Creato da guarneri.cirami il 18/07/2009 |
Racconti&altro
Le storie di Alberto Guarneri Cirami: i suoi romanzi, i suoi racconti e il suo teatro.
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Era dai bei tempi della sua infanzia che Andrea non correva così, scavalcando le onde col cuore in gola, tra effimere ghirlande di spuma, per poi lasciarsi cadere giù, e sparire nel punto più lontano, dove i piedi già non toccano il fondale. Dopo l’annuncio di lei, il mare pareva la naturale panacea alla sua pena. Riemergendo, mentre nuotava adagio con la faccia affondata nell’acqua, recuperata la sua tormentata coscienza, ripensò subito a quella decisione, così facile e crudele, vergognandosi di quel senso di sollievo che pure, suo malgrado, provava, allo stesso modo di quando ci si libera di una seccatura imprevista, capace di minacciare le proprie tranquille abitudini. Ed ora, a causa di quella stessa sbrigativa e comoda risoluzione, era come se un tarlo rodesse e scavasse ferite mortali nel suo cuore, facile all’innamoramento, ma impreparato, impaurito di fronte a quella prova, a quell’ostacolo che l’Amore, da lui forse troppo enfatizzato, poneva sul suo cammino. Fu, forse, a causa di siffatti pensieri, che turbinavano senza tregua nella sua testa, che Andrea d’improvviso prese a fendere l’acqua davanti a sé con maggior forza. Era come se volesse fuggire da lei, da Giulia, la sua ragazza, che da ore se ne stava lì sulla spiaggia, immobile sotto l’ombrellone, con un libro più volte iniziato e richiuso dalla sue mani inquiete, col visetto pallido, dai tratti infantili, e la ferrea determinazione di un’assassina. In verità, la ragazza e l’ombrellone apparivano ad Andrea, che galleggiava disteso supino nell’acqua con l’animo ondivago, come innocue e poetiche note di colore sulla riva che già scolorava prefigurando le vaghe irreali forme della notte. Stava così bene in quell’illusione di pace, che il giovanotto sarebbe rimasto a galleggiare per ore lì, nel mare grigio in cui suo zio Fofò, tanti anni prima, avrebbe voluto morire per amore. Ed invece doveva tornare a riva da lei, da Giulia, a discutere gli ultimi dettagli di quel loro immorale progetto. Andrea si sentiva profondamente deluso. Con tristezza ripensava alla ragazza di cui si era innamorato qualche anno prima, quando non c’era battaglia ideale o attività di volontariato nelle quali ella non l’avesse coinvolto. Ancora Andrea non osava dichiararlo apertamente a se stesso, tuttavia questo pensiero strisciante già gli avvelenava l’anima. Era rimasto sbalordito, di fronte alla durezza imprevedibile del suo cuore, alla meschinità dei suoi calcoli, al suo egoismo. Quando Giulia era arrivata a Girgenti con la sua vecchia Fiat per la loro progettata, breve vacanza, Andrea andandole incontro, nell’atto di liberarla dello zainetto, aveva subito intuito che qualcosa non andava. All’inizio egli dubitò, che quella sua prima impressione fosse generata dall’acconciatura di lei, non curata come al solito. Giulia, infatti, quel giorno, portava i capelli stirati, raccolti con un fermaglio. Cosicché il suo viso, privo del vapore dei capelli, pareva ancor più smunto e tirato. Ella si lasciò abbracciare e baciare da Andrea, senza ricambiarlo con la sua naturale espansività, salvo ad appoggiare le labbra su un orecchio di lui, per sussurrare una sua imprecisata preoccupazione ed il bisogno di discuterne insieme più tardi. Giulia per tutto il tempo rimase insolitamente taciturna e distratta… “Andrea, non è giornata oggi, lasciami perdere” disse, dopo tre falliti tentativi di sorriso davanti alla macchina fotografica del fidanzato. “Sono nei guai. Siamo nei guai! Abbiamo un problema da risolvere, e subito…” proseguì. Poi, mentre oscurava in maniera definitiva e violenta l’obiettivo di Andrea, mormorò: “Sono incinta Andrea…” “Cosa, cosa?” “Sono incinta, incinta!” “Sei, sei sicura, mio Dio…” “Ho avuto un ritardo ed ho fatto le analisi…” Andrea la guardava, smarrito nella babele dei suoi sentimenti, disorientato nel conflitto che adesso esplodeva nel suo cuore tra egoismo e amore. “Non è che ora mi abbandoni, è vero? ” gli chiese, ad un tratto, la ragazza “Sei matta, io ti amo!” Camminarono così, a lungo, in silenzio, sulla riva. Non c’erano ancora molti bagnanti a giugno ed il respiro vasto, profondo del mare verde-azzurro parve dare coraggio e