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Il ritorno della banda dei corvi neri

Post n°100 pubblicato il 20 Agosto 2022 da Armanarman2
 

 

 "e compagne galline vengono costrette a produrre uova come macchine di catene di montaggio, con dei fari accesi giorno e notte sopra di loro per fare uova del continuo fino allo sfinimento

«Questo e un vero sopruso!» "gridarono le oche, «Noi diciamo basta alla tirannia dell'Umano!» fecero eco le caprette.

«Basta con il fattore Benson

«Basta con i suoi giochetti commerciali

«Non vogliamo più stare sottomessi a lui

«È ora di agire compagni!»

«Da oggi in poi niente più maionese, merende e dolci, gelati e torte! l'Umano non avrà più le nostre uova

A queste parole seguì un'ovazione di tutti gli animali presenti e scroscianti applausi di piume!

Si levò nella fattoria una rivoluzione, in particolare dei numerosi gruppi di galline, giunti lì da ogni parte dai paesi vicini con ogni mezzo di trasporto, treni, autobus e aerei!

Gli uccellini cinguettavano svolazzando su alcuni trespoli che si trovavano nella stalla, felici di avere sentito delle belle parole è una speranza di cambiamento!

Gli agnellini belavano incessantemente e a qualcuno uscì anche qualche lacrima.

L' asinello si era commosso e ragliava sottovoce per non farsi vedere, perché si vergognava!

I maialini grugnivano festosi,  il cavallino Gigino diede un nitrito di gioia così forte che svegliò il fattore Benson, che cadde dal suo letto!

Si metteva male per l'allegra combriccola ora che avevano svegliato il loro datore di lavoro!

Le cicale intonarono un coro di solidarietà verso i pennuti operai.

«Basta più le prigioni per le compagne galline!

Niente più uova nelle batterie!

Niente più uova tutte le mattine!

Evviva le nostre compagne galline!

Evviva le nostre compagne galline

 

La mafia in ogni luogo? Sì, anche nella stalla del cavallino Gigino vuole dettare le sue regole mafiose!

                                  IL RITORNO DI ORVIC

La riunione di quella notte si era fatta alquanto animata , ognuno voleva prendere la parola.

E così dopo il segretario dei suini e quello delle galline, fu invitato a salire su una balla di fieno il delegato sindacale dello S.C.A. il Sindacato delle Capre e Agnelli.

Anche lui aveva molte cose da dire!

«Triste davvero è la sorte dei nostri compagni agnelli e capretti!» iniziò il discorso il segretario sindacale delle capre e agnelli.

«Abbiamo ascoltato compagni, la sorte delle nostre lavoratrice galline , in quali condizione le tengono a lavorare,tutto ciò ci rattrista immensamente il cuore!"Disse il sindacalista.

"Ma gli agnelli?  i capretti?

Il sublime vivere godereccio dei paesani nei periodi pasquali e abominevole, compagni!

A Pasqua migliaia di agnellini vengono sacrificati e messi a tacere per sempre.

Questi poveri agnellini, dopo avere pianto tutta la notte per il loro dolore invocando la loro mamma e tremato per paura e terrore di morire vengono giustiziati senza pietà!"

Prosegue il delegato dello S.C.A.

"Nella festa di Pasqua si suonano le campane a festa, ma per agnelli e capretti suonano  le campane a morte!"

Un brusio di insofferenza si levò nella stalla!

"Ancora più inquietante e però il titolo inglese del film: "The silence of the lamb" ovvero "Il silenzio degli innocenti", perché proprio di questo si tratta!

Il silenzio delle loro madri, milioni di pecore ammutolite dallo sgomento, dopo avere belato per giorni la grazia per i propri figli, mai arrivata, piangono per giorni e giorni la perdita dei loro piccoli"

"Ma poi, ecco, per miracolo riappaiono sui banconi delle macellerie e dei supermercati, interi o fatti a pezzi, gli occhi velati nell'ultimo sguardo spaventato prima della morte!

I dentini serrati in un ultimo sorriso alla vita, martiri innocenti di una guerra non dichiarata, fatta in nome di tradizione e usanze barbariche.

In nome dell'ingordigia e dell'ignoranza come vuole la tradizione paesana".

