PALERMO. La discoteca che denuncia il racket faceva lavorare buttafuori minorenni in nero. Il privè degli universitari di buona famiglia pieno zeppo di ubriachi violenti che si scatenano in una rissa. Il ruolo del giovane Militano, parente di Carmelo, il superboss dello Zen da anni in cella per mafia ed estorsioni, che gestiva la squadretta di body-guard abusivi. Questi gli inquietanti scenari aperti dalla confessione del ragazzino che ha ammesso di avere sferrato il calcio mortale ad Aldo Naro dentro la discoteca Goa, nella maledetta notte di venerdì 13. Le sue dichiarazioni sono al vaglio degli inquirenti e oggi il giovane, accusato di omicidio volontario, sarà ascoltato al tribunale per i minorenni dove si terrà la convalida del fermo.