Il fiore dell'agave“Fiorisce una volta ogni dieci anni, dicono, e poi muore subito. Vorrà pur significare qualcosa che sia capitato a noi di vederla così.” |
Nei dintorni della poesia: critica, recensioni, appunti, commenti...
IL FIORE DELL'AGAVE
Felicità, non mi versare stelle
nel bicchiere. Offrile all’azzurro,
alle nuvole in viaggio, agli aerei
che volano piano. Che le tue mani
luminose mi sfiorino appena
nel vuoto di un lento mezzogiorno.
Che il vento non mi atterri nella luce,
che io non cada sul cieco barbaglio
di radici, dove fiorisco nervosamente.
Ci vuole un tronco per fiorire, rami
per prendere il sole, per vestirsi
di cielo. Io sono l’agave,
la cicala dei fiori. Quest’enfasi
è la mia forma: la mia estasi,
la mia ombra.
Post n°4 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da maurizioalessandro
Sono undici scrittori contemporanei, quasi tutti tra i 40 e i 50 anni, accomunati dalla terra di origine: il Nordest. Si ritroveranno sabato prossimo 26 gennaio 2008 alle 17 in piazza dei Signori per dare vita ad un reading antirazzista. Con l’attore Marco Paolini, Gianfranco Bettin, Tiziano Scarpa, Vitaliano Trevisan, Romolo Bugaro, Alberto Fassina, Marco Franzoso, Giulio Mozzi, Gian Mario Villalta, Mauro Covacich, Ferrucci. La notizia è su L'espresso del 24 gennaio 2008. Un pugno al cuore leghista di Treviso che non mancherà di suscitare reazioni e discussioni. Il razzismo de noantri esiste, insieme ai nostri miti e alle nostre frustrazioni, ma nessuno scrittore è stato finora capace di parlarne veramente dal di dentro. Andiamo a Treviso per dire no alla "nostra" bonaria e cialtronesca intolleranza. Ma andiamo anche a chiedere agli scrittori di dar voce a quella "complessità" del Nordest su cui, purtroppo, si discute tanto ma si scrive (e si conosce) poco. |
Post n°3 pubblicato il 14 Gennaio 2008 da maurizioalessandro
Musica e democrazia "L’educazione all’ascolto forse è molto più importante di quello che possiamo immaginare, non solo per lo sviluppo di ogni individuo, ma anche per il funzionamento della società nel suo complesso, e quindi anche dei governi. Il talento musicale, la comprensione della musica e l’intelligenza uditiva sono aree spesso separate dal resto della vita umana, confinate nella funzione di intrattenimento o nel regno esoterico dell’arte d’élite. L’abilità di ascoltare diverse voci insieme cogliendo l’esposizione di ciascuna di esse separatamente, la capacità di ricordare un tema che fece la sua prima comparsa per poi subire un lungo processo di trasformazione, e che ora ricompare in una luce differente, e infine la competenza uditiva necessaria per riconoscere le variazioni geometriche del soggetto di una fuga sono tutte qualità che accrescono la comprensione. Forse l’effetto cumulativo di tali capacità e competenze potrebbe formare esseri umani più adatti ad ascoltare e a comprendere punti di vista diversi fra loro, esseri umani più abili nel valutare il proprio posto nella società e nella storia, esseri umani più pronti a cogliere non le differenze fra loro ma le somiglianze fra tutti." (pag. 45) |
Post n°2 pubblicato il 14 Gennaio 2008 da maurizioalessandro
"Una barca d'acqua" C'è un misterioso gigante traghettatore che con la sua barca evanescente fa la spola tra le sponde di giunco di un fiume. Un bambino senza padre e senza casa, che non sa cosa sia un padre una casa, sale sulle sue spalle per farsi portare dall'altra parte. La barca cede pericolosamente sotto il peso: "l'acqua arriva all'altezza del bordo, lo supera, riempie lo scafo con le sue correnti, raggiunge l'estremità delle sue grandi gambe che sentono sottrarsi ogni appoggio nelle assi curve." La barca, più che affondare, si dilegua nella notte e l'uomo prosegue a nuoto, col bambino aggrappato al collo. "Non avere paura, dice, il fiume non è così largo, arriveremo presto. E' Dio il gigante, il padre, la casa? E la barca è la parola, la poesia? Una barca instabile, che alla fine si dissolve e che bisogna abbandonare? In un'altra poesia la barca è il sogno di un ritorno alla "casa natale": "Ora, nello stesso sogno Un ritorno, dunque, nell'indeterminato, nell'indicibile a cui conduce questa barca della vita, della poesia, che ci abbandonerà, che dovremo lasciare. |
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