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« è incomunicabile ciò che...in ogni pensiero di te »

le luci fioche dei lampioni

Post n°129 pubblicato il 31 Ottobre 2013 da andrea_firenze
 

le luci fioche dei lampioni oscillano nella notte come teste vuote, intrattenendomi come gatti domestici mentre la mia vita cresce deforme nelle scarpe inzuppate. Ho le mani intorpidite ed il respiro affannoso. L'aria è intrisa d'acqua, consistente, difficile da inalare. Il viale è alto sopra di me e le cose che mi sfuggono non riesco più a raccoglierle perché non rimbalzano al suolo; si perdono dove non poggio i piedi, sotto a dove resto sospeso. Perché resto sospeso. Sono sdraiato, sudato nei calzoni corti dopo la corsa; posso vedere le radici degli alberi che gocciolano monotone, e le pance sporche dei cani che si animano e mi abbaiano come mi potessero spiegare i segreti che non capisco. Il cortile è marcio come il muschio in un presepe. Mi perdo ad osservare le tue scarpe mentre salgono le scale di casa, i pantaloni di velluto, caldi sul viso come fossimo affondati nei cuscini ad ascoltare i botti di capodanno, come le vecchie scatole in soffitta, piene degli addobbi di Natale. Ho bevuto troppo e non me lo ricordo, ho i ranocchi in pancia; oppure c'è qualcosa che non ho fatto, che ho dimenticato, o mi gira intorno il presentimento di ciò che dovrò fare. Avverto la ruvidezza della cucitura del colletto della maglietta sulla gola, come se davvero vi si fosse incastrato un pezzo di mela. Le pareti della laringe si appiccicano, come quando mi facevi mangiare quelle bacche agri che chiamavi strozzapreti e che adesso mi sembrano comuni bacche di ginepro. Posso parlare, ma senza scopo, e solo di ciò che vedo, il principale oggetto di sogno. Nonostante sia misero il corpo in cui sono esiliato non riesco a trovare il tempo per riflettere sull'unica vita da cui hai attinto e che mi hai regalato e che è sempre stata, che si è sistemata dentro, in uno strano modo. Eppure è così vicina, e la avverto così viva nella barba dura sul palmo della mano, nel battito incerto del mio cuore nelle tempie. Ma è più facile restare alla periferia pur essendo al centro, guardare oltre dall'isola verso dove l'inosservabile ricomincia ad ogni istante poiché non può essere conosciuto. Ciò che persiste è scontato e meschino nella sua complicazione, e disturba, e annoia. Più delle cose ho gambe e braccia e posso spostare la mia essenza qua e là, e nel frattempo provare sollievo a dimenticare me stesso e ad esercitare la crudeltà verso ciò che lascio indietro. Ma poi l'insofferenza della coscienza di dovere applicarsi alla vita mi stringe il petto, lo raggrinzisce come un dattero; e per un attimo vorrei provare a capire quand'è che mi sono perso, e tornare là a riprendere me stesso e fermare tutto a quel momento, e fremere, e che davanti e dietro ci fosse solo il deserto. Non sono nato in un giorno azzurro; non ho bisogno di trovare un posto. Mi serve un non posto dove essere sempre ospite, dove scarrozzare l'impazienza e disfarla ogni volta come una valigia, in modo che si acquieti un po' e riesca di nuovo a scorgere i simboli che mi permettano di pensare e di fare a meno di vivere. Guardo gli uccelli, le orme lasciate da coloro che hanno tentato di arrampicarsi sul cielo. Solo raramente mi capita; devo ancora imparare come si fa a vedere attraverso la transitorietà dei generi, ad ammirare i colori sgargianti e muti dell'autismo. È il trentuno dicembre e, come ogni volta, ciò che si avvera non è il sogno, ma il tempo di sognare. Sono pronto per uscire verso la solita festa; ho le puma ai piedi, la fontana fredda in mano e le consuete macchie sulle spalle del colore del moscato, come una pioggia di lenticchie, un dono del sole, non previste eppure consustanziali a me stesso più dei miei compagni di viaggio, fin da quando ho un corpo. Il signor Vasques con i capelli lunghi mi aspetta alla fine di rua dos douradores, aggressivo nei pantaloni di pelle, da cavallerizzo. Occhieggia la strada dalle fessure della persiana, sul mondo che deve ancora accadere, pronto ad afferrare la prossima ora, come in una capanna mimetizzata nel mezzo del bosco, con in mano una doppietta, deciso a sparare ai passerotti. Non sa niente del mio mondo interiore; non gli importa di fare esperienza di ciò che gli pare astratto e assurdo. Le persone, le famiglie, gli amanti sono già ai tavoli come si fossero appena ripresi da una convalescenza durata un anno. Hanno acceso le candeline sui tavoli, rosse, come fosse un funerale. Ci sono gli stessi rametti appuntiti di ginepro. Bucano come reumatismi, cercano di tirarmi fuori da una placida indolenza. Le strade sono bagnate; i rami continuano a gocciolare. Qualcosa pigola ancora, inquieto. All'improvviso scoppia una fucilata. Vorrei poter continuare a dormire, oppure poter salire sul tetto di casa, e starmene solo, sdraiato sulla pancia, con gli avambracci aderenti alle tegole e il mento sulle mani. Vorrei che la mia vita potesse restare un semplice commento. Ma mi devo alzare. Mi devo preparare. Gli ospiti mi aspettano, senza valigia, senza documenti di riconoscimento. Sanno già meglio di me chi sono. Adesso vado, perché è l'ora di andare.

