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Lettera MAI inviata
Post n°18 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da alexpez
Questa è la lettera che ho scritto fra novembre e dicembre scorsi e che avevo deciso di inviare ad Alessia. La lettera l'avrò letta e riletta 1000 volte, ma non l'ho mai inviata e credo mai la invierò. Però, allo stesso tempo, non volevo che restasse chiusa nel mio cassetto, per poi essere un giorno stracciata. E allora ho pensato che su questo Blog ci stava proprio bene. C'è un po di quello che sono stati alessandro e alessia, c'è ancora un pò di quello che provo ancora per lei, ma che sta cambiando ogni giorno sempre più velocemente. Dicembre 2006 Ciao Ale, ti avevo detto tempo fa che avevo voglia di scriverti, di fissare alcuni miei pensieri per renderli indelebili nel tempo. Anche se non riesco a dimostrarlo per timidezza, vivo di sentimenti, di rapporti umani: appaio freddo e sempre uguale esternamente, ma dentro di me sono percorso da mille emozioni per ogni piccola cosa, e ho bisogno di calore umano accanto a me. Quando quattro anni fa sei entrata in casa mia ho sentito immediatamente qualcosa per te, ho sentito che, come me, eri diversa da tutti gli altri, che anche tu, come me, avevi dentro qualcosa di bello da dare alla persona che ti sarebbe stata vicina. Come un cucciolo impaurito, avevi bisogno della mia protezione, e io avevo bisogno della tua protezione. E non è stato solo l’aspetto esteriore, erano i tuoi occhi che parlavano di te e per te. Ci siamo riconosciuti subito, ci siamo trovati subito. E non ti importava e non mi importava niente degli altri poichè eravamo tu e io. Quel bacio durato fino alle 4 della mattina è stato l’incontro di due anime che si stavano cercando e si erano finalmente trovate. I viaggi, le uscite, gli incontri nelle caffetterie dopo il lavoro, i sabato e domenica passati in casa tua a scrivere la tua tesi, le passeggiate con Alvy, le cene a casa tua, le cene davanti al fuoco nel salone di casa mia e l’amore sul vecchio divano, l’amore in macchina, l’amore in vacanza, l’amore in casa tua, l’amore in un agriturismo in toscana, l’amore in montagna, l’amore al mare, l’amore a Parigi. Ma anche sacrificare noi due per portare un po di compagnia a tua zia Eulalia o ai tuoi nonni, noi due stretti a pregare e a soffrire per Alvy malato, i miei occhi in lacrime che si incontrano con i tuoi alla fine del fuerale di zia Bice, e anche tu in lacrime che mi indicavi il cartello del corso prematrimoniale sulla porta della chiesa. E poi il Natale in casa tua e in casa mia, la “zuppa” di tuo nonno Tullio, tutta la tua splendida famiglia che mi ha accolto all’inizio forse con curiosità, mi ha conosciuto e mi ha amato come un altro figlio, tutta la mia famiglia che ti ha accolta e amata come un’altra figlia. I tuoi calzini antisdruciolo, gli angioletti in camera tua, il secondo canale che si vede benissimo, la tua ciclette “nuova nuova”, i tuoi stivali col tacco alto, la pelliccetta rosa, i tuoi push-up, i tuoi perizoma, i tuoi cappuccini, i tuoi ciambelloni mai troppo alti, i tuoi pigiami cosi morbidi, la tua pelle profumata, le tue labbra, i tuoi occhi, quel posticino che ho baciato per ore questa estate. Tu. E il San Valentino di 2 anni fa, e gli anelli che ci siamo scambiati, e le parole che mi avevi scritto dandomi la fedina. E io che sentivo ogni giorno che passava che eri tu quello che volevo, che stavo cercando da anni e che finalmente avevo trovato. Ma pure la routine quotidiana, tu che inizi a lavorare e cambi abitudini, stanca per gli orari e per il lavoro da iniziare a cancellare le uscite settimanali e poi stare a casa il sabato e la domenica. E sei cresciuta e siamo cresciuti noi, e mi hai rimproverato di aspettare troppo a chiederti di iniziare una vita insieme quando tu eri già pronta, e la mia felicità di sapere che la persona che avevo accanto desiderava starmi vicino e condividere con me tutto quello che ci avrebbe portato la vita futura. Ti avevo aperto il mio cuore, sapevamo entrambi che c’erano delle cose da chiarire, ma mai e poi mai ho solo immaginato che ci saremmo lasciati: ero sicuro che, se i problemi ci fossero stati, ne avremmo parlato insieme e insieme avremmo trovato la soluzione. Ero sicuro di te e dei tuoi sentimenti verso di me. Ma perchè quando abbiamo dei dubbi o sentiamo che qualcosa non è più come prima non ci fermiamo a riflettere e a trovare la causa, non ci sforziamo di aspettare, cambiare qualche piccola cosa, cambiare qualche abitudine, correggere gli errori, cercare insieme una soluzione. Perchè a volte ascoltiamo le persone “amiche” che possono solo conoscere o comprendere parzialmente, e applichiamo i loro consigli senza metterli in discussione, senza pesarli con ciò che abbiamo nel nostro cuore. Stavamo facendo insieme un percorso, e le cose durante il percorso