Creato da guarneri.cirami il 18/07/2009
 

Racconti&altro

Le storie di Alberto Guarneri Cirami: i suoi romanzi, i suoi racconti e il suo teatro.

 

 

« Una Musica per te: Pache...Una poesia una sinfonia:... »

I Racconti di Alberto Guarneri Cirami: L'Amore Innocente con la canzone degli Hooverphonic

Post n°872 pubblicato il 02 Giugno 2011 da guarneri.cirami
 

Era dai bei tempi  della sua infanzia che Andrea non correva così,  scavalcando le onde col cuore in gola, tra effimere ghirlande di spuma, per poi lasciarsi cadere giù, e sparire nel punto più lontano, dove i piedi già non toccano il fondale.  Dopo l’annuncio di lei, il mare pareva la naturale  panacea alla sua pena. Riemergendo,  mentre nuotava adagio  con la  faccia  affondata nell’acqua,  recuperata la sua tormentata coscienza, ripensò subito a quella decisione, così facile e crudele, vergognandosi  di quel senso di sollievo che pure, suo malgrado, provava, allo stesso modo di quando ci si libera di una seccatura imprevista, capace di minacciare le proprie tranquille abitudini. Ed ora, a causa di quella stessa sbrigativa e comoda risoluzione, era come se un tarlo rodesse e scavasse ferite mortali nel suo cuore, facile all’innamoramento, ma impreparato, impaurito di fronte a quella prova, a quell’ostacolo che l’Amore, da lui forse troppo enfatizzato, poneva sul suo cammino. Fu, forse, a causa di siffatti pensieri, che turbinavano senza tregua nella sua testa, che Andrea d’improvviso prese a fendere l’acqua davanti a sé con maggior forza. Era come se volesse fuggire da lei, da Giulia,  la sua ragazza, che da ore se ne stava lì sulla spiaggia, immobile  sotto l’ombrellone, con un libro più volte iniziato e richiuso dalla sue mani inquiete, col visetto pallido, dai tratti infantili, e la ferrea determinazione  di un’assassina. In verità,  la ragazza e l’ombrellone apparivano ad Andrea, che galleggiava disteso supino nell’acqua con l’animo ondivago, come innocue e poetiche note di colore sulla riva che già scolorava prefigurando  le vaghe irreali forme della notte. Stava così bene in quell’illusione di pace, che il giovanotto sarebbe rimasto a galleggiare per ore lì, nel mare grigio in cui suo zio Fofò, tanti anni prima, avrebbe voluto morire per amore. Ed invece doveva tornare a riva da lei, da Giulia, a discutere  gli ultimi dettagli di quel loro immorale  progetto. Andrea si sentiva  profondamente deluso. Con tristezza ripensava alla ragazza di cui si era innamorato qualche anno prima, quando non c’era battaglia ideale o attività di volontariato  nelle quali ella non l’avesse coinvolto. Ancora Andrea non osava dichiararlo apertamente a se stesso, tuttavia questo pensiero strisciante già gli avvelenava l’anima. Era rimasto sbalordito,  di  fronte  alla  durezza imprevedibile  del  suo  cuore,  alla meschinità dei suoi calcoli, al suo egoismo. Quando Giulia era arrivata a Girgenti con la sua vecchia Fiat per la loro progettata, breve vacanza, Andrea andandole incontro,  nell’atto  di  liberarla  dello  zainetto,  aveva subito intuito che qualcosa non andava. All’inizio egli dubitò,  che quella  sua prima  impressione  fosse generata dall’acconciatura  di  lei,  non  curata come al solito. Giulia, infatti, quel giorno, portava i capelli stirati, raccolti con un fermaglio. Cosicché il suo viso, privo del vapore dei  capelli, pareva ancor più smunto e tirato. Ella si lasciò abbracciare e baciare da Andrea, senza ricambiarlo con la sua naturale espansività, salvo ad appoggiare le labbra su un orecchio di lui, per sussurrare una sua imprecisata preoccupazione  ed il bisogno  di discuterne  insieme  più  tardi.  