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Messaggi del 26/01/2016
NATALE PERDUTO
di Liviana Dellepiane
Che ne sarà del Natale senza i bambini.
Portavano gioia, amore e speranza.
Credevano fosse un gioco,
essere in quel barcone in mezzo al mare.
Sorridevano perché il sole non li tradiva.
Anime innocenti spariti nelle acque del mare,
un mare freddo, cattivo e senza cuore.
Aspettavano, silenziosi, vicino ai propri cari,
di essere accolti con gioia, da gente sconosciuta.
Mentre Gesù nasceva al freddo e al gelo, loro
così morivano, senza un alberello pieno di colori,
senza un camino acceso per riscaldarli,
senza ricevere forse il loro primo dono,
perduti per sempre, piccoli cuori solo pieni d'amore.
Commento a NATALE PERDUTO
di Liviana Dellepiane
a cura di Alfredo Giglio
Questi versi, scritti col cuore, da Liviana Dellepiane, hanno colpito tanto la mia fantasia e mi hanno talmente emozionato, seppure nella loro semplicità, che ho sentito la voglia di commentarli, avvertendo in essi la freschezza di chi sente nell’anima l’angoscia di eventi luttuosi, che riempiono, da tempo, le pagine dei media di cronaca dolorosa. La Poetessa affronta, con coraggio e dolcezza, il problema molto toccante dell’emigrazione di massa, dalle coste africane sino ai nostri lidi, in condizioni di grande rischio per i poveri migranti, talchè molti di loro, perlopiù donne e bambini, annegano miseramente prima di toccare le sponde della terra d’Europa.
La Poetessa, proprio nelle giornate che precedono il Natale, avverte il dolore e l’ansia per quei bambini, morti tra i flutti, che non vivranno le giornate di festa del Natale, mentre in cuore nutrivano la gioia e la speranza di un avvenire diverso e, certamente, più luminoso.
E si interroga, dicendo: che ne sarà del Natale, festa dell’amore, senza questi bambini, partiti allegramente, come fosse un gioco, su un barcone traballante sulle onde, in una splendida giornata di sole? E qui possiamo notare con quanta amarezza la Poetessa dice queste cose, lasciando intendere che il Natale sarà giorno pieno di tristezza e di profonde riflessioni.
Anime innocenti annegate in un mare gelido e cattivo. Stretti ai propri cari, aspettavano di essere accolti con gioia e tanto amore da gente sconosciuta, ma certamente accogliente.
Così, mentre Gesù veniva al mondo in una giornata di gelo, loro morivano senza la felicità che poteva dare loro un alberello illuminato, senza il calore d’un camino acceso, senza aver ricevuto nemmeno quello che avrebbe potuto essere il loro primo dono, perduti fra le onde, piccoli cuori, pieni d’amore.
Così conclude Liviana Dellepiane e non è difficile capire quanto amore vi sia nel suo cuore e quanta commiserazione nel suo animo sensibile per una umanità sofferente. Ed è proprio in questo senso di profonda umanità che bisogna ricercare il valore dei suoi versi, che sono, ripeto, veramente sgorgati dalla sua interiorità delicata.
Alfredo Giglio
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Inviato da: cassetta2
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