Creato da: davidpuccioni il 07/02/2006
l'ambiente urbano e le sue problematiche

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Crisi idrica, brevi cenni

Post n°8 pubblicato il 16 Maggio 2007 da davidpuccioni
 

Oltre alla diminuzione delle piogge, l'elemento che concorre ad accentuare il fenomeno della crisi idrica è da individuare nella mancanza di una politica ambientale in grado di prevenire il problema più che curarlo.

I consumi procapite sono aumentati vertiginosamente e ci siamo abituati ad avere in ogni momento l'acqua disponibile. Abbiamo dato per scontato molte cose ed ora è difficile tornare indietro sfatando usi ed abitudini scorrette. Desiderare l'erba verde del nostro giardino è uno spreco, ma ancor di più annaffiare tutti i giorni e magari nelle ore più calde. Fare il bagno nella vasca o lavarsi i denti con il rubinetto aperto sono dei comportamenti poco sostenibili che vanno a sommarsi a numerosi altri problemi.

Ma non è solo il cittadino a dover fare i conti con la crisi idrica: agricoltori e industriali sono già sul piede di guerra. Vogliamo l'acqua! Dobbiamo fare qualcosa! Gridano da tutte le parti. Cosa hanno fatto in tutti questi anni? Perché non hanno investito sul risparmio idrico? E tutta l'urbanizzazione selvaggia che subisce il nostro territorio non è un ulteriore danno? Km di superficie completamente impermeabilizzata impedisce all'acqua di raggiungere le falde che, sempre più prosciugate, rischiano il collasso.

Questi sono solo alcuni degli innumerevoli errori che la nostra società commette e fintanto che continuerà a sprecare non ci sarà nessuna soluzione alternativa. La proposta di creare dei grandi bacini per l'accumulo dell'acqua rappresenta un'altra scappatoia dalle nostre responsabilità verso l'ambiente.

 
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Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 17 Aprile 2007 da davidpuccioni
 
Tag: Energia

Gli effetti sulll'ambiente fluviale da parte di opere di presa per la produzione di energia idroelettrica possono essere molteplici. Di seguito sono illustrare alcune possibili interazioni con il comparto biologico e la funzionalità fluviale.

Come premessa generale, è importante valutare che i corsi d’acqua a regime torrentizio subiscono, nel corso delle stagioni, delle variazioni di portata che possono essere più o meno accentuate rispetto alle condizioni idrogeologiche locali. L’alternarsi del flusso idrico comporta solitamente degli stress che le comunità acquatiche riescono a superare con opportuni meccanismi di sopravvivenza o con il ripopolamento da zone più a valle. Con la riduzione delle portate, l’alveo bagnato diminuisce sensibilmente e di conseguenza scompaiono substrati potenzialmente utilizzabili dalle comunità biologiche. La possibilità quindi che le derivazioni riducano di una certa soglia il flusso idrico, può determinare un abbassamento della capacità portante del corso d’acqua e un mancato recupero dopo eventi naturali di siccità.

Nel complesso una riduzione del flusso a valle delle captazioni può favorire anche a un peggioramento della qualità dell’acqua con una diminuzione della concentrazione dell’ossigeno disciolto condizionando la presenza delle specie più sensibili e reofile, come ad esempio i Plecotteri e gli Efemerotteri, che tendono a scomparire.

In conclusione, la perdita di taxa all’interno della comunità ne riduce la stabilità, aumentando la sensibilità ad eventuali stress e l’ incapacità di utilizzare le risorse a disposizione in modo efficace. Queste alterazioni possono ripercuotersi anche sulle comunità non propriamente acquatiche, tuttavia interagenti attraverso catene trofiche con l’ecosistema fluviale.

L’ambiente fluviale, rispetto all’indice biologico, risente di eventuali opere di presa, anche su altri aspetti fondamentali:

Le prese possono rappresentare degli sbarramenti insuperabili per le specie acquatiche (fauna ittica) e per i flussi iporreici della matrice acquosa.

Le condotte e le tubature, modificando la qualità della fascia perifluviale, determinano il passaggio da una situazione primaria a una secondaria.

Le alterazioni, dovute alla riduzione del flusso idrico, modificano la continuità di buche e raschi nonché la conformazione delle rive stesse.

Nel complesso poi si viene a compromettere la capacità autodepurante, facoltà delle comunità biologiche di utilizzare le risorse organiche di origine naturale provenienti dagli ambienti terrestri e di automantenersi.



