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Messaggi del 24/11/2013

Questo è il futuro? Vi prego no! Le bugie di Nichi Vendola

Post n°278 pubblicato il 24 Novembre 2013 da MANonTHEmoonMilano
 

Non è destra ne sinistra. Dobbiamo veramente mandare via tutta questa feccia.
Ecco a voi Nichi Vendola, altro emblema delle bugie della politica.

Ennesimo incapace frutto di una sinistra salottiera e strafottente che ha flirtato con Berlusconi per 20 anni, nonostante le parole di facciata.

Al primo posto del suo programma politico "I matrimoni gay".

Una emergenza sociale fondamentale l'unione omosessuale, che potrebbe cambiare le sorti di un paese economicamente distrutto in cui tutto va a puttane e tutti vanno a puttane (o quasi).

Bugie e inchieste anche su di lui, truffe e imbrogli. Questo il nuovo che avanza? Anche no!

Eravamo in piazza a Milano quando, con l'ennessimo tentativo di suicidio della sinistra, disse, ad elezione di Pisapia avvenuta: "Abbracciamo i nostri fratelli Rom". Cadde il gelo nella piazza, l'entusiasmo si raffreddò ma per fortuna ormai Pisapia aveva vinto (per fortuna?).

Vendola che pontifica dalla regione Puglia come il sommo salvatore di un paese in declino, costituendo l'ennesima stortura a sinistra. Opponendosi a tutti a casaccio.

Sinistra Ecologia e libertà? Sinistra? forse la mano che arraffa e distribuisce poltrone.

Ecologia: quando conviene se no si fa morire la gente con l'Ilva. Libertà? Si attualmente Vendola non è in galera...

Questo è Nichi Vendola, attenzione!

Il nuovo che avanza...o mio Dio! Sembra estremamente vecchio...

 

 

 

 

 

L'articolo del FATTO QUOTIDIANO del 16 Novembre

La telefonata di Nichi Vendola è tremenda, moralmente tremenda, perché testimonia quel rapporto amicale e quasi complice tra politici (anche i più stimabili) e potenti (anche i meno presentabili). Le risate, le promesse, l’arroganza. E il totale disprezzo per i giornalisti liberi. Era già nota parte del testo, ma ascoltare quella voce fa un altro effetto. Un effetto terribile. Se possibile la difesa di Vendola, e dei suoi quattro o cinque fanboy, è persino peggiore: non se la prendono con se stessi, ma con chi ha pubblicato l’audio di quella telefonata. Come se la colpa morale non risiedesse in ciò che è stato detto, ma nell’averlo reso noto. 

A chi scrive che “così il Fatto fa il gioco della destra”, è facile replicare che i giornali non devono porsi il dubbio se una notizia (vera) giovi a Tizio o a Caio (il famoso “cui prodest“): devono semplicemente dare la notizia (vera). Anche se riguarda un politico che si stima(va). Ai finti smemorati che ripartono con la litania del “Fate il gioco di Grillo”, pare giusto ricordare che Grillo e Casaleggio, previo post del primo Galeazzone Ciano incontrato per strada, hanno provato a sfanculare il Fatto giusto un mese fa, scivolando peraltro in una delle loro peggiori bucce di banane. Il Fatto fa informazione e denuncia tutto ciò che scopre. La cacciata di Tavolazzi dal Movimento 5 Stelle, per esempio, la dette proprioIlfatto.it. E certo Grillo, e più ancora Casaleggio, non ne furono felici. Gli eterni detrattori si mettano l’animo in pace: siamo un giornale libero e l’unico padrone che abbiamo è la Costituzione. Per questo siamo così amati e per questo generiamo un tale rosicamento (peraltro molto divertente da leggere).

Occorrerebbe smettere di ragionare da tifosi e imparare a essere esigenti anzitutto con chi sembrava meritare la nostra fiducia. Vendola è politicamente e moralmente indifendibile. Se quella telefonata avesse riguardato Berlusconi, Vendola si sarebbe incatenato in piazza chiedendone (giustamente) la cacciata. Se avesse riguardato Grillo, stampa e tivù italiane ne avrebbero come minimo chiesto l’ergastolo. I primi arrabbiati dovrebbero essere proprio gli elettori di Sel, perché se è vero che mai Vendola ha riso dei tumori (ci mancava solo questo), è altrettanto vero che i toni di quel colloquio sono oltremodo deludenti e fastidiosi: pressoché inascoltabili. Lo è il definire “provocatore” un giornalista libero, lo è sghignazzare per la violenza di un potente che strappa il microfono dalle mani di un cronista, lo è il promettere a Riva che “il Presidente non si defila”: invece di supercazzolare arrampicandosi sugli specchi, il Caro Compagno Leader Nichi chieda scusa e si dimetta. Ora, anzi ieri. 

