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Renato Zero

il più grande cantante italiano, di Andrea Carletti

 

 

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Concerti, Renato Zero: la recensione dello show di Roma da rockol.it

Post n°818 pubblicato il 29 Aprile 2013 da and8482carl
 
Tag: eventi, news


28 apr 2013 In alcuni casi si può iniziare  quasi dalla fine, da quando Renato Zero intona “Il Carrozzone” con alle sue spalle quello specchio immenso che ricorda  e riflette per il pubblico i nomi di grandi artisti scomparsi (da Mia Miartini, Alex Baroni, Franco Califano, Trovajoli,  Mariangelo Melato fino ad arrivare a Luciano Pavarotti). Ricordare affinché quei nomi, di tanto in tanto dimenticati,  rimangano impressi ancora nel nostro presente. Uno spettacolo  vasto , come  lo specchio che il pubblico si trova davanti e dove Renato si riflette nell’amore di tutti. Durato trenta momenti di vita, tutti scanditi dalla passione e ancora dall’intensa voce di Zero. Accompagnato da un’orchestra di trentaquattro elementi diretti dal Maestro Renato Serio e da dodici ballerini che hanno danzato le coreografie fresche  e spettacolari di Bill Goodson.

Ma ritornando all’apertura…si parte con la “Favola mia” un pianoforte rosso che lo accompagna per poi proseguire con “Amico”, “E poi”, “Cercami” per  un medley nel passato che spalanca le porte  ai brani del nuovo album “Amo Capitolo I”. Scorrono di seguito canzoni potenti per coinvolgimento del pubblico come “Chiedi di me” , “Voglia d’amare”, “Il nostro mondo” intervallate da “La pace sia con te”, di un’intensità che richiama quelle croci che si riflettono dietro le spalle di Renato. Ma è la parola “amore” il filo conduttore del concerto, ed è proprio questo il consiglio che ad un certo punto Renato rivolge a tutti “l’Amore è il consiglio che vi do, amori di secondo grado, terzo..non buttate via niente “. Sul palco non perde un colpo e nemmeno il passo: gli anni se non fosse lui a ricordarli non avrebbero nessun peso. Si muove, si agita e strizza l’occhio a quelle pailettes che ancora su di lui hanno l’effetto pieno della luce. Cambia di abito spesso, ma la sua maschera, quella vera, quella che il pubblico gli urla ad ogni suo attimo di respiro è sempre quella del Renato che ha iniziato da “Zero”. Sta al passo con i tempi e dimostrazione si può trovare nell’effervescente rivisitazione di “Madame versione Dj” dove sullo “specchio” Renato indossa i panni del DJ e si diverte a far ballare tutti. Impressiona quando esegue “Baratto” , perché il brano  del passato è veloce, divertente e ironico fino all’inverosimile e lui tiene queste tre caratteristiche tutte insieme nella sua voce. Non ha nemmeno bisogno più di “scatenarsi” come prima, con gli anni ha acquisito talmente intensità che le sue creature oramai rispondono completamente ai suoi tempi. Il pubblico è in delirio, e lui ricambia questo amore con una prima romana senza nessun neo.  

Si susseguono brani come “Morire qui”, “i 70″, “La vacanza”, “Triangolo/mi vendo”, “Fortuna”, “La vita che mi aspetta” , “Oramai” , “Vola alto” fino ad una dedica che va verso il mare, che richiama quel piccolo navigatore di Lucio Dalla con il brano “Lu” , ed è emozionante vedere quel dito puntato di Renato verso un amico che non si è perduto ma che ha solo intrapreso un altro viaggio, verso un altro mare. C’è un particolare momento nello spettacolo, perché va sottolineato che uno show di Renato Zero non è solo musica, ma è appunto uno spettacolo. Renato va via e sullo specchio si riflette il video di “Un’apertura d’ali”  realizzato da Alessandro D’Alatri nel carcere femminile di Latina. Anche la scelta di non cantarla dal vivo ma di mostrare il video di donne che vivono una condizione reale per quanto dura, lo avvicina ancora di più a quella condizione di sofferenza. Fosse rimasto sul palco il pubblico avrebbe dato attenzione a lui, invece il video è di una bellezza brutale, di un Renato che passeggia in mezzo a queste donne, che si attacca alle sbarre ma che alla fine quel portone, quell’apertura d’ali non portano verso il nulla, ma verso il mare inteso come spazio infinito e senza legami alcuni.L’ultimo brano ad essere eseguito è “Il cielo”: se sulla terra non si ha più nemmeno spazio per un sorriso, se il mare rimane la meta ambita e dove in tanti sperano di andare , non rimane  al pubblico tutto che  guardarsi prima nello specchio di Renato, e poi insieme a lui guardare verso in alto.

In molti dicevano che Renato forse non era più lo stesso, che l’età vuoi o non vuoi avanza e il tempo passa per tutti (anche un orologio gigante ce lo ricorda), ma la prima di “Amo” è stata veramente un tilt di lancette, un’esplosione di musica, suoni, coreografie come poche se ne vedono ultimamente. Alla fine Renato ringrazia tutti, si emoziona, abbassa le luci dello specchio, chiude il tendone bianco e ritorna a struccarsi, ma mai dalle sue emozioni. Quelle emozioni che il pubblico ancora cantava fuori.  

(Graziella Balestrieri)

 
 
 
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