In definitiva anche i sistemi di produzione energetica, considerati più ecologici, determinano degli impatti negativi sull'ambiente che spesso sono trascurati o ignorati.

 
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Intervista per Greenreport

Post n°6 pubblicato il 09 Marzo 2007 da davidpuccioni
 
Tag: Zanzare
Foto di davidpuccioni

Abbiamo chiesto a David Puccioni, biologo, consulente di varie amministrazioni sul problema, come fa un singolo cittadino a  coadiuvare le amministrazioni per "combattere" la z. tigre?

Vorrei rilevare prima di tutto che la partecipazione del cittadino nella lotta alla zanzara tigre è assolutamente indispensabile. Prove sul campo hanno dimostrato che circa il 50% dei siti di sviluppo è situato all’interno di aree private dove le amministrazioni non possono tecnicamente intervenire in modo appropriato. Inoltre, anche con poche zanzare, nate da una piccola raccolta d’acqua, si possono avere notevoli disagi: le femmine hanno un comportamento particolarmente aggressivo (pungono più volte per completare il pasto di sangue) e nelle persone sensibili le punture danno reazioni allergiche con arrossamenti.

Consapevoli del nostro dovere, ogni tanto, ci dobbiamo armare di un po’ di pazienza per andare alla ricerca dei possibili ristagni d’acqua (focolai larvali) che permettono lo sviluppo delle larve. Sul terrazzo, nel giardino, nell’orto o nel nostro piazzale dove parcheggiamo l’auto ogni posto è buono: basta che siano presenti dei contenitori (sottovasi, teli nylon, cocci, caditoie (griglie o tombini) o bidoni….).

Una volta che abbiamo individuato una possibile fonte del problema dobbiamo cercare di risolverla nel modo più semplice e duraturo possibile. I piccoli oggetti vanno rimossi ed eliminati, i contenitori nell’orto se necessari possono essere chiusi con una zanzariera orlata da un elastico e nel caso di piccole caditoie si possono inserire dei prodotti specifici.

Certamente il cittadino attento e consapevole può dare un importante contributo divulgando ad amici, parenti e vicini le conoscenze acquisite. In questo caso, facendo riferimento alle amministrazioni, si possono organizzare delle riunioni di quartiere, condominio o di circoscrizione, con personale esperto, per cercare di migliorare la situazione in zone più estese.

Infine ricordiamoci sempre che la lotta alle zanzare non può essere fatta in un mese o una sola stagione ma deve proseguire nel tempo.  

 

Qualche consiglio pratico.

Dovendo ricorrere ai prodotti quali consigli?

Considerando sempre come prioritaria la lotta contro le larve e dovendo intervenire in depositi d’acqua, dove non sono possibili altre strategie di prevenzione, consiglio di scegliere i prodotti in relazione al sito che vogliamo trattare e alla nostra disponibilità di tempo. Prima di fare qualsiasi trattamento è necessario verificare se effettivamente ci sono le larve (dando per scontata la presenza di acqua); appurato ciò, si deve quantificare la dose di prodotto in relazione alla quantità di acqua presente (indicata sulla confezione). Solitamente una pasticca di prodotto è più che sufficiente per una griglia in giardino. Nel caso si decida di ovviare con i trattamenti si consiglia di verificare lo stato di pulizia del deposito d’acqua e nel caso rimuovere eventuali depositi (foglie e sedimenti): si riduce il nutrimento alle larve e si aumenta l’efficacia dei prodotti insetticidi.

Se ci si rivolge a terzi (giardinieri, amici) sarebbe opportuno verificare che siano preparati perché altrimenti possono vanificare certi interventi e sottovalutare altre piccole situazioni

I prodotti più usati sono quelli a base di Bacillus thuringiensis Var. israelensis oppure a base di Temephos e solitamente vanno somministrati nel periodo tra aprile ed ottobre ogni 7-10 gg nel primo caso o ogni 12-18 gg nel secondo caso. Oggi, sono disponibili sul mercato prodotti a base di regolatori della crescita (per es. Diflubenzuron) che possono portare l’intervallo di trattamento a circa 25-30 gg (consigliato per le seconde case al mare).

In casi estremi se i livelli di infestazione diventano insopportabili si può intervenire con prodotti abbattenti nei confronti degli adulti. In questo caso sarebbe meglio rivolgersi alle ditte specializzate che hanno le attrezzature specifiche per erogare i prodotti e richiedere eventualmente quelli a base di piretroidi (meno tossici), considerando, però, che in pochi giorni l’infestazione ritorna ai livelli di partenza e che agiscono anche nei confronti dell’entomofauna utile.