A me il suicidio di Vendola non fa piacere: fa incazzare. Certi toni, da certe persone, me li aspetto. Da Vendola – per quanto mai suo elettore – non me li sarei voluti aspettare. E questo suo lamentare complotti e macchine del fango, come un Berlusconino qualsiasi, mette malinconia. Come ha qui scritto Peter Gomez: “Per tutto il pomeriggio lo avevamo cercato in più colleghi telefonandogli, inviando sms e parlando con il suo entourage. Volevamo dargli la possibilità di replicare e avevamo pensato di chiedergli se, alla luce di quanto è accaduto a Taranto, non si fosse pentito dei suoi comportamenti. Vendola non ha risposto, né richiamato. Oggi però querela. E la sua replica, arrogante, dice tutto. Meglio così. Ci vedremo in tribunale. Ne siamo felici”.

E come ha scritto Massimo Gramellini: “Il bubbone italiano è tutto in questa danza che i potenti ballano tra loro, in questa confusione continua di ruoli che non sempre configura dei reati, ma instaura comunque un clima complice, un circuito chiuso al cui interno si consuma lo scambio dei privilegi e dei favori. Chi è fuori dai giochi vi assiste con rabbia o con invidia, a seconda dei gusti e del carattere. È un bubbone incurabile. Si può soltanto estirpare, sostituendo radicalmente la classe dirigente e fissando regole che ne prevedano il ricambio totale ogni dieci anni. Prima che si formi il nuovo bubbone. Non è detto che chi arriva sia migliore di chi se ne va. Ma il salto nel torrente è preferibile a questa pappa in cui ormai si può solo affogare”.

E’ davvero tempo di cambiare tutto, possibilmente con un ricambio autentico (dunque drastico) e non con l’avanzata dei giovani vecchi alla Orfini o Alfano (non basta avere 40 anni per essere meritevoli). Vendola poteva migliorare la politica. Ci ha provato, non c’è riuscito. La telefonata con Archinà sta a Vendola come l’inchiesta di Report (peraltro non impeccabile, a voler essere eufemistici) su Di Pietro. Si regali una degna uscita di scena: si dimetta. E lasci spazio a chi, per esempio Claudio Fava o Giorgio Airaudo, certe risate (e certe promesse) mai le ha fatte. O così è lecito sperare.

P.S. Se poi Maurizio Landini, e magari Stefano Rodotà, e magari anche Pippo Civati provassero a costruire davvero un polo credibile di sinistra, giusto per fronteggiare l’eterno inciucio e per rinforzare (e dunque aiutare) quel blocco di autentica opposizione che è ormai sola esclusiva del Movimento 5 Stelle, male non sarebbe.

 
 
 

Non credetegli/Silvio Berlusconi

Post n°277 pubblicato il 24 Novembre 2013 da MANonTHEmoonMilano
 
Foto di MANonTHEmoonMilano

Ieri nuovo attacco di Silvio Berlusconi contro tutto e tutti alla rinfusa.

Non credetegli.

"I servizi sociali? Una umiliazione", no una opportunità.

Per come ha gestito l'Italia in questi venti anni non gli farei nemmeno pulire i cessi, si otturerebbero e la merda galleggerebbe ovunque.

Siccome ogni tanto "puntualizzo" per quei mentecatti che hanno la memoria corta e che continuano a votarlo in quanto "perseguitato dalle toghe rosse", ecco a voi come stanno le cose, cavoli vostri (e nostri se ancora gli credete):

1) Ruby non è la figlia di Mubarak ma solo una puttanella minorenne (all'epoca dei fatti) e tutti lo sapevano! Se non fosse così due allarmi:

Primo: ognuno di noi può entrare nella casa del premier senza sapere chi sia veramente, quindi la sicurezza del paese è realmente in pericolo

Secondo: abbiamo una persona che dirige il paese facilmente ricattabile.

Ergo: siccome non siamo imbecilli, qualunque sia la sentenza di giudici o decadenze varie, Berlusconi (e soci) andavano con puttane non maggiorenni e dunque va condannato non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche moralmente.

