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"Fiori per Algernon" di Daniel KeyesNord, 1966

Post n°282 pubblicato il 12 Agosto 2008 da Mrs.Ramsay

Fantastico l'espediente letterario dell'autore di scrivere il libro sotto forma di diario, di "rapporto dei progressi" scritto dallo stesso Charlie, una persona ritardata, che riesce a malapena a scrivere, che fatica a leggere, che vede il mondo in modo diverso da come siamo abituati a vederlo, che è sincero ed onesto, che è ancora un "bambinone" ma con tanta voglia di diventare intelligente e di poter essere considerato come una persona normale.
Quando gli offrono la possibilità di sottoporsi ad un esperimento per aumentare il suo quoziente intellettivo accetta di buon grado, Charlie si rende conto di essere "diverso", fin da quando era bambino gli è sempre stato rinfacciato il fatto di non essere come tutti gli altri ed ha sempre desiderato di essere finalmente accettato dalla sua famiglia.
Dopo l'operazione la sua vita cambia: lentamente inizia ad imparare a scrivere bene, a capire le cose, scopre i sentimenti, le donne e il sesso, ha una vita "normale", fino a che diventa anche troppo intelligente, così tanto che nemmeno i professori universitari, con anni ed anni di esperienza, riescono a competere con lui.
Ma a parte questo Charlie inizia a prendere coscienza di sè. Capisce quello che era e capisce che le persone non scherzavano con lui, ma ridevano di lui. Capisce che le persone possono avere anche cattive intenzioni, che sono davvero poche le persone "buone", e che il mondo non è così bello come lo vedeva prima dell'operazione.

Mi è piaciuta moltissimo questa frase, detta da una signora che lavora in un centro per persone con problemi mentali: "I ragazzi normali crescono troppo rapidamente e non hanno più bisogno di nessuno... se ne vanno per conto loro... dimenticano chi li ha amati e ha avuto cura di loro. Ma questi fanciulli hanno bisogno di tutto ciò che siamo in grado di dare... per tutta la vita."

Più della storia in sè (per altro molto bella e con un finale prevedibile ma azzeccatissimo), del fatto di aumentare il quoziente intelletivo (cosa sulla quale si potrebbe aprire il solito discorso su quanto la scienza si possa permettere di intromettersi nelle questioni naturali, su quanto sia giusto modificare il modo di essere di una persona), quello che più mi è rimasto in mente del libro è l'entrare nella mente di una persona "ritardata" che nessuno considera una persona vera e propria. Beh, io ho trovato Charle molto più umano e molto più buono di alcune persone "intelligenti".

 
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