Creato da Armanarman2 il 24/05/2010

Ritorno alla Genesi

Racconti

 

 

Un buon contratto sindacale

Post n°107 pubblicato il 17 Ottobre 2022 da Armanarman2
 

 

Il discorso del leader Castiel fu trasmesso da tutte le televisioni mondiali suscitando consensi e simpatie nel mondo animale, ma molto meno nell'uomo, che dopo questa dichiarazione, che sembrava precludere una minaccia di guerra contro l'Umano, si decise di convocare d'urgenza ' l'O.M.S.P.A. "Organizzazione Mondiale Salviamo il Pianeta dagli Animali", per discutere del grave problema che si era presentato nel mondo, dopo l'annuncio shock del gatto Castiel. Tutte le fattorie nel mondo erano in subbuglio e gli animali incominciarono la loro prima rivoluzione mondiale contro l'essere umano, padrone del mondo e del diritto alla vita.

Ma allora era tutto vero quello che sentiva dire della "Fattoria delle anatre selvagge?"

Le storie che si raccontavano in giro? 

Il matto del paese aveva ragione, quando diceva che aveva sentito parlare gli animali della Fattoria del signor Benson. Forse tanto matto non lo era per niente. Non erano tutte storie inventate.

Nella fattoria, si discusse fino all'alba del discorso del gatto Castel. Alla conclusione della riunione e della conferenza stampa, alquanto movimentata, si era deciso per lo Sciopero Generale a oltranza. Vennero chiusi tutti i cancelli delle fattorie per lo Sciopero proclamato dai sindacati degli animali e da quel giorno anche la fattoria del padrone Benson non sarebbe stata più la stessa.

Non si sarebbe più sentito il belare della pecora Giuseppina, il grugnito del maiale Peppino, il gracidare delle rane nello stagno, il coccodè della gallina Crestina, il canto degli uccellini.

Il silenzio aveva invaso la fattoria, che non era più allegra e gioiosa come prima.

La fattoria di Benson fu la prima a proclamare lo Sciopero

Generale, e dette l'impulso a tutte le altre fattorie dei paesi vicini che furono caratterizzati da lotte di maiali e agnelli, di galline e pecore, pulcini e lumache, tortore e cavalli, tutti uniti contro i contadini.

La lotta ebbe il suo culmine e conclusione, con l'occupazione delle fattorie il 20 settembre 1922.

In questo periodo si verificarono soprattutto nell'Italia meridionale, mobilitazione di tutti gli animali da fattoria, e anche tutti gli altri animali studenti che studiavano alle Università, i somarelli, i cavallini, le oche e le galline, agnellini e topolini, scesero in piazza per dare il loro sostegno ai loro compagni in lotta nelle fattorie occupate.

Ci furono parecchi scontri con le forze dell'ordine dei macellai che li volevano portare al mattatoio.

Parecchi feriti, finirono all'ospedale veterinario del paese, che dopo averli curati li trasferivano urgentemente al mattatoio comunale.

Tutto a spese di un progresso sfrenato a discapito della manodopera, o meglio della zampadopera.

Ma dopo molti giorni di lotta finalmente qualcosa si mosse.

Una delegazione sindacale del C.O.R. Comitato Oche Riunite, fu ricevuta dal ministro del lavoro per la firma sul nuovo Contratto Nazionale del Lavoro, e con questo accordo si era raggiunta una buona intesa sul lavoro degli animali da fattoria.

Sul nuovo contratto c'era scritto che il gallo non avrebbe più cantato all'alba di ogni giorno, tutte le mattine, ma solo dopo mezzogiorno. Il sabato e la domenica festivi, niente sveglia, nessuno "chicchirichì" nelle fattorie. 

Le galline avevano anche loro ottenuto un buon accordo. Non dovevano andare più a letto appena tramontava il sole, ma avrebbero potuto stare fuori anche dopo mezzanotte. Con la libertà di andare in discoteca nelle ore notturne.

Un'altra concessione che avevano ottenuto, avrebbero covato solo un uovo al giorno, per non stressarle troppo. Anche per loro sabato e domenica a riposo, niente uova da covare.

L' asinello Gelsomino non avrebbero più fatto lavori manuali pesanti, ma avrebbe portato la legna in paese, solo mezzo chilo alla volta. Con la clausola che doveva fare un corso di aggiornamento di informatica, ma visto la sua natura, ci aveva subito rinunciato.

La mucca Guglielmina, avrebbe fatto solo un litro di latte al giorno, non di più. Ogni litro di latte in più, il fattore avrebbe dovuto considerarlo come ore straordinarie, da pagare con erbetta fresca di montagna.

Gli agnelli ebbero pure loro dei buoni risultati nel contratto. Non si sarebbero più fatti vedere in giro nel periodo Pasquale, perché avevano ottenuto una gratifica speciale riservato solo alla loro categoria. Nei giorni festivi di Pasqua, potevano andare sulla Costa Crociera all'estero, e non sarebbero finiti sulle tavole degli ingordi paesani, sacrificati per i pranzetti Pasquali!

E anche per i maialini si era arrivato a un buon risultato del Contratto Nazionale. Niente più salsicce e prosciutti prima dei venti anni di vita, e con trenta giorni di ferie pagate, per andare verso i paesi Arabi dove non sarebbero stati mangiati. La pensione con solo venti anni di contributi.

La fattoria del fattore Benson era stata la prima a dare inizio a una lotta sociale per i diritti degli animali, e ne avevano usufruito tutti quanti della riforma del lavoro delle fattorie, in quelle dure giornate di lotte e occupazioni. Avevano lottato per i loro sacrosanti diritti, perché tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza. 

Anche nel paese di Agua Mara dopo questi avvenimenti di scioperi a oltranza, il sindaco emise un'ordinanza.

 

Il sindaco di Agua Mara? Un convinto animalista! Niente cotolette e arrosti sulla sua tavola!      

 

 

 

 

 
 
 

La festa del ringraziamento

Post n°106 pubblicato il 17 Ottobre 2022 da Armanarman2
 
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«Animali della fattoria, amici e compagni tutti, un sentito ringraziamento va a tutti voi e ai miei fedeli elettori che hanno avuto fiducia in me.

Nel nostro programma abbiamo parlato del fatto che abbiamo bisogno di più spazi per tutti nelle fattorie, e c'è bisogno di una nuova grande Fattoria Europea Unita, che non sia solo una sigla.

Le nostre cooperative insieme alle altre fattorie sono già su una buona strada di collaborazione, ma non bastano da soli per contenere tutti gli animali che provengono da altri paesi, gli uccelli migratori, le balene, le rondinelle, le farfalle dell'equatore, i pinguini del Madagascar, sono tutti nostri fratelli che sono costretti a migrare a causa di un dissesto ecologico portato avanti irresponsabilmente.

Noi vogliamo potenziare queste fattorie per poterli accogliere, con nuovi investimenti e nuovi posti di lavoro, ma abbiamo bisogno di una riforma storica, un'idea rivoluzionaria che mai prima d'ora qualcuno si era sognato di attuare, e che forse farà discutere molto ma non c'è altra scelta. Amici animali di tutta la terra, non saremo più noi a lavorare nei campi, nelle stalle, stressati nei pollai, sfruttati per un poco di biada, messi al macello per saziare lo stomaco dei paesani. No fratelli miei non saremo più noi a lavorare, ma sarà l'uomo!

L'uomo dovrà prendere il nostro posto e noi prenderemo il posto di comando che ci compete da secoli e che l'Umano ci ha usurpato. È una sfida difficile, ma non impossibile, un'idea ambiziosa, ma non irrealizzabile, audace,  storica e rivoluzionaria. Se ognuno di noi sentirà questa responsabilità sulle proprie penne, sui propri dorsi, sulle proprie ali, sarà una svolta epocale per la storia dell'Umanità.

Una "Nuova Fattoria Unita" con i Diritti degli Animali è il nostro programma di riforma, paté e croccantini a volontà per tutti i felini, ma senza dimenticarci di nessuno di voi.

Organizzeremo, prima nella nostra fattoria, e poi nel resto del paese, una nuova idea di lavoro, sull'emigrazione e sullo stato sociale degli animali, che a tutt'ora non hanno tutele e molti di noi muoiono nei mattatoi comunali, sui posti di lavoro nelle fattorie e senza assicurazione sanitaria in caso di infortuni.

Ogni animale ha diritto al rispetto, la nostra agenda è fatta di molti impegni, e i nostri responsabili di segreteria da oggi in poi lavoreranno per voi, affinché ogni animale abbia la libertà di vivere come vuole senza la tirannia dell'uomo.

Martedì prossimo saremo insieme ai nostri fratelli migratori Gru, che vanno verso il nord per dare loro pieno sostegno. Abbiamo tutto l'interesse che il paese fermi l'emigrazione clandestina degli uccelli e delle rondini, della farfalla monarca, e delle anguille europee ma non possiamo dimenticarci di chi fugge dal loro paese travagliato da anni di caccia spietata, perché l'Umano uccide per fare sport!

Siamo in un momento delicato della storia delle "Unione delle Fattorie" e personalmente ne avverto tutta la responsabilità. Vogliamo una Fattoria forte, unita, che non sia solo oggetto di speculazione e di nuove regole.

I maialini nella loro breve vita nel porcile hanno un mesto futuro, fatto di costolette nelle macellerie, e prosciutti nella odiosa città di Parma. Tutto questo e inammissibile!

Le galline, come ha testimoniato la nostra compagna Crestina, sono usate come delle macchine da guerra per la produzione delle uova a scapito della loro stessa vita.

Ogni animale ha diritto al rispetto e l'uomo in quanto specie animale non può attribuirsi il diritto di sterminare o di sfruttare violando questo diritto. Anche a questo bisogna porre un rimedio, e nonostante molte volte abbiamo punti di vista diversi con i colleghi del sindacato, il nostro avversario comune è uno solo: l'uomo.

Non potremo pensarla tutti allo stesso modo, ma l'idea che l'uomo prenda il nostro posto è affascinante e ambiziosa, ci stimola sempre di più verso questo traguardo.

Pensate l'uomo che si mette al posto del bue mentre ara la terra, l'uomo che cova le uova al posto delle nostre compagne galline e sta tutto il giorno chiuso in una gabbia stretta da batteria, come ha vissuto per anni la nostra compagna la gallina Crestina.

Immaginate l'uomo che mangia il fieno nel fienile invece delle bistecche dei nostri compagni vitelli che con il loro sublime sacrificio riempiono la pancia dei grassi fattori. L'uomo che beve acqua dell'abbeveratoio al posto della Coca Cola, l'uomo che sta appollaiato su una staccionata e all'alba, allo spuntare del sole, si mette a cantare "Nel sole" di Al Bano, al posto dell'ormai vecchio ritornello del "Chicchirichì° del gallo Pepite diventato un tormentone!

Ma l'uomo ne sarebbe mai capace? No di certo! L'uomo e portato alla sola cosa che sa fare bene, il comando e la guerra!

Guerre contro la sua stessa specie e guerre agli animali, genocidi sono perpetrati dall'uomo e altri ancora se ne minacciano. 

Considerato che l'uomo è forte solo nell'ambizione e sfrenato nei suoi interessi.

Il disconoscimento e il disprezzo di questi diritti hanno portato, e continuano a portare, l'Umano a commettere crimini contro la natura e contro gli animali. 

L'Umano non potrà mai sottometterci del tutto, ci sarà sempre bisogno di noi per gestire il mondo che in un futuro non lontano erediteremo, e a questo traguardo cari amici, fratelli e compagni animali, siamo chiamati e ci dobbiamo preparare!

Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza. 

Ogni animale che appartiene a una specie selvaggia ha il diritto di vivere libero nel suo ambiente naturale terrestre, aereo o acquatico e ha il diritto di riprodursi. Ogni privazione di libertà, anche se a fini educativi, è contrario a questo diritto 

Vi voglio leggere una lettera di una nostra amica, una elefantessa dell'Africa, morta alcuni decenni fa a causa di ottantasei proiettili che l'umano le sparò durante la sua fuga verso la libertà.

 

La libertà? Un grande dono di Dio! Ma se priviamo i nostri amici animali delle loro libertà, della loro esistenza anche con metodi violenti? Qualche domanda alla nostra coscienza è d'obbligo!

 

 

 

 

 

 
 
 

Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 02 Settembre 2022 da Armanarman2
 
Foto di Armanarman2

 

Il gatto Castiel non si faceva prendere dall'emozione del momento, dai suoi istinti felini, ma aveva grande autocontrollo, su sé stesso e su ogni situazione, che lo indicavano come favorito e come il leader giusto per la guida degli animali delle fattorie.

Anche nella circostanza dell'incendio nella stalla del cavallino Gigino si era dimostrato molto in gamba, andando a dare l'allarme a tutti gli altri animali della fattoria con i suoi miagolii continui, svegliando tutti e salvandoli da una morte sicura.

Per la verità lui non era molto d'accordo sullo Sciopero Generale, che si doveva tenere nella fattoria.

In fondo voleva bene al suo padrone, che lo teneva sempre vicino a lui, sdraiato su un vecchio divano accanto al caminetto. Aveva sempre la sua scodellina piena, con la sua razione di croccantini, e non lo faceva lavorare mai. Stava tutto il giorno a fare delle lunghe dormite, alternate a momenti di gioco con le colombine e gli altri gattini del cortile.

Insomma aveva poco da lamentarsi dei lavori della fattoria del signor Benson. 

E poi c'era anche un'altra caratteristica del gatto Castiel che lo distingueva dagli altri animali della fattoria. La sua convivenza con tutti gli altri animali delle fattorie vicine, anche se erano di idee diverse, di un altro colore della pelle o delle piume, o di un'altra religione, politica o culturale, della sua.

Le Anatre Nere per esempio, erano state ispirate a un'ideologia antiborghese, e ostili alle istituzioni delle fattorie e contro ogni libertà di pensiero che non fosse quelle delle Anatre Nere, ma lui le rispettava.

Il Cardellino riconoscibilissimo per la sua faccia rossa che contrasta con il bianco e il nero, e il Pettirosso, erano per una dottrina economica e sociale delle fattorie di una unica proprietà comune con tutti gli animali e non solo del padrone Benson. Tutte le terre del fattore dovevano essere messe a disposizione della collettività dei compagni animali. I topolini grigi della campagna, le colombine del cortile, i conigli di campagna, le galline del pollaio, le mucche delle stalle. Insomma una vera rivoluzione.

Ma purtroppo erano arrivati tardi in quel contesto storico di un tempo già passato.

Con tutti Castiel aveva un buon rapporto di vicinato, e spesso la sera si riunivano per danzare tutti insieme nel cortile della fattoria, mentre il galletto Pepite intonava una canzoncina del suo paese "la Cucaracha".

In pratica, con tutti gli altri esseri diversi, il gatto Castiel aveva intrapreso una civile convivenza e dialogo. Lo si invitava volentieri nelle loro tane, nei loro pollai, nella stalla, nel granaio per fare una allegra chiacchierata, con una bella tavolata piena di croccantini saporiti, lisca di pesce e sufflè di carotine.

Secondo il sondaggio ex pool fatto alcuni giorni prima, il gatto democratico Castiel era dato per favorito, seguito per pochi punti di percentuale, dalla capretta Michelina sostenuta da ben quattro schede di diverse fazioni associate alla sua.

C'era un gran fermento quel giorno nella fattoria del signor Benson. Tutti gli animali delle vicine fattorie vennero per votare, pochi gli animali che si erano astenuti dal voto. Ci fu una buona percentuale di animali votanti, circa novanta per cento dei diritti al voto, e la sera dopo mezzanotte incominciò lo spoglio delle schede.

L'asinello Gelsomino ottenne ventidue voti, molto al di sotto delle aspettative degli asini. Era stato penalizzato a causa della sua mancanza di studi, e per non avere una laurea in "Asinologgia"

La gallina Crestina aveva preso centocinquanta voti, una bella affermazione, nonostante fosse la prima volta che si era presentata ad una lista politica, con grande gioia delle galline da cortile e dei polli ruspanti.

L'agnellino Bianchina solo dodici voti, ma era prevedibile con l'ondata di xenofobia e nazionalismo paesano che aleggiava nel paese di Agua Mara.

La lista del cavallino Gigino, sostenuta da ben cinque liste equine, prese quarantacinque voti. Molto al di sotto della media per essere eletto.

Il maialino Peppino a causa della legge sul "Porcellum" fu penalizzato e ottenne solo dieci voti.

La capretta leghista Michelina ottenne un buon successo. Molti animali delle fattorie che mangiavano l'erba verde, erano con lei. Ma non ce la fece per essere eletta con centotredici voti.

Il democratico gattino Castiel, come era nelle previsioni, ottenne ben duecento ventuno voti e fu eletto leader del gruppo degli animali della fattoria!

Il cane Burk solo tredici voti, ma era prevedibile, non era stata molto gradita la sua infelice battuta che fece sulle uova della gallina Crestina, che aveva suscitato molte polemiche, e questo lo aveva penalizzato nella sua campagna elettorale.

Furono trovate tre schede bianche, e dodici schede furono annullate a causa di errori, dove si era messo la croce su più candidati.

Quella sera ci fu gran festa nella segreteria dei gatti con razione doppi di paté, croccantini a volontà e acqua fresca del ruscelletto. Fu convocata una conferenza stampa per il giorno dopo, dalla segreteria del partito dei gattini.

Il giorno seguente la fattoria era tutta piena di giornalisti, per la conferenza che doveva tenere il nuovo leader democratico eletto, il gatto Castiel! Con disappunto del fattore Benson che vedeva quella giornata come una scusa dei suoi animali per non lavorare, una giornata persa. Ma ci furono parecchie contestazioni dei maiali che sospettarono degli imbrogli elettorali e fecero una denuncia al T.A.R. il "Tribunale degli Animali Rottamati."

Erano presenti le più importanti testate giornalistiche nazionali e straniere e tutti i giornalisti, fotografi e gli operatori televisivi erano intervenuti per seguire l'evento trasmesso via satellite in varie parti del mondo. Con esclusione della Corea del Nord impegnata in una grande parata militare e al test di lancio di missili, con coordinate di lancio sulle fattorie, pronti a usare le loro testate nucleare sulle Gru migratorie se avessero minacciato il loro territorio.

C'era il Corriere delle Oche, il Quotidiano dei Galli, la Voce del Maiale, Il Gazzettino delle Rane.

Poi c'erano le televisioni più importanti, con Tele Monte Caprette, Tele Animale canale Uno e Due, Il canale dei Volatili Sette, e altri ancora.

Nel granaio tutto era gremito in ogni genere di posto e incominciò la conferenza stampa del nuovo segretario eletto, il gatto Castiel. 

 

Siamo stati eletti Onorevoli nella fattoria? Allora bisogna dare subito una festa di ringraziamento!             

 

 

 

 
 
 

Il leader

Post n°104 pubblicato il 29 Agosto 2022 da Armanarman2
 

 

Quella notte il maialino Peppino detto "Er Grugno" prese la parola e disse:

«Compagni suini, amici animali, è venuto il momento di eleggere tra di noi un leader che ci possa guidare nelle nostre scelte e nelle  rivendicazione dei nostri diritti!

Sappiamo che l'abilità del comando non è data a tutti, ma solo ad alcuni di noi,  solo ai migliori!

Mentre nel mondo Umano chi si trova al comando,  è portato a interessi personali , non è così nel mondo animale, dove il leader vuole il benessere primario dei suoi sudditi !

Un gruppo inglese che ha studiato il fenomeno, ha visto la differenza abissale che separa la leadership degli uomini con quello del mondo animale.

Le iene si aiutano tra di loro nella caccia, gli elefanti sono caratterizzati dalle famiglie unite fino alla morte e seguono il loro leader fino in capo al mondo.

Non così per l'uomo, dove molte volte i loro leader sono portatori di idee di grandezza e interessi personali, sacrificando a queste idee, vite intere di popoli in nome di idee razziste, totalitarie e antidemocratiche.

Questo e il mondo degli Umani, ma per noi non e così!

Ora eleggeremo democraticamente un nostro leader che ci guiderà verso la nostra libertà dalla schiavitù dell'Uomo!

Il domani sarà un pianeta abitato da soli animali ,senza la presenza egoista dell'uomo!

Questo giorno non è lontano animali da fattoria!

