AMICI DE L'ANELLO

Io ho paura della camorra. (2^ parte)

Nonostante la brutta esperienza rimanevo un bimbo modello. Resistevo! L’ambiente era quello che era, nonostante la disciplina delle suore. Ponticelli, periferia est di Napoli. Un quartiere ad alto rischio da sempre. O diventi uno di loro o affini le tattiche di evasione dalle mazzate e rimani in attesa di scappare al nord. Ma l’entusiasmo non mi mancava. Suor Lillina sparì. Non ricordo perché. Un bel giorno, all’improvviso venne una nuova insegnante, suora anche lei. Normale, niente di che. Però istituì il capoclasse a rotazione. Ed ogni volta che si assentava dava l’incarico a chi di turno, di segnare sulla lavagna, durante la sua assenza i nomi di chi si fosse comportato bene e chi male. Inutile dire che io ero un vero campione di bontà. Cira divenne capoclasse e iniziò la sua carriera politica in maniera trionfante. Lo spazio della lavagna divenne insufficiente per contenere il nome dei bimbi che durante l’assenza della suora, si comportavano male. Ma la sua grande innovazione fu l’istituzione delle crocette. Più un bimbo si comportava male, più il numero delle crocette aumentava. La suora notò questa recrudescenza di cattiveria all’interno della sua classe e pensò bene di istituire la bacchettata sul palmo aperto della mano di tutti i bimbi e le bimbe che avevano trovato posto sul nero della lavagna alla voce CATTIVI. Con la sola presenza del nome, si beneficiava di una bacchettata con il righello. Ogni crocetta poi, dava diritto ad una bacchetta in più. E c’erano nomi che superavano abbondantemente la decina di crocette. Cira divenne a tutti gli effetti capoclasse unica e impazzava con la sua autorità conquistata, su tutti noi. Io resistevo. Un giorno, Cira decise che ero troppo buono e troppo tranquillo. Uno schifoso bimbo per bene. Sempre con quell’aria innocente e sempre ben vestito e ben pettinato. Il mio nome trovò posto nella colonna dei CATTIVI. Mi protestai con Cira. Lei appose una crocetta sul mio nome. Stetti zitto per il resto del tempo. Tornò la suora e vide il mio nome. Si stupì. Mi chiese come mai mi ero comportato male. Ebbi paura. Stetti zitto. La suora prese la bacchetta ed io aprì la mano destra. Due colpi decisi. Mi brucia ancora la mano.