Creato da amoidettagli il 25/10/2010

La guerra di Piero

"Gli occhi sono ciechi, quando la mente si occupa d'altro."

 

 

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II parte - la manipolazione affettiva

Post n°6 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da amoidettagli

I manipolatori attraggono quanti, anche in buona fede,

ma decisamente con ingenuità, intendono essere d’aiuto,

persino a proprio discapito. Comportamento questo definibile

quale “sindrome del Salvatore” (salva tutti), di certo più

tipico del sesso femminile.

In “Etre à deux ou les traversées du couple” (1993),

Josette Stanké definisce tale sollecita dedizione una vera

e propria “distorsione affettiva”. “Un amore che non ha

la certezza di poter essere reciproco… Rendere l’altro il

proprio centro di gravità, la propria ragion d’essere,

il proprio compito quotidiano, è un modo di assediarlo,

di assicurarsi la sua presenza, di invadere la sua vita”.


Robin Norwood ha descritto ”Donne che amano troppo”

(Lyra, Como 1987) e conoscono invece una profonda

angoscia perché cercano di risanare delle relazioni instabili

con uomini problematici. Nel misurare la sofferenza come

parametro del loro amore, pur di non rimanere sole,

ed occuparsi di loro stesse, accettano di accompagnarsi

a chi non si interessa veramente di loro e non le ricambia.


“La dipendenza spinge verso un oggetto d’amore non

soddisfacente, anzi distruttivo… - dice Isabelle Nazare-Aga,

in “La manipolazione affettiva”,- La dipendenza servirebbe a

camuffare un eccesso di emozioni inespresse e

spesso non identificate”.
Come ha fatto John Bradshaw in

 “Healing the Shame that Binds You” (1988), si potrebbe

allora parlare di “malattia delle emozioni”, alla cui base

starebbero sentimenti interiorizzati d’abbandono e

di vergogna. Ed, in effetti, per molti la separazione

simbolica dalla madre non sarebbe mai avvenuta;

e l’autonomia non si sarebbe fortificata per carenze

di certezze circa il proprio valore intrinseco.


La dipendenza è però soprattutto una

“patologia del legame con l’oggetto”. Il vero oggetto

è proprio il legame, la relazione stessa, senza la quale

prende il sopravvento un’insopportabile sensazione di vuoto.

Nella coppia perversa, ciascuno dei due partecipa

al gioco di equilibrio sadomasochista. Allorquando le relazioni

tra perversi non si interrompono per tempo, si deve desumere

che si sia instaurata della complicità, con stimolazione reciproca

verso una perversità che non esclude quella sessuale,

anche se per lo più si tratta di sadismo o masochismo morale.


Nel processo di costruzione di un’eventuale relazione, la fase

della seduzione presuppone il bisogno di piacere, di “far colpo”,

ricorrendo al proprio aspetto migliore. Nell’innestare una

manovra manipolatrice, lo sforzo sarà quello di mostrarsi

inevitabilmente diversi da ciò che si è, per riservarsi di cambiare

atteggiamento una volta assicurato il successo sul campo.


Il sistema di codici sociali e culturali da impiegare nella fase

di seduzione possono non corrispondere dappertutto.

E, se le modalità sono di tipo linguistico, la regola del gioco

può non essere verbale. L’autenticità, in ogni caso, non

rientra tra le armi di seduzione del manipolatore, abituato

ad intrappolare con l’inganno.


Il manipolatore è, insomma, un “perverso narcisista”;

benché nel narcisismo patologico rientri anche il

“perverso di carattere” (o “manipolatore perverso”),

ed il vero e proprio perverso sessuale ...

Quest’ultimo avrebbe più a che vedere con esibizionismo,

sadomasochismo, ecc. Ma il concetto di narcisismo, coniato

da Havelock Ellis nel 1898, è stato in seguito da Freud

desessualizzato sino a maggiormente corrispondere

ad una perversione sistematica. Si parla, quindi,

di “perversione di carattere” in seno al narcisismo,

in prossimità della “perversione narcisistica”,

propria del manipolatore.


Quella del manipolatore perverso è una perversità

affine alla depravazione del sadismo morale.

Il perverso di carattere (manipolatore perverso)

ha una personalità conflittuale, mentre il perverso

narcisista è più subdolo, agisce senza destare il minimo

sospetto, anzi riesce a suscitare compassione.

Il perverso di carattere è più presuntuoso,

più intransigente ed aggressivo. Reagisce alle frustrazioni

in maniera esagerata e trae piacere dall’umiliare la sua vittima.

Del resto, il piacere del dominio non è che un tipico

sentimento perverso. Il manipolatore perverso mostra

un atteggiamento palesemente morboso,

un comportamento destabilizzante, un’ideazione strategica.

Va alla ricerca di stimoli distruttivi, non ha scrupoli,

restando immune dai sensi di colpa. Poiché non si

fida di nessuno, non ha amici, bensì complici.

La depravazione sessuale la esterna in un linguaggio

crudo e grossolano, francamente volgare, ma, quel che

è peggio, lo attualizza in stupri ed incesti. Nella diagnosi

differenziale, si possono, comunque, distinguere nettamente

dai paranoici, in quanto la struttura mentale di questi ultimi

risulta di impedimento ad ogni relazione affettiva, mentre

i perversi di carattere si servono dell’altrui narcisismo,

e lo manipolano, per rafforzare l’incompletezza del loro Io.

Il manipolatore relazionale è un tipo di personalità patologica

narcisista, egocentrica; un vampiro psico-affettivo che si nutre

dell’essenza vitale delle sue prede. Critica, disprezza, colpevolizza,

ricatta, ricordando agli altri i principi morali od il perseguimento

della perfezione, ma questo solo quando gli torna utile.

E per raggiungere i suoi scopi ricorre a raggiri, ragionamenti

pseudo-logici che capovolgono le situazioni a suo proprio

vantaggio. Spesso la sua comunicazione è paradossale:

messaggi opposti in double bind, a cui è impossibile

rispondere senza contraddirsi; oppure deforma il significato

del discorso. Si auto-commisera, si deresponsabilizza,

non formula richieste esplicite e chiare. Eppure non tollera

i rifiuti, vuol sempre avere l’ultima parola per trarre le sue

conclusioni, pur non condivise. Muta opinioni e decisioni.

Soprattutto mente, insinua sospetti, riferisce malintesi .

Simula somatizzazioni ed autosvalutazioni, ma dimostra

sostanzialmente disinteresse affettivo.


Si tratta, insomma, di personalità disturbate e disturbanti,

con cui ci si può legare sentimentalmente per venire

immancabilmente destabilizzati dalla loro perfida influenza.

 
 
 
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