Giulia  per tutto  il  tempo rimase  insolitamente taciturna e distratta… “Andrea, non è giornata oggi, lasciami perdere” disse, dopo tre falliti tentativi di sorriso davanti alla macchina fotografica del fidanzato. “Sono nei guai. Siamo nei guai! Abbiamo un problema da risolvere, e subito…” proseguì. Poi, mentre oscurava in maniera definitiva e violenta l’obiettivo di Andrea, mormorò: “Sono incinta Andrea…” “Cosa, cosa?” “Sono incinta, incinta!” “Sei, sei sicura, mio Dio…” “Ho avuto un ritardo ed ho fatto le analisi…” Andrea la guardava, smarrito  nella babele dei suoi sentimenti, disorientato nel  conflitto che  adesso  esplodeva  nel  suo  cuore tra egoismo e amore. “Non è che ora mi abbandoni, è vero? ” gli chiese, ad un tratto, la ragazza “Sei matta, io ti amo!” Camminarono così, a lungo,  in  silenzio,  sulla riva.  Non  c’erano ancora molti bagnanti a giugno ed il respiro  vasto, profondo del mare verde-azzurro parve dare coraggio e speranza ad Andrea. “Sposiamoci, allora, Giulia. Che altra soluzione c’è?” “Bravo!  Ti sembra così semplice mettere su famiglia e crescere dei figli? Tu con un lavoro precario ed i soldi  che ti bastano a stento per mantenerti; io che ancora devo laurearmi… Poi c’è mio padre! Poverino,  soffre di cuore. Questa nostra leggerezza potrebbe essere pericolosa per la sua stessa vita!” “ Sarà, Giulia, ma che razza di amore è il nostro, se non sa renderci capaci di superare le difficoltà e di accogliere ed amare questo bambino.” “ Dio  mio, Andrea, non c’è  nessun bambino!  Giuro  che mi dai sui nervi! C’è solo un problema, che, se mi vuoi davvero bene, devi aiutarmi a sbrogliare… Per carità, Andrea, smettila di sognare! No, no, non voglio starti ad ascoltare… Se non mi vuoi aiutare, farò da me.” Giulia, con le mani sulle orecchie,  aveva girato la schiena ad Andrea, al mare, al vento che portava le onde fino  ai loro  piedi, e caparbia si avviava  verso la  strada, affondando i piedi  nudi  sulla  trama fragile  e frammentaria della spiaggia. “Come vuoi che ti aiuti allora?” le chiese  Andrea, mentre un sole impietoso  li inchiodava curvi, con gli occhi bassi, sopra una panchina. “Non so se ricordo bene, ma non è forse medico quel tuo cugino..?” Si ritrovarono così, qualche giorno dopo al al Reparto del Civico di Palermo dove facevano glia aborti. “ Sei proprio tu, tu che vuoi abortire? Tu, che hai sempre difeso ogni forma di vita animale o vegetale che fosse, anche la più minuscola, ora decidi d’abortire… È pazzesco!” gli aveva detto tentando, senza molta convinzione di dissuaderla. “Non fare l’ipocrita Andrea. C’è una parte di te che condivide questo mio malvagio proponimento,  ed una volta che tutto sarà finito, dietro una maschera di rammarico, gioirai per lo scampato pericolo. No, inutile che tu scuoti  la testa. È la verità! Nessuno di noi due pensava ad un figlio. Abbiamo  perso la testa. Abbiamo commesso una leggerezza, che rischia di complicare maledettamente  le nostre vite, di compromettere il nostro futuro…Vuoi davvero dire addio alla nostra gioventù,  alla nostra libertà, a tutti i nostri bei progetti..? Andrea, così, non aveva avuto la forza ed il coraggio di protestare dinanzi a quel ragionamento che non faceva una piega. La notte prima