Creato da: egoticon il 07/03/2005
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spirtosdgl
spirtosdgl il 25/02/06 alle 23:16 via WEB
peccato che non continui a scrivere!
 

 
bottekkia
bottekkia il 09/05/05 alle 14:50 via WEB
Molto interessante! La prova concreta che una grande mente può andare molto oltre la realtà pratica. Ciao!!
 

 
53lucexte
53lucexte il 17/04/05 alle 01:30 via WEB
Grazie x la tua visita nel mio blog.. ti auguro tanta serenita' e salute... Luce x te :-))
 

 
wanttobefree
wanttobefree il 14/04/05 alle 12:22 via WEB
L'articolo LO SCRITTORE BESTSELLER RIVELA I CONTENUTI DEL NUOVO THRILLER A CUI LAVORA, MENTRE IN ITALIA STA PER ARRIVARE IL SUO «ANGELI E DEMONI» Dan Brown, la vita è codice di Maurizio Molinari 21 settembre 2004 Con il Pontefice morto in circostanze sospette e a conclave iniziato, il Vaticano è sotto ricatto da parte della sette segreta degli Illuminati, entrati in possesso dell'antimateria con un colpo di mano in un laboratorio svizzero. I quattro cardinali papabili vengono uno dopo l'altro assassinati da un killer mediorientale che gode di complici illustri nei corridoi della Santa Sede, ma proprio quando il cuore della cristianità rischia di dissolversi, trova la sua salvezza nell'esperienza dei più saggi. È questa l'intrigante trama di Angels and Demons (Angeli e Demoni, di prossima pubblicazione da Mondadori, che già ha tradotto Il Codice da Vinci) uno dei quattro libri scritti da Dan Brown - per le edizioni Doubleday di New York - che si incontrano un po' ovunque negli Stati Uniti, dalla metropolitana newyorkese all'aeroporto di Los Angeles. Copertine celesti e marroni si riconoscono a distanza trasformando in più di un'occasione una carrozza di treno o un autobus in un improvvisato club di lettori. Ad appena 38 anni Dan Brown è un fenomeno editoriale che va oltre il suo libro più noto - il Da Vinci Code uscito nel 2003 e venduto in 15 milioni di copie, tradotto in 42 lingue - perché anche Digital Fortress (1998), Angels and Demons (2000) e Deception Point (2001) continuano a figurare negli elenchi dei libri più letti e amati dagli americani. «Ciò che li accomuna è l'affermazione iniziale che «tutti i documenti e rituali descritti sono corrispondenti alla realtà», anche se i romanzi sono pura fiction del mistero con il gusto del thriller, disseminati di colpi di scena. La critica lo ha paragonato spesso a Umberto Eco per la ricerca dei particolari nell'ambientare gli eventi in singole situazioni storiche, ma in realtà il giovane autore, che vive a Exter con la moglie Blythe nel Sud del New Hampshire, racconta il mondo del segreto con più aggressività, sfidando i tabù e puntando a rovesciare molti miti della Storia così come oggi noi la conosciamo. Nel caso del Codice da Vinci la polemica nacque per i riferimenti al matrimonio di Gesù con Maria Maddalena, e quando venne contestato dalle smentite contenute in una decina di libri di studiosi di Chiesa lo scrittore rispose facendo sapere di non essersi affatto spinto troppo in là, poiché aveva deciso di non tener conto di ben altri documenti esistenti - ma assai poco noti - secondo i quali in realtà Gesù di Nazareth sarebbe sopravvissuto alla crocifissione. «Sin dall'inizio dei tempi la Storia è stata scritta dai vincitori - afferma in una dichiarazione sul sito web - ovvero da quelle società e quelle religioni che hanno conquistato e sono sopravvissute