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Basta che se ne va?
La disoccupazione, il debito, la crisi, la povertà, la corruzione, il conflitto d'interessi... tutta colpa di Mister B.
Messa così sembra facile: alle prossime elezioni basterebbe mandarlo finalmente ad Antigua, ma siamo sicuri che il problema sia Mister B e non gli italiani?
Non siamo capaci di fare una rivoluzione per cacciare una casta politica incapace e corrotta.
Anzi una numerosa minoranza si sente ben rappresentata: basta pensare ai milioni di evasori, faccendieri e corrotti, che lo ringraziano per i condoni, scudi fiscali e depenalizzazioni varie.
Aggiungiamo anche chi senza arte ne parte, attende passivamente gli venga regalato un posto di lavoro pubblico in cambio dei voti della propria famiglia.
Due milioni di giovani non studiano e non lavorano, in pratica oltre il 20% degli italiani tra i 15 e i 29 anni trascorrono il proprio tempo vedendo il Grande Fratello, hanno come modelli i "tronisti" della De Filippi e pensano che non serva studiare, meglio giocare a calcio o concedersi al bunga bunga.
La cultura e l'istruzione rappresentano una minaccia per il potere corrotto, per questo motivo nei secoli passati sia i re che i papi hanno mantenuto il popolo analfabeta.
La situazione purtroppo è compromessa: in democrazia contano i numeri e se ci sono tanti disonesti e "coglioni" corriamo il rischio di ritrovarci un Berlusconi presidente del Consiglio o un Cuffaro governatore della Sicilia.
L'esperienza politica in Italia mette in discussione i principi di uguaglianza alla base della democrazia, perche di fatto il suffragio universale viene usato da pochi disonesti per raggiungere i propri obiettivi.
Le democrazie evolute sono caratterizzate da valori condivisi e da un sistema educativo ben organizzato, mentre in Italia siamo in piena fase di regressione culturale.
Siamo sicuri che Mister B sia la causa e non l'effetto di questa decadenza morale e culturale?
Non basta sostituirlo con qualcuno più capace e con meno interessi, ma serve un grande progetto di alfabetizzazione di massa, dobbiamo ripartire dall'ABC: dalla storia, alla geografia, dalla letteratura, all'etica, ecc... Altrimenti non ci si può stupire se qualche somaro si inventa regioni come la padania!
Minaccia o speranza
Ci sono una serie di movimenti che sono nati per dar voce alle istanze di rinnovamento di migliaia di italiani, soprattutto giovani. Abbiamo il movimento 5 stelle di Beppe Grillo, la rete dei cittadini, libertà e giustizia, ecc...
Molti non vogliono costituire nuovi partiti perché forse pensano che quelli esistenti bastano e avanzano, oppure sono alla ricerca di un sistema diverso che aiuti a superare i limiti riscontrati in quello attuale.
Tra tutti il Movimento 5 stelle è quello che assomiglia di più a un partito: ha un vertice, delle sezioni locali, i sondaggi lo accreditano al 4 o 5 per cento. Basta usare le nuove tecnologie per essere diversi? La maggioranza sono giovani e questo è positivo.
Chi ci garantisce che non diventino come gli altri? Anche la Lega Nord all'inizio si era presentata come una novità che contestava Roma "ladrona", per poi diventare l'incarnazione della partitocrazia dirigista, corrotta e nepotista.
Il copione è quello scritto da Orwell: i rivoluzionari si corrompono con il potere. Non basta cambiare gli interpreti per avere il lieto fine.
Mister B augura lunga vita a Beppe Grillo perché secondo lui sottrae voti al centrosinistra, sicuramente non voterebbero per lui, anzi probabilmente non voterebbero affatto.
Beppe Grillo ha il merito di aver convinto alla partecipazione tanti normali cittadini delusi dalla politica italiana, per questo rappresentano una speranza e una ventata di idee nuove.
I movimenti non possono andare in ordine sparso, tipo armata brancaleone. Dovrebbero fissare degli obiettivi e capire come poterli raggiungere, facendo i conti con ineluttabile la realtà dei numeri.
La prima ipotesi è andare soli per dare un'alternativa: il rischio sarebbe non raggiungere la soglia minima di voti per entrare in parlamento o comunque stare all'opposizione.
Per cambiare il sistema ci vuole tempo, bisogna cambiare gli italiani e farli diventare cittadini democratici adulti.
La seconda ipotesi prevede un'alleanza sui contenuti senza illusioni o ipocrisie. È la strategia adottata da 50 anni dai Radicali che, anche con piccole percentuali di consenso, hanno determinato cambiamenti epocali di questo Paese.
L'opposizione è pronta?
Il Partito Democratico se vuole vincere deve mettere da parte gli alchimisti delle alleanze e degli accordi sottobanco tipo D'Alema, e aprirsi ai contributi della società civile.
Che questa sia la strada da seguire lo dimostrano le vittorie di Napoli e Milano, nessuna ottenuta da candidati del PD, ma con l'impegno dell'associazionismo e la partecipazione dei cittadini.