speranza ad Andrea. “Sposiamoci, allora, Giulia. Che altra soluzione c’è?” “Bravo! Ti sembra così semplice mettere su famiglia e crescere dei figli? Tu con un lavoro precario ed i soldi che ti bastano a stento per mantenerti; io che ancora devo laurearmi… Poi c’è mio padre! Poverino, soffre di cuore. Questa nostra leggerezza potrebbe essere pericolosa per la sua stessa vita!” “ Sarà, Giulia, ma che razza di amore è il nostro, se non sa renderci capaci di superare le difficoltà e di accogliere ed amare questo bambino.” “ Dio mio, Andrea, non c’è nessun bambino! Giuro che mi dai sui nervi! C’è solo un problema, che, se mi vuoi davvero bene, devi aiutarmi a sbrogliare… Per carità, Andrea, smettila di sognare! No, no, non voglio starti ad ascoltare… Se non mi vuoi aiutare, farò da me.” Giulia, con le mani sulle orecchie, aveva girato la schiena ad Andrea, al mare, al vento che portava le onde fino ai loro piedi, e caparbia si avviava verso la strada, affondando i piedi nudi sulla trama fragile e frammentaria della spiaggia. “Come vuoi che ti aiuti allora?” le chiese Andrea, mentre un sole impietoso li inchiodava curvi, con gli occhi bassi, sopra una panchina. “Non so se ricordo bene, ma non è forse medico quel tuo cugino..?” Si ritrovarono così, qualche giorno dopo al al Reparto del Civico di Palermo dove facevano glia aborti. “ Sei proprio tu, tu che vuoi abortire? Tu, che hai sempre difeso ogni forma di vita animale o vegetale che fosse, anche la più minuscola, ora decidi d’abortire… È pazzesco!” gli aveva detto tentando, senza molta convinzione di dissuaderla. “Non fare l’ipocrita Andrea. C’è una parte di te che condivide questo mio malvagio proponimento, ed una volta che tutto sarà finito, dietro una maschera di rammarico, gioirai per lo scampato pericolo. No, inutile che tu scuoti la testa. È la verità! Nessuno di noi due pensava ad un figlio. Abbiamo perso la testa. Abbiamo commesso una leggerezza, che rischia di complicare maledettamente le nostre vite, di compromettere il nostro futuro…Vuoi davvero dire addio alla nostra gioventù, alla nostra libertà, a tutti i nostri bei progetti..? Andrea, così, non aveva avuto la forza ed il coraggio di protestare dinanzi a quel ragionamento che non faceva una piega. La notte prima dell’aborto, nonostante la freddezza di Andrea e la sua dichiarata volontà di stare da solo, la ragazza andò a trovarlo nel suo letto, gli prese una mano e la premette forte contro il suo petto. Il cuore di Giulia battere forte. Quel battito gli penetrò dentro le vene, fino al cervello, confondendolo ancor di più e mandando all’aria tutti i suoi giudizi morali. “Questo cuore batte per te, amore mio… Solo per te!” sussurrò lei e, chissà perché, ad Andrea venne in mente del tempo in cui insieme leggevano Prévert e ascoltavano Vivaldi. “Dimmi che non mi lascerai mai, che il nostro amore è la cosa più importante!” “Certo, certo…” mormorò Andrea, mentre sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime. Quando poi Giulia s’aggrappò forte al suo collo egli capì come ogni resistenza fosse inutile. Un attimo prima, però, che la sua lucidità, insieme al risentimento ed al suo senso morale, si sciogliessero al fuoco dei suoi genitali, egli aveva avuto il tempo di sentirsi dolorosamente e vergognosamente felice. Quella notte fecero all’amore a lungo: lei sopra di lui, con le mani affondate nel suo petto, quasi a volergli strappare il cuore. Ella mareggiava sulla terra arsa di Andrea, fluttuando umida e calda sul suo corpo vibrante, sciogliendo le catene che legavano il suo cuore, imbevendo di sé ogni poro della sua pelle, della sua anima fragile. Così, alla fine, egli si lasciò trascinare via, fino a morire in uno scoppio di doloroso piacere nel suo ventre fecondo di gatta. Andrea, dopo, avrebbe voluto fuggire via, ma Giulia si stringeva a lui e così aveva finito per intenerirsi di nuovo, ascoltando il respiro di quella bimba dall’apparenza innocente, che gli dormiva sul petto. “Concedimi un ultimo desiderio!” gli aveva chiesto allora Andrea; poi, dinanzi allo stupito silenzio di lei, inginocchiato vicino la sponda del letto, aveva appoggiato la testa sul ventre della sua ragazza, mentre la fatica di contenere i singhiozzi si concentrava in un groppo che gli serrava la gola. “Ti fai solo del male scemo, su alzati e va a dormire” aveva mormorato la ragazza. La