e quindi ciò che ci dobbiamo chiedere è innanzittuto se la Storia è storicamente vera». E a chi gli chiede se è cristiano risponde: «Sì, ma vi sono tanti modi differenti per esserlo». In Digital Fortress la sfida letteraria riguarda invece la Nsa - National Security Agency - la più segreta fra le agenzie di intelligence degli Stati Uniti d'America il cui compito è descrittare ogni tipo di comunicazione del pianeta ma che viene sfidata da un hacker capace di riuscire nell'impossibile impresa di creare un codice impenetrabile. In tempi di guerra al terrorismo, Digital Fortress continua a vendere - a sei anni dall'uscita - perché racconta ai lettori come funziona e come opera il Grande Fratello orwelliano pagato con i fondi a disposizione del Pentagono. Al lavoro nel suo studio in una mansarda senza telefono né televisione Brown sta preparando da quasi due anni la sua nuova opera che uscirà nel 2005 e sarà ambientata a Washington nel mondo della massoneria. L'autore ha scoperto che l'architettura della capitale federale - l'incrocio di strade attorno alla Casa Bianca, il Congresso e l'obelisco del monumento a Washington - svela i segreti dei massoni e da lì partirà per raccontare agli americani l'altro volto della città che ospita l'uomo più potente dell'intero pianeta. A chi gli chiede perché ha deciso di scrivere romanzi di questo tipo Brown risponde raccontando che tutto s’iniziò nel 1994 quando, in vacanza in un'isola del Pacifico, si trovò a leggere sulla spiaggia Doomsday Conspiracy di Sydney Sheldon, appassionandosi al racconto fino a convincersi di poterlo scrivere lui stesso. Cosa che poi ha puntualmente fatto lasciando da parte la precedente passione per la musica e l’aspirazione a diventare un compositore d'avanguardia. I quattro cd che realizzò sul mercato sono oramai introvabili, ma una delle sue canzoni, Peace in Our Time, la pace nel nostro tempo, venne suonata durante i Giochi Olimpici di Atlanta del 1996. Come pianista fece alcuni spettacoli tanto negli Stati Uniti quanto in Europa, dove è particolarmente legato alla Spagna per avervi studiato storia dell'arte, mentre fra i suoi hobby preferiti ci sono il tennis e il football americano, che segue come accanito sostenitore dei New England Patriots (la stessa squadra di John Kerry). Il suo primo libro, scritto a quattro mani con la moglie nel 1995, in realtà fu un flop, si intitolava 187 uomini da evitare, guida alle donne romantiche frustrate. Ma quel passo falso è oramai dimenticato sotto i milioni di copie vendute, alle quali bisogna aggiungere un film in arrivo sul grande schermo tratto dal Da Vinci Code e forse destinato a sollevare polemiche assai simili a quelle di The Passion di Mel Gibson. Per spiegare il Dna di Dan Brown, il suo amico e editore Jason Kaufman dice: «Il Codice da Vinci non lo ha trasformato, è la stessa persona di sempre, con i piedi per terra e in grado di conversare di attualità anche se con la testa è sempre altrove». Ma in realtà, oltre alle doti dell'autore, il successo è anche frutto della strategia di marketing dell'editore Doubleday (del gruppo RandomHouse) che per lanciare l'ultimo libro nel marzo del 2003 inviò un numero di copie senza precedenti - oltre 10 mila - a librai e giornalisti al fine di preparare il terreno all'uscita del volume: l'operazione riuscì perché al momento del debutto circa 230 mila copie erano già state prenotate.
 

