Creato da Magic_Rat1961 il 05/08/2010

ali su 2 ruote

Quattro ruote trasportano il corpo, due muovono l'anima...

 

 

Brutta corsa...

Post n°6 pubblicato il 21 Agosto 2010 da Magic_Rat1961

Pomeriggio inizio estate 2004

Corro corro corro, lungo la strada che taglia una valle verde, in cima c'è l'ospedale. L è in sala operatoria, corro perchè non riesco ad aspettare, è li da 5 ore, un bravo ragazzo che usciva di fretta da un parcheggio l'ha presa questa mattina mentre passava con la sua suzuki, quella suzuki che  ogni tanto andava in panne, come 2 giorni fa, quando sono andato a recuperarla da queste parti.

Oggi funzionava bene, erano 2 giorni che non la sentivo; poi la telefonata, L ha avuto un incidente non sappiamo di più, chiamo il  suo cell risponde il fratello, non si parlavano da anni.

Mi dice che la stanno operando, corro...

Questa strada è breve ma sembra non finire mai, la Guzzi ce la mette tutta, ma ho fatto tardi.

 
 
 

Giro in una sera d'agosto.

Post n°5 pubblicato il 18 Agosto 2010 da Magic_Rat1961
 

Le 10 della sera finita da poco, passo in moto davanti al policlinico Gemelli, come il cinquanta per cento delle volte quando esco di casa, dipende dalla direzione che prendo; luci, parabole, 2 bmw dei carabinieri davanti all'ingresso,ora tutto è pronto per il processo di beatificazione, rallento osservo... dò gas, metto una marcia più alta.

 Nei giorni precedenti avevo notato quei 2 grossi furgoni muniti di parabola, che sostavano li davanti, come avvoltoi in attesa della loro preda, stasera il banchetto è servito e sono arrivati in molti.

Finita la pineta sacchetti imbocco la via trionfale, poche centinaia di metri e giro a sinistra, via Mario Fani che è tagliata da Via Sangemini, è li a all'angolo, che ho visto vivo, più di venti anni fa,  l'uomo del giorno, entrava in un palazzo seguito dalla sua scorta, credo che all'epoca abitasse li sua figlia.

Faccio ancora pochi metri, vedo la lapide... ricordo di un massacro, Aldo Moro e la sua scorta, mi domando cosa provasse quell'uomo ogni volta che passava da queste parti, quanto ne sapesse più di noi...

Sono passati tanti anni, ricordo perfettamente quel giorno, passai di li nel pomeriggio, con il motorino di un amico, avevo 16 anni e non ne avevo ancora uno mio.

Mi dirigo verso un cinema di Trastevere a trovare degli amici, non ho voglia di stare a casa questa sera.

Lungotevere, intravedo l'isola Tiberina, fermo al semaforo dell'incrocio con viale Trastevere, alla mia sinistra un tempo c'era una lapide, forse c'è ancora ma io non la vedo, parlava di un'altra vittima degli anni di piombo, Giorgiana Masi, avrebbe poco più della mia età se fosse viva.

Supero l'incrocio, accosto e metto il cavalletto. Attraverso la strada, accendo una sigaretta, mi affaccio e guardo il Tevere, vedo l'isola illuminata, gente che passeggia sul greto del fiume, è l'estate romana, nel posto dove la città è sveglia, tra bottiglie di Corona e fette di cocomero acquistate al chiosco di fronte, quasi un rito estivo che di solito serve a dare sollievo alla calura di questo periodo, ma quest'anno non è così, la temperatura è da serata autunnale.

La sigaretta è finita, riparto, proseguo ancora per poco, davanti agli archi di Porta Portese giro a destra e sono arrivato, parcheggio nel cortile di un teatro costruito nell'era fascista, in inverno è un cinema, d'estate c'è l'arena all'aperto.

Entro lo spettacolo sta finendo mi dirigo verso la cabina di proiezione, dove mi chiedono, gia che sono li, di effettuare un controllo.

Fino a quindici anni fa lavoravo qui, vi ho trascorso sei estati. Durante una di queste ci furono le bombe a San Giorgio al velabro, ricordo le due esplosioni, durante la proiezione; al termine dello spettacolo sapemmo cosa era successo, conoscevo bene quella chiesa: pochi anni prima mi ero sposato li.

Chissà quanto l'uomo del giorno sapeva di quella storia...

Faccio il mio intervento, bevo una birra e finalmente scambio due chiacchiere in tranquillità. Si chiude, saluti e rimetto in moto.

Non ho voglia di pensare, di fare considerazioni, di ricordare, di cercare di capire, mi bastano le sensazioni che ho provato, non tutte piacevoli. Salgo verso il gianicolo, passo davanti al fontanone, rallento scalando una marcia, mi volto a destra e vedo Roma come l'ho sempre vista, da qui è bellissima.

 
 
 

Viaggio breve...

