Creato da guarneri.cirami il 18/07/2009
 

Racconti&altro

Le storie di Alberto Guarneri Cirami: i suoi romanzi, i suoi racconti e il suo teatro.

 

 

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I Racconti di Guarneri Cirami: Da "Lettere a Dulcinea"....La Luce dei tuoi occhi

Post n°1004 pubblicato il 28 Agosto 2012 da guarneri.cirami
 

Eugenio se ne stava, con gli occhi chiusi e le dita intrecciate in preghiera, col capo appoggiato ad una delle colonne della navata, a godersi la frescura dell'antica basilica dedicata al Santo Patrono, come se essa potesse placare l'arsura che da qualche tempo sentiva nell'anima...Si perchè in verità egli aveva più volte tentato, dopo un rapido segno di croce verso il tabernacolo o la santa statua del Gagini, di recitare i pater e le ave maria prescrittegli dal confessore, ma subito era stato sedotto dal suo tenece peccato, dalla sua fantasia malata (così adesso egli definiva l'allegra compagna della sua infanzia), ed era tornato a vagheggiare di lei. Come se non bastasse, infine, aveva sentito la sua voce, calda negra, come un miracolo profano, sbocciare all'improvviso nell'ombra e nel mistero di quella chiesa vuota e fare esultare il suo cuore, suonare ogni suo nervo...L'inconfondibile voce di Dulcinea che cantava l'Ave Maria di Schubert! “Ave Maria! Vergin del ciel/ sovrana di grazie e madre pia/che accogli ognor la fervente/preghiera,/non negar a questo straziato mio cuor/tregua al suo dolor!/Sperduta l’alma mia ricorre a te/e pien di speme si prostra ai tuoi piè,/t’invoca e attende che tu le dia/la pace che solo tu puoi donar/Ave Maria!”1 Eugenio pensò che avrebbe dovuto pregare così per il suo cuore affranto e si commosse meditando sul suo caso disperato. “No, non può essere Dulcinea,” pensava, “ella è partita in tourné, nel Milanese, figurati...” Così non si accorse che Dulcinea nel frattempo frullava meravigliata verso di lui. “Tu qui?” le chiese sorpreso vedendola apparire, “non eri a Milano?” “ Sono tornata per il matrimonio di un'amica. Vuole che canti durante le sue nozze. Stavo provando. Ma piuttosto tu, cosa fai penitenza?” esordì lei allegra, tirandolo su. “Si diciamo pure che faccio penitenza...c'è un diavoletto che mi perseguita e che non so cacciar via!” Egli si era lasciato abbracciare da lei come di controvoglia, cercando di ostendare freddezza e distacco. “ Sei tu stesso a crearti i diavoletti...quando te ne potresti star tranquillo con la tua mogliettina...se solo tu volessi, ella tornerebbe da te. Ho sentito in giro che è tutto finito con quel tennista...Com'è che si chiama? Ah...vero...che buffo! Alessandro Panatta! Se lei non si fa viva, credimi, è solo per orgoglio...” fece lei, facendolo diventar paonazzo. “ E' storia chiusa...non la amo più...mi ha deluso...” fece lui freddo tornando a sedersi. “Scusami,” disse Dulcinea sedendosi accanto all'amico, “ma io sono tanto felice..e vorrei che anche i miei amici fossero felici....”. “Lui ti fa felice...?” chiese Eugenio tormentato con un filo di voce. Lei per tutta risposta si alzò e fece una giravolta. “Sei matta? Ricordati che siamo in chiesa...” la rimproverò Eugenio infastidito. “Si, è vero...scusami!”. Dulcinea contrita si sedette di nuovo accanto a lui. “Lo ami..?” chiese di nuovo Eugenio da vero masochista. “ Lo amo...che parolona! Diciamo che sto bene con lui...l'amore si vedrà! E' carino e poi mi fa ridere da matti....non è certo lagnoso come te! Vedi qual'è la differenza? Lui mi fa ridere...tu mi fai piangere...Ma dai smettila! Non potrai mai stare con una più giovane con quella faccia là! Ti manca solo il cappello col feltro nero...ahahah! Alle ragazze devi farle ridere, portarle a ballare...e tu, invece, sei un vero masso! Certo che poi la Dona se la spassava con il tennista...oh scusami, scusami...non lo pensavo davvero...