Un piccolo beneficio si potrebbe avere riducendo le irrigazioni del giardino all’essenziale (ogni 2-3 gg) e spostandole alla notte: la ridotta umidità ostacola in un certo modo la vitalità degli adulti.

 

 

E la lotta biologica ? ad esempio in molti casi è stata utilizzata la Gambusia...  

Alcuni pesci come la gambusia, la tinca e i pesci rossi sono utilizzati in programmi di lotta biologica contro le zanzare. Nei confronti della zanzara tigre possono agire solo nelle piccole vasche ornamentali dei giardini ma comunque non esplicano alcuna azione predatoria, nei fossi o nei canali, per il semplice fatto che questa zanzara non si trova mai allo stadio di larva nelle acque di questi ambienti naturali.

 

Per una corretta prevenzione ci sono oggettivi impedimenti tecnici, c’è un problema di costi oppure prevale solo l' aspetto culturale e quello della corretta informazione?

 

La corretta prevenzione dovrebbe prevedere sul fronte pubblico la riduzione delle raccolte d’acqua sulle strade cioè eliminare tutte le caditoie (tombini) presenti. Ovviamente non è possibile e pertanto siamo costretti a fare trattamenti insetticidi continui. 

Ma la lotta alla zanzara tigre è solo uno dei tanti problemi che le amministrazioni devono affrontare ed è naturale che le risorse a disposizione siano bilanciate con le altre priorità.

Quindi è fondamentale delineare dei percorsi di intervento che possano essere congrui e razionali con le problematiche locali.

Il principale ostacolo all’informazione è invece l’adesione del cittadino che spesso non si rende partecipe dei messaggi e dei consigli che gli vengono forniti e pretende che altri gli risolvano un problema che spesso origina anche dal suo giardino.

Come tutte le questioni ambientali, anche questa dovrà essere affrontata in ambito scolastico, in modo da rendere le generazioni future capaci di fronteggiare ogni evenienza in questo campo

 
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Le zanzare: tra leggende e realtà.

Post n°5 pubblicato il 09 Marzo 2007 da davidpuccioni
 
Tag: Zanzare
Foto di davidpuccioni

Secondo una leggenda vietnamita le zanzare sarebbero nate dalle ceneri di una donna morta dopo aver restituito al marito tradito la goccia di sangue che, grazie al Dio della Palude, l’aveva riportata in vita. Da allora esse ci tormentano con le loro punture per ricercare quella goccia vitale.

Al di là di questo racconto mitologico, c’è la realtà di ogni estate passata in presenza di fastidiosi ronzii che rendono le notti e i pisolini pomeridiani praticamente insonni.

Che fare? Aspettare l’inverno per andare al mare? Subire in silenzio o urlare contro chi dovrebbere difenderci da questi attacchi?

La Toscana è stata per lungo tempo un esteso acquitrinio dove le zanzare facevano da padrone e gli uomini arrancavano e perivano a causa della pericolosissima malaria. Con le grandiose opere di bonifica terminate solo nel corso del ‘900 la malaria è stata debellata e quelle terre sono state definitivamente conquistate.

Pensare che le zanzare potessero essere eliminate totalmente era solo un sogno, ma almeno non ci si ammalava più.

In questi ultimi anni il territorio ha subito nuovi cambiamenti: le aree urbane e industriali si sono espanse ed hanno occupato le aree agricole e naturali.

Delicati equilibri sono stati bruscamente interrotti, molte specie sono scomparse, mentre altre hanno saputo sfruttare la situazione adattandosi agli ambienti artificiali creati dall’uomo (in ambito ecologico queste ultime si definiscono specie sinantropiche). Molte, poi, finiscono per creare vere e proprie invasioni che degenerano in numerosi problemi sanitari (basta pensare ai piccioni e ai ratti).

Anche le zanzare convivono con noi e in qualità di nostri parassiti, ci succhiano il sangue per garantirsi un maggior successo riproduttivo. Ci cercano e ci trovano ovunque andiamo, basta garantire loro un po’ d’acqua e si sviluppano proprio sotto i nostri occhi: le piccole larve infatti crescono silenziose e indisturbate all’interno dei sottovasi, delle griglie nel giardino o in qualsiasi altro contenitore. La loro carta vincente può considerasi il fatto di avere delle larve in grado di vivere in condizioni estreme lontano dai loro predatori, in piccole raccolte d’acqua e nei fossi o fiumi inquinati. E pensare che basterebbe un piccolo pesciolino oppure qualche bel coleottero acquatico per farsene una bella scorpacciata!

