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Rispetto e promozione della dignità, oggi più che mai sembrano solo delle utopie.

Post n°51 pubblicato il 15 Gennaio 2014 da aidici
Foto di aidici

Articolo di: Mariella Pompei

L’ondata dei licenziamenti, del precariato, dei disoccupati, dei mal pagati, sta investendo come un uragano il nostro Paese, da Nord a Sud dell’Italia. Un tempo così denso di crisi, storicamente si può associare al dopo guerra, quando il Paese usciva da una condizione di povertà e di devastazione e la gente si spostava in Paesi lontani, alla ricerca di un futuro migliore. Molti dei nostri antenati hanno approdato in America, in Argentina, in Venezuela qualcuno ha fatto fortuna, qualche altro ha trovato una terra, dove essere sepolti. Dire che c’è troppo benessere, troppa tecnologia in giro non serve a placare gli animi di quelle persone che dall’oggi al domani si sono ritrovati senza un lavoro, senza la certezza di poter garantire per sé e per la propria famiglia una vita dignitosa.
Papa Francesco durante una sua Omelia ha affermato: “Senza lavoro l’uomo perde la propria dignità!”, uno slogan ricorrente, a volte usato con convinzione, a volte utilizzato senza la consapevolezza del significato vero del termine. Se andiamo a leggere la definizione di dignità in un dizionario questo è quanto troveremo: «La condizione di nobiltà ontologica e morale in cui l’uomo è posto dalla sua natura umana, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e che egli deve a sé stesso … Il principio di uguaglianza e non discriminazione, fondato sul riconoscimento della pari dignità ontologica di ciascun uomo, costituisce, infatti, il cardine della moderna civiltà giuridica e dello stato di diritto»(Tratto dall’Enciclopedia Treccani).
In base a queste definizioni non possiamo far altro che trarre delle conclusioni, chenon si rispecchiamo nella società in cui viviamo. Possiamo parlare di una società giusta unicamente quando rispetto e promozione della dignità di ogni singola persona sono visibili, quando sono presenti, ma in verità oggi più che mai sembrano solo delle utopie.
La condizione di molti giovani a doversi spostare in luoghi lontani per poter lavorare, studiare, costruire una famiglia, la condizione di molte persone Over 35 anni, l’età massima richiesta per accedere a qualsiasi concorso, sembrano creare una società di persone dimenticate, lasciate al loro abbandono, una massa da cui estrarre solo dei voti al momento giusto.
Una società dove esistono dei pensionati che devono esistere con €450,00 al mese, non è una società ben articolata e in grado di pensare al bene della gente.
Un buon padre di famiglia è quel padre che si prende cura prima di tutto dei propri figli, ma quando questi figli rischiano dall’oggi al domani di rimanere senza un posto di lavoro, senza la possibilità di poter mantenere una vita dignitosa, dovendo affrontare tutta una serie di spese di routine che non sai più come fare, ti rendi conto che è il sistema che non funziona. Possiamo immaginare che non vi sia più una coscienza politica? Possiamo immaginare che tutto si riduca a una corsa sfrenata per un fine individuale? Fino a oggi ciò che possiamo affermare che si sta facendo molto poco o  nulla,  perché questa convinzione comune a molti possa cambiare.
Tutti sono nel web, anche i politici e cosa fanno, ti dicono oggi sono a… e parlerò di…, domani sarò a… e parlerò di…, o ti arriva un messaggino in cui sei invitato a “clikkare Mi Piace” sulla pagina del politico Tizio o Caio. Un tempo poteva essere tollerata una forma di comunicazione veloce via web, ma doveva servire a far conoscere Tizio o Caio, cosa stanno facendo perché tu un giorno possa sceglierlo a rappresentarti, a farti comprendere cosa pensa, che visione ha della politica, di quella politica a caratteri cubitali, per intenderci della politica con la P maiuscola.
Da oltre un ventennio sembra solo un rincorrere una poltrona, dove potersi incollare a tempo indeterminato. Fino a quando dovrà perdurare questo stato di cose, fino a dove ci porterà tutto questo. Di certo molte persone che si sono arrese non lo sapranno mai.

 
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