Non deve essere un'operazione di facciata perché il tempo è scaduto e il rischio di andare gambe all'aria è molto concreto.
È arrivato il momento di lasciare il posto ai giovani. Sembra una di quelle frasi fatte, tipo non esistono più le mezze stagioni, eppure non si rassegnano.
Vi ricordate quando Debora Serracchiani prese più voti di mister B alle ultime elezioni europee? Uno statista serio, che pensa al bene del Paese, si sarebbe preparato a lasciare il testimone, invece i vertici del PD sono in trincea per tentare di resistere al passare del tempo.
Visto che non vogliono capire bisognerà "rottamarli". Davide Faraoni, consigliere regionale siciliano di 34 anni, insieme al sindaco Matteo Renzi, a giovani imprenditori e docenti universitari si sono riuniti a Firenze dal 28 al 30 ottobre per parlare di contenuti e di futuro.
L'Italia dei Valori è cresciuta, conquistando consensi non solo a sinistra. Antonio Di Pietro tenta di costruire il partito entrando nelle fabbriche e aprendosi alla società civile. Vista da fuori quest'apertura sembra avvenga senza intaccare la "proprietà" del partito, e con grandi carenze a livello organizzativo. Come in tutti i nuovi partiti si corre il rischio di non riuscire a selezionare i partecipanti, per poi scoprire di avere degli Scilipoti in seno non solo a livello nazionale.
Una delle scelte più "azzeccate" è stata quella di De Magistris, che ha sbaragliato la concorrenza a Napoli grazie al sostegno dell'associazionismo.
L'obiettivo di tutti dovrebbe essere ridurre l'astensionismo e stimolare la partecipazione, dicendo basta agli intrighi e ai privilegi.
Le esperienze analizzate finora dovrebbero essere d'insegnamento anche per le realtà più piccole come Albano. Anche da noi la vittoria del centrosinistra è avvenuta con il sostegno delle associazioni, che ancora aspettano il regolamento sulla partecipazione e tutti quei cambiamenti che purtroppo tardano ad arrivare.
Il terzo polo si sta auto ridimensionando, perché non basta rinnegare mister B, servono argomenti e soprattutto facce nuove.
Il voto cattolico
Si parla del voto cattolico quasi fosse un'entità metafisica, invece che cittadini con le proprie idee. Essere di religione cattolica non significa necessariamente scegliere un partito che si dice cristiano, anzi spesso proprio i rappresentanti di tali partiti hanno dimostrato grande incoerenza e ipocrisia rispetto ai valori che avrebbero dovuto difendere.
Nelle settimane passate si sono riunite a Todi diverse associazioni, dalla CISL alla Comunità di Sant'Egidio, per tentare di riorganizzarsi in vista delle prossime elezioni. Hanno bocciato l'attuale governo e non vogliono costituire l'ennesimo partito, lanciando un appello alla partecipazione, ritenendo un peccato di omissione il disinteresse e la delega in bianco.
La mancanza di partecipazione ha lasciato in questi anni campo libero alle mele marce, ostacolando allo stesso tempo il ricambio.
Attenzione a non farsi illusioni, di buoni propositi è lastricata la strada dell'inferno.
La parte positiva è che la base cattolica è stanca dell'incoerenza e della corruzione della sua classe dirigente, ma sembra in atto l'ennesimo tentativo di imbrigliare le spinte riformatrici, facendo finta di cambiare tutto affinché nulla cambi.
Prendiamo per buona la chiamata alla partecipazione, c'è bisogno di persone giovani, senza interessi privati da difendere, capaci di testimoniare in modo coerente i valori cristiani della solidarietà, dell'onestà e della giustizia. Tutte cose difficili da trovare negli attuali rappresentanti del voto cattolico in parlamento.
Onestà significa anche fare gli interessi dell'Italia e non del Vaticano, quindi far pagare l'ICI sugli immobili non destinati al culto o ad opere di carità è un modo cristiano per ridistribuire la ricchezza. Oppure inserire tra i destinatari dell'8 per mille anche le finalità per cui vengono utilizzati quei fondi, ad esempio mettendo al posto dello Stato: la scuola, la ricerca, ecc...
Conclusioni
La parola d'ordine del cambiamento è dunque "partecipazione".
Indignati? Lo siamo tutti. Come si fa a non essere incazzati se chi ti obbliga ad andare in pensione a 67 anni con un 1/3 dell'ultima retribuzione, prende un ricco vitalizio dopo appena 5 anni di legislatura. Le ragioni della rabbia sono numerose e tutte importanti: i disoccupati, i precari, chi paga le tasse anche per chi evade, tutti chiedono soluzioni concrete. Basterebbe un po' di giustizia, cancellare i privilegi, ridurre gli ostacoli per l'accesso alle professioni, favorire il ricambio in politica ponendo un limite al numero di mandati, adottare criteri di selezione meritocratici per le municipalizzate, ecc...
I movimenti possono dare un grande contributo con saggezza e pragmatismo. Il momento critico dell'Italia non ammette egoismi o voli pindarici.
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