Voteremo per alzata di zampe il nostro leader

E cosi si passò alla votazione, nel granaio della fattoria del padrone Benson che da qualche tempo  era oggetto di  contestazione da parte dei suoi animali.

Per l'occasione, anche tutti gli animali delle fattorie vicine, si erano dato appuntamento nel granaio.

Ma da subito la votazione si dimostrò alquanto complessa, ogni animale voleva un suo rappresentante!

Qualche voto di scambio era già avvenuto nel porcile e nel pollaio, con le solite promesse politiche!

Un nuovo e più grande pollaio con l'aria condizionata e un porcile con bagni e docce!

I maiali presentarono la loro lista con il maialino Peppino, sicuro di vincere, le galline da parte loro, presentarono come loro rappresentante l'operaia gallina Crestina, che nonostante fosse malata a causa del fegato grasso per la sua permanenza negli allevamenti di batterie, era pur sempre una operaia di prima linea che veniva dalle lotte contadine!

Aveva vissuto di prima persona, l'amara esperienza di una carcerazione ingiusta!

Il cavallino Gigino  aveva dalla sua parte ,tutte le liste degli equini delle zone vicine. 

Veniva dato come favorito, mentre l'asinello Gelsomino si era presentato alle liste all'ultimo momento, su insistenza del suo partito di tutti gli asini delle fattorie, che vedevano in lui, il loro riscatto culturale!

L'oca Martina forte di una loro rappresentanza, era portata da varie sigle e anche lei era una favorita alla guida della leadership.

Quello che partiva svantaggiato era l'agnellino Bianchina, perché secondo un recente sondaggio dell'ex pool, era considerata da tanti animali di idee troppo pacifiste, che a tanti animali non piacevano!

Era di idee democratiche, aperte all'emigrazione di tutte le oche che volevano stabilirsi  nella  fattoria del Sig. Benson!

E poi c'era la capretta Michelina, con un fazzoletto verde al collo, era di idee secessioniste ed era portata da gruppi di capre e montoni che non volevano che le oche migratorie venissero nei loro territori!

Era stato famoso il discorso della capretta, che alcuni giorni prima. aveva tenuto nella piazza del paese di Agua Mara.!

Centinaia di animali avevano applaudito di continuo il suo discorso, incentrato per la maggior parte sulle emigrazioni delle oche e delle gru, che stavano invadendo a migliaia il territorio del loro paese di Agua Mara.

Gli abitanti erano esasperati e intolleranti verso questi intrusi nelle loro terre!

«La migrazione delle oche e delle gru» diceva la capretta Michelina

«E' un fenomeno di gran lunga più imponente e strutturale di un semplice spostamento di oche migratorie.

Si tratta di lunghi migrazioni verso altre strutture territoriali, che portano questi animali fuori dai loro confini naturali, invadendo con la loro presenza le nostre zone e i nostri cortili, i nostri pollai, i nostri porcile e le nostre stalle!

Il loro arrivo, comporta determinati problemi di ordine sociale e una spesa non indifferente alle casse delle fattorie!

Il paese qui vicino a noi, quello di Montale è stato invaso da migliaia di questi uccelli che provenivano dall'Islanda e dalla Gran Bretagna con un grave dissesto ecologico al territorio dovuto al soprannumero degli uccelli migratori!

Ma il loro intento e chiaro, scelgono le nostre zone perché vicine a potenziali fonti di cibo come prati e colture di cereali!

È un uccello migratore, che lascia il suo habitat naturale per svernare da noi!

In parole povere, nulla conta per queste creature, più del loro arrivare qui.

Con la consapevolezza di un nuovo stile di vita, fatto di piante acquatiche e palustri di erba ma anche di granaglie e patate!

Molti di loro muoiono in questo viaggio della speranza, ma hanno un pensiero che li guida e li sostiene: potranno riposarsi e mangiare più tardi!

In quel momento il loro unico scopo è il viaggio, il loro intento è arrivare alla meta ma sappiamo che alle loro spalle ci sono gli avvoltoi che organizzano il loro esodo, su rami secchi e alberi senza vita,  di questi poveri uccelli, ne arrivano pochi e malnutriti sulle nostre terre!

Molti muoiono nel tragitto e spesso queste tragedie vengono chiamate migrazioni della speranza, anche se sono veri olocausti, viaggi verso la morte, viaggi senza ritorno a cui bisogna dare un freno.

Bisogna chiudere le frontiere e se necessario ricorrere all'aiuto dei cacciatori da mettere sui nostri confini, se necessario alzare dei muri per difendere la nostra integrità territoriale, la nostra cultura, le nostre tradizione, la nostra storia.

La loro unica ragione, logica per loro, ma incresciosa per noi, è la sopravvivenza alle guerre che affliggono il loro paese di origine, e sono legate a fredde temperature invernali e a lotte nelle loro Regione di provenienza, dove non ci sono molte cavità naturali, o semi da mangiare, e migrano verso il viaggio della speranza.

Ma noi non possiamo accogliere migliaia di uccelli sulle nostre terre!

Mangeranno tutti i nostri semi, le nostre granaglie e le nostre patate!

Prenderanno le nostre cavità sui tetti, occuperanno i nostri nidi sotto le tegole, faranno altri nidi sugli alberi e occuperanno tutti i rami!

Non possiamo più tollerare questa invasione!
Sono un pericolo per la nostra cultura di animali liberi, un pericolo per i nostri figli, per il loro futuro!

Fra pochi mesi ci sarà la mietitura del grano.

I nostri granai sono pronti, ma quanto grano resterà per noi con tutti questi uccelli che arrivano da altre terre?

Pensate che ne resterà molto per noi?

Se non fermiamo questa invasione delle oche migratorie, ci saranno molte insidie sulle nostre strade, correremo il rischio di non avere più semi e granaglie per noi, e i furti nei nidi aumenteranno!

È di pochi giorni fa, la notizia che circa duemila Gru Canadesi sono dirette al Sud sulle nostre coste.

Di notte si appollaiano nelle basse acque dei laghi godendosi il fresco, oppure sui banchi di sabbia, per poter cacciare in tempo i pesci che potrebbero arrivare dall'acqua.

Se  noi permettiamo tutto questo, quello che abbiamo accumulato per l'inverno con il nostro lavoro nei nostri rifugi ce lo porteranno via!

Per questo bisogna essere determinati, chiudere tutte le frontiere, alzare dei muri per impedire qualsiasi intrusione di spazi aerei!

Non permettere che nessuno uccello migratore, venga sulle nostre terre!»

Un discorso che aveva ottenuto un consenso popolare incredibile nel paese di Agua Mara, dove i paesani erano tutti d'accordo su questa politica migratoria di chiudere ogni spazio aereo, per non fare entrare più uccelli nelle loro terre! 

Ma c'erano state alcune violente contestazione in paese durante il discorso, da parte di gruppi di uccelli che non erano d'accordo sulla politica restrittiva della capretta Michelina, da parte di uccelli dei centri sociali dei Pettirossi di sinistra, dei Cardellini verdi leghisti, dalle Rondinelle Nere di Nido Pound, con degli striscioni con scritto "Via le ali straniere dalle nostre terre". 

Ci furono parecchi tumulti che vennero sedati a malapena dalle forze dell'ordine!

Si dovettero usare gli idranti e i fumogeni, ci furono molti arresti e feriti, che furono portati all'ospedale per essere prima curati e poi essere interrogati nelle caserme accusati di essere dei sovversivi , un pericolo per l'ordine pubblico!

Vicino al commissariato c'erano numerosi gruppi di animali facendo parte di gruppi del "Comitato Studentesco delle Ali Libere" che protestavano contro la polizia in combutta con i macellai!

Ma il favorito di tutti alla guida dei leader degli animali era il gatto Castiel, presentatosi con una sua lista indipendente!

Il gatto Castiel, era considerato il più adatto alla guida della leadership, perché era sempre stato un gattino molto riflessivo e intelligente, paziente e pieno di iniziative su ogni situazione che si era presentata nella fattoria!

Con i suoi occhi blu, che spiccavano su una testolina simpatica e dal pelo bianco, alternato a macchie di grigio scuro, era considerato il bello è il più intelligente della compagnia degli animali.

Castiel non era solo bello, ma anche molto perspicace nel miagolare, intelligente , molto preparato politicamente, con una vasta cultura alle spalle, frutto di studi all'"Accademia Dei Felini",

 Si era sempre tenuto lontano dalla politica attiva, nonostante i vari inviti che gli venivano offerti dai vari partiti per il suo loquace miagolare, la sua vasta preparazione e le sue relazioni sui croccantini geneticamente modificati, e i vari cibi in scatola con additivi e conserrvanti! 

(continua)

 

 
 
 

La riunione sindacale

Post n°103 pubblicato il 21 Agosto 2022 da Armanarman2
 
Foto di Armanarman2

 

Nei giorni che seguirono, purtroppo, nonostante  preghiere e digiuni, si temevano brutte notizie, sulla decisione che avrebbe preso il fattore Benson!

Era sempre più difficile il controllo della situazione!

C'era un'aria di rivolta generale nella fattoria, dal pollaio alle stalle, dal porcile al cortile, tutto era un brusio di animali, che non volevano più fare il gioco del loro padrone!

I licenziamenti di alcune categorie di animali, erano nell'aria!

I maiali sarebbero finiti in saporite salsicce e prosciutti;

I poveri agnellini, con appena pochi mesi di vita,  sarebbero finiti in gustose arrosti sulle tavole dei paesani di Agua Mara!

Per altri poi si prospettava il pensionamento anticipato, come ad esempio per il cavallo Gigino, ormai prossimo alla pensione!

Gli mancavano solo due anni per essere collocato a riposo per raggiunti limiti d'età, trenta anni e tre mesi.

Ma sarebbe andato in pensione in anticipo, perdendoci dei chili di biada, perché il fattore non gli aveva pagato tutti i contributi e per alcuni anni aveva lavorato in nero! 

Sarebbe stato un esodato a vita, senza fieno né pensione!

Un rappresentante dell'O.L.A.F. "Organizzazione Lavoratori Animali da Fattoria", prese la parola e disse:

«Compagni, per favore un poco di silenzio!

So che la situazione e grave,  il padrone della fattoria Benson, fa orecchie da mercante alle nostre richieste!

Dopo la brutta avventura dell'altra volta,  sta decidendo di vendere la nostra fattoria a una multinazionale straniera di prodotti insaccati  della Romania!"

"Una nostra delegazione, il S.C.A. "Sindacato Capre e Agnelli," l'A.I. S. "Associazione Indipendenti Suini," e il P.A.C. "Patronato Animali Casalinghi," guidati dai nostri rispettivi segretari il Dott.Salam, il ragioniere Caprino e il segretario Gallina, sono stati ricevuti oggi alla fattoria per esporre i nostri problemi e far valere i nostri diritti!"

"I nostri rappresentanti sindacali, avevano chiesto un colloquio, per potere illustrare al fattore Benson la grave situazione che si vengono a trovare oggi gli animali delle fattorie!

Lavorano assai e mangiano poco!

Ogni animale che lavora ha diritto a ragionevoli limitazioni di durata e intensità di lavoro, ad un'alimentazione adeguata e al riposo come scritto nella "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'animale".

"Vogliamo avere un chiarimento sulle voci di un possibile trasferimento della fattoria in Romania."

"Il fattore, ha preso atto delle critiche espresse dalle nostre organizzazione sindacali e ha manifestato la propria volontà per l'apertura di un tavolo di confronto con il ministro del lavoro."

"Ma noi abbiamo seri dubbi su questo tavolo che si vuole aprire!"

"Non sarà che su questo tavolo, ci finiremo in arrosti e salumi?"

"È tempo di agire compagni! Io proporrei per uno Sciopero Generale

E tutti gli animali in un unico coro dissero:

«Sì allo sciopero generale!"»

«Sì, bene! Sciopero! Sciopero!

«Abbasso il padrone Benson che ci sfrutta!»

«Non lavoreremo più per chi ci sfrutta!»

«Niente più lavori nel porcile, nella stalla, nei campi!»

«Coccodè, coccodè da oggi niente più uova!» dissero le galline!

«Muuu, niente più latte e formaggi!» ribatté la mucca Guglielmina!

«Hi Ho... Hi Ho, non porterò più sulla mia groppa  il grasso padrone!» ragliò l'asinello Gelsomino!

«Grunf.. Grunf.. io non finirò i miei giorni come un salame!» grugnò il maialino Peppino.

«Hiiiii.. Hiiii... basta lavoro, senza il  salario minimo!» nitrì il cavallino Gigino.

«Ascoltate compagni!» prese la parola il segretario dei suini Indipendenti Salam.

 «Sappiamo che il momento per questa azienda non è dei più felici! La grave crisi economica che ha colpito il paese,  che sta attraversando tutte le fattorie, ci impone una riflessione molto profonda sul nostro futuro

«Oink!» grugnì un maialino.

«Io non voglio finire in salsicce in Romania! Bisogna trovare una soluzione

«Hiiiiii!» nitrì Gigino il cavallino, «Non voglio essere un esodato! Mi mancano solo due anni alla pensione, come farò a mangiare il fieno con questi due anni che mi mancano

«Beee» belò la pecorella Giuseppina, «Non possiamo permettere che la fattoria vada da un'altra parte, la mia lana non la toseranno i Rumeni!»

«Hi ho...Hi ho! Dopo tanti anni di fatica,» ragliò l'asinello Gelsomino

«Adesso mi tocca trovarmi un nuovo lavoro! Ma chi me lo dà, un lavoro a questa età? Io ho già trentacinque anni

«Domani ci sarà uno Sciopero Generale a tempo indeterminato!» gridò il segretario dei Suini Indipendenti Salam seduto vicino all'abbeveratoio.

«Le multinazionali non li vogliamo da noi!» belò la capretta Michelina.

«Qua.. Qua...» le fece eco l'oca Martina, che era entrata in quel momento nel granaio per la riunione.

«Ciao compagna Martina!» la salutò il cavallino Gigino.

«Sei in ritardo! La riunione è già iniziata da un bel po'! "

"Ma la rana Filippa e luccellino Cip Rino, non vengono alla riunione? Poi sono i primi a lamentarsi per le troppe ore lavoartive!»

«Saranno andati a farsi una passeggiatina nel boschetto!» sghignazzò la capretta Michelina e tutti si misero a ridere!

«Siamo qui!» gridarono vicino alla porta della stalla la rana Filippa e l'uccellino Cip Rino arrivati in quel momento!

«Scusate il ritardo, ma questa sera il padrone non si decideva mai a andare a letto!"

"Tutta colpa di quel rappresentante dell'azienda Rumena che vuole acquistare la nostra fattoria!

Quell' antipatico di forestiero si è intrattenuto in casa del padrone per ore!"disse l'uccellino Cip Rino

"Tra un bicchiere di vino, una fetta di prosciutto e un pezzo di formaggio, non si decideva mai a andare via!"

"Spero che domani mattina, alle prime luce dell'alba lo troviamo intirizzito dal freddo sotto un albero, dopo la sbornia che si è preso col vino del padrone!»

disse la rana Filippa a cui non piaceva per niente l'idea di lasciare il suo stagno e l'amico uccellino Cip Rino per andarsene in Romania!

Dove per altro non conosceva la lingua e non sapeva bene come si diceva in Rumeno "Cra Cra".

 

«Compagni buonasera a tutti, come va la riunione?»

Era il cane Burk con la coda che gli scodinzola tra le gambe dopo l'ultimo sermone, si avvicinò alla bella combriccola.

«Il signor Benson è un osso duro, ragazzi, lasciatelo dire a me! In fatti di ossi ne so qualcosa!"disse Burk

"Non cederà mai alle vostre richieste e venderà la fattoria, ve lo dico io!"

"Qui ci vogliono spellare tutti come galline!» disse il bel pastore tedesco, che da quando aveva visto i telefilm di Rex si era montato la testa!

«È finiscila di fare lo scemo!» sbuffò la gallina Crestina, sentendosi chiamare in causa e temendo per le penne dei suoi parenti, mentre in quel momento stava accovacciata in alto su un pagliericcio, ascoltando le ultime parole del cane Burk.

«Sei sempre il solito Jettatore! Con tutte quelle arie che ti dai, solo perché sei un pastore tedesco, ti credi di essere un eletto dal Signore?»

«E tutta invidia la tua!» abbaiò Burk 

«Tu sai fare solo le uova, per una bella frittatina e niente altro! Anzi se proprio la vogliamo dire la verità adesso non puoi fare nemmeno quelle

La gallina Crestina si sentì offesa a morte per quelle dure parole del cane che avevano offeso la sua dignità di gallina!

Ma l'offesa non era solo per la malattia di Crestina, ma soprattutto per la sua natura di mamma sterile!

Un vero colpo basso!

«Ehi voi due, non litigate come al solito!» si udì una voce in fondo alla stalla.

Era l'asinello Gelsomino che era in un silenzio tombale ad ascoltare il discorso del delegato Salam, ed era molto preoccupato per il suo futuro!

«Qui nessuno si dà arie da divo!», disse l'asinello molto arrabbiato,

«Io sono un asino, e che cosa dovrei dire, di come mi giudica la gente? Mi dicono che sono un somaro ignorante, ma intanto i lavori più pesanti li faccio io! E se non ci fossi, chi li farebbe?" disse Gelsomino

"E poi non dimentichiamoci che i miei avi hanno portato il Signore sul dorso, quando entrò trionfante in Gerusalemme! E tutto scritto nella Bibbia!!"ribatte l'asinello

"Mi ricordo» proseguì l'asinello commosso, con il raglio in gola, «quando quel giorno due uomini apostoli del Signore vennero a parlare con il mio padrone.»

«Grunch... Grunch» si agitò il maialino Peppino, «ci risiamo ancora con la storia della groppa santa!»

«Quel giorno» continuò il discorso l'asinello , non curandosi della provocazione del maiale «ero fuori in campagna a mangiare dell'erba medica a causa di un forte mal di pancia che mi dava fastidio!"

"Ho sentito con le mie orecchie quello che dissero al mio padrone! Dovevo andare da Gesù che aveva chiesto la mia presenza, perché lo dovevo portare sulla mia groppa per entrare in Gerusalemme!""

"Il padrone era felice di questo e anch'io mi sentivo pervaso da una gioia immensa!"

Portare il Signore sul mio dorso, per me la cosa più bella che mi potesse mai capitare nella vita!"

"Il mio padrone quel giorno mi fece una bella pulizia con acqua e spazzola, mi mise un mantello rosso sul dorso e andai con quei uomini verso Gerusalemme dove mi aspettava il Signore!"

Mai dimenticherò quel giorno, quando Gesù seduto sulla mia groppa entrò nella citta di Gerusalemme! Tutta la gente gettava per terra palme e rami di ulivo.!In quel giorno indimenticabile, sono passato alla storia per questo santo evento!»

«Ma per carità! Adesso non mi ricordate più questi episodi dei nostri antenati della Bibbia!» disse addolorato il maialino Peppino.

«Noi abbiamo un bruttissimo episodio alle nostre spalle! Non ci possiamo mai dimenticare la brutta fine che ci hanno fatto fare!"disse addolorato il maialino!

"Non vi ricordate il brutto episodio del vangelo dell'indemonia di Gerico?Tutti i mei antichi parenti sono finiti in fondo al mare con la pancia piena di demoni, perché Gesù li aveva scacciati da un indemoniato nel paese di Gerace!"

"Commemoriamo questo tragico avvenimento tutti gli anni, il 2 novembre. Per noi questo è un giorno di lutto Nazionale

«Scusate, se proprio dobbiamo ricordare gli avvenimenti della Bibbia,» si intromise il religioso agnellino Bianchina, così chiamata a causa della sua lana bianca come la neve, «Allora permettete che parli io

«Eccola qui la preferita del Signore!» ragliò l'asinello Gelsomino

«Scommetto cha hai da dire qualcosa sulla tua purezza!»

«L'agnellino, come ben sapete» cominciò Bianchina, non curandosi per niente dell'illazione dell'asinello Gelsomino

«è la figura che rappresenta il carattere di Gesù. Lo ha scritto anche l'apostolo Giovanni nel suo Vangelo. Ve l'ho detto e ve lo ripeto, visto che ho a che fare con degli asini

«Non offendiamo!» "si arrabbiò l'asinello «Tu, ti credi intelligente

Non fai altro che belare e mangiare erbetta fresca tutto il giorno e basta!»