Post n°3 pubblicato il 09 Agosto 2010 da Magic_Rat1961
 

14.30 agosto 2010

Caldo moderato

Mi avvicino al cancello di quella che un tempo era una città proibita.

Monte Mario sopra Roma, il vigilante mi guarda, sente il battito del motore, pensa: " adesso voglio vedere dove ha intenzione di andare questo co' sta cosa...",  tiro fuori dal gilet un foglio e dico: "padiglione 13..", alza la sbarra mi lascia entrare. Normalmente qui si entra solo a piedi, tranne eccezioni, il padiglione 13 è una di quelle.

Il primo edificio che vedo è imponente, ha un aria severa, perfettamente restaurato, la scritta "Manicomio Provinciale"  è ancora li, come quasi un secolo fa. Seguo le indicazioni, mi dirigo verso il posto indicato al vigilante per compiere la mia missione, ritirare dei medicinali che il ssn fornisce solo attraverso i dispensari medici, sbrigo la cosa in pochi minuti e risalgo in moto, ormai sono qui dentro e non voglio dirigimermi verso l'uscita, non subito...

Il motore gira al minimo, trotterello tra i viali e gli edifici che ancora oggi si chiamano padiglioni,  alcuni sono stati adibiti a varie funzioni, uno è addirittura la sede del XIX municipio, un altro ospita un associazione culturale che si occupa di discipline orientali atte a favorire il benessere psicofisico, discipline dolci.                                               

Tutto ciò che è stato restaurato ha mantenuto l'aspetto esteriore di ciò che era, manca solo una cosa.  

Continuo il mio giro, sempre con il motore al minimo, incrociando jogger sudati nel tentativo improbabile, di recuperare una linea accettabile per il litorale romano. I padiglioni restaurati sono finiti, mi trovo nella zona dove ci sono quelli in attesa di destinazione, da fuori a prima vista non sembrano molto diversi, se non per quella cosa: le sbarre.

Uno ha la porta aperta, ci sono operai dentro, spengo il motore, metto la stampella laterale ed entro.

Ci sono ancora delle maioliche azzurre sulle pareti, il parco visto da qui sembra un luogo lontano, la differenza la fanno quelle sbarre; il pino è a 5 metri da me, sembra irraggiungibile; mi domando: se questo è l'effetto che fa su una mente, tutto sommato sana, come potevano pretendere di guarirne una che si era persa? Forse non lo pretendevano.

Torno indietro esco dalla porta dove sono entrato, immagino la sensazione che poteva provare chi, dopo aver trascorso ore, giorni, settimane o mesi rinchiuso li dentro, usciva semplicemente per passeggiare nei viali, quella di un uccello che può finalmente battere le ali, seppure in una voliera...

No... forse non posso immaginarlo, perchè le mie ali sono integre...

E' difficile volare con le ali spezzate.

Il motore ha ripreso a borbottare, giro ancora un po tra i viali, mi dirigo, lentamente verso l'uscita, il vigilante mi riconosce, alza la sbarra, esco...

Mi guardo alle spalle, stavolta la sensazione è più forte, la scritta si intravede tra i pini, è un bene che l'abbiano lasciata, come un'altra più celebre che campeggia in un luogo più sinistro: "Arbeit macht frei", per ricordare...                                            

Un colpo con la punta del piede sinistro, la marcia entra, il motore sale pigramente di giri, seconda, terza, la via Trionfale scorre libera sotto le ruote, inizio a sentire l'aria calda sul corpo sudato,

è così bella....

 

 
 
 

Inizio...

Post n°1 pubblicato il 06 Agosto 2010 da Magic_Rat1961
 

Questo blog inizia grazie al suggerimento di alcuni amici.

E' dedicato a tutti quelli che non vedono la motocicletta come un mezzo per andare

da ...  a...

Neppure per andare in... (tot tempo)

Ma semplicemente per andare.

Andare per essere.

Amo viaggiare in solitario, è quasi una necessità vitale a volte; preferibilmente senza decidere la meta, al massimo la durata, portare meno bagaglio possibile, viaggiare sulle statali, fermarmi prima di essere stanco, nella bella stagione bagnarmi se piove ed asciugarmi nel vento caldo estivo.

Sono conscio del fatto che in moto si può morire e cerco di evitarlo.

Credo che ognuno che fa questa scelta di vita (perchè tale è), abbia dentro di se il ricordo di una amico perso sulla strada. 

La sensazione strana è che poi ti capita di incontrarlo nello sconosciuto con cui fumi una sigaretta durante una sosta, ci scambi 2 chiacchiere come se lo conoscessi da sempre, conscio del fatto che non lo rivedrai mai più...  senti l'affinità di chi come te senza la strada non potrebbe vivere...

 

 

 
 
 
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Appena potete fate un giro su 2 ruote, motocicletta, bicicletta,motorino, monopattino, va tutto bene.

Buon Viaggio...

 

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