dell’aborto, nonostante la freddezza di Andrea e la sua dichiarata volontà di stare da solo, la ragazza andò a trovarlo nel suo letto, gli prese una mano e la premette forte contro il suo petto. Il cuore di Giulia battere forte. Quel battito gli penetrò dentro le vene, fino al cervello, confondendolo  ancor di più e mandando all’aria tutti  i suoi giudizi morali. “Questo cuore batte per te, amore mio… Solo per te!” sussurrò lei e, chissà  perché, ad Andrea venne in  mente del  tempo in  cui  insieme leggevano Prévert e ascoltavano  Vivaldi. “Dimmi che non mi lascerai mai, che il nostro amore è la cosa più importante!” “Certo, certo…” mormorò  Andrea, mentre  sentiva   i  suoi  occhi riempirsi di lacrime. Quando poi Giulia s’aggrappò forte al suo collo egli capì come ogni resistenza fosse inutile. Un attimo prima, però, che la sua lucidità, insieme al risentimento  ed al suo senso morale,  si sciogliessero  al fuoco dei suoi  genitali, egli aveva avuto il tempo di sentirsi dolorosamente  e vergognosamente felice. Quella notte fecero all’amore a lungo: lei sopra di lui, con le mani  affondate nel suo petto, quasi a volergli strappare il cuore. Ella mareggiava sulla terra arsa  di  Andrea, fluttuando  umida  e  calda  sul  suo  corpo  vibrante, sciogliendo  le catene che legavano  il suo cuore, imbevendo  di sé ogni poro della sua pelle, della sua anima  fragile. Così, alla fine, egli si lasciò trascinare via, fino a morire in uno scoppio di doloroso piacere nel suo ventre fecondo di gatta. Andrea, dopo, avrebbe voluto fuggire via, ma Giulia si stringeva a lui  e così aveva finito per intenerirsi  di nuovo, ascoltando  il respiro  di  quella bimba dall’apparenza innocente, che  gli dormiva sul petto. “Concedimi un ultimo desiderio!” gli aveva chiesto allora Andrea; poi, dinanzi allo stupito silenzio di lei, inginocchiato  vicino  la sponda del letto,  aveva appoggiato  la testa sul ventre della sua ragazza, mentre  la  fatica  di  contenere  i  singhiozzi si concentrava in un groppo che gli serrava la gola. “Ti fai solo del male scemo, su alzati e va a dormire” aveva mormorato la ragazza. La sua voce pareva incrinata da un moto di compassione. L’indomani, tuttavia, quando Andrea si recò nella stanza per svegliarla,  il letto era rifatto ed ogni traccia di lei pareva svanita, compreso lo zaino che stava dentro l’armadio. Giulia era partita per Palermo fermamente decisa ad attuare il suo proposito “per il bene di entrambi”. Così gli aveva scritto. Quando Andrea arrivò a Palermo tutto era già finito. Giulia giaceva stremata dentro un lettino a casa del cugino. Qualche giorno di pazienza e si sarebbe ripresa completamente, aveva assicurato loro il medico, aggiungendo la raccomandazione di “usare il preservativo per il futuro…” “Sono stato un egoista  Giulia! ” le disse Andrea sedendole accanto. “Non  ti  sono stato certo di  alcun conforto in questo difficile periodo. Perdonami  se puoi…” “Taci… taci… piuttosto, tu mi vuoi sempre bene? - gli chiese  lei, col visino  stanco affondato nel  cuscino,  mentre  i  suoi  occhi,   piccoli  e sofferenti,  guardavano  il soffitto. “Come  ne  puoi dubitare!”. A dubitarne fu però lui stesso, qualche giorno dopo, in una delle tante monotone conversazioni telefoniche, in cui avevano preso l’abitudine di parlare di tutti fuorché di se stessi, d’ogni cosa lontana anni luce dai loro veri  interessi,  pur di  non  ricordarsi  della loro  miseria.  