«Non diamoci troppe arie!» rispose risentita la colombina Purina che voleva farsi missionaria in Africa, «Qui se c'è qualcuno che ha il diritto di dire qualcosa sulla santità quella sono io!

Non lo sapete che una colomba è scesa sulla testa di Gesù?" 

"Allora, di che stiamo parlando!"

"È inutile, fate sempre orecchie da mercanti!»

«Ma per favore!» disse l'asinello Gelsomino

«Vorrei vederti io, a portare dei bei quintali di legna sulla groppa, altro che un ramoscello di ulivo come fai tu, mia cara colombina!

"Questo e tutto il lavoro pesante, che sai fare tu!»

E così per tutta la notte si discusse di religione e di politica,ma non si venne a capo di niente!

L'argomento del trasferimento della fattoria in Romania venne solo sfiorato,si parlò solo  del posto di privilegio che gli animali occupavano nella Bibbia.

Chi di loro un giorno sarebbe stato più vicino a Gesù?

L'asinello Gelsomino, l'agnellino Bianchina, o la colomba Purina?

Ma purtroppo, in cielo, non ci sarebbe stato posto per i maialini!

Tutto questo si discuteva in quella strana notte nella fattoria del signor Benson, la fattoria degli animali parlanti come la chiamavano gli abitanti del paese di Agua Mara.

Ma si discuteva, anche di eleggere un leader tra di loro!

Avevano bisogno di qualcuno che li guidasse, ma non un religioso, nemmeno un politico, tantomeno un sindacalista!

C'era bisogno di un volto nuovo ,con idee riformiste!

Allo stesso tempo c'era bisogno di un capo autoritario con la mano ferma, per dare un poco di ordine a quella assemblea di animali ,che sembrava diventata una armata Brancaleone

                                              ----------------! 

 

La bella compagnia degli animali, somiglia sempre più a una armata Brancaleone e giunto il tempo di eleggere un leader, per mettere un po' di ordine alla briosa combriccola!

 

 

 

 
 
 

Una veglia di preghiera.

Post n°102 pubblicato il 20 Agosto 2022 da Armanarman2
 
Foto di Armanarman2

 

Dopo i tragici fatti avvenuti nella notte della riunione, con l'intrusione della banda dei corvi neri capeggiati dal corvo mafioso Orvic Junior, adesso si sarebbero di nuovo riuniti nel granaio.

Si decise di ricorrere alla fede per uscire da una situazione alquanto ingarbugliata, che solo Dio poteva risolvere!

Si parlò di organizzare quella giornata in digiuno e preghiera, con tutti gli animali religiosi della fattoria.

Erano stati tutti invitati anche dalle fattorie vicine, persino i non credenti e tutti gli altri animali laici!

Ma prima ancora della veglia di preghiera, in attesa del sermone del cane pastore Burk, si stava discutendo animatamente dell'importanza, di chi avesse il diritto di occupare un posto di privilegio, nella mensa celeste a fianco del Signore!

L'asinello religioso Gelsomino, per esempio, ragliando del continuo per il dolore dovuto all'impallinamento del fattore Benson, voleva far sentire la sua opinione a riguardo!

Si vantava dei suoi antenati, di avere portato sul dorso Gesù quando entrò trionfante nella città di Gerusalemme!

Chi meglio di lui ,poteva occupare un posto di privilegio alla mensa celeste?

L'agnellino Bianchina, da parte sua, non se ne stava zitta e faceva notare agli altri, se per caso non l'avessero capito, la sua importanza descritta nella Bibbia come figura del carattere di Gesù!

Citata anche dall'apostolo Giovanni quando disse: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo".

«L'agnellino è la figura più importante degli animali nella Bibbia!» tuonava forte l'agnellino Bianchina.

 «Sarò io a occupare il posto più vicino a Gesù

Non di meno era la colomba Purina, che dopo avere ascoltato l'asinello e l'agnellino con una certa diffidenza, si riteneva lei la più importante di tutti!

Per la sua figura simbolica nella storia del Nuovo Testamento, che la rappresentava dolce come lo Spirito Santo,  nessuno come lei poteva occupare il posto d'onore alla tavola Santa!

E così, tra un'opinione e l'altra, in quella turbolenta sera, tutti gli animali erano riuniti in una devota religiosità!

Incominciarono a pregare per il loro futuro e quello della fattoria.

Un futuro non proprio sereno per la verità, visto la delicata situazione che venivano a trovarsi!

C'era veramente bisogno di un intervento divino, per fare cambiare idea al fattore!

Ormai aveva deciso di vendere la fattoria a una multinazionale rumena di insaccati e non c'era verso di fargli cambiare idea!

Nel granaio, si tenne questa veglia di preghiera per tutti gli animali della fattoria.

Anche il maialino Peppino e i suoi parenti, dopo essere stati un poco titubanti a partecipare perché loro erano laici, decisero lo stesso di partecipare. 

Anche per non sembrare di fronte agli altri animali, pieni di pregiudizi.

Il cane Burk, essendo un pastore tedesco, era stato fatto all'unanimità guida del gregge!

Sarebbe stato lui ad aprire la funzione religiosa alle perdute pecorelle, che per la verità sembravano più una mandria di montoni allo sbaraglio, che delle docili pecorelle!

Il cane pastore Burk salì con le zampe su un vecchio tavolo messo lì da qualche tempo dal fattore e con il libro "La persecuzione del suino", incominciò la sua predica.

«Fratelli e sorelle, oggi viviamo dei tempi molti difficili, ma per noi animali ancor di più perché la nostra esistenza è messa in serio pericolo.

Ma non solo nella nostra fattoria, ma in tutto il mondo siamo considerati di natura inferiore all'uomo.

Mai come in questa era, siamo stati fatti oggetti di macellazioni selvagge in nome di un ideale di arrosti e insaccati vari.

Molti di noi non hanno futuro, ma questo il buon Dio lo sa!

Nei mattatoi, nelle fattorie, nelle macellerie è in ogni agriturismo, siamo fatti a fettine, a pezzetti, insaccati e scatolati.

Per questo uniamoci nella preghiera di intercessione per tutti gli animali delle fattorie, e che il buon Dio ci possa ascoltatore!

"Signore,

Tu che sei il creatore di tutti gli animali della terra fai che ogni contadino, ogni fattore, ogni macellaio, possa avere più rispetto per noi!

Non vogliamo più vedere i nostri fratelli soffrire nelle macellerie e nei mattatoi!

Fai che non ci siano più vitelli tonnati,

Involtini di pollo e costolette di agnelli,

capponi ripieni e tacchini alle castagne,

arrosti alle mele, pollo al curry e coniglio alla cacciatora!

Fai che non ci siano più

braciole di vitellone e arrosti alla fiorentina,

spezzatino di maiale e il cotechino a Natale!

Niente più carne equina salva nostro fratello, il cavallino Gigino!

 Niente più salsicce e prosciutti, salva nostro fratello, il maialino Peppino!

 Niente più brodi di galline e polli allo spiedo salva nostra sorella, la gallina Crestina!

Mai più cotolette di maiali e risotti alla fagiana, tienici lontani da questo male! .»

E tutti in coro, col cuore turbato dissero:

"Amen!"

Poi si salutarono dandosi il segno della pace con le zampe e ognuno andò per la sua strada, commentando il sermone del pastore tedesco Burk!

I maiali nel loro porcile, dissero che il pastore Burk era stato molto guidato in quel sermone così toccante.

Le galline nel pollaio, videro che la gallina Crestina era stata cosi compunta dalle parole del cane pastore, che si stava ancora asciugando le lacrime!

Il cavallino Gigino nella sua stalla, era tutto assorto nei suoi pensieri per le belle parole che aveva udito.

Lo mettevano in una profonda crisi religiosa!

Non si era mai sentito così turbato,  allo stesso tempo così felice!

Nemmeno quando corse all'ippodromo di Agnano a Napoli in una corsa memorabile, dove quel giorno giunse primo!

E anche gli altri volatili, gli uccellini, le colombe, le tortorelle, le rondinelle, tutti erano felici quella sera!

Le belle parole che il pastore tedesco Burk aveva detto, li aveva rallegrati nel cuore!

Lassù qualcuno li amava , li faceva sentire meno soli!

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Lavorare tanto e retribuiti poco? Poveri animali! E' il momento di rivolgersi al sindacato!

 

 

 

 
 
 

La stalla? Una Babilonia!

Post n°101 pubblicato il 20 Agosto 2022 da Armanarman2
 

 

Il buon Tobia vedendo il poco risultato che otteneva nello spegnere il fuoco con la pala, si precipitò fuori per raggiungere l'abbeveratoio per prendere un secchio.

Nel frattempo anche il fattore udendo tutto quel baccano si era alzato dal suo letto e, ancora in pigiama, con il cappellino da notte sulla testa, la lampada a petrolio accesa che dava un leggero tremolio alla sua ombra, scese le scale per dirigersi verso il luogo da dove proveniva tutto quel fracasso.

Temendo anche lui che ci fossero i ladri di polli, prese il suo fucile da caccia caricato a pallettoni e scese le scale.

Ma poverino, vista la sua veneranda età, ci mise un bel po' per scendere, un gradino dopo l'altro, stando attento a non cadere per le scale, arrivò giù e vide da lontano nel buio una figura che si muoveva.

Pensando che fossero i ladri sparò una scarica numero sei di pallini che si andarono a conficcare nel muro della stalla ma disgraziatamente anche sul dorso dell'asinello Gelsomino scambiato per un ladro e aveva preso per errore quella fucilata dal suo padrone.

Il povero asinello incominciò a ragliare di dolore senza sosta, scappando avanti e indietro con quei pallini che si erano conficcati sul suo dorso.

 

Intanto Tobia in pochi attimi arrivò all'abbeveratoio, mentre il fuoco incominciava ad arrampicarsi sui pali di legno che sostenevano il soffitto della stalla, e raggiunsero in un batter d'occhio le travi e le tegole correndo rapidamente sul pavimento alimentato dalla paglia e fieno, arrivando fino alle mangiatoie degli animali.

Il calore sprigionato da quelle lingue di fuoco era insopportabile e le povere bestie incominciarono a calciare terrorizzate, belando, nitrendo, ragliando, grugnendo e ognuno di loro urlava nel loro linguaggio dei versi strazianti di aiuto.

I maiali per primi corsero fuori dalla stalla, grugnendo terrorizzati, seguiti dalle mucche che muggivano forte, e a loro volta anche le galline svolazzavano goffamente, agitando le grasse alette, temendo di finire allo spiedo prima del tempo.

 

Uscirono dalla stalla una dietro l'altro, con strazianti coccodè, che non si sentivano nemmeno nelle più difficili covate che facevano negli allevamenti.

Ma per fortuna tutto si risolse in breve tempo, solo alcune balle di fieno bruciate e tanta paura, e tutto finì bene.

Dopo quell'avventura, costata cara alla stalla del cavallo Gigino, e qualche penna di gallina bruciata, il fattore decise di prendere severi provvedimenti, andandosene a dormire brontolando fra sé e meditando cosa fare della fattoria e dei suoi animali.

Incominciavano a non farlo stare tranquillo e non dormire più. 

Gli animali della fattoria, il giorno dopo quel putiferio, erano molti preoccupati degli ultimi avvenimenti, e per la decisione che doveva prendere il fattore, e si decise di tenere un'altra riunione urgente.

Ma questa volta niente politica.

Un aiuto rivolto a qualcuno molto più in alto, dove avrebbero ascoltato le loro esigenze con molto più attenzione.

Una riunione di preghiera, organizzata nel granaio, dai religiosi dell'allegra combriccola.

 

La fattoria viene trasferita in Romania? È giunto il momento di mettersi a pregare!

 

 

 
 
 

Il ritorno della banda dei corvi neri

Post n°100 pubblicato il 20 Agosto 2022 da Armanarman2
 
Foto di Armanarman2

 

 "e compagne galline vengono costrette a produrre uova come macchine di catene di montaggio, con dei fari accesi giorno e notte sopra di loro per fare uova del continuo fino allo sfinimento

«Questo e un vero sopruso!» "gridarono le oche, «Noi diciamo basta alla tirannia dell'Umano!» fecero eco le caprette.

«Basta con il fattore Benson

«Basta con i suoi giochetti commerciali

«Non vogliamo più stare sottomessi a lui

«È ora di agire compagni!»

«Da oggi in poi niente più maionese, merende e dolci, gelati e torte! l'Umano non avrà più le nostre uova

A queste parole seguì un'ovazione di tutti gli animali presenti e scroscianti applausi di piume!

Si levò nella fattoria una rivoluzione, in particolare dei numerosi gruppi di galline, giunti lì da ogni parte dai paesi vicini con ogni mezzo di trasporto, treni, autobus e aerei!

Gli uccellini cinguettavano svolazzando su alcuni trespoli che si trovavano nella stalla, felici di avere sentito delle belle parole è una speranza di cambiamento!

Gli agnellini belavano incessantemente e a qualcuno uscì anche qualche lacrima.

L' asinello si era commosso e ragliava sottovoce per non farsi vedere, perché si vergognava!

I maialini grugnivano festosi,  il cavallino Gigino diede un nitrito di gioia così forte che svegliò il fattore Benson, che cadde dal suo letto!

Si metteva male per l'allegra combriccola ora che avevano svegliato il loro datore di lavoro!

Le cicale intonarono un coro di solidarietà verso i pennuti operai.

«Basta più le prigioni per le compagne galline!

Niente più uova nelle batterie!

Niente più uova tutte le mattine!

Evviva le nostre compagne galline!

Evviva le nostre compagne galline

 

La mafia in ogni luogo? Sì, anche nella stalla del cavallino Gigino vuole dettare le sue regole mafiose!

                                  IL RITORNO DI ORVIC

La riunione di quella notte si era fatta alquanto animata , ognuno voleva prendere la parola.

E così dopo il segretario dei suini e quello delle galline, fu invitato a salire su una balla di fieno il delegato sindacale dello S.C.A. il Sindacato delle Capre e Agnelli.

Anche lui aveva molte cose da dire!

«Triste davvero è la sorte dei nostri compagni agnelli e capretti!» iniziò il discorso il segretario sindacale delle capre e agnelli.

«Abbiamo ascoltato compagni, la sorte delle nostre lavoratrice galline , in quali condizione le tengono a lavorare,tutto ciò ci rattrista immensamente il cuore!"Disse il sindacalista.

"Ma gli agnelli?  i capretti?

Il sublime vivere godereccio dei paesani nei periodi pasquali e abominevole, compagni!

A Pasqua migliaia di agnellini vengono sacrificati e messi a tacere per sempre.

Questi poveri agnellini, dopo avere pianto tutta la notte per il loro dolore invocando la loro mamma e tremato per paura e terrore di morire vengono giustiziati senza pietà!"

Prosegue il delegato dello S.C.A.

"Nella festa di Pasqua si suonano le campane a festa, ma per agnelli e capretti suonano  le campane a morte!"

Un brusio di insofferenza si levò nella stalla!

"Ancora più inquietante e però il titolo inglese del film: "The silence of the lamb" ovvero "Il silenzio degli innocenti", perché proprio di questo si tratta!

Il silenzio delle loro madri, milioni di pecore ammutolite dallo sgomento, dopo avere belato per giorni la grazia per i propri figli, mai arrivata, piangono per giorni e giorni la perdita dei loro piccoli"

"Ma poi, ecco, per miracolo riappaiono sui banconi delle macellerie e dei supermercati, interi o fatti a pezzi, gli occhi velati nell'ultimo sguardo spaventato prima della morte!

I dentini serrati in un ultimo sorriso alla vita, martiri innocenti di una guerra non dichiarata, fatta in nome di tradizione e usanze barbariche.

In nome dell'ingordigia e dell'ignoranza come vuole la tradizione paesana".

A queste ultime parole si levò una voce dal fondo della stalla.

«Ci pensiamo noi a mettere a posto tutto questo! Basta con la tirannia di nonno Benson!»

Tutti si girarono verso la porta della stalla da dove veniva una voce gracchiante autoritaria.

Era Orvic Junior, il figlio di Orvic Senior il Jugoslavo, capo indiscusso della banda dei corvi neri!

Famosa negli anni trenta, gli anni di piombo, ricordati per la le scorrerie della banda dei corvi neri  nel campo del signor Benson.

Molti ricordano ancora la loro rapacità e l'assalto della banda dei  ai depositi dei semi del campo, nella famosa parabola del seminatore!

Tanto scalpore fece in quel tempo, una cronaca nera finita su tutte le pagine dei giornali!

I corvi di Orvic erano giunti alla fattoria, dopo una scorribanda notturna per le vie del paese, con le loro grosse motociclette, che avevano tenuto svegli tutta la notte i paesani di Agua Mara, con il rombo dei loro motori!

Qualcuno affacciandosi dalla finestra, disse qualche parola non proprio ortodossa verso di loro e tentò di impallinarli con il fucile da caccia in quella notte chiassosa!

Il corvo Orvic Junior era molto intelligente, capace di svolgere mansioni difficili, trovando sempre delle soluzioni ad ogni situazione che si veniva a presentare!

In qualunque circostanza aveva sempre la soluzione a portata di mano e d'altra parte era considerato l'uccello più intelligente dall'uomo!

Ma Orvic Junior aveva preso come suo padre una cattiva strada, fatta di scorribande e assalti a nidi e uova di uccelli!

La sua vita dissoluta aveva fatto morire la sua povera mamma cornacchia di crepacuore, per il dispiacere che le aveva procurato!

«Sappiamo noi come mettere a posto il caro  Benson e la sua cricca!» disse Orvic Junior

«Mio padre ebbe modo di conoscerlo molto tempo fa nella famosa "Guerra dei Semi" e noi conosciamo bene il nostro pollo

«Cosa c'entro io?» dice preoccupato il galletto Pepite sentendosi chiamare in causa!

«Era un modo di dire, galletto! una metafora!» rispose Orvic

«Tu, mi sa tanto, che non sei per niente un galletto intelligente!» disse Orvic guardandolo minaccioso negli occhi.

«Non vogliamo delinquenti fra noi!» disse la gallina Crestina muovendo nervosamente le sue poche penne rimaste.

«Ce la caveremo da soli anche senza il vostro aiuto!» ribatté abbaiando il cane da guardia Burk.

«E meglio che andiate via da qui, non vogliamo animali mafiosi e corrotti con noi!» disse timidamente l'agnellino Bianchina, tenendosi però a debita distanza dal brutto muso del corvo Orvic!

 Orvic nel frattempo, per niente preoccupato delle parole che gli dicevano, si era acceso una sigaretta facendo anelli di fumo e valutando calmo le reazioni degli animali presenti.

«Vedo che c'è una certa diffidenza nei nostri confronti!» disse il corvo svolazzando per la stalla e andandosi a posare su una trave in alto dove c'erano gli uccellini, che impauriti dalle parole minacciose del corvo nero,  si guardarono bene di restare lì e volarono via terrorizzati!

«Ma io rispetto le idee degli altri» proseguì Orvic calmo, continuando a fare anelli di fumo nella stalla

«Anche se personalmente, non mi sono simpatici i sindacati!»

«Ma quando non si trova un accordo bisogna agire di conseguenza, non siete d'accordo

Tutti gli animali stavano ad ascoltare intimoriti il discorso del brutto corvo nero Orvic che non prometteva nulla di buono!

Avevano sentito parlare di lui e della sua banda di corvi, delle scorribande che facevano nei campi vicini, dove passavano loro erano come Attila, non restava niente sul terreno!

Mangiavano di tutto, ogni tipo di insetti, ogni tipo di frutto, distruggevano tutti i nidi saccheggiandoli e mangiavano le uova degli altri uccelli!

Occupavano il territorio dove a nessuno era permesso passare o beccare senza il loro permesso!

«Incendierò questa misera stalla e cosi finiranno le divergenze di opinione di classe!» disse Orvic finendo di fare gli anelli di fumo con la sua sigaretta.

Gracchiando nervosamente, si accingeva a buttare la cicca sulla paglia della stalla per incendiarla, mentre tutti gli animali, appena vista la malaparata incominciarono a scappare via!