In queste situazioni le infestazioni diventano vere e proprie calamità, da quì l’esigenza di combatterle senza mezzi termini, in quanto, oltre che un problema sanitario, sono un danno per il turismo.

Abituati a superare il caldo afoso premendo un semplice tasto del condizionatore, vorremmo che, almeno nelle nostre speranze, fosse così anche per le zanzare. Purtroppo, sebbene le conoscenze scientifiche ed i mezzi di lotta siano all’avanguardia, non si riesce sempre a raggiungere i risultati sperati.

Pungono il povero come il ricco, il bello come il brutto, il buono come il cattivo, basta avere un odore a loro gradevole; insomma, anche se fastidiose dimostrano almeno una grande democrazia. Questo è un problema di tutti e per dobbiamo unire le forze: le amministrazioni si impegnano con interventi adeguati mentre i cittadini devono gestire in modo appropriato gli orti, i giardini e i terrazzi.

La prevenzione è l’unica vera arma in nostro possesso: dobbiamo gestire ogni piccolo contenitore in grado di contenere l’acqua infatti non proliferano in sua assenza, e solo se indispensabili ormai ci possiamo sempre intervenire con specifici insetticidi antilarvali.

Oggi più che mai, nei confronti della famigerata Aedes albopictus (la “zanzara tigre”), questa collaborazione diventa indispensabile e rappresenta forse l’unica vera strategia di lotta applicabile. E’ arrivata da pochi anni, ma ormai è presente su tutto il territorio: più di ogni altra sa sfruttare ogni ristagno d’acqua. A causa delle molteplici punture delle femmine e delle reazioni allergiche nelle persone sensibili, bastano pochi esemplari per creare situazioni di panico e allarmismo.

Quindi l’invito è di informarsi, presso strutture competenti o da personale esperto e qualificato, sulle semplici misure di prevenzione da applicare in ogni stagione estiva.
 
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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da davidpuccioni
 

 

Fin dalle epoche preistoriche il fiume ha costituito per l’uomo una risorsa continua da cui trarre il proprio sostentamento divenendo nel tempo un elemento per il benessere e la cultura delle società come accadeva in Mesopotamia. Insito nella sua natura era, comunque, il pericolo delle esondazioni che portavano un’onda di morte e distruzione da cui poi riprendeva vigore nuova vita.

Conscio di tutto questo l’uomo ha sempre utilizzato il fiume guardandolo con timore e rispetto fino ai nostri giorni. Poi con l’aumento dello sfruttamento del suo territorio, prima con l’agricoltura e dopo con la conversione ad insediamenti civili e produttivi, lo spazio a sua disposizione si è notevolmente ridotto e il fiume ha perso la possibilità di muoversi con naturalità. Come conseguenza si è avuto un incremento della sua forza distruttiva.

A fronte di alluvioni, che ormai periodicamente investono la nostra regione, si sono perciò resi necessari ingenti investimenti per interventi sul territorio al fine di prevenire ulteriori disastri. Le principali azioni adottate riguardano la regimazione dei corsi d’acqua con arginature, spianamenti di alvei, raddrizzamenti, tagli della vegetazione, al fine di aumentare le proprietà idrauliche.

Grazie a finanziamenti operati dallo Stato e dalla Regione per i prossimi anni, alcuni corsi d’acqua del bacino del Serchio saranno soggetti a questo tipo di interventi.

Purtroppo se noi oggi pensiamo di imbrigliare i fiumi senza affrontare le cause reali dei disastri rischiamo di ritrovarci nel futuro con gli stessi problemi.

Dobbiamo inoltre aggiungere che le alterazioni, prodotte da gran parte degli interventi di messa in sicurezza, comportano la morte biologica dell’ambiente fluviale con la perdita per sempre di vite peculiari come molte specie animali e vegetali.

A fronte della Direttiva Europea 2000/60 dovremmo valutare meglio gli interventi necessari, confrontando le esperienze di più figure professionali (ingegneri, biologi, naturalisti, geologi, architetti,…), in modo da ottenere risultati migliori e più duraturi nel tempo che possano realmente perseguire il tanto citato sviluppo sostenibile.


 
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