A queste ultime parole si levò una voce dal fondo della stalla.

«Ci pensiamo noi a mettere a posto tutto questo! Basta con la tirannia di nonno Benson!»

Tutti si girarono verso la porta della stalla da dove veniva una voce gracchiante autoritaria.

Era Orvic Junior, il figlio di Orvic Senior il Jugoslavo, capo indiscusso della banda dei corvi neri!

Famosa negli anni trenta, gli anni di piombo, ricordati per la le scorrerie della banda dei corvi neri  nel campo del signor Benson.

Molti ricordano ancora la loro rapacità e l'assalto della banda dei  ai depositi dei semi del campo, nella famosa parabola del seminatore!

Tanto scalpore fece in quel tempo, una cronaca nera finita su tutte le pagine dei giornali!

I corvi di Orvic erano giunti alla fattoria, dopo una scorribanda notturna per le vie del paese, con le loro grosse motociclette, che avevano tenuto svegli tutta la notte i paesani di Agua Mara, con il rombo dei loro motori!

Qualcuno affacciandosi dalla finestra, disse qualche parola non proprio ortodossa verso di loro e tentò di impallinarli con il fucile da caccia in quella notte chiassosa!

Il corvo Orvic Junior era molto intelligente, capace di svolgere mansioni difficili, trovando sempre delle soluzioni ad ogni situazione che si veniva a presentare!

In qualunque circostanza aveva sempre la soluzione a portata di mano e d'altra parte era considerato l'uccello più intelligente dall'uomo!

Ma Orvic Junior aveva preso come suo padre una cattiva strada, fatta di scorribande e assalti a nidi e uova di uccelli!

La sua vita dissoluta aveva fatto morire la sua povera mamma cornacchia di crepacuore, per il dispiacere che le aveva procurato!

«Sappiamo noi come mettere a posto il caro  Benson e la sua cricca!» disse Orvic Junior

«Mio padre ebbe modo di conoscerlo molto tempo fa nella famosa "Guerra dei Semi" e noi conosciamo bene il nostro pollo

«Cosa c'entro io?» dice preoccupato il galletto Pepite sentendosi chiamare in causa!

«Era un modo di dire, galletto! una metafora!» rispose Orvic

«Tu, mi sa tanto, che non sei per niente un galletto intelligente!» disse Orvic guardandolo minaccioso negli occhi.

«Non vogliamo delinquenti fra noi!» disse la gallina Crestina muovendo nervosamente le sue poche penne rimaste.

«Ce la caveremo da soli anche senza il vostro aiuto!» ribatté abbaiando il cane da guardia Burk.

«E meglio che andiate via da qui, non vogliamo animali mafiosi e corrotti con noi!» disse timidamente l'agnellino Bianchina, tenendosi però a debita distanza dal brutto muso del corvo Orvic!

 Orvic nel frattempo, per niente preoccupato delle parole che gli dicevano, si era acceso una sigaretta facendo anelli di fumo e valutando calmo le reazioni degli animali presenti.

«Vedo che c'è una certa diffidenza nei nostri confronti!» disse il corvo svolazzando per la stalla e andandosi a posare su una trave in alto dove c'erano gli uccellini, che impauriti dalle parole minacciose del corvo nero,  si guardarono bene di restare lì e volarono via terrorizzati!

«Ma io rispetto le idee degli altri» proseguì Orvic calmo, continuando a fare anelli di fumo nella stalla

«Anche se personalmente, non mi sono simpatici i sindacati!»

«Ma quando non si trova un accordo bisogna agire di conseguenza, non siete d'accordo

Tutti gli animali stavano ad ascoltare intimoriti il discorso del brutto corvo nero Orvic che non prometteva nulla di buono!

Avevano sentito parlare di lui e della sua banda di corvi, delle scorribande che facevano nei campi vicini, dove passavano loro erano come Attila, non restava niente sul terreno!

Mangiavano di tutto, ogni tipo di insetti, ogni tipo di frutto, distruggevano tutti i nidi saccheggiandoli e mangiavano le uova degli altri uccelli!

Occupavano il territorio dove a nessuno era permesso passare o beccare senza il loro permesso!

