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Messaggi di Gennaio 2018
Al civico 54 di viale Abruzzi, Chiara e Mario si sono inventati «Homemade 54»: aprono le porte di casa a sconosciuti tra ladri di sapone (pentiti) e attori. «Non facciamo un casting vero e proprio. Alcuni spettacoli vivono di una magia loro»
Questa casa non è un albergo. E nemmeno un ristorante o un bar. Ma è capace di essere un po’ tutto questo insieme. Soprattutto un teatro. Mario De Nisi e Chiara Perugini, romani di Milano, si sono inventati «Homemade 54». Il nome racchiude ogni senso di questa storia. Tutto è fatto in casa, al 54 di viale Abruzzi. Che poi la casa sarebbe un ex cartiera, architettonicamente reinventata per puro gusto personale. Mario e Chiara non aprono le porte di casa: le spalancano. «La prima volta che mi sono ritrovato estranei qui era durante una serata per Piano City quattro anni fa. Mi sono chiesto come avrei potuto ripetere l’esperimento con un altro contenuto artistico. Abbiamo fatto un tentativo ripagandoci l’artista e anche l’amatriciana. Questo progetto lo considero il mio giocattolo preferito. Basta andare in pari e che la gente sia felice», aggiunge Mario. Che per colpa di un ictus si è ritrovato con un braccio e una gamba fuori uso: «Questo mi ha dato la spinta definitiva. Cucino tutto con una mano, l’altra me la danno gli amici».
Il cartellone si completa di mese in mese.Dal monologo impegnato e impegnativo a spettacoli leggeri. Serate jazz dove la casa si è trasformata in un bistrot anni 40 o quella con le drag queen per celebrare la festa della donna. Potere del passaparola, ormai sono gli stessi attori a proporsi: «Non faccio un casting vero e proprio. Alcuni spettacoli vivono di una magia loro» dice Mario. In calendario uno spettacolo al mese, in scena il venerdì con replica al sabato. Per qualcuno Homemade 54 è diventato una data zero obbligata: Ippolita Baldini, cresciuta a pane e Zelig, debutta sempre qui per questioni scaramantiche. Ora che è a tutti gli effetti un’associazione culturale sulla newsletter che segnala gli eventi sono iscritte più di 3 mila persone. Le serate (all inclusive, 30 euro) sono a numero chiuso: il tetto è 40 persone per ragioni di metri quadri, con una lista d’attesa a certificare il successo dell’idea. «Da qui non è mai sparito niente. Solo una volta hanno rubato una saponetta portoghese dalla mia collezione in bagno. È bastato un appello su Facebook per ritrovarle con pacchetto anonimo in portineria», ricorda Chiara. I due stanno insieme da 15 anni. Hanno tre figli tra gli 8 e 12 anni: «Li mandavamo a dormire da amici. Ora stanno volentieri chiusi in camera. Gli piace il momento delle prove e hanno iniziato ad apprezzare il buffet».