Giulia era tornata a casa sua, a Caltagirone, ed andava lentamente riprendendosi, mentre Andrea si sentiva intrappolato  in uno stato confusionale senza apparente via d’uscita, dove la disillusione,  e forse il disamore,  impaurivano  e tormentavano la sua anima. “Che ci sta succedendo, Andrea..?” gli chiese senza dare ad Andrea neanche il tempo di manifestare il suo stupore per quell’improvvisata. “Non lo so, Giulia. Forse dovremo concederci una pausa…” Andrea si chiedeva,  se a parlare, con quel tono freddo e distaccato, alla ragazza dei suoi sogni fosse davvero lui. Giulia aveva tentato un sorriso, ma le era riuscita solo una smorfia amara. “Il fatto è, Giulia, che non riesco a dimenticare con quanta leggerezza abbiamo  ucciso il nostro bambino…” confessò alla fine Andrea. La ragazza, impallidita,  ora  indietreggiava,  mentre  un  tremito  nervoso scuoteva  il suo corpo. “Perdonami,  perdonami,” continuava a ripetere Andrea, “ma non riesco,  non riesco…” “Non dire più niente, più niente, ti prego,” disse Giulia, mentre pareva posare lunghi sguardi d’amore su ogni cosa appartenente a quella dimora. “ Ora vado via, vado via subito…” Andrea, pur nella spaventosa consapevolezza che quello sarebbe  stato il loro ultimo giorno insieme, pur presago della solitudine e del rimpianto che avrebbero, forse, avvelenato i suoi giorni futuri, pareva ormai rassegnato all’ineluttabile ingloriosa fine della loro storia ed incapace di una qualsiasi reazione. Sprofondato nella sua comoda poltrona di velluto, non cercò neppure di fermarla quando lei andò via. Era un giovane uomo libero! Questa era la sua nuova condizione. Un vago senso di sollievo s’insinuò in lui, in quei primi giorni. Passarono i mesi. Il misterioso futuro tornava già ad incuriosire ed eccitare  il suo animo. Si gettò a capofitto nel lavoro. Trascorse dei fine settimana, solitari rilassanti,  al mare in compagnia delle sue amate letture. Conobbe nuovi amici e rinsaldò vecchie amicizie, abbandonate durante la sua relazione con Giulia. Ricominciò persino  a guardare le altre  ragazze, mentre nel suo cuore lentamente cominciava ad insinuarsi la dolce aspettativa di un nuovo amore. Giulia pareva dimenticata, fino a quando una notte, egli non sognò di lei. Fu un risveglio brusco, doloroso. Con paura capì immediatamente  che tutti quei mesi non lo avevano guarito affatto. Sudato, con la  bocca arsa, la  testa che gli girava,  si  alzò  dal lettino, dove da tempo dormiva, e barcollando  raggiunse la camera da letto.. Andrea non aveva più dormito lì da quell’ultima notte con Giulia. All’improvviso, sfinito dal suo orgoglio e dalla tenace, inconsapevole finzione che aveva imposto a se stesso, egli si lasciò cadere sul lato del letto, che era stato di Giulia, e finì per distendersi, per raggomitolarsi nelle lenzuola che avevano accolto il corpo nudo innamorato palpitante di lei. E pur vergognandosi di quella sua fugace debolezza, cominciò a piangere sommessamente, disperatamente, per quel loro amore innocente, che non aveva saputo salvare…

 
 
 
 
Vai alla Home Page del blog

Votaci su Net-Parade.it

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

am.maugerisimone.lucianibean2013marco.giosimassimo.capocchirossanasaracinomarziamontemezzivale.80.allegracorrie63eliodibellapaola.eramogiusyenellomikimondiGaetana56taoria
 

ULTIMI COMMENTI

CHI PUņ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
Template creato da STELLINACADENTE20