cambiano. L’amore un giorno è complicità, un altro passione, un altro è amicizia fraterna, un altro diventa sopportare l’altra persona, poi un altro è ancora passione, poi ridiventa complicità. A volte bisogna aspettare l’altra persona, a volte occorre aspettare se stessi. Io ti stavo aspettando, tu non hai voluto aspettarti. Tu eri sempre presa da mille problemi, e io mi preoccupavo per tutti i tuoi mille problemi. Forse non sono riuscito a dimostrartelo sempre, ma tu eri il mio primo pensiero la mattina quando mi svegliavo, e l’ultimo pensiero la sera prima di addormentarmi. Io mi sono svegliato da una specie di trance che mi aveva completamente assorbito: la casa, cercare di fare le cose con le mie forze senza l'aiuto di altri, sacrificare il tempo con te per un progetto che mi faceva immaginare, quello che ora è un cantiere, un nido di calore, amore e felicità. Forse anche con il lavoro e il sacrificio intendevo dimostrarti tutto il mio amore per te; volevo dimostrarti che mi sarei spaccato in due pur di renderti felice, pur di darti tutto quello che volevi. Lo stimolo e la forza che mi faceva andare avanti, che era gioia di fare, eri tu, erano il tuo odore, le tue cose, la tua presenza a riempire ogni angolo di quella casa. E non era ti giuro un sacrificio cercare di esaudire tutte le richieste sul lavoro per prendere quel maledetto premio in denaro di fine anno per pagare i lavori, e non era un sacrificio stare sabato e domenica in mezzo alla polvere e ai calcinacci per terminare il prima possibile la nostra casa. L’ho sempre considerata la nostra casa. Immaginavo quella vasca piena d'acqua calda, l'incenso nell'aria, noi due a coccolarci nella schiuma mentre Alvaro grattava alla porta. Avevo fatto modificare la nostra stanza come desideravi. Doveva essere una sorpresa per te quando saresti venuta a vedere come procedevano i lavori. Immaginavo il futuro che sarebbe stato e non mi rendevo conto che il presente non lo stavamo vivendo, davo per scontato che anche per te questa lunga attesa poteva essere mitigata da quello che poi sarebbe stato. Dopo tutto quel lavoro, dopo quell’esame, avevo concluso molti impegni pressanti, avevo bisogno di vederti, di abbracciarti: un caffè a Frascati, guardarti negli occhi, parlarti , capire insieme a te. Volevo abbracciarti, trasmetterti tutto il mio calore e il mio amore, non volevo mai più lasciarti sola un minuto.
Ora provo un grande senso di perdita, abbiamo trascurato noi mentre eravamo impegnati a rincorrere i mille piccoli problemi quotidiani. Io ho trascurato te, e tu hai trascurato me. In questi anni ho avuto occasione di approfondire quelle che erano semplici conoscenze femminili e trasformarle in qualcos’altro: mi sono sempre voltato dall’altra parte, non ho mai voluto neanche immaginare un’altra persona diversa da te. Non so se anche per te è stato lo stesso, non so se fra tutte le persone che hai occasione di incontrare ogni giorno sul lavoro hai trovato qualcuno che ti ha fatto stancare e dimenticare di tutto quello che avevi e avevamo. Tutte le mie emozioni avevano un senso e quel senso eri tu: anche se non potevo vederti, anche se non potevo parlarti, sapevo che tu c’eri e ci saresti stata per sempre. E all’improvviso tu non provi più niente per me, non sei più attratta da me, provi fastidio quando ti sfioro... Hai utilizzato un modo duro per staccarti da me e dalla paura di me. Hai deciso un giorno di uscire dalla mia vita, e lo hai fatto come se fossimo state due persone che si erano incontrate solo pochi minuti prima, e non come due persone che avevano condiviso quattro anni insieme. Mi hai spiazzato, sono rimasto sorpreso, senza fiato, senza parole. Stai cercando di farti e di farmi meno male possibile, ma non c’è un dolore più o meno forte, c’è solo dolore. La via più breve per soffrire meno è dimenticare: indifferenza. E’ passato del tempo, le cose vanno meglio, faccio tutte le cose che facevo prima, e molte altre ancora. Posso respirare, mangiare, dormire, ma anche uscire, lavorare, andare in palestra, incontrare nuove persone, ridere e scherzare. Però la cosa che mi piace fare di più è pensare a te, alle cose che abbiamo fatto, ai posti dove siamo stati, alle cose che ci siamo detti. E posso pensarti durante una riunione al lavoro, oppure in macchina ascoltando una canzone, o quando incontro per la strada qualcuno con un cane al guinzaglio, quando vedo una fiat punto grigia, quando vedo un film che avevamo visto insieme, quando passeggio per Frascati, quando sono davanti a qualche vetrina che ti piaceva tanto, quando vedo delle persone mano nella mano. E poi mi piace ascoltare dentro di me: ci sei tu che di tanto in tanto spunti fuori con una voce, una sensazione, un sorriso, un bacio. Piccoletta mia, devo dimenticarmi di te, ma proprio non ne ho voglia...... Alessandro.
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