 
wanttobefree
wanttobefree il 14/04/05 alle 12:22 via WEB
L'articolo LO SCRITTORE BESTSELLER RIVELA I CONTENUTI DEL NUOVO THRILLER A CUI LAVORA, MENTRE IN ITALIA STA PER ARRIVARE IL SUO «ANGELI E DEMONI» Dan Brown, la vita è codice di Maurizio Molinari 21 settembre 2004 Con il Pontefice morto in circostanze sospette e a conclave iniziato, il Vaticano è sotto ricatto da parte della sette segreta degli Illuminati, entrati in possesso dell'antimateria con un colpo di mano in un laboratorio svizzero. I quattro cardinali papabili vengono uno dopo l'altro assassinati da un killer mediorientale che gode di complici illustri nei corridoi della Santa Sede, ma proprio quando il cuore della cristianità rischia di dissolversi, trova la sua salvezza nell'esperienza dei più saggi. È questa l'intrigante trama di Angels and Demons (Angeli e Demoni, di prossima pubblicazione da Mondadori, che già ha tradotto Il Codice da Vinci) uno dei quattro libri scritti da Dan Brown - per le edizioni Doubleday di New York - che si incontrano un po' ovunque negli Stati Uniti, dalla metropolitana newyorkese all'aeroporto di Los Angeles. Copertine celesti e marroni si riconoscono a distanza trasformando in più di un'occasione una carrozza di treno o un autobus in un improvvisato club di lettori. Ad appena 38 anni Dan Brown è un fenomeno editoriale che va oltre il suo libro più noto - il Da Vinci Code uscito nel 2003 e venduto in 15 milioni di copie, tradotto in 42 lingue - perché anche Digital Fortress (1998), Angels and Demons (2000) e Deception Point (2001) continuano a figurare negli elenchi dei libri più letti e amati dagli americani. «Ciò che li accomuna è l'affermazione iniziale che «tutti i documenti e rituali descritti sono corrispondenti alla realtà», anche se i romanzi sono pura fiction del mistero con il gusto del thriller, disseminati di colpi di scena. La critica lo ha paragonato spesso a Umberto Eco per la ricerca dei particolari nell'ambientare gli eventi in singole situazioni storiche, ma in realtà il giovane autore, che vive a Exter con la moglie Blythe nel Sud del New Hampshire, racconta il mondo del segreto con più aggressività, sfidando i tabù e puntando a rovesciare molti miti della Storia così come oggi noi la conosciamo. Nel caso del Codice da Vinci la polemica nacque per i riferimenti al matrimonio di Gesù con Maria Maddalena, e quando venne contestato dalle smentite contenute in una decina di libri di studiosi di Chiesa lo scrittore rispose facendo sapere di non essersi affatto spinto troppo in là, poiché aveva deciso di non tener conto di ben altri documenti esistenti - ma assai poco noti - secondo i quali in realtà Gesù di Nazareth sarebbe sopravvissuto alla crocifissione. «Sin dall'inizio dei tempi la Storia è stata scritta dai vincitori - afferma in una dichiarazione sul sito web - ovvero da quelle società e quelle religioni che hanno conquistato e sono sopravvissute e quindi ciò che ci dobbiamo chiedere è innanzittuto se la Storia è storicamente vera». E a chi gli chiede se è cristiano risponde: «Sì, ma vi sono tanti modi differenti per esserlo». In Digital Fortress la sfida letteraria riguarda invece la Nsa - National Security Agency - la più segreta fra le agenzie di intelligence degli Stati Uniti d'America il cui compito è descrittare ogni tipo di comunicazione del pianeta ma che viene sfidata da un hacker capace di riuscire nell'impossibile impresa di creare un codice impenetrabile. In tempi di guerra al terrorismo, Digital Fortress continua a vendere - a sei anni dall'uscita - perché racconta ai lettori come funziona e come opera il Grande Fratello orwelliano pagato con i fondi a disposizione del Pentagono. Al lavoro nel suo studio in una mansarda senza telefono né televisione Brown sta preparando da quasi due anni la sua nuova opera che uscirà nel 2005 e sarà ambientata a Washington nel mondo della massoneria. L'autore ha scoperto che l'architettura della capitale federale - l'incrocio di strade attorno alla Casa Bianca, il Congresso e l'obelisco del monumento a Washington - svela i segreti dei massoni e da lì partirà per raccontare agli americani l'altro volto della città che ospita l'uomo più potente dell'intero pianeta. A chi gli chiede perché ha deciso di scrivere romanzi di questo tipo Brown risponde raccontando che tutto s’iniziò nel 1994 quando, in vacanza in un'isola del Pacifico, si trovò a leggere sulla spiaggia Doomsday Conspiracy di Sydney Sheldon, appassionandosi al racconto fino a convincersi di poterlo scrivere lui stesso. Cosa che poi ha puntualmente fatto lasciando da parte la precedente passione per la musica e l’aspirazione a diventare un compositore d'avanguardia. I quattro cd che realizzò sul mercato sono oramai introvabili, ma una delle sue canzoni, Peace in Our Time, la pace nel nostro tempo, venne suonata durante i Giochi Olimpici di Atlanta del 1996. Come pianista fece alcuni spettacoli tanto negli Stati Uniti quanto in Europa, dove è particolarmente legato alla Spagna per avervi studiato storia dell'arte, mentre fra i suoi hobby preferiti ci sono il tennis e il football americano, che segue come accanito sostenitore dei New England Patriots (la stessa squadra di John Kerry). Il suo primo libro, scritto a quattro mani con la moglie nel 1995, in realtà fu un flop, si intitolava 187 uomini da evitare, guida alle donne romantiche frustrate. Ma quel passo falso è oramai dimenticato sotto i milioni di copie vendute, alle quali bisogna aggiungere un film in arrivo sul grande schermo tratto dal Da Vinci Code e forse destinato a sollevare polemiche assai simili a quelle di The Passion di Mel Gibson. Per spiegare il Dna di Dan Brown, il suo amico e editore Jason Kaufman dice: «Il Codice da Vinci non lo ha trasformato, è la stessa persona di sempre, con i piedi per terra e in grado di conversare di attualità anche se con la testa è sempre altrove». Ma in realtà, oltre alle doti dell'autore, il successo è anche frutto della strategia di marketing dell'editore Doubleday (del gruppo RandomHouse) che per lanciare l'ultimo libro nel marzo del 2003 inviò un numero di copie senza precedenti - oltre 10 mila - a librai e giornalisti al fine di preparare il terreno all'uscita del volume: l'operazione riuscì perché al momento del debutto circa 230 mila copie erano già state prenotate.
 

