key words: con questo meta-tag è possibile specificare una lista di parole
chiave che riguardano gli argomenti trattati nella pagina web. Le parole chiave
sono definite nelle intestazioni delle pagine HTML ma non compaiono sullo
schermo dell’utente mentre questi consulta le pagine.



3) Robots:
a differenza dei meta-tag sopra citati, e il cui scopo è fornire ulteriori
informazioni sui contenuti della pagina, questo meta-tag contiene dei
suggerimenti su come devono agire coloro i quali preleveranno e analizzeranno
la pagina.



All’interno dei meta-tag utili nei motori di ricerca va
inoltre ricordato l’attributo HTTP EQUIV (equivalente) che serve a facilitare
ricerca e risposta icon un server http. Infatti la struttura del meta-tag è
costituita da 2 parti:



1)il nome del
metatag



2)il suo contenuto 



espressi nella forma:  CONTENT= ”contenuto”>



oppure nella seguente forma:  CONTENT=”contenuto”>.



I motori di ricerca sono degli strumenti attraverso i quali
è possibile ricercare alcuni termini all’interno dello sconfinato mondo dei
siti web. Essi scandagliano continuamente l’intero WWW (World wide web) e
includono nel loro grande archivio l’indirizzo di tutti i siti web che riescono
ad individuare, a prescindere dalla qualità dei loro contenuti e
indipendentemente dal fatto che i siti siano stati trovati per caso o siano
stati proposti al motore di ricerca da un utente.



Tra i più importanti motori di ricerca è possibile citare
sicuramente Google, Altervista, Virgilio e Yahoo.



Il funzionamento del motore di ricerca è abbastanza
semplice:



1) Si
apre la hompage di un motore di ricerca



2) Si
immette una parola chiave nella barra di ricerca apposita



3) Si
sceglie il sito che interessa tra la lista di siti che il motore ci propone
valutando le informazioni generali che vengono evidenziate nell’indice.



Indicizzare un sito internet significa renderlo visibile
nell’indice di ricerca del motore, e per far ciò è necessario seguire delle
regole generali come le seguenti all’interno del sito stesso:



  • Definire
    una buona gerarchia dei file, in modo che ogni pagina del sito sia
    raggiungibile facilmente con non più di un paio di clik.
  • Organizzare
    graficamente e strutturalmente il sito in modo tale da posizionare il
    prima possibile le informazioni più rilevanti per gli utenti.
  • Definire
    il titolo della pagina in relazione alla chiave principale della stessa.
  • Utilizzare
    quei tag HTML (h1, h2, b, ecc…) che enfatizzino e diano più importanza
    alle key words che interessano maggiormente.


 

 
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USABILITY E ACCESSIBILITY

Post n°4 pubblicato il 16 Novembre 2007 da wildsea80

Spesso si sente parlare dei concetti di usabilità e
accessibilità in ambito web, ma, al contrario di come si potrebbe pensare, non
si tratta di 2 discipline che si pongono lo stesso obiettivo.



Riguardo l’accessibilità
dei siti web si tratta di qualcosa che è stato oggetto di studio da parte del
WAI (Web Accessibilità Iniziative), un gruppo di lavoro costituito dal W3C, e
il WAI ha generato il WCAI (Web Content Accessibilità Iniziative), che, a sua
volta, ha rilasciato una serie di documenti che indicano le linee e i principi
guida per realizzare contenuti web che siano accessibili al maggior numero di
persone possibili.



I contenuti devono quindi risultare accessibili da utenti
con vari gradi di disabilità fisiche e cognitive. Le disabilità possono
comprendere in particolare l’impossibilità a dirigere un mouse, cecità totale o
selettiva ai colori o ci si riferisce anche a chi è non vedente vero e proprio.



Nella società l’incidenza di queste disabilità è davvero
ampia, e in Italia si attesta intorno al 10, 20% della popolazione, quindi si
pone con urgenza il problema dell’accessibilità al web anche per chi è
disagiato dal punto di vista fisico.



Le pagine web quindi, secondo il WAI, dovrebbero essere
costituite secondo 2 criteri:



v Consentire un’elegante trasformazione della
pagina da parte, ad esempio, di browser particolari.



v Facile navigabilità e comprensibilità dei
contenuti (principale obiettivo dell’usabilità).



Un testo perciò può essere reso accessibile ad un utente
cieco attraverso, ad esempio, un browser vocale che lo legga, oppure c’è la
possibilità che lo stesso software descriva immagini o tabelle se il codice di
questi 2 elementi è stato pensato in maniera da facilitare il browser in questa
operazione.



Di conseguenza si può affermare che l’accessibilità web si
basa in gran parte sui concetti di compatibilità e portabilità del codice.



 



Il concetto di usabilità
invece non riguarda una questione di codice o di compatibilità, ma ha
l’obiettivo che il sito risponda alle esigenze dell’utente per il quale il sito
è stato pensato, quindi mira ad un tipo di utente specifico.



