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Ralph Nader e il TPP

Post n°913 pubblicato il 11 Settembre 2015 da amici.futuroieri
 

Ralph Nader e il TPP
11 settembre 2015
Di F. Allegri
Riprendo a scrivere un pezzo sulla crisi che colpisce il mondo dal 2008 e che non trova una sua fine.
Oggi guarderò avanti, guarderò al futuro e lo farò ispirando ad uno scritto di Ralph Nader del 24 aprile 2015 intitolato “Obama, Corporate ‘Free Traitors’ and You!” ovvero Obama, i liberi traditori corporativi e voi.
Lo farò partendo da un concetto che è basilare, ma nessuno riesce a rimettere a fuoco: serve un grande atto politico per far ripartire l’economia mondiale, serve un accordo tra stati o più di uno.
Da questo punto di partenza mi inoltrerò nella scelta politica di Barack Obama e dei suoi alleati, a partire dal grande capitale.
Ad aprile, partì in USA la campagna tesa a manipolare e condizione il congresso per far passare la Trans-Pacific Partnership (TPP) all’interno del “pull-down-on-America.
Il TTP è un trattato sul commercio e gli investimenti esteri tra dodici nazioni (Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam).
Questo trattato è poco noto in Europa, qui si conosce appena il suo gemello che diventerà presto esecutivo senza vere discussioni politiche di merito e di principio e senza un vero contrasto tra le forze politiche.
In USA si è svolta una prima schermaglia sul disegno di legge da approvare con procedura accelerata che toglieva al Congresso l’autorità costituzionale di regolamentare il commercio e attribuiva questa responsabilità storica alla Casa Bianca e alle sue lobby.
Forse qualcuno ha pensato che il TPP sia troppo complesso per farlo discutere a un congresso? In tal caso ripensateci e cambiate parere!
Il TPP è solo l'ultimo attacco allo stato realizzato dalle corporazioni per sacrificare i consumatori americani, il lavoro e gli standard ambientali che sono definiti con un termine curioso come quello di “barriere commerciali non tariffarie”, senza dimenticare che tale accordo sacrificherà la sovranità degli Stati Uniti e degli altri firmatari a favore degli scambi commerciali delle imprese.
Nessun editoriale o scritto può descrivere adeguatamente questo trattato che è un tradimento colossale  camuffato con parole senza senso come “libero commercio” o accordo Win Win per tutti.
A questo punto Nader ci invita ad andare sul suo sito (http://www.citizen.org/trade/) per cercare la parte dedicata al Global Trade Watch.
Anche in passato, dei trattati come il NAFTA e il GATT, creati dall'Organizzazione mondiale del commercio, hanno dimostrato la loro capacità di danneggiare stati e paesi attraverso gli enormi deficit commerciali, l’esportazione dei posti di lavoro, la disoccupazione, il congelamento o il blocco delle nostre regole di consumo, di quelle ambientali oppure  abbassando la normativa di controllo dei gigante bancari e indebolendo le protezioni del lavoro.

Nader si chiede: “Come fanno lo stato corporativo e i suoi “traditori liberi” a costruire una forma transnazionale di governo autocratico che aggiri i poteri del parlamento USA e accetti delle decisioni di tribunali segreti gestiti dagli avvocati delle imprese che influenzano notevolmente i mezzi di sussistenza americani e mondiali?
Subito si risponde: “Beh, prima stabiliscono procedure autocratiche, come la corsia preferenziale per la legislazione che facilita la creazione di un governo autocratico assente, che tradisce il popolo americano e va ben oltre la riduzione delle tariffe e delle quote”.
Anche le altre nazioni negozieranno questo trattato in segreto con gli USA: in quel momento la Casa Bianca lo classificherà cinicamente come un “accordo” che richiede una maggioranza semplice al congresso.
Un trattato avrebbe richiesto i due terzi del Congresso per essere approvato!
Il dibattito sul TPP potrà durare solo 20 ore per ogni camera: parliamo di un modo evidente per legare le mani al congresso ….e per ottenere fondi da imprese potenti come  Boeing, General Electric, la Pfizer, Citigroup, Exxon Mobil.
Tutte multinazionali che non sono fedeli agli Stati Uniti, anzi sono sopra e oltre questo vecchio tipo di organizzazione politica e da qualche anno riescono pure a legarsi ai regimi comunisti e dittatoriali del terzo mondo e di quello in via di sviluppo.
Il profitto giustifica dittature, repressioni e abusi.
Il TPP sconvolgerà il Pacifico: molti dei paesi delle isole del Pacifico hanno cattive leggi e cattive prassi sul lavoro, pochi proteggono consumatori e ambiente nei tribunali, c’è poca libertà di parola.