 
poeta_occhi_verdi_85
poeta_occhi_verdi_85 il 10/04/05 alle 14:23 via WEB
Eccomi qua come promesso a lasciare qualche commento sul tuo blog!! (xò tu non li hai lasciati sul mio sito!!!uffa!!!e le mie poesie???) Mi è piaciuto molto questo discorso sulla filosofia! Mi affascina molto la ricerca infinita della verità! E' 1 universo di domande che dubbi importanti nella vita di ogni persona fanno sorgere! Brava!
 

 
ekker
ekker il 09/04/05 alle 15:48 via WEB
Mi sembra di cogliere una contraddizione nel tuo ragionamento. Se sono domande senza risposta ne consegue che è impossibile, tramite puri ragionamenti, avvicinarsi ad esse e quindi alla "Verità"; sarebbe come cercare di avvicinarsi a infinito in matematica, impossibile: infinito - n = infinito per ogni n. In questo senso la filosofia è destinata ad un infinito inappagamento, per questo la vedrei più come ricerca di metodo che di sapere; per la ricerca della "Verità" forse è meglio affidarsi a Scienza ( in senso Galileiano e in questo senso la filosofia non è scienza) e Religione. Leggo e riporto: Per dire ancora una parola a proposito del dare insegnamenti su come dev'essere il mondo, ebbene, per tali insegnamenti in ogni caso la filosofia giunge sempre troppo tardi. In quanto pensiero del mondo essa appare soltanto dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione e s'è bell'e assestata. Questo, che il concetto insegna, mostra necessario parimenti la storia, che soltanto nella maturità della realtà l'ideale appare di fronte al reale e che quell'ideale si costruisce il medesimo mondo, appreso nella sostanza di esso, dandogli la figura d'un regno intellettuale. Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata, e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo. (Hegel) La coerenza è l'obbligo principale di un filosofo, tuttavia è quello a cui ci si attiene più di rado. (Kant) Non possono esserci nuove scoperte in filosofia: tutto ciò che è rilevante in un problema filosofico è perfettamente visibile nell’uso delle parole governato da regole. Tutte le informazioni che ci occorrono si trovano nelle nostre conoscenze circa il modo di usare le parole che usiamo, e di questo dobbiamo solo ricordarci. (Wittgenstein) Superficialmente, direi che la scienza è quel che sappiamo e la filosofia è quel che non sappiamo. È una definizione semplice e per questa ragione le domande si trasferiscono dalla filosofia alla scienza, man mano che il sapere progredisce. (Bertrand Russell) La filosofia è la musica più grande. (Platone) La filosofia è la palingenesi obliterante dell'io subcosciente che si infutura nell'archetipo dell'antropomorfismo universale. (Ignoto)
 