2) Berlusconi è un evasore fiscale, seriale aggiungerei. Non è vero che non sapeva nulla, anzi ha cambiato delle leggi apposta per fare in modo da non venire mai condannato. Questo fa andare in bestia chiunque veda prelevare dal proprio stipendio una quota (giustamente) da pagare all'erario. Quindi la decadenza (una tiritera che dura da mesi per una legge, la Severino, che ha votato anche il suo gruppo parlamentare)

3) E' impresentabile: "La crisi è una cosa psicologica". Infatti siamo tutti matti perchè di lavoro non ce ne è più e non si arriva alla fine del mese. Basterebbe solo questo, ma noi abbiamo la memoria corta.

Le sue bugie hanno veramente stancato le persone di media intelligenza e dunque anche me.

Non lo sopporto più, ma evidentemente quel mentecatto fa leva su un buon venti per cento di ignoranti, beceri e cretini che non si rendono conto dei danni che lui e la sua cricca di imbecilli (Brunetta, Santanchè ecc. ecc.). Lo volete? Portatevelo ad Antigua e andateci anche voi.

Rinfreschiamo inoltre la memoria:

Dice il Cavaliere agli italiani: «Siete certamente consapevoli che siamo precipitati in una crisi economica senza precedenti, in una depressione che uccide le aziende, che toglie lavoro ai giovani, che angoscia i genitori, che minaccia il nostro benessere… Il peso dello Stato, delle tasse, della spesa pubblica è eccessivo: occorre imboccare la strada maestra del liberalismo… ». Berlusconi parla come un passante, non come il presidente del Consiglio che solo dal 2001 ad oggi ha governato il Paese per ben otto anni. I risultati economici dei suoi due governi sono stati rovinosi.

La seconda è quella della magistratura come contropotere senza responsabilità:

A quali «fonti» abbia attinto il Cavaliere è un vero mistero. La Costituzione prevede che «i giudici rispondono soltanto alla legge» (articolo 101), che spettano al Csm «secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati (articolo 105), ma che «il ministro della Giustizia ha facoltà di promuovere l’azione disciplinamentre per altri 2 il procedimento è solo agli inizi (Ruby 2 e compravendita dei senatori a Napoli). Quanto alla condanna definitiva sui diritti tv Mediaset, la sentenza non è politica, poiché si riferisce a fatti che precedono la discesa in campo, e non c’è stata alcuna sottrazione al «giudice naturale ».

 

La terza è la solita barzelletta sulla caduta del governo nel 1994 per un avviso di garanzia. Non era un avviso di garanzia, era un invito a comparire, ed è stato recapitato in estate mentre il governo è caduto in inverno quando la Lega ha tolto la fiducia al Cavaliere a causa della riforma delle pensioni proposta dal suo esecutivo.

La quarta è il numero di processi (28, non 51). Poi c’è la bufala dell’evasione inesistente:

L’evasione fiscale, con la quale il gruppo Mediaset ha creato fondi neri necessari al pagamento di tangenti, non è affatto «inesistente». Secondo i giudici, che l’hanno confermato in tre gradi di giudizio, la frode fiscale effettivamente sanzionata si riferisce al biennio 2002/2003, ed ammonta a 7 milioni di euro. Ma quella originariamente contestata era pari a 370 milioni di dollari, perché risaliva indietro fino agli anni ’80. Se questa imputazione è caduta è solo grazie, ancora una volta, alle leggi ad personam, che hanno fatto cadere le accuse di appropriazione indebita e di falso in bilancio. Ma la frode fiscale, ormai, è “res iudicata”. Se questo è un innocente. 

 

Infine, ci sono i valori di Forza Italia:

Sul «valore della famiglia» come caposaldo etico-morale dei valori forzisti, la sentenza di condanna in primo grado per prostituzione minorile patita dal Cavaliere per la vicenda di Ruby, la «nipote di Mubarak », sembra raccontare tutt’altra storia. E non si tratta di intrusione nella vita privata, ma del dovere di un uomo pubblico di rendere conto dei propri comportamenti, soprattutto quando questi rivelano l’abuso e la dismisura. Sulla «tolleranza verso gli avversari», a parte la sterminata letteratura sui «comunisti che coltivano l’odio e l’invidia sociale» e i numerosi «editti» emessi per cacciare dalla Rai i vari Biagi, Santoro e Luttazzi, fa fede una frase memorabile che proprio Berlusconi pronunciò il 6 aprile 2006, all’assemblea di Confcommercio: «Non credo che ci siano in giro così tanti coglioni che votano per la sinistra…». Questo perché, oggi come allora, Forza Italia è «il partito dei moderati ». L’eterno ritorno. O, forse, l’eterno riposo.

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: MANonTHEmoonMilano
Data di creazione: 30/12/2009
 
 

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