Questi accordi sono finalizzate e servono alle multinazionali globali.
Sfruttano i paesi in via di sviluppo che hanno manodopera a basso costo e le leggi permissive.
Questo non possono farlo nei paesi più sviluppati, come gli Stati Uniti, che hanno maggiori protezioni per i consumatori, i lavoratori e l’ambiente.
In base a questo accordo, i paesi che volessero protezioni migliori per i loro lavoratori e i consumatori potranno essere citati in giudizio dalle multinazionali e da altre nazioni.
Avremo multinazionali dominanti e poi sotto stati di serie A e di serie B, C, D o nulli.
Certamente sarà tagliata la sicurezza dei prodotti, a partire da quella degli autoveicoli!
Diminuirà la tutela del lavoro minorile ed infantile: fino ad oggi gli USA proibivano la vendita di merci prodotte da bambini, in futuro sarà più difficile e ci sarà la causa di rito …..
Ecco perché posso scrivere che il TPP è prima di tutto una riduzione di sovranità a favore delle multinazionali.
Già il WTO fece perdere agli USA il 100% dei suoi processi davanti al tribunale di Ginevra in Svizzera: con il TPP avremo gli stessi esiti!
Si può partire dal fatto che il parlamento più forte del mondo non lo discuterà, non lo emenderà e lo conoscerà poco: un cattivo inizio che non promette niente di buono.
Non sarà affrontata la questione valutaria, il lavoro minorile o quello della sicurezza: temi che sono cruciali in paesi come il Messico e il Vietnam.
Le multinazionali vogliono dominare pure gli USA, vogliono il potere di sanzionare questo impero prevalente nel mondo.
Tanto alla fine paga sempre il contribuente americano e lo fa per primo!
Tra gli oppositori al TPP c’è il senatore Elizabeth Warren e lei ha scritto sul Washington Post che il TPP: “Permetterebbe alle società straniere di sfidare le leggi degli Stati Uniti - e potenzialmente di raccogliere enormi vincite a scapito dei contribuenti e senza mai mettere piede in un tribunale degli Stati Uniti”.
Pensate solo a chi produce sostanze chimiche cancerogene e non dimenticate la difficoltà ad imporre dei controlli.
Sotto il TPP le corti statunitensi salteranno e tutto finirà sotto un tribunale sconosciuto e lontano che deciderà senza possibilità di appello e farà pagare sempre i contribuenti di qualche stato o staterello.
L’esperienza del WTO è un precedente e ci sono tanti nuovi casi in corso, dall’Egitto che non deve aumentare i salari minimi, fino alla Germania che non deve chiudere le centrali atomiche perché il potere forte di turno non vuole senza dimenticare la repubblica Ceca o l’Uruguay in lotta con Philip Morris.
In USA sperano in un dibattito pubblico tra la senatrice Warren e il presidente Obama che la teme dato che ha già detto in pubblico di considerarla non informata sui fatti quando va ricordato che la signora è tra coloro che sanno leggere le clausole più misteriose di ogni normativa o trattato.
Ai tempi del NAFTA ci fu lo scontro tra Al Gore e Ross Perot.
L’ultima speranza risiede nel fatto che la stragrande maggioranza dei democratici si oppone al TPP, anche il Tea Party repubblicano è perplesso visto che il 75% degli americani parrebbe contrario a tale trattato, secondo un sondaggio bipartisan del Wall Street Journal.
Questo non fermerà il TPP, servono atti politici, non opinioni.

 
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