«Incendierò questa misera stalla e cosi finiranno le divergenze di opinione di classe!» disse Orvic finendo di fare gli anelli di fumo con la sua sigaretta.

Gracchiando nervosamente, si accingeva a buttare la cicca sulla paglia della stalla per incendiarla, mentre tutti gli animali, appena vista la malaparata incominciarono a scappare via!

C'era un gran brusio di linguaggi, le mucche muggivano, i cani abbaiavano, le pecore belavano, i cavalli nitrivano, le anatre quacquaravano!

I maialini grugnivano ad alta voce e cercavano di arrivare per primi alla porta della stalla per fuggire!

Ma la via era bloccata da altri corvi della banda di Orvic che non lasciavano passare nessuno!

«Fateci uscire corvi maledetti!» urlavano terrorizzati i maiali,

«Non ci lascerete arrostire qui dentro!» 

Gli uccellini svolazzando da una parte all'altra della stalla cinguettavano nervosi e impauriti, inseguiti dai brutti corvi che li beccavano sulla testa.

«Venite qui passerotti cari! Non vi vogliamo fare del male! Solo qualche beccata sulla testa! Cra... Cra.» 

L'asinello Gelsomino tentò un'estrema difesa contro un corvo che gli si era attaccato alla sua coda, sferrandogli un calcio che stordì il corvo mafioso che lo infastidiva e lo stese al suolo!

«Prendi questo bel calcio, mafioso corvaccio!» disse l'asinello, «Vediamo se dopo avrai ancora voglia di fare lo spiritoso!»

Il cavallino Gigino da parte sua, non se ne stava con le zampe tra le zampe.

Con la sua possanza, nitriva e correva dietro ad alcuni corvi che scappavano da una parte all'altra della stalla, inseguiti dal cavallino che si era molto arrabbiato per l'invasione della banda dei corvi neri nella sua stalla e per la loro arroganza mafiosa!

«Nella mia stalla nessuno viene a comandare! Tantomeno voi mafiosi corvi della malora!» 

Un falco Grillaio che si trovava a passare da quelle parte per andare a nidificare, provenendo dall'Africa, voleva salutare il suo amico il cavallino Gigino.

Aveva udito le ultime parole minacciose del corvo Orvic e non sopportando per niente la loro insolenza mafiosa, si buttò su di lui spiegando le sue grandi ali, lo prese tra i suoi artigli e lo portò in alto nel cielo fin dove scomparvero all'orizzonte!

«Vieni con me brutto corvaccio mafioso! Un po' di aria fresca a quota 3000 d'altezza ti farà bene al becco!».

Non si seppe più nulla, della fine che fece Orvic il corvo mafioso che gracchiava impaurito tra gli artigli del falco Grillaio mentre si libravano sempre più in alto in cielo!

Ma tutto quel frastuono non poteva passare inosservato nella fattoria,  il mezzadro Tobia, temendo che fossero entrati dei ladri nel pollaio, si alzò, prese il suo fucile da caccia appeso vicino al letto, e andò a vedere cosa stesse succedendo!

«Brutte volpi della malora! Sono ancora loro che sono entrate nel pollaio come l'altra volta!

Ma adesso una buona scarica di pallini farà passare loro la voglia di venire nel pollaio!» 

Il buon Tobia come arrivò vicino alla stalla da dove proveniva tutto quel baccano, aprì la porta e gli si presentò una scena incredibile.

La stalla era tutto sottosopra, con un principio di incendio provocato dalla cicca di sigaretta che il corvo Orvic aveva fatto cadere sulle balle di fieno, quando il Falco Reale lo prese tra i suoi artigli!

Tobia fu preso dal panico e cercò di spegnere quel principio d'incendio con una pala trovata lì vicino, sbattendola più volte sulle balle di fieno che oramai stavano prendendo fuoco sempre di più!

«Signor Benson... Signor Benson! Presto correte! La fattoria va a fuoco!» gridava il buon Tobia mentre cercava inutilmente di spegnere l'incendio con l'inutile strumento che aveva in mano!

Tutti gli animali scappavano da una parte all'altra in cerca di una salvezza, chi belava, chi grugniva, chi ragliava, chi nitriva, chi cinguettava, insomma la stalla era diventata una vera Babilonia. 

(continua)

 

 

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