Una vita all'istante.
Spettacolo senza prove.
Corpo senza modifiche.
Testa senza riflessione.
Non conosco la parte che recito.
So solo che è la mia, non mutabile.
Il soggetto della pièce
va indovinato direttamente in scena.
Mal preparata all'onore di vivere,
reggo a fatica il ritmo imposto dell'azione.
Improvviso, benché detesti improvvisare.
Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
Il mio modo di fare sa di provinciale.
I miei istinti hanno del dilettante.
L'agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
Sento come crudeli le attenuanti.
Parole e impulsi non revocabili,
stelle non calcolate,
il carattere come un cappotto abbottonato di corsa -
ecco gli esiti penosi di tale fulmineità.
Poter provare prima, almeno un mercoledì,
o replicare ancora una volta, almeno un giovedì!
Ma qui già sopraggiunge il venerdì
con un copione che non conosco.
Mi chiedo se sia giusto
(con voce rauca,
perché neanche l'ho potuta schiarire tra le quinte).
Illusorio pensare che sia solo un esame superficiale,
fatto in un locale provvisorio. No.
Sto sulla scena e vedo quant'è solida.
Mi colpisce la precisione di ogni attrezzo.
Il girevole è già in funzione da tempo.
Anche le nebulose più lontane sono state accese.
Oh, non ho dubbi che questa sia la prima.
E qualunque cosa io faccia,
si muterà per sempre in ciò che ho fatto.
Wislawa Szymborska, da Discorso all'ufficio oggetti smarriti, traduzione di Pietro Marchesani.
Inviato da: lienka
il 27/04/2010 alle 14:00
Inviato da: lasolitadani
il 05/11/2008 alle 15:01
Inviato da: L.u.c.e
il 19/08/2008 alle 10:18
Inviato da: principessa_fatina
il 23/06/2008 alle 17:50
Inviato da: ciao.manuciao
il 17/06/2008 alle 17:32