Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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Messaggi di Settembre 2016

VISIONE DI DONNA di Alfredo Giglio

Post n°420 pubblicato il 26 Settembre 2016 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

 

 

 

VISIONE  D I DONNA

di Alfredo Giglio  ©

 

S’affaccia più sovente alla mia mente

Una vision di donna singolare

Con forme seducenti molto rare

Che,dimorando in me sempre silente

Quale reina d’un intimo sentire,

In cielo mi trasporta dolcemente.

Nell’aria poi respiro il suo sentore

Per le volte che da vicin l’ammiro,

Ma sol nel sogno avverto il suo calore

E parmi di goder in quel deliro

Del corpo suo più caldo e dell’amore.

Cred’or di viver già nell’irreale

Che mi porta a maledir l’eterno male

Ch’il tempo porta seco e l’amarezza

D’aver poca virtù per la vecchiezza.

Ormai da tempo attendo e più dispero

Di poterla abbracciar teneramente

O d’esser sommo nella sua carezza.

Aspettando la fin delle stagioni

Di quella breve vita che mi resta

Domando a Dio delle sue ragioni

Per il dolor che l’anima devasta,

E, soffocando un desiderio atroce,

In core porterò, come  rimpianto

Solo l’eco del suon della sua voce.


Alfredo Giglio

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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FIORE AULENTE di Alfredo Giglio

Post n°419 pubblicato il 22 Settembre 2016 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

 

FIORE  AULENTE

di Alfredo  Giglio  ©

 

Qual fiore  che col  nettare l’arsura

Placa  del vile e brulicante insetto

E privo rimane or di sua dolcezza                                         

Offrendo solo odore  alla natura,

Così resta la Rosa più vermiglia

Spogliata dei suoi petali carnosi,

Al par di lei ch’ormai s’è liberata

Da quel tormento che l’avea tradita,

Poiché  dal cor da tempo era bandita.

Perduto quel fulgor che l’avvolgea,

Mostra nel guardo tutto il suo dolore

E nel sorriso spento il suo rancore.

Però la luce viva dei suoi occhi

Lancia come vampate di calore

Che fermano nel petto ogni respiro

E il labbro seducente parla al core,

Con l’anima gentil che vibra ancora.

Vago traspare un senso di speranza

D’un amore novello e più sincero.

S’affanna  pure il voluttuoso seno

Nel mentre resta ancora l’avvenenza

Nel turgore dei fianchi suoi flessuosi.

Il fascino perenne le appartiene

Come il mister ch’ai palpiti dà vita

E anche la passion  ch’a lei conduce.

Ancor  vivrà  i  giorni più felici

Con chi avrà la gioia dei suoi baci,

Mentr’io rimango vuoto e dentro amaro

E muore la magia d’un sogno avaro.

 

Alfredo Giglio

 

 

 

 

 
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ANNO BISESTILE di Lidia Masci - Recensione a cura di Alfredo Giglio

Post n°418 pubblicato il 02 Settembre 2016 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

 

 “ANNO BISESTILE” di Lidia Masci

Recensione a cura di  Alfredo Giglio

 

Ho letto con vero piacere il libro ANNO BISESTILE di Lidia Masci, che ho trovato interessante, come grido di condanna al vergognoso fenomeno della pedofilia, nonché all’ignominia di parenti, specie se genitori, che dovrebbero amare, proteggere e coccolare i bambini, per farli crescere sereni nel loro mondo fatto d’amore e fantasia, invece che discriminarli, ignorandoli totalmente.

Lo spunto del romanzo, che ho appena finito di leggere, sembrerebbe quasi autobiografico, forse per il continuo narrare intime vicende, come fosse un lungo monologo interiore, in cui l’Autrice si dimostra acuta analizzatrice, da vera psicologa, di tutte le sfumature del dolore, annidate in una mente infantile: sensazioni di cupa disperazione che rimbalzano, come un’eco, dal cuore all’anima, per prender dimora, come un tarlo, nella mente ormai smarrita. Mi pare, quindi, di poter definire quest’opera di Lidia Masci come un condensato di un rapporto angoscioso che la protagonista, Rebecca, una bambina orfana di madre, strappate alle cure amorevoli delle zie, avverte nei confronti della vita.

L’angoscia ed il dolore, racchiusi nello spirito tormentato di Rebecca, diventano via,via, quasi tangibili e suscitano nel lettore un senso di rabbia e sbigottimento, per le vicende veramente avvilenti che, con magistrale perizia linguistica, la scrittrice ci descrive in tutti i loro risvolti: è la disperazione di un’anima impotente, che deve subire mille umiliazioni, da parte di una matrigna meretrice, nonché la mortificazione della carne per lo stupro, in età infantile, da parte dei suoi clienti.

L’attesa costante di una vera liberazione da quello stato servile di quasi schiavitù, costringe Rebecca a chiudersi in sé, rifiutando, con terrore, qualsiasi contatto maschile, per ritrovarsi sempre circondata da  dolore e disperazione.

Colpisce, a questo punto, la notevole capacità di Lidia Masci di penetrare nel profondo dell’anima della piccola protagonista, tanto che ci si sente partecipi delle ansie, delle paure e della disperazione di questa bambina, senza voce, ma intimamente forte, che supera, a volte, anche il delirio di onnipotenza della sua matrigna, sua carnefice costante , nonché del suo genitore assente, freddo e distaccato, che  ha un cuore di pietra, una mente vuota e non conosce alcuna forma di sentimento paterno.

Mi piace ricordare a questo punto  che la scrittrice, in questo romanzo, è voce narrante dei numerosi tasselli, che fanno parte di una esperienza di vita molto amara, ma la sua bravura non sta nel consegnare al lettore la mera esperienza vissuta, ma piuttosto trasmettere tutta la potenza vitale, che dimora nel vissuto, proprio come scriveva Walter Benjamin in un suo saggio.

Non mancano comunque scene di vera distensione e di rivincita civile, che non rivelerò per non togliere il gusto al lettore di scoprire come lentamente il destino volga, ad un certo punto, a favore di Rebecca, regalandole, proprio alla fine, la vera felicità ed una vita normale e dignitosa.

Per concludere, possiamo dire, che la scrittrice  ritorna al tema a lei molto caro, del riscatto femminile, della rivincita sul male, e, quindi, alla figura della farfalla dalle ali d’acciaio, che non si piega alle avversità della sorte avara, per cercare costantemente e con ardimento, la libertà, sempre agognata.

Complessivamente è una bella storia, come altre in circolazione, ma scritta bene, scritta col cuore e con una sensibilità superiore.

Consiglio a tutti di leggere “ Anno Bisestile “ di Lidia Masci,perché la narrazione è appassionante e scorre liscia, senza mai annoiare il lettore, che, sono certo, la gusterà fino in fondo. Lo stile, ripeto, è forbito e poetico allo stesso tempo e la fine della narrazione risulta armonica e pacificatrice, tanto da strappare ai cuori più sensibili anche qualche lacrima.

 

Alfredo  Giglio

 

 
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