L’usabilità offre però strumenti e metodi che possono essere
usati per completare quello che l’accessibilità lascia soltanto indicato.
Infatti, attraverso l’interazione tra sito e utente, l’usabilità registra errori e fraintendimenti di
progettazione, indaga sulla ragione di questi errori tramite colloqui con
l’utente per stilare poi una lista di suggerimenti migliorativi.



Solo scovando gli errori e ponendo ad essi rimedio un
prodotto può migliorare, ma anche osservando e parlando con gli utenti è
possibile sapere se un contenuto è chiaro, se è stato capito, e quindi se il
sito è navigabile.



 



 



 

 
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I COLORI E I FORMATI IMMAGINE PER IL WEB

Post n°3 pubblicato il 16 Novembre 2007 da wildsea80

Per definire i colori, gli schermi del pc si servono del
cosiddetto sistema RGB, acronimo usato per indicare i colori Red, Green e Blue.



Il sistema usato dal computer nella visualizzazione dei
colori è detto esadecimale, chiamato anche a base sedici perché riconosce le
seguenti 16 cifre: 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, a, b, c, d, e, f e per RGB si
definiscono i tre valori cromatici espressi da tre numeri esadecimali da 2
cifre che combinandosi tra loro generano circa 16 milioni e ottocentomila toni
di colore.



Riguardo alle coppie di colori, la 00 è quella di numeri più
piccola, la FF quella di numeri più grande, i primi due numeri rappresentano il
rosso, i secondi il verde ed infine i terzi il blu, colori che si otterranno
anche dalle seguenti combinazioni:



con il numero esadecimale ff0000 otteniamo il rosso



con il numero esadecimale 00ff00 otteniamo il verde



con il numero esadecimale 0000ff otteniamo il blu



con il numero esadecimale 000000 otteniamo il nero



con il numero esadecimale ffffff otteniamo il bianco.



Attraverso l’RGB possiamo determinare nel documento HTML lo
sfondo della pagina, il colore dei caratteri, del bordo di una tabella o dei
collegamenti.



Per Web Safe Color (colori sicuri per il web) si intende
quell’insieme di colori (216 per l’esattezza) che possono essere interpretati
graficamente e in maniera corretta da tutti i tipi di browser, e quindi è bene
che siano utilizzati per far sì che anche chi possiede un pc con una scheda
video più limitata possa visualizzare sullo schermo qualsiasi immagine o sfondo
di una pagina web.



Le coppie di colori sicuri sono quelle composte da 00, 33,
66, 99, CC, FF.



Differenze tra GIF, BMP, JPEG, PNG:



BMP (BITMAP): si tratta di immagini
codificate pixel per pixel e perciò occupano molto spazio; inoltre questo formato
supporta anche le trasparenze. È possibile archiviare così immagini
scannerizzate che possono essere poi modificate con altri programmi.



GIF (GRAPHIC INTERCHANGE FORMAT): questo
formato usa la forma di compressione LZW che mantiene inalterata la qualità
dell’immagine attraverso la riduzione del numero di colori dell’immagine.
L’immagine GIF può contenere infatti un massimo di 256 colori e un minimo di 2
(bianco e nero).



Il formato GIF consente di creare animazioni e di scegliere
nell’immagine un colore che risulterà trasparente nel browser assumendo il
colore dello sfondo della pagina.



Si preferisce di solito ricorrere al formato GIF se
l’immagine è costituita da disegni o da colori piatti.



JPEG (JOINT PHOTOGRAPHIC EXPERTS GROUP): è un
formato per immagini con milioni di colori e che acquistano una risoluzione
maggiore.



Si tratta del formato più comune per fotografie e immagini
con sottili variazioni di colore per mostrare meglio le grande gamma di
tonalità.



Se si acquisisce una fotografia dallo scanner e si vuol
mantenere quel numero di pixel, si utilizza il formato .JPEG, in caso contrario
si utilizzerà il formato .GIF che però presenta un numero inferiore di colori.



PNG (PORTABLE NETWORK GRAPHIC): è un formato
pensato e realizzato per la grafica Web, capace di comprimere le immagini senza
causare la perdita di informazioni.



Supporta le immagini a colori 24 bit e la funzionalità di
trasparenza ma non l’animazione.



 

 
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L'INFORMATION ARCHITECTURE

Post n°2 pubblicato il 11 Novembre 2007 da wildsea80

Nella vita quotidiana, anche inconsapevolmente, siamo
portati a classificare oggetti, persone ed eventi, operazioni che è necessario
applicare anche all’ambito informatico. Infatti è stato provato da accurate
ricerche che un allarmante sovraccarico di dati nel Web sta rendendo sempre più
difficile la ricerca di informazioni. Da ciò infatti nasce l’esigenza di porre
ordine nella vasta gamma di informazioni contenute in internet e di far perciò
in modo che i siti siano strutturati in maniera adeguata affinché il loro
contenuto possa essere facilmente fruito da chi lo cerca.



Chiamiamo Information Architecture quella disciplina
fondamentale per realizzare e costruire siti internet complessi e che racchiude
in sé le diverse componenti che entrano in gioco in un sito, come il web
writing, il design, lo studio dell’interfaccia utente e l’architettura del sito
stesso.