C'era un gran brusio di linguaggi, le mucche muggivano, i cani abbaiavano, le pecore belavano, i cavalli nitrivano, le anatre quacquaravano!

I maialini grugnivano ad alta voce e cercavano di arrivare per primi alla porta della stalla per fuggire!

Ma la via era bloccata da altri corvi della banda di Orvic che non lasciavano passare nessuno!

«Fateci uscire corvi maledetti!» urlavano terrorizzati i maiali,

«Non ci lascerete arrostire qui dentro!» 

Gli uccellini svolazzando da una parte all'altra della stalla cinguettavano nervosi e impauriti, inseguiti dai brutti corvi che li beccavano sulla testa.

«Venite qui passerotti cari! Non vi vogliamo fare del male! Solo qualche beccata sulla testa! Cra... Cra.» 

L'asinello Gelsomino tentò un'estrema difesa contro un corvo che gli si era attaccato alla sua coda, sferrandogli un calcio che stordì il corvo mafioso che lo infastidiva e lo stese al suolo!

«Prendi questo bel calcio, mafioso corvaccio!» disse l'asinello, «Vediamo se dopo avrai ancora voglia di fare lo spiritoso!»

Il cavallino Gigino da parte sua, non se ne stava con le zampe tra le zampe.

Con la sua possanza, nitriva e correva dietro ad alcuni corvi che scappavano da una parte all'altra della stalla, inseguiti dal cavallino che si era molto arrabbiato per l'invasione della banda dei corvi neri nella sua stalla e per la loro arroganza mafiosa!

«Nella mia stalla nessuno viene a comandare! Tantomeno voi mafiosi corvi della malora!» 

Un falco Grillaio che si trovava a passare da quelle parte per andare a nidificare, provenendo dall'Africa, voleva salutare il suo amico il cavallino Gigino.

Aveva udito le ultime parole minacciose del corvo Orvic e non sopportando per niente la loro insolenza mafiosa, si buttò su di lui spiegando le sue grandi ali, lo prese tra i suoi artigli e lo portò in alto nel cielo fin dove scomparvero all'orizzonte!

«Vieni con me brutto corvaccio mafioso! Un po' di aria fresca a quota 3000 d'altezza ti farà bene al becco!».

Non si seppe più nulla, della fine che fece Orvic il corvo mafioso che gracchiava impaurito tra gli artigli del falco Grillaio mentre si libravano sempre più in alto in cielo!

Ma tutto quel frastuono non poteva passare inosservato nella fattoria,  il mezzadro Tobia, temendo che fossero entrati dei ladri nel pollaio, si alzò, prese il suo fucile da caccia appeso vicino al letto, e andò a vedere cosa stesse succedendo!

«Brutte volpi della malora! Sono ancora loro che sono entrate nel pollaio come l'altra volta!

Ma adesso una buona scarica di pallini farà passare loro la voglia di venire nel pollaio!» 

Il buon Tobia come arrivò vicino alla stalla da dove proveniva tutto quel baccano, aprì la porta e gli si presentò una scena incredibile.

La stalla era tutto sottosopra, con un principio di incendio provocato dalla cicca di sigaretta che il corvo Orvic aveva fatto cadere sulle balle di fieno, quando il Falco Reale lo prese tra i suoi artigli!

Tobia fu preso dal panico e cercò di spegnere quel principio d'incendio con una pala trovata lì vicino, sbattendola più volte sulle balle di fieno che oramai stavano prendendo fuoco sempre di più!

«Signor Benson... Signor Benson! Presto correte! La fattoria va a fuoco!» gridava il buon Tobia mentre cercava inutilmente di spegnere l'incendio con l'inutile strumento che aveva in mano!

Tutti gli animali scappavano da una parte all'altra in cerca di una salvezza, chi belava, chi grugniva, chi ragliava, chi nitriva, chi cinguettava, insomma la stalla era diventata una vera Babilonia. 

(continua)

 

 

 
 
 

Amico Blogger

Post n°99 pubblicato il 19 Agosto 2022 da Armanarman2

Cari lettori blogger

forse qualcuno visitando il mio Blog si sarà chiesto come mai ho voluto chiamare cosi il mio Blog, Ritorno alla Genesi.

 È il titolo del mio secondo romanzo, che avrò il piacere di pubblicare su queste pagine dopo che avrò finito i racconti della Leggenda della fattoria!

In questi tempi difficili, di crisi finanziarie, molta gente non può comprare nemmeno il necessario, figuriamoci un libro! 

Così ho deciso di pubblicarli gratis sul mio Blog dando a tutti la possibilità di leggerli! 

 Spero di dare quache momento di relax e qualche sorriso, fuggendo per un attimo dai problemi del quotidiano per immergerci in una piacevole lettura. 

Un caro abbraccio a tutti voi che mi seguite con pazienza!

 
 
 

Una strana riunione

Post n°98 pubblicato il 19 Agosto 2022 da Armanarman2
 
Foto di Armanarman2

 

Di quella assemblea tenuta nella fattoria in una notte di luna piena. Gigino il cavallino era sempre curioso di sapere tutto quello che avveniva in paese, e non perdeva occasione per tenere delle riunioni settimanali nella sua stalla per avere un resoconto in tempo reale dei fatti paesani!

Quel giorno si doveva parlare di un fatto molto più importante, del futuro della loro fattoria che stava per essere trasferita all'estero!

Anche la gente del paese di Agua Mara era curiosa di conoscere la sorte della fattoria a cui si erano affezionati e sulle storie che si raccontavano in giro! 

Quella sera, contrario al solito, c'era uno strano silenzio nella fattoria.

Le cicale non cantavano più sugli alberi, le rane avevano smesso il loro gracidare nello stagno e anche il gufo si era chiuso in un silenzio stampa!

Un alone di mistero avvolgeva la fattoria quella notte! 

E così passavano i minuti, le ore e non succedeva nulla!

La fattoria era assorta nei suoi cupi silenzi , l'unico rumore che si sentiva erano gli zoccoli dell'andatura del cavallino Gigino, che andava nervosamente su e giù nella stalla in trepidante attesa!

"Ma quanto arrivano i compagni animali della fattoria?

Non vorrei che siano stati scoperti dalla polizia segreta dei macellai e li abbiano arrestati tutti!" pensava nervoso il cavallo.

Quella strana notte si doveva decidere della sorte della loro fattoria,  si doveva tenere un'assemblea sindacale in gran segreto!

Tutti gli iscritti alle varie organizzazioni sindacali degli animali, erano stati invitati per discutere di un grave problema che preoccupava gli animali della fattoria! 

Una riunione segreta, senza che il padrone della fattoria venisse a conoscenza di questa assemblea non autorizzata!

Erano presenti tutte le più importanti organizzazioni sindacali della categoria, con le varie sigle.

C.N.A.C. Confederazione Nazionale Animali da Cortile.

C.S.I. Confederazione Suini Indipendenti.

C.O.R. Comitato Oche Riunite.

P.G.C. Patronato Galline da Cortile.

C.A.N. Confederazione Artigianato Animali.

CO.B.A.F. Confederazione di Base Animali dai Fattoria.

O.M.S.L. Organizzazione Maiali e Suini Liberi.

C.A.C.T. Comitato Asini Contratti a Termine.

O.L.O.I. Organizzazione Lavoratrice Oche Indipendenti.

S.C.A. Sindacato Capre e Agnelli.

C.F.V. Confederazione Formiche Vichinghe.

L'ordine del giorno su cui si doveva discutere era sul trasferimento della "Fattoria delle anatre selvagge" in Romania!

La sicurezza del posto di lavoro di tanti padri di famiglia che sarebbero andati in cassa integrazione ,con grave incertezze sul loro futuro!

La famiglia del maialino Peppino, per esempio, che aveva due maialini appena nati da mantenere , si prospettava per loro un futuro fatto di salsicce e prosciutti!

Oppure la famiglia della mucca Guglielmina, in un futuro non proprio rosea dei suoi vitellini, che sarebbero finiti in tante gustose bistecchine!

Queste brutte notizie erano giunte alle loro orecchie!

Si temeva per l'azienda agricola.

In Romania i costi di produzione erano molto bassi e gli animali venivano compensati con un pugno di mangime il minimo sindacale!

Non avevano molte tutele come nella "Fattoria delle anatre selvagge".

C'era un gran fermento quella notte, nella stalla del cavallino

Gigino e tutti i rappresentanti delle varie sigle sindacale presenti erano in attesa che un loro delegato prendesse la parola.

Forse avrebbe parlato per primo il segretario dell'A.S.I. l'Associazione Suini Indipendenti, Il Dott. Salam che si era preparato un bel discorso per l'occasione!

Per la verità, Salam era un segretario sindacale molto ben visto anche dalle altre correnti politiche contrarie alla sua!

Era un suino molto carismatico, apprezzato per la sua dialettica grugnosa e la sua preparazione politica!

Ma al contrario, il segretario dei Suini non era visto molto bene dal governo, perché ritenuto troppo di idee fangose e legato a un passato di appartenenza radicale estremiste!

Salam si era sempre battuto per le sue idee di fare occupare tutti i porcili disabitati, per farne dei centri sociali dei suini!

Lui lottava non solo per i diritti dei  suoi iscritti, ma per tutti i diritti degli altri animali delle fattorie vicine!

Perché avessero la giusta retribuzione salariale,il minimo sindacale con ghiande, radici, insalata e granaglie, per cinque volte al giorno!

I maiali una volta ingrassati per bene, non potevano essere uccisi subito per farne dei buoni prosciutti e salami, ma aspettare almeno venti anni!

«Il maiale» diceva il segretario dei suini Salam «dovrebbe vivere almeno venti anni, ma viene abbattuto dopo solo pochi anni di vita! Questa è un'ingiustizia sociale non tollerabile!

Molti pensano che siamo sporchi, amiamo rotolarci nel fango e nella sporcizia!

In realtà a noi piace stare nel pulito e all'asciutto e quando abbiamo la possibilità di scorrazzare all'aria aperta in campagna ci troviamo a nostro agio , non abbiamo bisogno del fango!" cosi grugniva il rappresentante sindacale!

"Su di noi si dicono solo delle dicerie da, senza fondamento!

Aspettano gennaio per farci la festa! E per questo motivo», proseguì Salam, «molti compagni maiali del nostro paese, appena laureati, partano per i paesi Arabi dove vengono rispettati, e onorati! Mai a nessuno di quei paesi civili dell'Oriente gli viene in mente di farli diventare dei salumi

«Quelli sì che sono popoli civili!» grugnivano annuendo i maiali, sentendo le belle parole del loro segretario.

Dopo di lui prese la parola il delegato del P.G.C. Patronato Galline da Cortile, Kokos nato in Croazia e disse:

«Compagne galline, e ormai certo , chiaro come il sole che la causa dei nostri guai è del padrone Benson e la sua tirannia verso di noi!

Ci siamo sempre fidati di quest'uomo e delle sue promesse mai mantenute! ma cosa ne abbiamo ricavato in cambio? Niente, solo chiacchiere!

Guardate le nostre compagne galline come vivono negli allevamenti da batterie, senza spazi e con la luce negli occhi per venti ore al giorno!

La loro vita media è di due anni!

La nostra compagna gallina, l'ovaiola Crestina, guardate com'è ridotta!

Ditemi se questa è una gallina!

È aumentata di peso, la cresta e i bargigli pallidi, ha solo tre anni di vita ma ne dimostra dodici!

Con le sue penne tutte bianche a causa del super lavoro di fare trecento uova all'anno!

Qui non esistono galline dalle uova d'oro!

Oramai poverina, non è più in grado di lavorare, di produrre un solo uovo al giorno!

Si è ammalata di una malattia tipica che affligge molte delle nostre compagne galline da batteria: il fegato grasso.

Questa malattia colpisce soprattutto le galline tenute in gabbia, per non parlare di come sono trattate, ma forse sarà meglio se la compagna Crestina ci racconta lei stessa la sua odissea nei pollai da batteria

La gallina Crestina svolazzando goffamente con le alette ormai deformate a causa della malattia, salì su una trave e incominciò la sua testimonianza!

«Ci siamo sempre fidati di quest'uomo, del padrone della fattoria. 

Ci siamo accontentati del pugno di granoturco che ci donava, ma ci massacrava di lavoro, facendoci lavorare in nero senza contributi e tutele sanitaria, vendendoci ai pollai negli allevamenti di batterie del paese!

Ci obbligavano tutto il giorno a covare centinaia di uova con tanta fatica e dolore per poi vedere il nostro sacrificio finire al mercato delle uova!

E quanti pulcini nascono nelle incubatrici senza vedere mai la loro mamma?» proseguì la gallina Crestina addolorata,

«Tantissimi! Io avevo la gioia di essere diventata mamma di cinque bellissimi pulcini, e già appena nati, erano belli come i gigli dei campi! Il loro tenero pigolare mi rallegrava il cuore nel il pollaio nelle fredde serate invernali!

Ma sono nati sfortunati poverini, perché nati maschi!

E non c'è più sventura al mondo, di nascere pulcini maschi negli allevamenti da batterie! 

Sapete cosa hanno fatto ai miei figli?» disse piangendo la gallina Crestina,

«Sono stati triturati vivi e gettati nelle discariche per diventare mangime! erano usciti dalle mie uova di mamma, poveri figli miei!

Ma erano considerati inutili perché non potevano produrre uova, essendo maschi, non erano economicamente vantaggiosi!»

A queste parole ci fu un susseguire di nervosi di coccodè e chicchirichì di tutte le galline e galli presenti all'assemblea sindacale. 

Non era tollerabile tanta crudeltà da parte dell'umano civilizzato!

E tra una lacrima e un coccodè, la gallina Crestina si andò a sedere di nuovo, tenendo la cresta bassa per il ricordo doloroso dei suoi figli pulcini, vittime di un destino così crudele!

«Ma ancora non è finita l'odissea!» gridò il segretario delle galline Kokos.

«Alle galline cugine di Crestina, hanno tagliato il becco senza anestesia! Perché poverine erano impazzite a causa di frustrazione, dolore e stress, tenute in quelle gabbie e aggredivano le compagne di gabbia fino ad arrivare a mettere in atto fenomeni di cannibalismo!

Nel tentativo di diminuire le lesioni fisiche causate da questo comportamento "antisociale" le galline di batteria vengono "sbeccate" rimuovendo loro un terzo del becco per mezzo di strumenti dolorosi!

Le compagne galline delle fattorie vicine, sono accatastate in gabbie di pochi centimetri grandi appena come un foglio di giornale per ognuno.

La loro natura e altamente restrittiva, e nelle gabbie non si permette alle nostre compagne di esprimere la propria volontà, se non la tirannia del padrone dei capannoni!»

Queste parole fecero indignare tutti gli animali presenti nell'affollatissima stalla del cavallino Gigino!

«Non hanno volontà propria nella ricerca delle pasture, non possono decidere la cova delle uova come vorrebbero, beccare liberamente sul terreno, poter distendere le ali nella pausa pranzo a loro vietata!

Tutto questo provoca alle nostre compagne galline un alto grado di stress da lavoro, e molte di loro sono costrette a chiedere un pensionamento anticipato prima del tempo per motivi di salute! Gli allevamenti delle nostre compagne galline di batteria sono dei luoghi infernali dove le nostre compagne vengono private di tutti quei bisogni elementari di tutele del lavoro, e dei diritti irrinunciabili di ogni lavoratore! "

(continua)

 

 

 
 
 

Una strana riunione

Post n°97 pubblicato il 18 Agosto 2022 da Armanarman2

Intanto qualcosa di  molto strano stava per accadere nella Fattoria delle Anatre Selvagge che avrebbe procurato non pochi problemi al povero fattore Benson da parte dei suoi animali!

 
 
 

Il figlio prodigo

Post n°96 pubblicato il 18 Agosto 2022 da Armanarman2
 
Foto di Armanarman2

 

Questa triste storia tutti nel paese di Agua Mara la conoscono bene.

La vissero quel giorno che furono invitati tutti nella fattoria del signor Benson, in un giorno quando il vento del perdono muoveva le foglie ingiallite senza vita, cadute lungo il viale per terra.

Tra sprazzi di un cielo curioso che guardava giù sulla fattoria, tra le stagioni di tempi lontani, dietro al mulino dove la fresca acqua del fiumiciattolo accarezzava la ruota che girava pigra.

 Situata in mezzo alla campagna, tra due montagne verdeggianti che la circondavano, e la facevano sembrare come una casetta di un presepe con i suoi colori, dal rosa pallido dei muri, al rosso porpora del tetto, era una di quelle fattorie difficili da non notare.

In quella fattoria Benson visse gli anni tristi della storia del suo figlio minore Gabriel, una ferita che nemmeno il tempo riuscì più a guarire.

Aveva due figli che lui amava molto, ed erano l'unico scopo della sua vita dopo la dipartita della moglie Clotilde.

Il più grande dei due figli aveva trent'anni e si chiamava Bartolomeo, mentre il più giovane ne aveva solo ventisei,  si chiamava Gabriel.

Entrambi lavoravano nella fattoria del padre, ma più che lavorare erano assistenti dei lavori dei campi!

Il lavoro lo facevano i servi e Tobia, un fedele mezzadro allevato fin da piccolo nella fattoria quando era fuggito dalle sue terre travagliate dai signori della guerra e da mercenari senza scrupoli. 

Tobia accudiva gli animali, le mucche, gli asini, le pecore e i maiali. C'era la terra da coltivare, le vigne da potare. Lavorare duro durante la semina e il raccolto non era un gioco per il povero Tobia che la sera si addormentava sul suo letto vestito senza nemmeno avere la forza di prepararsi qualcosa da mangiare.

Ma mentre il figlio più grande Bartolomeo, andava nei campi insieme agli operai per seguire da vicino il lavoro, e rendersi personalmente conto della produttività della fattoria, il più piccolo, Gabriel, invece teneva i conti dell'azienda, stando a casa seduto alla sua scrivania.

Al figlio minore Gabriel, lavorare nei campi non piaceva molto!

Sognava di andarsene via da quel paese di Agua Mara che lo faceva sentire un uomo oppresso è insoddisfatto e come tutti i giovani della sua età, sognava una grande città, vivere una bella vita piena di divertimenti, cosa che la sua terra e la campagna non gli poteva mai offrire.

Gabriel non amava la sua terra,  non amava per niente quel genere di vita!

Non amava nemmeno suo fratello per la verità, che ai suoi occhi si sentiva come un Dio, perché era più istruito.

Lui sapeva sempre tutto, è  aveva sempre la risposta giusta! 

Era sempre preso con il suo lavoro nei campi,  sempre puntuale, mai uno sbaglio!

Senza una visione diversa che non fosse il suo monotono lavoro!

 Gabriel lo odiava per questo, "il perfettino" come chiamava in termini dispregiativi il fratello!

Gabriel voleva un futuro lontano da quel posto, lontano da casa sua, lontano da suo fratello.

Spesso aveva parlato dei suoi progetti con lui, ma le loro divergenze erano molte,  questi due modi diversi di pensiero era spesso sfociato in furiosi battibecchi tra i due,  altrettante volte erano dovuti intervenire i mezzadri perché non venissero alle mani.

A Bartolomeo piaceva quel tipo di lavoro in campagna, quella vita semplice, quell'aria pulita che respirava fin da piccolo e lo faceva sentire lontano dalle ansie della vita e dal rumore del paese.

Mai avrebbe intrapreso un'altra strada!

Ma peggio per lui pensava tra sé Gabriel, se suo fratello voleva morire in quel posto come un povero campagnolo senza storia, libero di farlo!

Gabriel, avrebbe preso un'altra strada, la strada del piacere e quel giorno decise per la sua vita.

Si presentò da suo padre che oramai avanti con l'età se ne stava seduto vicino al caminetto, dove il fuoco della legna scoppiettava e cercava di riscaldare il suo corpo e il suo cuore. 

Ogni scoppiettio della legna, era un ricordo della sua vita!

Pensava a quando i suoi figli erano piccoli e giocavano felici davanti al cortile della casa, con le caprette e le galline, quando si arrampicavano sugli alberi e prendevano i frutti ancora acerbi come la loro età, ed erano felice e spensierati!

Si volevano bene, ma il tempo passa e crebbero entrambi e con la loro età anche i problemi e i rancori l'uno verso l'altro.