 
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Commenti al Post:
NORMAGIUMELLI
NORMAGIUMELLI il 31/10/13 alle 00:28 via WEB
ciao Andrea, volevo farti i complimenti per l'espressione che riesci a dare alle parole e i disegni che riesci a imprimere nell'immaginazione di chi ti legge. Ciao
(Rispondi)
 
 
andrea_firenze
andrea_firenze il 01/11/13 alle 17:29 via WEB
grazie! sei gentile :)
(Rispondi)
 
susanna.mari1976
susanna.mari1976 il 31/10/13 alle 11:10 via WEB
sei uno scrittore? Bravissimo molto intimo...incisivo. ;)
(Rispondi)
 
 
andrea_firenze
andrea_firenze il 01/11/13 alle 17:30 via WEB
grazie! no, che scrittore, scrivo :)
(Rispondi)
 
gufonotturno01
gufonotturno01 il 31/10/13 alle 16:12 via WEB
Hai pubblicato qualcosa che già fa parte di te del tuo passato, già prodotto altrove...Hai introdotto simboli come il signor Vasques e la rua dos douradores....la tua vita interiore è molto tormentata, il vivere quotidiano è fatica sei alla ricerca di un senso....ma potrei sbagliarmi.
(Rispondi)
 
 
andrea_firenze
andrea_firenze il 01/11/13 alle 17:31 via WEB
chi non è alla ricerca di un senso :) si ci sono dei simboli, ma più che altro sono le cose 'passano' dalla mia vita
(Rispondi)
 
gufonotturno01
gufonotturno01 il 31/10/13 alle 16:22 via WEB
...A proposito hai letto molto non mi è sfuggita neanche la citazione "non sono nato in un giorno azzurro" quindi hai letto sono nato in un giorno azzurro....poi "devo ancora imparare come si fa a vedere attraverso la transitorietà dei generi, ad ammirare i colori sgargianti e muti dell'autismo"...un riferimento all'autismo inteso come ricerca interiore...Notevole mi colpisci...bravo. Un saluto sincero
(Rispondi)
 
 
andrea_firenze
andrea_firenze il 01/11/13 alle 17:32 via WEB
vero... lettura interessante no?
(Rispondi)
 
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