Il fenomeno dei ristoranti clandestini è ormai una moda gourmet: loro sono riusciti a dare al tutto una dimensione più culturale. Le persone si autoinvitano a prescindere dal menu e dallo spettacolo in programma. Si va per Mario e Chiara. C’è chi ama il teatro, chi lo usa come nobile scusa per fare conquiste. Perché la specialità della casa è la chiacchiera con lo sconosciuto della sedia accanto. «Ultimamente abbiamo provato a esportare il format, portandolo come “Homemade Circus” in tour in casa d’altri», raccontano. Ma giocare in casa è tutta un’altra cosa. L’appartamento è su più livelli, con una balconata affacciata sul salotto che sembra un loggione su misura. Più in alto, un terrazzo che d’estate potrebbe diventare un cinema paradiso sotto le stelle. Dopo un’ora di aperitivo, dove gli ospiti prendono le misure con la formula, intorno alle 21 cala il silenzio. I mobili diventano scenografia. Dopo un’ora, senza bisogno di chiudere il sipario, si apparecchiano sedie e divani per la cena, ispirata al tema dello spettacolo. La recensione l’attore la riceve direttamente a tavola. L’ultimo episodio andato in scena il weekend scorso è una rivisitazione del Vangelo secondo Marco di Nicola Fanucchi. Con, in onore alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, un tortino di alici e patate a seguire un menu ispirato a Gerusalemme. A mezzanotte si spegne la musica. Anche perché in camera ci sono tre bambini che dormono. «Ma a volte c’è un prologo: una spaghettata, possibilmente una carbonara». |
L’incredibile storia viene dagli Usa, dove un uomo, visibilmente ubriaco, ha dichiarato alla polizia di viaggiare nel tempo grazie all’alcol e di essere qui per avvertire gli uomini dell’arrivo degli alieni. Questa memorabile vicenda è accaduta davvero a Casper, negli Stati Uniti. Qui, un uomo è stato fermato mentre guidava ubriaco. Fino a qui tutto sembrerebbe “quasi” nella norma, ma la cosa davvero incredibile è stata la sua giustificazione, davanti alla Polizia: “Vengo dal 2048. Ho preso una macchina del tempo per venire a dirvi che il prossimo anno ci sarà un’invasione aliena. Dite ai cittadini di Casper di abbandonare la città“. E ha continuato: “Sono l’unico uomo in grado di viaggiare nel tempo perché gli alieni mi imbottiscono di alcol. Ma deve esserci stato un errore: sarei dovuto finire nel 2018, invece mi hanno spedito nel 2017“, chiedendo poi di vedere il sindaco della città poiché doveva parlargli urgentemente per cercare di avvisare la popolazione umana del pericolo imminente. Inutile dire che i poliziotti non hanno creduto alle parole dell’uomo, il quale è stato dapprima condotto in centrale, e successivamente arrestato per guida in stato di ebrezza. Noi, da parte nostra, ci teniamo a ricordare che uomini come lui andrebbero premiati per genialità e, al massimo, multati per eccesso di mancanza di raziocinio, esattamente come sarebbe dovuto succedere per l’uomo che salvò un cane da un incendio inesistente. Come commentare ciò? -Incontri ravvicinati del terzo litro? Il racconto fatto ai poliziotti stava reggendo finché disse che la Juve aveva vinto la Champions, a quel punto hanno dovuto arrestarlo... Un altro: "Anche io ho viaggiato grazie all' alcool , il problema è la destinazione finale ... sempre il cesso" Viaggia talmente veloce nel tempo che partecipando ad una gara arriverebbe di sicuro terzo... medaglia di sbronzo...! Finchè...finché non arriva un vigile e gli dice: "io, invece, vengo dalla caserma, e adesso ti ci porto!"... E vissero tutti felici e contenti. Alan |
Post n°468 pubblicato il 11 Gennaio 2018 da MANonTHEmoonMilano
C'era una volta una famiglia. Le origini erano incredibili. C'era una guerra per un isola, c'erano le lingue più comuni al mondo, c'era l'amore. Anche il sole era la regola, ma poi all'improvviso arrivo il buio. Arrivò la morte e la malattia, la solitudine e la bugia, la povertà e l'agonia. Anche i sogni diventavano incubi, la realtà era mischiata ai fatti, i fatti erano divenuti irreali. Il lavoro costava fatica, ma senza fatica non c'era lavoro, il peso dei sogni era insopportabile e la divisione era legittima. Ognuno portava il suo rancore verso il buio, il dispiacere era un alibi per non combattere e arrendersi. Le distanze si ampliavano e si accorciavano, dipendeva dalla rotazione delle emozioni. Ma dopo le urla era il silenzio a farla da padrone. Assordante come una bomba, il sussurro e il malanimo regalavano solo ostili supposizioni. E poi arrivò il tempo della vergogna, delle nubi che diventavano nebbia, del ghiaccio che faceva scivolare, del vento che portava solo polvere. E si presentarono ricordi che non era possibile verificare, numeri sempre negativi, soluzioni irrisolvibili. Si spezzavano ossa, la violenza diventava fisica e la pioggia ricordava le lacrime di una madre che non pensava di sopravvivere al suo unico figlio.
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Inviato da: cassetta2
il 27/07/2019 alle 11:53
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il 28/04/2018 alle 17:24
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