sua voce pareva incrinata da un moto di compassione. L’indomani, tuttavia, quando Andrea si recò nella stanza per svegliarla, il letto era rifatto ed ogni traccia di lei pareva svanita, compreso lo zaino che stava dentro l’armadio. Giulia era partita per Palermo fermamente decisa ad attuare il suo proposito “per il bene di entrambi”. Così gli aveva scritto. Quando Andrea arrivò a Palermo tutto era già finito. Giulia giaceva stremata dentro un lettino a casa del cugino. Qualche giorno di pazienza e si sarebbe ripresa completamente, aveva assicurato loro il medico, aggiungendo la raccomandazione di “usare il preservativo per il futuro…” “Sono stato un egoista Giulia! ” le disse Andrea sedendole accanto. “Non ti sono stato certo di alcun conforto in questo difficile periodo. Perdonami se puoi…” “Taci… taci… piuttosto, tu mi vuoi sempre bene? - gli chiese lei, col visino stanco affondato nel cuscino, mentre i suoi occhi, piccoli e sofferenti, guardavano il soffitto. “Come ne puoi dubitare!”. A dubitarne fu però lui stesso, qualche giorno dopo, in una delle tante monotone conversazioni telefoniche, in cui avevano preso l’abitudine di parlare di tutti fuorché di se stessi, d’ogni cosa lontana anni luce dai loro veri interessi, pur di non ricordarsi della loro miseria. Giulia era tornata a casa sua, a Caltagirone, ed andava lentamente riprendendosi, mentre Andrea si sentiva intrappolato in uno stato confusionale senza apparente via d’uscita, dove la disillusione, e forse il disamore, impaurivano e tormentavano la sua anima. “Che ci sta succedendo, Andrea..?” gli chiese senza dare ad Andrea neanche il tempo di manifestare il suo stupore per quell’improvvisata. “Non lo so, Giulia. Forse dovremo concederci una pausa…” Andrea si chiedeva, se a parlare, con quel tono freddo e distaccato, alla ragazza dei suoi sogni fosse davvero lui. Giulia aveva tentato un sorriso, ma le era riuscita solo una smorfia amara. “Il fatto è, Giulia, che non riesco a dimenticare con quanta leggerezza abbiamo ucciso il nostro bambino…” confessò alla fine Andrea. La ragazza, impallidita, ora indietreggiava, mentre un tremito nervoso scuoteva il suo corpo. “Perdonami, perdonami,” continuava a ripetere Andrea, “ma non riesco, non riesco…” “Non dire più niente, più niente, ti prego,” disse Giulia, mentre pareva posare lunghi sguardi d’amore su ogni cosa appartenente a quella dimora. “ Ora vado via, vado via subito…” Andrea, pur nella spaventosa consapevolezza che quello sarebbe stato il loro ultimo giorno insieme, pur presago della solitudine e del rimpianto che avrebbero, forse, avvelenato i suoi giorni futuri, pareva ormai rassegnato all’ineluttabile ingloriosa fine della loro storia ed incapace di una qualsiasi reazione. Sprofondato nella sua comoda poltrona di velluto, non cercò neppure di fermarla quando lei andò via. Era un giovane uomo libero! Questa era la sua nuova condizione. Un vago senso di sollievo s’insinuò in lui, in quei primi giorni. Passarono i mesi. Il misterioso futuro tornava già ad incuriosire ed eccitare il suo animo. Si gettò a capofitto nel lavoro. Trascorse dei fine settimana, solitari rilassanti, al mare in compagnia delle sue amate letture. Conobbe nuovi amici e rinsaldò vecchie amicizie, abbandonate durante la sua relazione con Giulia. Ricominciò persino a guardare le altre ragazze, mentre nel suo cuore lentamente cominciava ad insinuarsi la dolce aspettativa di un nuovo amore. Giulia pareva dimenticata, fino a quando una notte, egli non sognò di lei. Fu un risveglio brusco, doloroso. Con paura capì immediatamente che tutti quei mesi non lo avevano guarito affatto. Sudato, con la bocca arsa, la testa che gli girava, si alzò dal lettino, dove da tempo dormiva, e barcollando raggiunse la camera da letto.. Andrea non aveva più dormito lì da quell’ultima notte con Giulia. All’improvviso, sfinito dal suo orgoglio e dalla tenace, inconsapevole finzione che aveva imposto a se stesso, egli si lasciò cadere sul lato del letto, che era stato di Giulia, e finì per distendersi, per raggomitolarsi nelle lenzuola che avevano accolto il corpo nudo innamorato palpitante di lei. E pur vergognandosi di quella sua fugace debolezza, cominciò a piangere sommessamente, disperatamente, per quel loro amore innocente, che non aveva saputo salvare… |
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