Ciò che rimane visibile di tutta questa mole di lavoro però
è solo la “punta dell’ iceberg”, il resto rimane nascosto, ma si tratta delle
fondamenta senza le quali il sito non potrebbe essere fruito.



La metafora dell’iceberg per spiegare il modo di agire dell’Information Architecture deriva da
alcune pubblicazioni americane ad opera soprattutto di Peter Morville, il quale
ha fatto ricorso a uno schema molto semplice ma che riesce a spiegare come l’IA
si divida essenzialmente in due parti: una visibile e una non visibile, ma è
proprio quest’ultima a tener in piedi tutta la piramide.



L’IA si può dividere in diversi livelli, che corrispondono
ai livelli di cui è costituito un sito Web:



Ø Una superficie, che corrisponde al web design.



Ø Uno scheletro, o ossatura del sito, che
corrisponde al design di: interfaccia, navigazione e informazione.



Ø La struttura, in cui si devono porre le basi per
la progettazione interattiva.



Ø Lo scopo, cioè lo strato sottostante dove
fissare tutto ciò che riguarda il contenuto.



Ø La strategia, che poi è la parte fondamentale,
in quanto serve ad indicare obiettivi del sito e bisogni degli utenti.



Attorno a questa disciplina nasce così una nuova figura,
quella dell’Information Architect, che è il punto di riferimento per tutte le
attività di progettazione: organizza i contenuti di un sito e progetta i
sistemi di navigazione in modo da aiutare gli utenti a trovare l’informazione
che cercano bilanciando sempre i bisogni del cliente con quelli dell’utente.



Il termine Information Architect comprende tutte le attività
di cui questa figura si occupa: “Architect” significa progettista, infatti il
suo compito è quello di progettare per il Web tenendo soprattutto conto della
conoscenza di clienti e utenti.



L’Information invece si riferisce ad informazioni e
contenuti, infatti l’Information Architect si occupa di organizzare e raggruppare i contenuti, progettare siti e
sistemi di navigazione in modo tale che siano coerenti con gli obiettivi del
sito e corrispondano alle aspettative dell’utente.



 

 
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Storia del "www", nascita di Html, il W3C.

Post n°1 pubblicato il 06 Novembre 2007 da wildsea80




Quando si parla di internet ci si riferisce a quella rete
globale di dati, riguardanti gli argomenti più disparati e collegati tra loro
attraverso le interconnessioni rese possibili grazie al collegamento di tutti i
terminali che vengono usati nel mondo (Infatti come suggerisce il nome stesso:
Internet, altro non è che l’unione dei termini International e Network) .



Il progetto di Internet si è sviluppato agli inizi degli
anni Sessanta grazie al Dipartimento della difesa degli Stati Uniti per poi
essere esteso anche ad un uso civile, soprattutto dagli anni Novanta in poi.



La rete di Internet oggi si appoggia a strutture fisiche di
diverso tipo, come le fibre ottiche, i collegamenti satellitari, i collegamenti
usati per la telefonia senza fili, ecc….



Per la costruzione delle pagine internet e della loro
struttura esiste un linguaggio particolare, di pubblico dominio, chiamato HTML,che
permette una lettura ipertestuale dei documenti attraverso i rimandi dei link.



 Durante gli anni
l'HTML ha subito molte revisioni e miglioramenti, che sono stati indicati
secondo la numerazione usata per descrivere le versioni dei vari softwares. La
intassi di questo linguaggio è stabilita dal World Wide Web Consortium,
chiamato anche W3C;si tratta di un organismo internazionale che si occupa di
promuovere tecnologie e conoscenze per lo sviluppo del World Wide Web. Questo
tipo di linguaggio si rifà all’SGML, un linguaggio che serve per la descrizione
logica di documenti (di tipo più generico rispetto all’HTML), ma che, come
l’Html, è definito come un linguaggio “a marcatori”. Nell’html questi marcatori
compongono il testo del documento e sono detti anche tags in inglese;il loro scopo è quello di dare al browser le
istruzioni necessarie per leggere la pagina così come noi vogliamo che sia
strutturata. Ci son state varie versioni di questo linguaggio, dalla 2.0 alla
4.0, che poi è l’ultima ed è stata rilasciata nel 1998; questa evoluzione dell’html
è dovuta soprattutto alla necessità di rendere fruibili le informazioni marcate
su qualsiasi piattaforma di navigazione. Internet è un mondo in costante
evoluzione e di conseguenza anche il linguaggio di cui sono costituite le sue
pagine necessita un aggiornamento periodico.



Proprio dalla nascita dell’html si fa partire l’inizio
dell’era del WWW, sigla che sta ad  indicare il World Wide Web, che, come una
grande libreria, permette di accedere a file per mezzo di programmi chiamati
browsers. Il primo browser ad essere utilizzato fu Mosaic, ideato da Marc
Andressen ed Eric Bina, ricercatori presso il “National Center for Supercomputing Applications”, che metteva in
pratica ciò che alcuni anni prima
Tim Berners Lee, ricercatore presso il
CERN di Ginevra, aveva solo ipotizzato a livello teorico.




 
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