Accuse a vicenda, e Bartolomeo che accusava Gabriel di rubare sui conti della fattoria, e lui, Gabriel, lo odiava per questo, quel suo modo di fare da padrone dell'azienda di famiglia!

Chi lo aveva eletto padrone della fattoria?

Dopo l'ennesima lite, quel giorno Gabriel decise per il suo destino!

Non sarebbe rimasto più un solo minuto in un quello casa che gli faceva mancare il respiro!

Via da quel paese di bigotti, che lo faceva sentire come un forestiero!

Gabriel entrò nella cucina, dove il papà era seduto sulla sua carrozzella,  con voce arrogante disse:

«Padre, non voglio più stare in questa casa! Non mi sento felice, il mio destino è altrove lontano da qui! Io non sono nato per la campagna!» e ogni sua parola era una freccia al cuore del padre!

«Io, ho altre prospettive per il mio futuro! Non voglio finire i miei giorni in questo putrido paese!

Dammi la mia parte di eredità! mi servirà per le mie spese, nella città di Adma!»

Il padre quando sentì pronunciare il nome della città Adma, capì che la via che avrebbe preso suo figlio Gabriel non era buona!

La città di Adma era una città situata vicina alle pianure del Mar Morto, insieme a Zoar e Cecojim e alle altre due famose città peccaminose citate nella Bibbia, Sodoma e Gomorra, famose per la loro depravazione e lontano da Dio.

La città sognata da tanti giovani,  molti di loro se ne erano andati lasciando le loro terre e i loro affetti familiari, attratti dai piaceri che offriva.

«Andrò lontano da qui! Non ricominciare la tua solita storia di etica morale perché non servirebbe a niente!» disse Gabriel spazientito. 

«Sono già un uomo! Non ho bisogno di sentire le tue prediche

Il padre rimase addolorato per le parole del figlio, erano come coltellate che colpivano senza pietà il cuore del povero vecchio!

Anche se aveva intuito da tempo che Gabriel avrebbe preso quella decisione, non disse niente!

Erano molti i segnali della sua insofferenza verso la casa paterna, verso il suo lavoro. 

Rancori contro il fratello, l'indifferenza verso di lui.

Era già nell'aria quella decisione.

Gabriel voleva andare lontano dalla sua famiglia e dal loro affetto, per un'avventura che non si sapeva bene cosa avrebbe comportato.

Andare in una città lontana, Adma, piena di peccato e tentazione per un giovane della sua età, una città che si trovava nella pianura di Sodoma e Gomorra, poca timorata di Dio.

Con i suoi abitanti corrotti e depravati, e i loro istinti sessuali sodomiti e perversi, dove la punizione divina col fuoco celeste purificò la sua terra dai loro peccati.

Ma il papà sapeva che ogni parola per farlo desistere dalla sua decisione sarebbe stata inutile.

Guardò con gli occhi lucidi il figlio che tanto amava, dopo che sua madre morì dandolo alla luce. Un nuovo giorno stava per nascere nel paese di Agua Mara sulla casa del povero Benson.

Quel giorno vedeva partire un figlio lontano, con il denaro della sua eredità in mano e tanti sogni.

Gli uccellini sugli alberi cinguettavano salutando il sole che stava sorgendo, il ruscello faceva sentire lo scorrere delle sue acque limpide e la tortorella faceva udire la sua voce sui tetti!

Ma Gabriel non udiva per niente questa poesia della natura, tutta la sua mente era presa da altri pensieri, la sua visione oramai era per la citta peccaminosa di Adma dove avrebbe trovato tanti amici, belle donne e tanti divertimenti per la sua età!

Una bella vita che voleva godersi a pieno,  mentre percorreva il sentiero che lo portava lontano.

Dalla finestra il padre seduto sulla sua carrozzella, guardava il figlio allontanarsi, con lo sguardo velato di lacrime e una preghiera nel cuore.

Erano passati molti anni dalla partenza di Gabriel e il povero papà non sentiva più sue notizie da tempo!

Il suo cuore era addolorato per questo suo figlio perso nelle strade del mondo,  sentiva nel suo cuore che Gabriel non era felice e camminava in dissolutezza, senza il timore di Dio.

Ma ogni giorno pregava per lui!

E intanto Gabriel non se la passava per niente bene!

Aveva sperperato tutto il suo denaro e adesso se ne stava in un porcile insieme ai maiali, dopo avere dissipato ogni suo avere, in donne facile, divertimenti e gozzoviglie!

E quella maledetta polvere bianca che lo aveva distrutto nel fisico e nello spirito!

Gabriel non era abituato ai lavori umili,  l'unico lavoro che aveva trovato era di fare il guardiano di porci, dove stava tutto il giorno con il loro fetore e il loro continuo  grugnito che gli tenevano compagnia tutto il giorno!

Gabriel pensava a quando nella casa di suo padre aveva tutto!

Era il padrone della fattoria, non gli mancava nulla,  i servi di suo padre in quel momento stavano certamente meglio di lui!

Pensava con la tristezza nel cuore, di come si era comportato da irresponsabile e imprudente, lasciare la casa dei genitori per seguire le proprie concupiscenze,  non ascoltare i consigli paterni!

Ora ne pagava le conseguenze!

Stava in mezzo ai maiali, dove condivideva con loro non solo ghiande e radici, ma anche la loro puzzolenta natura!

Il suo corpo  è il suo spirito erano malati, anche la sua anima soffriva!

Ma un giorno decise di ritornare a casa, non ce la faceva più a fare quella vita dissoluta di cui si era pentito!

Sarebbe andato dal padre,  gli avrebbe chiesto perdono, perdono di tutto il male che gli aveva procurato!

Gabriel pensava tra sé: "Papà sarà ancora vivo?" Erano passati tanti anni da quando lo aveva lasciato!

Il papà era già avanti con l'età, e stava poco bene di salute!

Chissà come stava il suo vecchio! «Povero papà! quando dolore ti ho procurato!» 

Con le lacrime agli occhi e il cuore che sanguinava per il dolore, quel giorno decise di tornarsene per la via del perdono!

Gli uccellini cantavano ancora sugli alberi,  il ruscello faceva udire lo scorrere delle sue acque, la tortorella faceva sentire la sua voce sui tetti, mentre un uomo stanco dalla vita dissoluta che aveva condotto, stava per ritornare alla sua casa lasciata tanto tempo prima!

Pentito si avvicinava sempre di più, verso la casa del perdono, verso l'amore, lungo il conosciuto e mai dimenticato viale alberato, insieme ai suoi molti pensieri che lo tormentavano.

"Mi perdonerà mio padre?" pensava tra sé Gabriel, mentre con la testa china di vergogna camminava con passo incerto verso la casa paterna.

"Sarà ancora vivo? Mio fratello mi vorrà ancora nella sua azienda? Forse ho fatto male a ritornare, sicuramente mi faranno bastonare dai servi di mio padre!"

Con questi pensieri che lo turbavano nella mente, Gabriel arrivò vicino a casa, si fermò un attimo a guardarsi intorno, quanti ricordi c'erano in quella terra! 

Si rivedeva bambino felice che correva inseguendo galline e agnellini, sentiva ancora il buon profumo delle focacce arrostite della mamma!

E mentre era assorto in questi pensieri, ecco che l'uscio di casa si aprì,  un vecchio con la canizza bianca, un padre che sempre aveva pregato per il figlio perduto e sempre aveva sperato, appoggiandosi al suo bastone, stanco, ma con gli occhi felici e pieni di gratitudine verso il Signore, tese le braccia al figlio perduto!

Braccia piene d'amore e di perdono!

Non c'era bisogno di tante parole.

Non c'era bisogno di sapere chi fosse quell'uomo mal vestito come uno straccione con una barba lunga, e dagli occhi tristi e lucidi!

Era il cuore che parlava più di mille parole e il cuore di un padre che ama non si sbaglia! Non c'è inganno!

Gabriel abbracciò il padre e con un fil di voce rotto solo dai singhiozzi disse: «Padre perdonami!»

Il padre gli buttò le braccia al collo, e la sua voce ebbe solo la forza di pronunciare il nome tanto amato e mai dimenticato!

E non c'era più bisogno di altre parole!

Non servivano, le lacrime parlavano per loro, l'amore era più forte di ogni parola! 

Si fece una grande festa in quel giorno nella fattoria di nonno Benson, per quel figlio perduto e ritrovato,  tutto il paese di Agua Mara fu invitato!

Si ammazzarono vitelli grassi, maiali e agnelli, capretti e polli, e del buon vino scorreva a fiumi per fare felici tutti i commensali.

Gabriel fu vestito con una veste di seta blu, la più bella che fu trovata nella città!

Si invitarono tutti gli abitanti del paese, ognuno doveva essere partecipe delle felicità di un padre, che aveva perduto suo figlio ma che Dio gli aveva preservato, perché l'amore aveva vinto sugli inganni del mondo!

Tutta la casa di nonno Benson, tutto il paese, faceva festa!

Facevano festa gli uccellini e le tortorelle, gli agnellini e i maialini, i servi e tutti gli amici!

Tutti erano felici!

 

"Perché, ecco l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi il tempo del canto è tornato

e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.

Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave

il tuo viso è leggiadro."

 

Cantico dei Cantici

 

Si faceva festa anche in cielo perché un uomo si era perduto, ma poi era stato ritrovato!

 

 

 

 
 
 

L'auto della felicità

Post n°95 pubblicato il 18 Agosto 2022 da Armanarman2
 
Foto di Armanarman2

 

Dopo qualche tempo la terra fertile e grassa non rendeva più, e decise di partire per l'Australia per andare a fare l'operaio in una bella fabbrica, dove avrebbe fatto fortuna, e realizzare il suo sogno, portandosi dietro l'odore della sua terra. 

Il sogno di lavorare nella fabbrica della "Macchina della felicità". 

Il cuore della campagna non batteva più.

 

Un'auto che rende felice chi la compra? Sì esiste, ma non per i suoi cavalli o la sua carrozzeria, ma per i suoi optional divini!

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha quasi novant'anni adesso, nonno Benson.

La sua lunga barba bianca e il suo bastone sono per lui gli unici compagni a cui tiene nei suoi ultimi giorni di vita. Continua a vivere nella sua casetta, in compagnia dei ricordi che racconta spesso al suo fedele fattore Tobia, oramai grande anche lui, in quel paesino sperduto di Agua Mara, sulle montagne fuori dal tempo.

Nonno Benson (cosi era chiamato adesso dai paesani di Agua

Mara) è il nonno di tutti. Quando qualcuno del paese lo viene a trovare perché tutti i paesani gli vogliono bene, portano sempre in dono un fiaschetto di vino che lui beve volentieri, assieme a dei salumi con della frutta fresca e del pane caldo appena sfornato.

Il nostro nonno è felice, ringrazia sempre tutti e invita i suoi amici dentro casa per raccontare loro una storia, sempre la stessa da anni, che tutti i compaesani ormai conoscono a memoria.

Ma come avrebbero potuto dire al caro nonno di non volerla più sentire? Lui ci teneva tanto a raccontarla. E i cari paesani con pazienza e sacrificando un po' del loro tempo, decidono di sedersi intorno al tavolo ad ascoltare per la centesima volta il racconto di sulla strana fabbrica delle "Auto della felicità".

Eh sì, cari amici, dovete sapere che nonno Benson, quando era giovane e forte come una quercia, lavorava in una grande fabbrica chiamata il Buon Samaritano in una bella città in Australia.

Vi lavorava con solerzia e responsabilità, diventando infatti un bravo operaio specializzato addetto alla catena di montaggio.

Il suo compito era inserire i fanalini posteriori nelle cosiddette "Macchine della felicità"!

Erano altri tempi ovviamente, adesso quelle belle e forti macchine non esistono più, sostituite da altri veicoli più sofisticati dotati di computer di bordo, Bluetooth, sensori di parcheggio.

Ai suoi tempi, queste diavolerie moderne non c'erano! 

Tuttavia le macchine che costruiva erano belle lo stesso, perché semplici e molto robuste, e la gente era così felice quando le comprava, che ben presto le si videro circolare ovunque. 

Ci fu, grazie a queste macchine, un vero e proprio boom economico, perché la macchina che costruiva nello stabilimento era alla portata di tutti.

Quest'auto fu chiamata "Auto della felicità" e le persone che non sapevano più amare avevano necessità di comprare quella macchina.

La gente era ormai tutta presa dai suoi problemi, dai suoi impegni quotidiani, dalle sue ansie, che non avevano neanche più tempo o la voglia di sorridere, di amare e di volersi bene.

E questo modo di pensare così triste, al costruttore di macchine non piaceva per niente! 

Così l'imprenditore decise di costruire la fabbrica delle "Auto della felicità", insieme a qualche collaboratore che finanziarono assieme a lui il progetto.

Cominciarono a studiare tutti i particolari per la costruzione di una bella automobile, un'auto che avrebbe dovuto possedere tutte le caratteristiche per fare felice la gente, ma l'impresa non si rivelò affatto facile.

I costi di produzione erano alti, inoltre reperire il materiale per costruirla era un'impresa da Dio. 

Non era facile trovare la materia prima in questa terra!

Avevano innanzitutto bisogno di una lamiera speciale fatta di lega "Amore" molto rara e costosa.

I fari dovevano essere di materiale "Serenità" che ormai non se ne trovava più, il motore con accensione a "Compassione" era una rivoluzione in quei tempi abituati ai motori "Ego", troppo personali e inquinanti (i quali non davano tanta spinta al motore e nessuna sicurezza).

L'interno doveva essere di pelle di "Gioia", ma i rifornitori non erano in grado di soddisfare la richiesta. Insomma il mercato mondiale poteva offrire ben poco a questa domanda. 

Ma l'imprenditore non si scoraggiò, credeva tanto nel suo progetto e voleva portarlo avanti a ogni costo. Sapeva fin dall'inizio che la fabbrica delle auto delle felicità avrebbe trovato molti ostacoli e pochi finanziatori al suo progetto! 

Anche la concorrenza era spietata: nell'Est si costruivano macchine con poco affidabilità e dai costi bassi, ma senza nessuna garanzia per sicurezza e tranquillità! 

La macchina "Soldi & Soldi" per esempio, costruita in Albania, nella città di Tirana, che alla sua uscita sembrava che dovesse invadere il mercato Europeo con migliaia di vendite, si dimostrò però quasi subito un bluff, piena di tanti difetti che provocarono molti incidenti mortali.

Le persone erano state accecate da questo inganno, che costava poco, ma rendeva infelice molti. Oppure la macchina "Rancore City "che doveva essere il prodotto di punta delle vendite dalla Romania e che invece lasciò i suoi acquirenti molto delusi e amareggiati per niente soddisfatti. 

Le altre fabbriche delle città vicine però, come la fabbrica dell'auto "Malcostume", e la fabbrica dell'auto "Maldicenza Sport", sfornavano auto a migliaia dai loro stabilimenti, facendo fare turni massacranti ai loro operai che lavoravano giorno e notte.

La richiesta era numerosa, molti compravano volentieri queste auto, e prenotava anche da alcuni mesi prima pur di averla!

Molti uomini d'affari, finanziarono questi progetti, sapendo che sarebbero diventati ricchi. L'imprenditore capì, che era veramente una corsa contro i tempi e contro ogni aspettativa di successo.

Bisognava assolutamente costruire un'auto controtendenza, "la macchina della felicità"! 

Molte erano le domande che le persone si posero, quando seppero del progetto e la notizia fece scalpore. 

Così dopo tanti ostacoli, dovuti alla scarsità del materiale occorrente per costruire la macchina, finalmente la fabbrica un bel giorno cominciò a costruire il suo primo prototipo di auto.

La prima auto che uscì dallo stabilimento, era un coupé due posti a sei cilindri, con motore 3000 turbo a benzina, con trazione anteriore. 

La sua esposizione al salone di Ginevra suscitò subito la curiosità e l'ammirazione dei visitatori. Sorpresa e ammirazione del pubblico, elogio della critica, l'auto dell'amore ottenne subito un grande successo!

L'auto esposta al salone di Ginevra era di colore rosso cavallino fiammante, fatta con materiale raro proveniente direttamente dal paradiso, chiamato amore!

Il suo motore era di una lega inattaccabile ad ogni genere di corrosione, dalla "ruggine" al "vecchio rancore", con la sua forza di 250 cavalli era spinto da sei pistoni.

Il primo pistone a cilindro era fatto con lega "Amore" e dava tutta la potenza massima al motore, il secondo pistone si chiamava "Gioia", il terzo pistone "Pace", il quarto pistone "Pazienza", e tutti erano spinti dalle valvole di "Benevolenza" che accendevano la propulsione alla camera della "Bontà". 

Quattro ruote in lega leggera di "Fedeltà'', delle gomme 165 extralarge di "Benignità" e un sistema elettronico di "Autocontrollo", avevano fatto di questa auto un'élite del suo genere e contro questa auto non c'era legge, cioè era impossibile che qualcuno potesse prendere una qualsiasi multa!

«Va bene nonno» dissero gli ospiti che ascoltavano per l'ennesima volta il racconto, «ma adesso i tempi sono cambiati, queste auto non fanno più storia... Sono solo auto d'epoca, buone solo per qualche amatore... Non interessano più questo tipo di auto. Gioia, amore, pace sono optional che non richiede più nessuno! Adesso abbiamo auto più potenti, che si fanno sentire sulle strade quando passano, hanno installati motori potenti: odio, maldicenza, egoismo e vanno veloci come il vento! Queste sono le auto che ci piacciono!»

«Sì, va bene» rispose il nonno con la voce malinconica, «ma queste auto portano alla distruzione e all'infelicità perché sono costruite con materiale scarso e di poco valore! Mentre quelle macchine erano costruite con materie prime, inattaccabili dal tempo e dagli agenti esterni malevoli, nessuno li poteva distruggere e duravano per anni e anni. Chi li possedeva non si è mai pentito di averle, chi li comprava aveva speso bene il loro tempo e denaro.»

 

«Arrivederci nonno» dissero i bravi compaesani congedandosi, 

«Noi adesso dobbiamo proprio andare, abbiamo impegni importanti, ma tu riguardati mi raccomando, non prendere freddo!»

E così dicendo uscirono di casa, ridendo e scherzando sulla storiella raccontata e sulle sue strane macchine che un tempo costruivano! 

La macchina della felicità, che fantasia!

In realtà loro, non sapevano che la fabbrica in cui lavorava Benson dovette chiudere e licenziare tutti i suoi dipendenti, compreso lui, che all'epoca era molto più giovane.

Appena andarono via tutti di casa, si alzò dalla sua carrozzella facendosi aiutare dal bracciante Tobia e appoggiato al suo bastone, andò davanti all'uscio della sua casetta.

Da lassù poteva vedere tutta la vallata ed il paese in cui era cresciuto, uno strano paese dove i suoi abitanti non credevano più ai sogni.

Che futuro poteva avere un paese, dove i sogni erano stati messi al bando e l'egoismo aveva fatto breccia nei cuori?

Si ricordava ancora le parole del famoso discorso di Martin

Luther King, tenutosi a Washington il 28 agosto del 1963: «I have a dream.» Io ho un sogno.

I sogni non sempre si realizzano, ma non perché siano troppo grandi o impossibili, ma perché noi smettiamo di crederci.

Le parole pronunciate dal famoso reverendo di Atlanta erano state la linfa e i compagni della sua vita, una speranza.

Un paese dove si smette di sognare? Per questo la gente non sorrideva più!

Da lassù nonno Benson poteva udire i rumori festosi di una sagra paesana, dove veniva festeggiato il Santo Patrono del paese, Santo Gallipolli.

La gente sembrava felice e per una sera avrebbe dimenticato i suoi problemi con panini ripieni, del buon vino paesano e col pensiero che la felicità era una piccola utopia.

Lui da giovane ci aveva creduto veramente alla fabbrica della felicità, finché la fabbrica fallì quando il costruttore decise di donare gratuitamente a tutti le auto che costruiva, perché voleva vedere tutti felici, indifferentemente da chi avrebbe potuto acquistarla e chi no. 

Quando comunque le persone preferirono spendere i soldi in altre fabbriche, attratti dalle loro pubblicità ingannevoli, nonno Benson continuò comunque a credere fino in fondo a questo sogno... In quelle auto della felicità, sarebbe bastato solo mettere un carburante speciale chiamato amore, e tutti gli altri accessori opzionali per essere felici sarebbero stati gratis, compresi nel prezzo.