è solo per spronarti un po'...mi spiace vederti in questo stato...”. “ Non importa...ma che adesso parli milanese? Ma tu sei così Dulcinea...basta un pirla qualunque, un Valter con la W, che crede di essere Strelher, per cambiarti...”. Eugenio si era alzato attraversando nervosamente le tre navate, per poi fermarsi e cercare di concentrare la sua attenzione sulle sacre tele del Paladino. Dulcinea l'aveva seguito arrabbiata come a voler conto e ragione. “Sei geloso...ancora non ti è passata....” “E come può passarmi se per mesi non hai fatto che pubblicare su fb da ogni luogo della “Padania” le vostre foto felici...un vero strazio credimi...tu sulle ginocchia di quel pallone gonfiato....che schifo!” Eugenio era infine andato via, lasciandola allibita a causa di quella che considerava un'assurda scenata di gelosia, per poi ritornare sui suoi passi contrito. “Scusami non dovevo, ho davvero esagerato...non so che mi è preso...”. “ Credo di essermi innamorata di Walter, Eugenio, e penso che tu debba fartene una ragione...ma Walter o un altro è lo stesso! La verità è che fra noi due non potrebbe mai funzionare..tra noi c'è, c'è....” “ Un'oceano de tempo....” “Appunto...” “ Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti...2.” “Cos'è?” “Una citazione dal film "Dracula" di Francis Ford Coppola ...” Dulcinea allora rise. “Ah...mi mancavano proprio le tue citazioni...questo te lo concedo!” Al che Eugenio, cambiando umore d'improvviso si mise in posa di grande attore imitando “il Walter”. “ Hai idea di quanto importante tu sia per me, Cristina? Riesci a renderti conto di quanto ti amo? Lo so benissimo che hai soltanto diciotto anni…Be', io quasi centodieci. È ora che metta la testa a posto! Per quasi novant'anni ho vissuto tra quelli della mia specie...sempre certo di bastare a me stesso, senza sapere ciò che stavo cercando. E senza trovare nulla, perché non eri ancora nata…3” Ella rideva divertita, ma man mano che lo ascoltava ridivenne seria e si fece tutta rossa in viso. “Non so cosa tu stia citando...forse un altro dei tuoi classici...” “Ti sbagli Cristina...è una certa Stephenie Morgan Meyer,4 la fortunata autrice de la Saga di Twilight, un ciclo di romanzi fantasy...Ho visto il film...non potendo uscire con te nella realtà, vedo tanto cinema e fantastico...” “Oh Dio! Ma non sei più un ragazzo, te ne vuoi rendere conto?” “Continua così Dulcinea, che pian pianino mi disamoro di te: somigli tanto alla mia ex...” “ Per me è un film già visto, Eugenio! Al solito hai preparato questa tua recita per me...per quel tuo disonesto intento...” “Disonesto intento!” Eugenio non riusciva a credeva che la sua Dulcinea potesse arrivare a tanto, quasì gli mancò il respiro. “ La verità e che io ti ho amata e mi sa che ti amerò per sempre...” “Parla piano disgraziato, vuoi che la gente sappia i fatti nostri..?” Ella lo aveva puntato con un dito mentre indietreggiava confusa: non sapeva, infatti, se rimanere ad ascoltarlo oppure fuggire via per non vederlo mai più. Ma lui continuava intrepido, dandole la spaventosa impressione che volesse farla prigioniera delle sue braccia ed imprimere sulle sue labbra il sigillo della dannazione, l'eterno fuoco del suo amore proibito. Ma niente di tutto questo v'era nella mente dell'uomo. Egli sognava invece di sposarla in quel luogo così familiare per la sua vita, dove un tempo era stato chierichetto coltivando l'ambizioso progetto di diventare vescovo. Così ora Cristina/Dulcinea gli appariva come un segno del cielo, con tanto di approvazione divina a quel suo anarchico progetto di felicità. “Prima di te…la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità... Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All'improvviso, tutto ha preso fuoco: c'era luce, c'era bellezza...” Sentendo Eugenio esprimersi in quel modo, in quel luogo, Cristina/Dulcinea si sentì come annichilita da quell'amore troppo grande per lei...l'amore di un poeta! Non era poi così bella e dolce come egli diceva...Cosa mai trovava di straordinario in lei quel benedetto uomo. “Tu senti le campane Dulcinea?” “ Le campane, quali campane?” “Tu mi hai detto di esserti innamorata di “quel Walter”...e dunque ti chiedo se senti le campane...” Lei indietreggiava temendo che, forse, il suo amico fosse diventato pazzo a causa sua. “Aah...le campane...no, non le sento Eugenio caro...” In quel momento un terribile frastuono sembrò provenire dalla borsa di lei. “Cos'è?” chiese stupito Eugenio, contrariato perchè una samba indiavolata aveva rotto quell'incantesimo, che, con tanta fatica, aveva cercato di creare. “Cos'è...?” Anche Cristina/Dulcinea era apparsa, in un primo momento, frastornata, salvo poi a realizzare, con una smorfia della sua bella bocca, che subito si trasformò in sorriso. “Ah...è il mio telefono...l'ho qui dentro la borsa...” disse, mettendosi a cercarlo in una sorta di mini bazar, dove spuntava fuori di tutto, tranne che il cellulare, il quale continuava a ballare la samba, incurante del malumore di Eugenio. “ Scusa... io esco fuori un attimo...se no il parroco mi sgrida! E' Walter: è la sua suoneria...” disse ridendo, mentre continuava la spasmodica ricerca. “Una samba carnevalesca è la suoneria del suo amore...Io dico che non dura...” pensò fra sé Eugenio irragionevolmente speranzoso. E gliela cantò pure alla sua amica, non appena questa ritornò imbarazzata in chiesa. “Che so da te mi sarei aspettato una suoneria tipo “love story”....o meglio, da una che canta divinamente l'Ave Maria di Schubert, mi sarei aspettato Bach, Beethoven, Chopin...” Al che ella indispettita si ribellò. “Tu non mi conosci affatto Eugenio...Io non sono come tu mi immagini!” “Ah no? E come sei allora”. “No Eugenio mi correggo...io posso essere quella che tu immagini...ma sono anche centomila persone diverse!” “Oh, adesso sei tu che citi! Nientemeno che Pirandello! Lo conosci?” “ Non sono poi così ignorante, caro il mio professorino...Ma non è questo il punto! Volevo solo dirti che, io, posso cantare l'Ave Maria di Schubert in questa Chiesa, ma stasera, più tardi, potrei anche ballare un tango nel peggiore bar di Caracas, bevendo rum o tequila a iosa...” “Sei davvero tosta...quasi mi spaventi...” Eugenio si sentiva soddisfatto: l'aveva fatta arrabbiare; ma doveva ugualmente avere un'espressione triste, disperata, se poi Cristina/Dulcine arrivò a chiedergli: “Ti ho deluso? ” “ No, affatto! Ti importa poi?” rispose asciutto Eugenio. “ No...non m'importa! Ho altro a cui pensare io!” “ E già, al tuo Valter con la W” “Spiritoso, non mi fai per niente ridere...io lo so come mi vorrresti tu!” “Com'è che ti vorrei...” “Coi capelli raccolti sulla nuca, a cantare nel coro della tua Chiesa...” “Ti rendono così bello e dolce il viso i capelli raccolti sulla nuca, che non smetterei mai di guardarti...e non so perché anche il tuo corpo ed il tuo portamento ne ricavano una grazia ed un fascino particolare...” “ Si lo so, acconciata in quel modo somiglio alla tua bellissima madre...ma cielo! È così maledettamente patetico, sentimentale tutto questo! Io non sono come lei, Eugenio, sveglia! Non ho la sua classe...sono una ragazza normalissima...a volte anche bruttina!” “Tu brutta, ma che dici Cristina...” Ma nel frattempo lei si era scompigliati i capelli, che le arricciavano per l'umidità, ed aveva preso dalla borsa i suoi occhiali dalle lenti spesse...Così conciata, tirò via l'amico dalla penombra della chiesa, e lo invitò a guardarla alla luce del sole. “Io sono così Eugenio! Questa è la tua Dulcinea! Mi ami ugualmente..?” Per tutta risposta quello gli consegnò una lettera. “Cos'è?” L'aprì con curiosità ed i suoi occhi volarono su quelle righe fitte fitte e nervose. “Dio mio, un'altra tua lettera d'amore...e per giunta scritta di tuo pugno...sei davvero matto!” Cristina/Dulcinea rise, ma c'era una sorta di tenerezza in quella risata. “Avrei voluto mandartela lassù a Milano...” sussurrò lui agitato evidando di guardarla negli occhi. “ E perchè non l'hai fatto? Mi avresti reso felice...è bello sentirsi pensata da un vero amico...” “Non volevo crearti dell'imbarazzo col tuo Valter...” “Figurati...” “Ma forse temevo che insieme voi due, leggendola, avreste riso di me...” “ Cosa vai a pensare. Il mio affetto per te è sincero! E solo mia questa lettera...non la condividerò con nessuno! Non potrei! Sta tranquillo...” Ella si era portata la lettera al petto con un sorriso, prima di andar via. “La leggerò subito strada facendo, non resisto...grazie, grazie di cuore Eugenio, sei un tesoro...” Ad Eugenio gli si inumidirono gli occhi e non gli importava granché della acconciatura di lei, sentiva solo battere forte il suo cuore come in quella poesia di Prèvert. “ Chi è/Nessuno/E' solo il mio cuore che batte/Che batte troppo forte /Per causa tua. ..” Cristina/Dulcinea leggeva, scuotendo il capo, girandosi verso di lui ad ogni rigo per mandargli un sorriso commosso e, una volta, prima di sparire dietro un angolo della strada, persino un bacio forse inconsapevole. “Sono di Cesare Pavese e William Shakespeare le citazioni...quando l'ho scritta cara, ti giuro che suonavano le campane...” gli gridò lui. Ma lei non lo ascoltava più, continuava a leggere, a rileggere le sue parole e forse, in quegli istanti, ritrovò una musica romantica (un pianoforte ed un violino) nell' anima ad accompagnare la sua emozione...
“È buio, Dulcinea, il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi...5" Hai ragione, so che non ho diritto alcuno di parlarti d'amore. A me è proibito!Anzi dovrò evitare con cura questa parola che ti imbarazza e ti fa fuggire via da me.No, non ti inquietare, io non ti amo! no, non ti amo in realtà! Perchè questa non è la vita!Questo è solo teatro in verità; una bizzarra recita al pari del nostro "Don Chisciotte"!Ed anche questo dolore che sento, per la bellezza che neghi alla sete dell'anima mia, alla fame delle mie labbra, forse non esiste in realtà, è solo il pericoloso frutto di un eccesso di immedesimazione col mio romantico personaggio. Ma, credimi, Dulcinea," quando non potrò più incontarti, neanche in questa innocente finzione che è il palcoscenico,ritaglierò dalle tue immagini "tante piccole stelle.....ed il cielo diverrà cosi bello che il mondo si innamorerà della notte...

 
 
 
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