Ma nel paese c'era un odore di terre lontane, mentre sulle colline il sole andava giù in un cielo annoiato.

 

 

 

 

 

 
 
 

La 'ndrangheta delle rocce

Post n°94 pubblicato il 14 Agosto 2022 da Armanarman2
Foto di Armanarman2

 

In quel posto di di rovi,gli uccelli neri non si sarebbero mai potuto avvicinare,nè quantomeno era territorio della 'ndrangheta calabrese delle rocce.

Quello che purtroppo non sapeva il fattore Benson è che esisteva invece in quei luoghi la mafia delle Spine, la quale, per mezzo di una loro spia, anzi di una loro spina, che si era infiltrata nei semi del fattore, seppe dell'intenzione del fattore Benson di andare a seminare tra loro.

Ciò provocò un gran trambusto.

Il padrino delle spine, Don Spinoso Pungente, era molto arrabbiato per questo fatto: come si permetteva quell'antipatico del contadino di andare a seminare nei loro roveti?!

Questo era un grave sgarro! Un'offesa, un oltraggio all'onorata società!

Prima aveva avuto l'idea di seminare in un campo aperto non contento della batosta subita dai corvi della banda di Orvic che mangiarono tutta la sua semenza, poi aveva avuto l'impudenza di andare nel campo della 'ndrangheta calabrese delle Rocce ed adesso aveva il coraggio di andare a seminare addirittura tra gli spazi spinosi della mafia delle spine, dove mai nessuno era mai entrato senza uscirne punto e dolorante! 

«Onorate spine,» disse il padrino alle sue spine picciotti, «al caro contadino dobbiamo far capire di che pasta siamo fatte e di cosa siamo capaci! Ancora non ci conosce quanto siamo puntigliose e pungenti, quando si tratta di difendere i nostri affari!» Le spine mafiose erano tante e tutte bene organizzate.

Conoscevano la tattica della guerriglia urbana, molte di loro erano mercenarie e volontarie, ex spine detenute, combattenti delle strade, reduci di tanti scontri con le forze dell'ordine della campagna e sapevano il fatto loro.

Così il povero contadino, seminò di nuovo, nel loro territorio.

Ma le spine crebbero e tutte insieme, come un solo uomo, o meglio, come un solo roveto, soffocarono la semenza del povero contadino Benson.

Erano tante e così bene organizzate, che non diedero scampo alla povera semenza del fattore, che circondata dalle mafiose spine, morì.

Le spine mafiose riportarono una grande vittoria quel giorno, e tutti i roveti festeggiarono fino all'alba con una grande festa organizzata dal padrino Spinoso Pungente

E adesso, direte voi?

Preso dallo scoraggiamento il nostro bravo seminatore andò via... e no, non andò così! 

Il simpatico fattore era un contadino dalla testa dura, probabilmente di origine calabrese, e non si abbatté per così poco, e così decise di seminare di nuovo!

Non più in un campo aperto dove gli uccellacci neri mangiavano la buona semenza, non più tra le rocce, dove le poche radici facevano seccare tutto, non più tra le spine che sembravano delle piovre intorno alla sua semenza, ma nel piccolo campo di suo padre Gilberto, il quale gli aveva lasciato un piccolo pezzo di terra in eredità prima di morire.

Il padre glielo aveva sempre detto, fin da quando lui era piccolo, della fertilità di quella terra. Ma lui da bravo contadino testardo, volle fare sempre di testa sua. Infatti non aveva curato per niente il campo del padre alla sua morte, si era sempre e solo occupato solo del suo bravo orticello, ma come abbiamo visto, con ben pochi risultati.

Ma ricordava bene che quando suo padre era vivo, curava il suo terreno con amore e portava sempre dei buoni frutti, che lui molte volte prendeva dal cesto e mangiava gustandoli con piacere.

Sì, aveva deciso: avrebbe seminato nel campo del povero papà.

E il seme infatti coltivato in quei campi crebbe, e portò dei frutti maturi e saporiti: mele, pere, fichi, pesche; mille profumi riempivano l'aria, e i mille colori vivaci nelle sue ceste erano come dei quadri d'autore. 

La buona terra aveva ricevuto il buon seme e aveva portato i suoi buoni frutti.

(Allegoria della parabola  del Seminatore) 

Da quel giorno in poi il fattore cominciò a vendere i prodotti della sua terra e poiché gli affari andarono bene, ingrandì i suoi granai. 

Ma non fece come il ricco stolto della parabola Biblica, che tenne tutto per sé, ma il nostro amico fattore, divise il suo abbondante raccolto tra i poveri del paese di Agua Mara

 

 

 
 
 

La banda dei corvi neri.

Post n°93 pubblicato il 13 Agosto 2022 da Armanarman2
Foto di Armanarman2

 

Il loro capo, Orvic Senior della Jugoslavia, era un corvo tutto nero con degli anelli al becco e una fascia sulla testa che contribuiva a dargli un'aria ancora più cattiva.

Quel giorno Orvic Senior e la sua banda, erano pronti per dare seri problemi a mister Benson. 

Mentre se ne stava aggrappato su un ramo dell'albero, quello più in alto rispetto a dove erano appollaiati tutti gli altri uccelli corvi (perché Orvic voleva avere la visuale migliore della fattoria oltre che dimostrare agli altri corvi di essere il capo indiscusso), Orvic Senior era pronto a sferrare l'attacco assieme ai suoi fedeli alleati contro lo sfortunato contadino. Orvic a quel punto prese la parola e rivolgendosi ai suoi uomini, o meglio alle sue cornacchie, disse: «Spero che abbiate memorizzato bene il nostro piano, "Operazione semi mangiati". L'operazione deve avere successo, non voglio errori o lisciamenti di piume in questa missione! Appena il fattore Benson semina il campo»  proseguì Orvic  «voi senza perdere tempo andate tutti giù in picchiata in formazione da sei, prendete i semi dal terreno e li mangiate tutti senza lasciarne nemmeno uno!» 

Diede una leggera beccata al ramo e continuò: «Poi l'altra squadra, guidata da "Corvo due", che nel frattempo è rimasta in attesa sul secondo ramo, si butta sui semi rimasti e li porta tutti da me! Intesi miei prodi corvi neri?» 

«Cra... Cra» risposero tutti in coro i corvi neri: erano pronti all'attacco.

E appena il povero contadino iniziò la semina dando vangate con tanto sudore, i corvacci neri in formazione aerea da combattimento andarono tutti giù in picchiata sui semi e li mangiarono tutti! 

Inutile tutto il da farsi dello sfortunato fattore che cercò di mandare via gli uccellacci neri in tutti i modi possibili: erano troppi ed il campo era così vasto non ce l'avrebbe mai fatta a mandarli via tutti.

Non restava che rassegnarsi e guardare con tristezza quella semina perduta per sempre!

Povero contadino, tanta fatica per niente!

Ma il nostro amico fattore non si scoraggiò, conosceva il suo lavoro, e sapeva come questo può essere pieno di imprevisti: a volte la pioggia che non cade per mesi facendo diventare arido il terreno, altre volte invece la pioggia cade così abbondantemente che il campo diventa una palude: oppure c'è il sole, se troppo caldo fa seccare i germogli troppo presto bruciando tutto il raccolto. 

Insomma il mestiere del contadino non è dei più semplici, ma la sua terra era tutto il suo mondo, ed il contadino lo sa bene, mentre semina di nuovo e prega, sperando che la terra gli porti il frutto del suo lavoro.

La sua tempra era forte e decise di seminare ancora nel suo campo, e questa volta non più dove c'erano gli uccellacci neri, ma in un campo più sicuro e lontano dalla loro vista, nel terreno roccioso dove gli uccelli non vanno volentieri a mangiare!

Ma il fattore Benson non sapeva che le rocce del suo campo erano in preallarme!

Avevano saputo da una soffiata, che il contadino sarebbe andato da loro a seminare, e così studiarono un piano di difesa. 

Il loro capo, "Roccia Dura", tenne una assemblea straordinaria di tutte le pietre del campo, che in gran numero andarono alla riunione del loro leader.

 

Seminare nel campo senza l'autorizzazione della 'ndrangheta delle rocce? Un problema! 

 

 

 
 
 

La casa paterna

Post n°92 pubblicato il 13 Agosto 2022 da Armanarman2

 

Nella strana fattoria, c'era anche Tobia, un ragazzino di colore della Somalia, che aiutava il fattore nei lavori dei campi. 

Tobia era un piccolo grande uomo, minuscolo, dalla pelle nera, con i capelli ricci e due occhi scuri come la notte, un gran lavoratore. 

Il signor Benson si prese cura di lui, dopo che i suoi genitori morirono uccisi nel suo paese, molti anni prima, a causa dei numerosi conflitti che affliggevano il Sudafrica.

Ma questo fatto aveva suscitato un po' di invidia nei due figli del fattore, Bartolomeo e Gabriel, che non amavano tanto i lavoratori di colore.

Tobia, molte volte, aveva dovuto subire in silenzio, le offese verbali del figlio maggiore del signor Benson, lo scorbutico Bartolomeo. Lo rimproverava di non lavorare bene, di essere poco pulito, di non sapere distinguere la frutta matura da raccogliere da quella ancora acerba. 

Si doveva impegnare di più sul lavoro, ma erano tutte scuse.

La verità e che non lo poteva sopportare, a causa del colore della sua pelle. 

Bartolomeo non amava tanto i forestieri, figuriamoci poi quelli di una razza diversa. 

Una bella fattoria quella delle "Anatre Selvagge", e una straordinaria compagnia di animali, la rendeva unica. 

Ma forse non era proprio come la gente se la immaginava. 

Situata su una collinetta in mezzo al verde della montagna, con le sue pareti di un bel colore giallo paglierino e il tetto rosso come i suoi tramonti, con un ruscelletto di acqua cristallina, che mormora lode a Dio, con tanti alberi di frutta, sopra il mare verde della campagna. 

Si stava bene nella fattoria, e tutti gli animali facevano il loro dovere.

La mucca Guglielmina faceva il latte fresco, che il fattore mungeva tutte le mattine e per poi venderlo nel paese vicino di Agua Mara

La gallina Crestina cercava di covare le uova nel pollaio, dico cercava, ma senza che nascesse mai un pulcino.

«Ma perché queste uova non si schiudono mai?» diceva disperata e confusa la povera gallina Crestina. Nessuno aveva il coraggio di dirle la verità sulla sua malattia, e perché era diventata sterile, a causa della lunga permanenza negli allevamenti da batterie intensive, a cui era sottoposta con lunghe ore di agonia, per schiudere anche trecento uova all'anno! 

L'asinello Gelsomino si caricava, tutti i santi giorni, della legna, che gli metteva sulla sua povera groppa il suo padrone, che doveva vendere al paese, e due barili di acqua, che doveva portare ai contadini che curavano i campi.

«Poi mi sento lamentare la colomba Purina che porta solo un ramoscello d'ulivo!» brontolava Gelsomino con la schiena che gli faceva male.

C'erano poi le capre e gli agnelli, che andavano al pascolo, sotto lo sguardo attento del cane da guardia Burk, un bel pastore tedesco, che abbaiava in continuazione con fare festoso.

 

Il signor Benson, viveva felicemente in questa strana fattoria di campagna, circondata dai suoi agrumeti e dai pascoli rigogliosi.

Due galline di nome Marta e Maria gli facevano compagnia: la gallina Marta non faceva altro che andare su e giù dal pollaio al cortile, sempre in cerca di qualcosa da beccare nel terreno, sempre ansiosa da non stare mai ferma un minuto (tanto che, quando andava a dormire nel pollaio, era tutta stressata e con un gran mal di cresta, con le penne aride e secche che sembravano un cespuglio visitato da un tornado), mentre l'altra gallina Maria, se ne stava sempre buona e tranquilla vicino alle gambe del fattore, le piaceva ascoltare le sue storie, specialmente quella dell'agnellino Martino, che la faceva commuovere e ogni tanto faceva un bel coccodè annuendo soddisfatta per i bei racconti che narrava il caro fattore.

La fattoria era costruita su due piani.

Al piano inferiore della tenuta, il signor Benson teneva tutti i suoi attrezzi per il lavoro dei campi come la zappa, la falce, la trebbiatrice a mano, un tagliaerba, oramai fuori uso da tempo; tutti buttati in disordine in un angolo della cucina rustica, nonostante un caminetto con la legna accatastata da un lato, donasse un particolare tocco di poesia alla stanza, ma di poetico, visto il caos che vi regnava, c'era ben poco.

Un tavolo antico fatto di legno di abete con i piedi sgangherati si trovava al centro della stanza, con due sedie vecchie con la paglia sfilacciata, dove il gatto Castiel faceva le sue pennichelle quotidiane, una grande finestra, con due vistose tende di stoffa a fiore tutte annerite, donava luce alla stanza.

Al centro del tavolo si trovava un vaso di fiori quasi sempre vuoto, senza più fiori da molto tempo da quando il signor Benson era rimasto vedovo molti anni prima.

Nessuno metteva più i fiori di campo in quel vaso che sembrava la testimonianza di un tempo felice, passato in quella casa, ma adesso era solo un vaso vuoto senza vita.

Sulle pareti scurite dal tempo e mai più ripitturate, qualche quadretto pendeva storto qua e là, facendo pensare al tocco sensibile di una figura femminile che un tempo vi abitava.

Sulla credenza della cucina, sparpagliati in disordine, dei fogli di un vecchio giornale locale, una mela ingiallita, delle scorzette di pane ammuffito, mentre poco più a destra, sotto la scala che conduceva al piano di sopra, in mezzo a tante cianfrusaglie c'erano dei vecchi scarponi bucati, con la loro storia fatta di un duro lavoro nei campi ed un paio di stivaloni alti fino alle cosce, che servivano per passare il fiumiciattolo della campagna.

Al piano superiore, dove c'era la stanza da letto del fattore, vi si accedeva attraverso una vecchia scala di legno tarlata, che dalla cucina portava al piano superiore attraverso un'apertura nel soffitto.

La stanza da letto, com'è facile immaginare, era sempre in disordine con i panni stropicciati sparsi in tutta la stanza. Sulla sedia di mogano vicina al letto c'era una camicia a quadrettoni colorata di un rosso sbiadito e buttata lì tutta stropicciata.

Per terra un pantalone di velluto scuro tutto consumato e buttate ai piedi della sedia, sul pavimento vicino al letto, le ciabatte di stoffa emanavano un odore non proprio gradevole assieme ai calzettoni di lana bucati. La testata del letto era di legno di ciliegio antico intarsiato. 

Ai lati del letto si trovavano due comodini impolverati con i cassetti pieni di varie medicine, un paio di occhiali per la lettura, dei fazzoletti di stoffa e la Bibbia. Il signor Benson leggeva spesso il Salmo 23 prima di addormentarsi, "Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me".

Sopra il comò, una grande specchiera opaca e piena di aloni, un portafotografie dalla cornice d'argento, sul quale stazionava una vecchia fotografia in bianco e nero ormai scolorita dal tempo, in cui un bel giovanotto abbracciava sorridente una bella ragazza Clotilde, che poi divenne sua moglie e che lo lasciò troppo presto da solo con due figli piccoli a cui badare, Bartolomeo e Gabriel.

Il figlio più grande, Bartolomeo, era sempre stato ubbidiente e rispettoso verso il padre: lavorava nei campi con dedizione e sacrificio, studiava diligentemente, non portava nessun problema al povero babbo. D'altro canto, il fratello minore, Gabriel, era sempre stato di carattere difficile, scorbutico e disubbidiente: non gli piaceva lavorare nei campi e non gli piaceva studiare.

Gabriel aveva infatti ben altre idee per la testa, ma lo vedremo proseguendo con la storia. 

Il signor Benson non aveva più con sé i vantaggi della gioventù: non era più giovane, forte, scattante e con l'avanzare dell'età, la solitudine e la malinconia erano diventate le sue compagne più fidate.

Attimi monotoni e tutti uguali scandivano l'incessante scorrere del tempo.

Il vecchio fattore rimaneva seduto su una carrozzella, passando le sue giornate in compagnia dei suoi ricordi con il fidato gatto Castiel che gli teneva compagnia, accovacciato su una sedia vicino a lui.

Per Benson da molto tempo il silenzio di quella casa era diventato troppo pesante. 

Ormai aspettava da un momento all'altro che la "Vecchia Signora" bussasse alla sua porta: ma l'aspettava senza timore, senza paure, l'attendeva come una liberazione per potersi ricongiungere alla sua amata compagna e poter tornare a stare insieme a lei, questa volta per sempre.

La perdita della moglie, la partenza del figlio minore Gabriel di cui non aveva più notizie da anni lo avevano abbattuto nel fisico e nello spirito facendolo cadere nella depressione e solitudine.

Non si curava più delle sue terre e il fattore Benson stava tutto il giorno sulla sua sedia vicino alla finestra, leggeva del continuo la Bibbia dove trovava un po' conforto.

Ogni tanto si alzava dalla sua carrozzella per riempire la ciotola del gatto con dei croccantini, per poi ritornare a sedersi nel suo mondo di ricordi.

Intanto i lavoratori di colore dei campi lavoravano poco e male, perché non venivano pagati da tempo e incominciavano a incrociare le braccia.

Gli animali da parte loro non stavano meglio, mal nutriti e dimagriti.

La terra era abbandonata a se stessa, piena di gramigna, i frutteti con oltre duecento piante di meli, ciliegi, cornioli, un tempo coltivati ma oggi tutti coperti di rovi e vegetazione selvatica con la frutta marcia caduta per terra e l'uva con i tralci malati pieni di chicchi d'uva secchi e pieni di muffa.

I frutteti senza il raccolto erano circondati da frutta marcia caduta per terra, pesche, pere, mele, ed era diventata cibo per i topolini della campagna. 

 

Seminare un bel campo e aspettare che porti un bel raccolto è il pensiero di ogni bravo contadino, se non ci fosse di mezzo la banda dei "Corvi Neri"!   

 

 

 

 

 
 
 

IL VENDITORE DI FUMO

Post n°91 pubblicato il 12 Agosto 2022 da Armanarman2
Foto di Armanarman2

La soluzione a tutti i problemi del nostro vivere?

Sì, qualcuno ce l'ha, basta chiamare il venditore di fumo!

Tuoni e fulmini, era il caso di dire in quella sera nel paese di Agua Mara, dove le cataratte del cielo si erano aperte, in una pioggia sempre piu incessante, che sembrava il diluvio universale!

Quel giorno di domenica nel paese di Agua Mara si teneva la tradizionale sagra del maiale, ma dopo l'ordinanza del sindaco che aveva proibito la macellazione del suino a causa di un virus, la festa non era più la stessa degli anni precedenti.

Nel paese non c'erano più animali da vendere, niente polli o conigli, niente agnelli o galline,  per un paradosso, la sagra del paese chiamata la "sagra del maiale" di suini non se ne vedeva nemmeno l'ombra!

C'era però gente dei paesi vicini, che per l'occasione della festa, si era ritrovata nel paese per farsi una rilassante passeggiata ,in quella bella domenica per niente soleggiata di Aprile!

Quel giorno un uomo, sul suo furgoncino pieno di mercanzie, si stava dirigendo ad Agua Mara, il piccolo paese sperduto fra le montagne, per portare a termine una missione importante!

C'era molto movimento nel paese visto la festività della domenica e la sagra del maiale, ma a lui non interessava più di tanto di quella festa!

L'importante era di portare a termine il suo scopo!

Sapeva che non avrebbe dovuto fallire, perché lui stesso assieme ai suoi colleghi di lavoro, aveva progettato nei minimi dettagli quella missione, pioggia permettendo! La strada lunga e tortuosa lo portò finalmente alle porte di Agua Mara!

Arrivato lì, cominciò a guardarsi intorno.Era così piccolo quel paesino che non ci voleva molto a capire da quale parte si trovasse la piazza.

Quindi, diresse il furgoncino verso una breve salita ed ecco, la piazzetta stava proprio lì, era già piena di gente allegra sotto l'ombrello, pioggia o non pioggia, con le sue bancarelle e con i vari oggetti in vendita, che facevano da cornice all'allegra gente del paese!

La festa si teneva proprio quella sera, era un viavai di persone, i tavolini dei bar erano pieni di paesani che giocavano a carte e bevevano birra e vino!

i ragazzini correvano da una parte all'altra del paese sotto la pioggia e davanti al palco dove, da lì a poco, si sarebbe tenuto il concerto di un gruppo musicale rock, The Country Band!

Un cane latrava da lontano , la musica risuonava per le viuzze e le contrade, nei vicoli e per la piazza, contagiava tutti in quella sera dove le ragazze avevano messo il loro abitino da festa e sognavano la California, con i loro occhi innocenti della loro gioventù!

Tutta la loro bella età era riempita di occhiate furtive, sorrisi, e risate verso i ragazzi del paese!

L'uomo si guardò in giro e pensò: "Certo che venire in un paese come questo è proprio una impresa da diavolo!"

e sorrise sotto i suoi grandi baffoni, perché lui il diavolo lo conosceva bene, eccome! Comunque fosse, intuì che forse non sarebbe stato così facile vendere alla gente del posto le sue mercanzie!

Sì...era proprio questo la merce che aveva intenzione di vendere a quella gente semplice: menzogne!

Solo truffe e ben costruite menzogne!

L'uomo fermò il furgone al centro della piazza, scese dal posto di guida, prese una valigia nera e si incamminò tutto impettito verso la vicina osteria, l'unica del paese dove la gente tentava di ingannare il tempo, giocando a carte e bevendo qualche buon bicchiere di vino!

L'uomo in nero era assolutamente convinto di essere inappuntabile in quanto al suo abbigliamento: abito nero, scarpe lucide nere, cravatta e camicia entrambe nere!

In verità sembrava il becchino a un funerale!

Comunque sia, era appariscente, ma lui lavorava sempre in nero, per cui, entrando nella piccola osteria, attirò gli sguardi di tutte le brave persone presenti!

Salutò ad alta voce dicendo «Salve!» ma il suo saluto, chi sa perché, non fece nessuna buona impressione ai frequentatori del locale!

Ragion per cui,  andò a sedersi ad uno dei tavolini liberi e come sperava, fu subito seguito dagli sguardi sospettosi dei paesani di Agua Mara!

A quel punto, sistemata sul tavolino la sua valigetta e sbottonata la giacca per dare una parvenza di informalità alla sua presenza, disse con tono suadente ed elegante: «Venite signori e signore non abbiate timore! Grazie a me, da questo momento in poi, potrete dire addio a tutti i vostri problemi!»

Così dicendo estrasse dalla sua valigetta tante piccole scatolette di diverso colore e le sistemò con fare sicuro facendosi spazio sul tavolino.

Cosa poteva esserci di così miracoloso in quelle scatolette colorate? Le persone presenti, già sorprese dall'irrompere di quell'uomo nella loro pacifica vita, ora erano anche incuriosite!

Tutti volevano sapere cosa fosse in grado di fare quell'uomo in nero! «Con questi prodotti ultimi ritrovati della scienza, cari signori, ogni vostra sofferenza andrà via! Provare per credere!»

Tutti ormai si erano avvicinati a quel venditore e nel frattempo, la voce che un venditore sospetto che prometteva miracolose guarigioni si aggirava nel paesino, iniziò a girare velocemente, tant'è che quasi tutti andarono via dalla piazzetta per dirigersi verso lo strano personaggio e dare una sbirciatina alle strane scatolette colorate di cui già si parlava e, soprattutto, per vedere cosa queste contenessero!

Una vecchietta, intimidita, si avvicinò all'uomo e disse: «Buon uomo, ma queste scatolette servono anche per i miei dolori? Per la sciatica che continua a non farmi dormire la notte?»

«Ma certo cara nonnina!» rispose l'uomo. «Vede questa scatoletta di colore giallo? Dentro troverà tante pillole dello stesso colore. Si metta davanti ad una tovaglia gialla e ne ingoi tre la mattina e tre la sera: vedrà che tutti i tuoi malanni spariranno!»

«Grazie! Grazie!» rispose rincuorata la vecchietta! Si sentiva già ringiovanita!

Ora avrebbe finalmente potuto dormire e, anche se duecento euro per una scatoletta le erano sembrati un po' troppi, capì che la felicità non aveva prezzo e se andò felice e tranquilla verso casa sua!

Nel frattempo, il macellaio del paese, dopo aver ascoltato con curiosità la richiesta della sua compaesana, ancora con il grembiule tutto sporco di sangue si fece avanti tra la piccola folla e decise anche lui di fare un tentativo.

«Buon uomo» iniziò «Io avrei dei seri problemi con la mia attività di macelleria; dopo l'ordinanza del sindaco di non vendere più carne di animali sono sul lastrico! Lei sa com'è, con questa ordinanza non ci sono più animali da mattare e nessuno vuole più carne come prima sembra che siano tutti improvvisamente diventati vegetariani. Ma io sono rovinato! Come posso andare avanti? Come posso mantenere la mia famiglia?»

«Non aggiunga altro amico mio!» lo interruppe il venditore in nero, soddisfatto che finalmente i suoi affari iniziassero a girare! «Ho giusto qui la soluzione che fa per lei: prenda questa scatola rossa e la porti con sé: dentro troverà delle pillole rosse da prendere mentre sta pregando per la sua attività in crisi. Ne prende due tra una preghiera e l'altra e mi raccomando: non le prenda né prima né dopo altrimenti non faranno effetto!»

«Grazie!» disse il macellaio felicissimo «quanto vi devo per il disturbo?»

«Mille euro!» rispose prontamente l'uomo «E naturalmente senza fattura!»

Al macellaio per poco non venne un colpo: quello era tutto il suo incasso mensile! Avrebbe dovuto lavorare il triplo per riuscire a rientrare nelle spese, ma pagò lo stesso il venditore: d'altronde si trattava di un investimento a lungo termine e da ora in poi, grazie a quelle pillole, non avrebbe avuto più nessun problema finanziario!

«Aspetta il tuo turno!» tuonò un omaccione ad una ragazza che tentava di superare la fila per raggiungere il venditore.

Era una ragazza piena di problemi, poverina, il marito l'aveva abbandonata da poco e, andando via di casa, l'aveva anche lasciata da sola ad occuparsi dei loro due bambini!

Si sentiva morire, la poverina, e doveva assolutamente parlare con qualcuno dei suoi problemi!

«Mi aiuti, per favore, mi aiuti!» urlò la donna disperata. «Lo faccia per pietà: mio marito è andato via di casa per una donna senza dignità, ha perso la testa per quella disgraziata senza pudore, la odio! Non so più cosa fare per farlo rinsavire dalla sua follia!»

«Niente paura, ragazza mia!» rispose l'uomo e fece cenno alla donna di avvicinarsi al tavolo.

«Ho la soluzione adatta anche ai suoi problemi: vede questa scatola di colore viola? Prenda le pillole che ci sono dentro, ogni volta che suo marito uscirà di casa per incontrare la sua amante: se ne prende due in una volta vedrà che suo marito tornerà a casa più fedele di prima!»

«Incredibile! Miracoloso!>>disse la donna felice << Non so davvero come ringraziarla. Lei è un uomo buono, mi ha salvato da una situazione davvero brutta, non ne potevo più di pensare al mio amato tra le braccia di un'altra. Quanto le devo per il disturbo«Cinquemila euro!» rispose l'uomo con un ghigno!

La giovane donna era ovviamente sbigottita perché la cifra era esorbitante per le sue possibilità e si sentì svenire! Cinquemila euro?! E dove andava a prenderli tutti quei soldi? Quasi, quasi ci rinunciava a quell'ingrato di suo marito e arrivederci ai suonatori! Doveva pensarci un poco!

«Mi scusi signora mia cara, queste sono problematiche complesse, ed hanno un loro costo! In più le dirò che se proprio vuole, le vengo incontro e le faccio anche la fattura! Cosi se li può scaricare dal 730 alla voce: donne tradite dal marito!»

Nonostante le perplessità della donna, il venditore godeva fra sé per gli affari che comunque stava concludendo.

In quel paesino erano tutti così creduloni, così ingenui, che avrebbero potuto credere a qualsiasi cosa venisse detta loro!

Verso la fine della giornata, mentre chiudeva la sua valigetta nera ormai quasi vuota, sentì una voce dietro di lui, era quella di un vecchio, nonno Benson che cercava di raggiungerlo ansimando per la fatica: «Scusate buon uomo, avrei voluto tanto venire prima ma non ho fatto in tempo, avevo il bestiame da chiudere nella stalla ma loro non volevano e scappavano via da una parte all'altra della fattoria e alla mia età, non potevo certo mettermi a correre anche perché la fattoria è lontana da qui.»

L'uomo in nero guardò seccato il vecchietto malandato e puzzolente che veniva verso di lui. «Che cosa vuoi vecchio?» Ormai l'uomo aveva venduto tutte le sue scatolette colorate e la sua facciata da bravo venditore cominciava a venire giù.

«Mi scusi» riprese il vecchietto «ma mi hanno detto che voi avete trovato una soluzione per ogni problema che i miei compaesani vi hanno sottoposto e allora dovete assolutamente ascoltarmi! Io ne ho uno veramente grande, ci penso sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte! I miei animali hanno deciso di scioperare e non vogliono più lavorare! Sono molto anziano e sento che fra non molto il Signore mi chiamerà e vorrei avere la certezza che i miei animali abbiano una buona posizione prima che vada via!»

Il venditore dovette ammettere che la richiesta era decisamente insolita.

In tutta la sua carriera di imbroglione esperto, pochi avevano osato fare quella domanda e questo era un bel grattacapo!

Occuparsi dei problemi degli animali non gli era mai capitato!

E poi la questione di uno sciopero degli animali non gli era mai capitato in vita sua!

La gente intorno a loro ascoltava con interesse. Avevano sentito parlare della "Fattoria delle anatre selvagge" e sulle strane storie che si raccontavano in giro!

Tutti guardavano incuriositi verso l'uomo in nero e sembrava letteralmente che pendessero dalle sue labbra; tutti volevano conoscere la sua risposta! Cosa avrebbe detto al vecchietto per fare revocare lo sciopero della fattoria?

Il venditore fu infastidito dalla domanda ma non si scompose. «Posso garantirti anche questo!» disse al vecchietto !

«Vai alla fattoria parla con il leader degli animali, il gatto Castiel, e prometti di dare loro doppia razione di cibo, meno lavoro e vedrai che lo sciopero sarà revocato

Il fattore Benson fu incredibilmente felice di saper come ottenere la revoca dello sciopero, prese dal portafoglio tutti soldi della pensione riscossi il giorno stesso e li porse all'uomo, che li intascò senza neanche ringraziare e ovviamente, anche questa volta, senza lasciare nessuna fattura!

D'altra parte, lui era l'uomo in nero!

Conclusa ormai la sua missione, il venditore si accingeva a ritornare al suo furgoncino allontanandosi dal paesino di Agua Mara, seguito a vista dallo sguardo compiaciuto dei suoi abitanti che ritornarono nella piazzetta del paese commentando i vari episodi dello strano personaggio, quando viene intercettato dal sindaco dal paese. 

"Mi scusi"disse il sindaco accompagnato da due vigili urbani ."Mi hanno riferito che voi avete una soluzione a ogni problema della vita"

" Allora dovete assolutamente ascoltarmi! Io ne ho uno veramente grande, ci penso sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte! Sono molto anziano e sento che fra non molto il Signore mi chiamerà a sé: vorrei che mi assicurasse la certezza di andare in Paradiso! C'è qualcosa anche per me fra i suoi rimedi?"

Il venditore dovette ammettere che la richiesta era decisamente insolita!

In tutta la sua carriera di imbroglione esperto, pochi avevano osato fare quella domanda e questo era un bel grattacapo!

La gente intorno a loro ascoltava con ansia, tutti guardavano incuriositi verso l'uomo in nero e sembrava letteralmente che pendessero dalle sue labbra!

Tutti volevano conoscere la sua risposta! Cosa avrebbe risposto al sindaco per la salvezza dell'anima?

Il venditore fu infastidito dalla domanda ma non si scompose, non poteva smascherarsi di essere un imbroglione davanti a tutti! "Posso garantirti anche questo"disse al sindaco.

"In questa scatola color cielo troverai le pillole che ti assicureranno un bel posto in paradiso!.Ognuna ha un nome diverso,c'è la pillola buone opere che dovrai prendere tassativamente ogni giorno,la pillola Religione che non devi assolutamente dimenticare,poi la pillola Non faccio male a nessuno, prendine una a settimana e non dimenticare di accendere tante candeline al tuo santo preferito!Se farai tutto questo il tuo pòosto in paradiso sara assicurato"d isse l'omino in nero!

Il sindaco fu incredibilmente felice di essere riuscito ad ottenere il passaporto per il cielo, prese dal portafoglio tutti soldi dello stipendio comprensivo della quattordicesima riscossi il giorno stesso e li porse all'uomo, che li intascò senza neanche ringraziare e ovviamente, anche questa volta, senza lasciare nessuna fattura!

Conclusa ormai la sua missione, il venditore ritornò alla sua macchina e si allontanò dal paesino di Agua Mara, seguito a vista dallo sguardo compiaciuto dei suoi abitanti.

Ma appena fuori dal paese l'uomo in nero abbandonò la macchina e subito una voragine si aprì dalla terra e da essa ne fuoriuscì fumo e fuoco: così il demone che Satana aveva mandato per sedurre la mente delle persone assunse le sue vere sembianze e, con una risata diabolica, fu ben contento di entrare nella voragine e ritornare dal suo capo, il quale l'avrebbe sicuramente ricompensato con un aumento di stipendio!

Cari amici ... è un brutto affare lasciarsi sedurre dalle bugie del nemico della nostra anima! L'ingenuità non trova sconti davanti a Dio, perché Egli ci raccomanda del continuo di conoscere la Sua volontà attraverso la lettura della Bibbia; essere disposti a tutto pur di vedere risolversi i nostri problemi, non significa avere intenzioni lodevoli e, infine, le nostre sofferenze non ci autorizzano ad essere idioti e ciechi.

Apriamo bene le orecchie, per ascoltare la voce di Dio quando lo invochiamo nelle difficoltà e teniamo ben aperti gli occhi per non cadere nei tranelli di satana.

Dio è al nostro fianco sempre, se solo lo vogliamo. Ma prima che voltiate pagina desidero segnalarvi alcuni versi tratti dalla prima lettera di 1 Giovanni al cap.4 dal v.1: "Carissimi non credete a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo. Da questo potete conoscere lo Spirito di Dio: Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne è da Dio, e ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo non è venuto nella carne non è da Dio, e questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, deve venire; anzi, ora è già nel mondo." Dio vi benedica. (Tratto dal libro The Legend of the Farm di Armando Sansone) 

 
 
 

Una allegra compagnia

Post n°90 pubblicato il 11 Agosto 2022 da Armanarman2
 

Nella fattoria Delle Anatre Selvagge ci sono i piccioni impiccioni che non hanno nulla da fare se non occuparsi dei fatti degli altri!

 Stanno tutto il giorno a sparlare con le oche pettegole!

 L'agnellino Bianchina con il suo continuo belare non si ferma un istante, ha sempre da dire qualcosa, non gli va mai bene niente!

 Una gran chiacchierona, ma anche una brava scrittrice! È la "filosofa" della compagnia, sempre con le sue massime sulla vita!

L'ultimo suo libro "L'animale ha quattro zampe, l'uomo solo due!", gli avevano fatto vincere il premio "Il Silenzio della Campagna", come migliore racconto dell'anno!

Le Tortorelle e le Colombine da parte loro, se ne stanno tutto il giorno sotto il tetto della fattoria a tubare, cadesse il mondo, loro di lì non si muovevano!

 Sempre a svolazzare da una parte all'altra, sotto la tettoia!

L'asinello Gelsomino tiene un carattere un po' suscettibile!

 Raglia nervoso, ogni qualvolta che qualcuno dei suoi amici si azzarda a chiamarlo ciuco in termini dispregiativi!

Per lui è una offesa, che non facilmente perdona!

"Io sono un asino perché' il buon Dio mi ha creato così!" diceva a sua difesa.

"Ma quanti ciuchi ci sono come me nel mondo?"

Sempre più incavolato per la sua posizione che si trovava, un animale considerato da tutti poco intelligente

Ne sapeva qualcosa la colomba Purina, che per averlo apostrofato così non si parlavano più da molto tempo!

Tutto sommato, era il più lavoratore di tutti!

Quello che faceva i lavori più sporchi e più pesanti nella fattoria!

Quando si trattava di lavorare, abbassava la testa e lavorava dalla mattina fino alla sera, senza lamentarsi mai!

Il cavallo da tiro Gigino aveva la stalla piena di numerosi premi, vinti alle competizioni sportive di corse di velocità al galoppo.

 Anche un attestato, messo lì in bella mostra, come il cavallo più bello!

 Un suo vanto, che non perdeva occasione di fare presente a chiunque lo andasse a trovare nella sua stalla!

Ma il suo pezzo forte era la citazione di Giobbe, nella Bibbia!

"Sei tu che dai al cavallo il coraggio?

che gli vesti il collo d'una fremente criniera?

Sei tu che lo fai saltar come la locusta?

Il fiero suo nitrito incute spavento."

Il cavallo Gigino leggeva spesso questo brano della Bibbia , se ne vantava con tutti!

Poiché era considerato anche dalla Bibbia un animale coraggioso, fiero e forte pensava:

"Sarò io a prendere il comando della fattoria, una volta tolto di mezzo il padrone Benson che ci sfrutta!"

Gigino tirava il carretto del padrone per portarlo in paese.

 A lui piaceva fare queste passeggiate, dalla fattoria fino al paese di Agua Mara!

Ma negli ultimi tempi, non voleva più essere sfruttato e portava a malincuore il suo padrone nel paese tirando il carretto!

 Lui era nato per portare un re sul suo dorso, non quell'uomo grezzo del suo padrone!

Ma presto tutto sarebbe cambiato, niente sarebbe stato più lo stesso!

Nella fattoria non potevano mancare i pulcini, i più teneri abitanti che pigolavano del continuo, andando avanti e indietro nel cortile!

Beccavano il terreno in cerca di vermetti insieme alla loro mamma adottiva, la gallina Crestina.

Crestina?

Non si poteva definire una semplice gallina!

Almeno, nel senso letterale della parola!

 Crestina era la più bella gallina del pollaio, ma non solo della fattoria del Sig. Benson, ma anche di tutti i pollai delle fattorie vicine!

Lei non era una semplice gallina, ma una meraviglia della natura!

 Un uccello, che non aveva niente da invidiare ai suoi cugini volatili, canarini e cardellini, fringuelli e capinera, persino il pavone impallidiva al suo cospetto!

Aveva delle piccole ali, che non gli permettevano di spiccare il volo, se non dei leggeri salti, brevi e bassi.

Questo per Crestina era un complesso che si portava dietro fin da quando era un pulcino!

 Guardava con invidia gli uccelli degli alberi che si libravano in volo al contrario di lei, ma non ne faceva un dramma!

In compenso era abile nelle corse!

Nessuna gallina della fattoria poteva competere con lei nei dieci metri a ostacoli, che faceva in quindici secondi netti!

Conosceva le sue doti e cercava di metterli in mostra!

Sulla testa di Crestina era presente una bella cresta, che si poteva definire una vera opera d'arte, un capolavoro della sua mamma!

 Di un colore rosso rame naturale, gli dava un aspetto civettuolo!

 Sotto il collo i barbigli e un becco che tutti i galli del pollaio desideravano beccare!

Due occhi rotondi, che quando guardavano, facevano impazzire i galletti della fattoria!

Le sue zampe corte e robuste con delle unghie forti e ricurve, erano l'incubo dei vermi del cortile!

Crestina, purtroppo, non era la mamma naturale dei pulcini, perché la povera gallina non poteva avere figli, a causa di una grave malattia che aveva preso quando lavorava negli allevamenti di batteria nella sua gioventù!

 I cinque pulcini che aveva gli erano stati venduti dalla loro mamma naturale.

Una gallina povera di una fattoria vicina, poiché non potendo mantenerli, aveva venduto i suoi poveri figli per un pugno di granoturco!

Un grande dolore della povera mamma perché li voleva bene, non li poteva sfamare! Comunque, la gallina Crestina, li allevò sempre con amore proprio come se fossero dei pulcini nati da lei!

Nella fattoria ci sono anche le lumache lente!

Poiché vanno piano, sanno ascoltare ogni particolare dei discorsi che si fanno, non hanno fretta di arrivare da nessuna parte!

 Con la loro casetta sulle spalle, vanno piano per il mondo e non sono stressati dai problemi del quotidiano!

Il loro pensiero "Chi va piano va sano e va lontano!'' fanno di questo proverbio una parte della loro filosofia di vita!

"Perché andare di fretta?" dicevano, citando una frase di Isaac Newton:

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!"

Sanno tutto di tutti, e lo vanno a raccontare in giro alle comari lucertole che arrampicandosi sui muri vecchi della casa, ascoltano e ridono di tutto quello che gli raccontano le lumachine!

In particolare, quando sentono la storia della strana amicizia dell'uccellino Cip Rino e della rana Filippa!

Questa storia, era diventato l'argomento giornaliero di tutti gli animali della fattoria!

Sarebbe stato un bel passatempo, se non c'era in programma una cosa molto più seria di una riunione segreta, che tra poco si sarebbe tenuta nella stalla del cavallino Gigino!

Si stava sempre a pettegolare, davanti l'uscio del cortile della fattoria, parlare e sparlare di tutti!

Ma l'argomento preferito era sull'amicizia dell'uccellino Cip Rino con la rana Filippa, che li faceva molto ridere!

"Che bella coppia!" dicevano al loro passaggio, ridendo le lumachine e le lucertole!

Ma non solo loro ridevano, ma tutti gli animali della fattoria!

In una insenatura, su un albero di ciliegio vive una colonia di antiche formiche vichinghe.

Dei veri guerrieri che stanno sempre a lavorare e che non si fermano mai, dei grandi combattenti!

Un piccolo esercito sempre in cammino!

Con le loro robuste chele anteriori, portano foglioline e larve di insetti da riporre nei loro rifugi, come riserva di cibo per l'inverno!

Sono sempre alla ricerca di cibo, lavorano anche fino a venti anni per avere il minimo dei contributi, dopo di che vanno in pensione!

Molti di loro avevano deciso di non lavorare più, si sentivano sfruttati volevano il salario minimo, e andare via dal lavoro con solo cinque anni di contributi lavorativi e godersi la pensione!

A breve si sarebbe discusso nella stalla del cavallino Gigino detto "Il professore", per la sua cultura e la sua preparazione sulla storia degli Equini, di questo problema!

Il capo delle formiche "Eric il rosso", discendeva da una antica stirpe di formiche predatori, era arrivato lì nella fattoria del signor Benson insieme ai suoi guerrieri molto tempo fa, dalle fredde terre del Nord!

Durante i primi anni del IX secolo, i paesani di Agua Mara, erano tranquillamente assorti nelle loro attività quotidiane, ignari, che imbarcazioni lisce e arrotondate di formiche vichinghe comandate da " Eric il rosso" si stavano avvicinando rapidamente alla loro terre solcando le onde!

Le navi approdarono sulle spiagge, vicino alla montagna dove c'era il paese di Agua Mara.

Migliaia di formiche con le loro chele affusolate muniti di tentacoli, balzarono fuori dalle loro navi avanzando di corsa verso il paese!

Si insinuarono in tutte le case, nei granai, nelle campagne, sugli alberi e sul terreno!

Depredarono le riserve dei poveri contadini, fecero strage di insetti e larve, dopo di che si diressero verso la fattoria del signor Benson, dove stabilirono le loro colonie che vivono fino a oggi!

Le loro gesta furono immortalate in alcuni versi dei proverbi di Salomone:

"Va dalla formica pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. Essa non ha né capo, né sorvegliante né padrone, eppure d'estate si provvede il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo"(Proverbi 6:6-11)

 Le mucche da parte loro si sentivano come le padrone della fattoria, per la loro possanza fisica e per il fatto, che facendo tanto latte, il signor Benson guadagnava tanti soldi per il latte che andava a vendere nel paese di Agua Mara.

Per la verità, un poco di arie se li davano per davvero!

 Specialmente la mucca Guglielmina, che si vantava di una sua discendenza nobiliare come la "Contessa del latte".

I suoi antenati erano nati nella lontana Siberia, molti secoli prima.

Erano dei bovini discendenti dal grande Uro!

Ma poi, dopo la rivoluzione in Russia, tutti i titoli nobiliari andarono persi e così pure l'antica casata di sangue reale della mucca Guglielmina!

Era pur sempre una bella bestia, dal pelo corto di colore bianco e chiazze nere sul corpo.

Le corna della mucca Guglielmina erano dure e appuntite.

Naturalmente non poteva mancare la citazione filosofica su di loro, dal filosofo della compagnia degli animali l'agnellino Bianchina, che su questi stani attributi sulle teste delle mucche, diceva:

"Le corna sono come i parenti, non li vedi ma quando spuntano fanno male!"

Alla mucca Guglielmina non gli piaceva avere quelle strane cose appuntite sulla testa, perché non poteva mettersi il bel cappellino rosso, senza che volasse per aria!

Le sue orecchie grandi, si muovevano sempre per scacciare via le mosche.

I grandi occhi scuri, venivano evidenziate da grosse ciglia di rimmel!

La coda della mucca Guglielmina era lunga, terminava con un ciuffo di peli, racchiusi in un nastro rosa che muoveva in continuazione in modo civettuolo, specialmente quando veniva osservata dal toro della fattoria vicina!

Il fattore Benson,  munge la sua mucca preferita due volte al giorno per raccogliere il suo latte squisito e lei con il bel fiocco rosa sulla coda, il cappellino sulla testa, tutte le mattine andava a pascolare nel prato vicino, cercando di sbirciare il bel torello della fattoria  sperando che la potesse notare!

Le cicale da parte loro, non si sentivano di meno di fare parte dell'allegra compagnia della fattoria!

Con il loro incessante frinire, facevano capire che c'erano anche loro per qualunque decisione si sarebbe dovuta prendere!

Nella riunione, che in seguito si sarebbe tenuta nella stalla del cavallino Gigino, sarebbero stati tutti presenti poiché riguardava il futuro della fattoria, ma anche il loro destino!

Cantavano sempre in coro sugli alberi.

Un bel concertino fatto da centinaia di cicale canterini, con un misto di voci femminili e maschili, che si dividevano in due gruppi sui rami dell'albero.

Sul primo ramo, c'erano le cicale maschi, sul secondo ramo, le voci delle cicale femmine, mentre più in alto di tutti, c'era la cicala solista, il soprano.

Il motivetto era sempre lo stesso dalla sera alla mattina, un vero tormentone dell'estate!

Le rane da parte loro non si stancavano mai di gracidare nello stagno, fanno un coro fatto di soli acuti che dava sempre la stessa nota, Cra...Cra.

I topolini della campagna, se ne stavano sempre a rosicchiare.

Ogni tanto, facevano capolino dalle tane dei muri vecchi della fattoria.

Aspettavano fiduciosi che qualcosa doveva succedere prima o poi nella fattoria! Poiché avevano sentito in giro da parte delle oche pettegole che presto qualcosa sarebbe accaduto, nella stalla del cavallo Gigino!

Una strana riunione, presto sarebbero stati chiamati anche loro a partecipare all'evento misterioso, che aleggiava nell'aria!

Insomma, nella fattoria era sempre un brusio incessante e tra un belare e un nitrire, tra un coccodè e un chicchirichì, tra un miagolio e un abbaiare c'era una bella vita, allegra e giocherellona nella fattoria!

L'allegra Compagnia degli animali si faceva sentire ma  il bello doveva ancora venire!

 

Un caminetto con il fuoco acceso, ma molte volte non riscalda il freddo del cuore!

Prossimo capitolo: La casa paterna

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Una trappola mortale

Post n°89 pubblicato il 11 Agosto 2022 da Armanarman2

Cip Rino è un bel pettirosso innamorato. La mattina incomincia il suo canto melodioso, su uno dei numerosi alberi di frutta della fattoria e fa sentire le sue note alla sua bella innamorata pettirosso, dai colori vivi che il bello uccellino Cip Rino corteggia, volando da un ramo all'altro!

Cip Rino conquistò subito la sua compagna, per le sue straordinarie doti canore e per la grazia e la delicatezza del suo piumaggio.

 Inoltre, Cip Rino, era così innamorato della sua bella compagna, che non mangiava più e diventava sempre più magrolino!

Ma una mattina decise di fare il gran salto!

Volò su un alto ramo di mele e cominciò il suo concertino!

Dedicò alla sua innamorata che se ne stava su un ramo beccando una mela, uno dei suoi concerti melodiosi più belli, che riempirono la campagna circostante di un allegro canto che non lasciarono indifferente la bella pettirosso!

Attirata dal canto del suo principe azzurro, si dirige verso il territorio da dove proveniva il melodioso canto e ricevette tutte le attenzioni amorose dal suo corteggiatore!

Spiccò un bel volo verso Cip Rino e incominciarono a svolazzare da un ramo all'altro felici!

"Come sono belle le tue piume!" esclama Cip Rino felice alla sua bella innamorata!

"Sì tesoro!" rispose la bella signora pettirosso, beccandosi le piume!

"Tu hai un canto meraviglioso!"

E così, tra un cinguettio e l'altro, felici volavano tra i rami degli alberi della campagna!

Intanto, dietro le colline il sole scendeva giù e il vento della sera muoveva le foglie degli alberi di un settembre inoltrato, che cadevano pigramente dai rami al suolo, come in un balletto, dove il vento dava le note!

Da quel momento in poi, inizia la vita di coppia!

Lei sgobba tutto il giorno, per cercare di tenere perfetto il suo nido, in attesa dell'arrivo dei figlioletti, lui in cerca di cibo, portandole dei bocconcini deliziosi come dono nuziale!

"Non lo fare troppo grande!" diceva il pettirosso maschio alla sua compagna mentre lei preparava il nido!

"Non metterci troppi rami secchi!"

 "Mettili più in alto! No, Forse è meglio più in basso!"

Una vera lagna del pettirosso maschio, impaziente e premuroso verso la sua casa!

"Stai attenta ai predatori!"

"Non farci andare acqua dentro!"

Insomma, il maschio del pettirosso era un vero tormentone per la compagna, che incominciava a spazientirsi, ma in fondo gli voleva bene!

Anche i primi dissapori, qualche incomprensione, passava in secondo piano, pur di fare un bel nido, fatto di muschio, penne eradici e qualunque cosa offrisse il territorio!

Vivevano gioiosi, una coppia felice, ma un destino crudele li stava aspettando, per distruggere la loro felicità!

Un destino chiamato "Archetto'', una trappola infernale dei bracconieri!

La povera signora pettirosso, un giorno che andava in cerca di rametti secchi, per gli ultimi ritocchi da rifinire nel suo nido in attesa dell'arrivo dei piccolini, si andò a posare con le sue zampette su un ramo!

 Ma quel legno crudele era una trappola mortale che si conficcò nelle sue zampette!

 Rimase impigliata contro l'arco senza potersi più muovere, intrappolata con le sue zampette rotte, tutto il giorno a pigolare sempre più piano!

Una lunga agonia per dissanguamento, una ferita nel corpo e nel cuore!

Incominciava a tremare dal freddo, mentre le prime ombre della sera incominciavano ad avvolgere gli alberi della campagna.

 Si udiva solo qualche rumore di animale notturno, l'abbaiare di un cane solitario, il verso di un gufo su un albero, poi un gran silenzio tutto intorno!

Un silenzio, dove si poteva udire, solo il battito di un cuoricino che batteva sempre più piano!

Il povero compagno pettirosso continuò, fino al finire del giorno, a svolazzare intorno alla sua amata compagna, che dava acuti striduli di dolore ma non poteva fare nulla per lei!

Nulla contro quella trappola infernale, inventata dall'uomo solo per fare del male!

Poi come il sole moriva dietro alle colline, anche gli strazi di dolore dell'uccellino cessarono.

La signora pettirosso morì dopo poche ore, lasciando nello sconforto e nel dolore il suo compagno!

Il pettirosso ritornò solo al suo nido, solo e senza nessuno con un dolore tremendo mentre pensava alla madre dei suoi piccolini che non c'era più!
il suo nido, non avrà più nuove ali.

Il povero uccellino rimase solo, da quel giorno perse il suo canto melodioso.

Tutti gli animali della fattoria conoscevano questa triste storia, dell'uccellino Cip Rino!

 

La fattoria? una allegra combriccola di animali parlanti!

Prossimo capitolo: La compagnia degli animali.

 

 

 
 
 

I Racconti della sera

Post n°88 pubblicato il 10 Agosto 2022 da Armanarman2
 
Foto di Armanarman2

                               LA FATTORIA,LE ORIGINI

 

Il signor Benson. quella notte non riusciva a prendere sonno nella sua "Fattoria delle Anatre Selvagge." Si girava e rigirava nel suo letto di paglia e nonostante una buona bevuta di tisana alla camomilla, con i fiori del suo campo, il sonno tardava ad arrivare.

La lanterna era  spenta nella stanza, tutti gli animali chiusi nelle loro dimore il recinto della fattoria,serrato con una grossa catena a prova di ladri.

Il fattore ci mise un bel poco, prima di mettersi a letto!

Quel vino novello, bevuto con i suoi amici nell'osteria del paese di Agua Mara, si faceva sentire.

Barcollò da una parte all'altra della stanza, come un pugile suonato, prima di buttarsi su quel letto che sembrava irraggiungibile, mezzo vestito e ubriaco fradicio.

Il povero Benson cercava di prendere sonno, ma c'era qualcosa che non lo lasciava riposare!

Un pensiero, una parola che gli aveva detto l'Oca Martina, una sua fidata collaboratrice della sua fattoria!

Una infiltrata nella compagnia degli animali, l'agente 006 con licenza di indagare, su ogni fatto strano che si verificava nella fattoria!

È quella parola gli martellava nella testa, gli faceva male, non lo lasciava dormire tranquillo!

Era sempre lì, nella sua mente, come un chiodo fisso, e nonostante tutti gli sforzi che faceva per toglierlo dalla testa, era diventato ossessivo.

D'altra parte, non poteva certo dubitare delle parole della sua fidata Oca, un agente segreto di indubbia onestà.

Anche se per la verità, l'Oca Martina era considerata la più pettegola degli animali della Fattoria delle Anatre Selvagge,  forse per questo motivo molti animali della fattoria la snobbavano!

Ma era pur sempre una Oca spia, al servizio segreto del signor Benson, che il fattore aveva ingaggiato da una agenzia investigativa con un curriculum eccezionale. di missioni svolte in Russia e in Iraq con pieno successo,  gli aveva dato piena fiducia!

L'agente Martina, confidò una sera al vecchio fattore, mentre si erano appartati dietro il cortile della fattoria per non farsi notare, di essere in possesso di informazioni importanti  di una riunione segreta che si sarebbe tenuta da lì a poco, nella stalla del cavallino Gigino!

Era trapelata anche una strana parola che l'Oca agente segreto, aveva sentito benissimo con le sue orecchie!

Di un nuovo ordine delle fattorie, di una rivolta di tutti gli animali da cortile!

"Gli animali della mia fattoria stanno tramando alle mie spalle!" pensò il fattore, rigirandosi per l'ennesima volta nel suo letto, che sembrava fatto di spine!

Il signor Benson, doveva scoprire al più presto, chi stava complottando all'ordine della sua fattoria, al cambiamento delle sacre regole che si erano stabiliti fin dai tempi antichi dai suoi antenati, nelle sue terre!

C'era una forma di ribellione nascosta, una massoneria degli animali da cortile!

Si faceva una propaganda rivoluzionaria in gran segreto, tra maiali e asini, tra capretti e agnelli, tra uccellini e topolini!

Insomma una vera organizzazione sovversiva, contro ogni legalità della fattoria.

Un nuovo ordine stava nascendo, nella fattoria del signor Benson, dove oramai le regole che si adottavano erano superate e c'era bisogno di un nuovo sistema sociale!

Ma per fare questo, si doveva garantire, sia all'interno che al di fuori dell'organizzazione che si stava creando, una copertura segreta!

Quando il fattore, se ne andava a letto a dormire ci sarebbero state le riunioni, nella stalla del cavallino Gigino e in gran segreto, ma non prima che il padrone si fosse appisolato nelle braccia di Morfeo.

Ma visto l'insonnia che il signor Benson si era procurato, a causa delle parole che gli aveva riferito l'agente 006  l'oca Martina, era sempre più raro che il vecchio fattore spegnesse la luce della sua stanza da letto prima delle tre o le quattro del mattino!

Molte volte il fattore scendeva dal suo letto e si faceva un giro intorno alla sua fattoria per farsi riconciliare il sonno.

Per questo, furono create delle ronde di rondinelle, ché avrebbero subito dato l'allarme, qualora il signor Benson, sarebbe uscito dalla sua stanza, per una ispezione notturna, nei pollai e nei porcili.

Temporaneamente, furono aboliti tutti i lavori dei campi e nella campagna, su impulso del nuovo regime degli Animali da fattorie!

Una nuova idea di lavoro degli animali, stava prendendo luce!

Ma il signor Benson non se ne stava fermo con le mani nelle mani!

Presto avrebbe preso dei severi provvedimenti, contro i responsabili di questo complotto!

Adesso voleva proprio dormire, sperando che quello stupido e duro cuscino, si sarebbe accomodato alla forma della sua grande testa!

 

Vicino alla "Fattoria delle Anatre Selvagge", oltre le montagne, c'è il bel paese di Agua Mara.

Così chiamato, a causa di alcune falde acquiferi del terreno, che gettavano le sue acque salmastre nel fiume, rendendo l'acqua dal sapore amaro, da qui l'origine del nome del paese.

La storia di questo paese è la storia collegata al suo fiume la Carena, un fiume morto biologicamente a causa dei pesticidi e coloranti, gettati per decenni, dalle industrie chimiche nelle sue acque, i quali resero le sue acque amare.

Nella fattoria, vivono in libertà un gran numero di animali diversi: c'è posto per tutti e tutti stanno in armonia tra di loro.

Come in ogni fattoria che si rispetti, ci sono i maiali che grugniscono del continuo, ma non stanno solo a mangiare e grugnire ma complottano nel porcile contro la tirannia del loro padrone!

Il maialino Peppino il più intelligente del branco, detto" Er grugno" per via del suo grande muso, sta sempre lì con il suo muso sporco nella mangiatoia e non si sazia mai!

Mangia, mangia e ingrassa a vista d'occhio come un maiale (si fa per dire) per la gioia del signor Benson che lo vede ingrassare così bene,  già se lo immagina in gustosi prosciutti e salsicce, appesi nel solaio della sua fattoria!

Specialmente adesso, che c'era questa congiura contro di lui, aveva pensato di anticipare il tempo del sacrificio dei suoi suini prima di gennaio, il mese tradizionale per l'uccisone dei maiali.

"La vita è mangiare e ingrassare!"diceva felice il maiale Peppino, "Altrimenti che vita sarebbe?"

Un bel pensiero filosofico il suo! D'altra parte come dargli torto?

Ma una cosa che non sapeva, era che il padrone stava pensando di fargli la festa prima del tempo!

E presto l'avrebbe immolato nel mattatoio comunale di Agua Mara!

 Intorno alla fattoria, ci sono i frutteti, con gli uccellini che stanno a cantare numerosi, sulle fronde degli alberi e danno gioia col loro cinguettare agli abitanti del paese.

Cip Rino è l'uccellino più bello della fattoria!

Con il suo piumaggio colorato,  il suo canto melodioso, svolazza da un ramo all'altro degli alberi, cinguettando con allegria!

Ogni tanto va a trovare la sua amica la rana Filippa nello stagno e si fanno quattro chiacchiere insieme e poi si allontanano verso la campagna!

Cip Rino, cercava solo un amico per parlare un poco, per sentirsi meno solo, dopo quel tragico avvenimento avvenuto nella sua famiglia. La perdita della sua campagna, la signora Pettirosso, morta tragicamente in una trappola dei bracconieri!

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La felicità? Un nido, una compagna pettirosso, dei figlioletti in arrivo!

Ma volte il destino è dietro l'angolo... (Prossimo capitolo:Una trappola mortale)

 

 

 
 
 
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