 
wanttobefree
wanttobefree il 09/04/05 alle 10:07 via WEB
Saul Bellow:Scrittore "americano", era in realtà figlio di immigrati ebrei russi, nato in Canada nel 1915. Il suo vero nome era Solomon Byelo racconto' l'anima dell'uomo moderno. Come faremo senza Saul Bellow, senza la sua ironia, senza la sua eleganza, senza la sua inesorabile tenacia?'Alla base dello humour di Saul Bellow c'è che il protagonista è, di solito, uno che ha fatto un enorme pastrocchio della propria vita. Questa è sempre stata la comica concezione che l'autore ha dell'umanità. Gli eroi tragici se la prendono solo con gli dèi, quelli comici bisticciano in famiglia e sognano di pareggiare i conti con i loro nemici, reali o immaginari'. Un tipo di situazioni, di ironia e di comicità intelligente che ha reso popolare al cinema un regista ed attore come Woody Allen, forse l'archetipo dell'ebreo newyorchese di oggi, con le sue insicurezze e le sue contraddizioni, con la sua follia un po' assurda. E' infatti centrale, nella produzione di Bellow, la figura dell'intellettuale ebreo vagamente nevrotico, facile ai lunghi monologhi interiori, insicuro, contraddittorio. Nasce così l'archetipo dell'ebreo-americano colto, travolto da un mix di umorismo, nonsense, situazioni assurde. Di Bellow si era tornato a parlare all'inizio del 2000, quando pubblicò il suo 'Ravelstein', dopo anni di silenzio. nella poetica di Bellow, il comico e l'assurdo si sono sempre intrecciati con il tragico: il suo ultimo romanzo, Ravelstein (2000), racconta la vicenda di un intellettuale omosessuale che muore di Aids e si basa sulla vicenda reale dell'amico Allan Bloom. Addio a re Saul
 

 
ekker
ekker il 07/04/05 alle 21:26 via WEB
Sono d'accordo sul fatto che un grande papa non possa essere un grande politico, o meglio, non possa essere ricordato come tale. D'altronde come capo di stato e leader di una comunità vastissima, volente o nolente, egli svolge anche funzioni politiche, del tutto legittime se con fini pertinenti al suo ruolo. Non credo che Giovanni Paolo II entrerà nella storia come papa "politico", tutt'altro; combattere esponendosi in prima persona, criticare e condannare forme di violenza, negazioni dei diritti e della dignità umana, aspetti economico-sociali, non significa necessariamente essere un politico, almeno nel significato moderno del termine, anzi, in determinati contesti ha significato opposto: il coraggio di non esserlo. Egli si è distinto soprattutto come uomo e religioso riuscendo ad essere protagonista in entrambi i ruoli, cosa sicuramente non facile. Conservatore nella dottrina ma anticonformista nei metodi, semplice e diretto nei modi come lo è la gente di montagna, espressione di una fede assoluta, totale, mistica; era un puro e come tale aveva la forza e l'umiltà dei puri, la gente lo ha capito e lo ha amato per questo. E poi la storia della sua vita, i legami con Padre Pio e Madre Teresa, l'attentato, il terzo segreto di Fatima...un continuo intrecciarsi di significanti eventi terreni e divini; mancava solo il martirio finale, è arrivato, una via crucis. Ci sono tutti gli ingredienti, verrà ricordato come un grande Papa. Le contraddizioni? ineliminabili in questo ambito....
 

 
ekker
ekker il 07/04/05 alle 14:04 via WEB
Sono d'accordo sul fatto che un grande papa non possa essere un grande politico, o meglio, non possa essere ricordato come tale. D'altronde come capo di stato e leader di una comunità vastissima, volente o nolente, egli svolge anche funzioni politiche, del tutto legittime se con fini pertinenti al suo ruolo. Non credo che Giovanni Paolo II entrerà nella storia come papa "politico", tutt'altro; combattere esponendosi in prima persona, criticare e condannare forme di violenza, negazioni dei diritti e della dignità umana, aspetti economico-sociali, non significa necessariamente essere un politico, almeno nel significato moderno del termine, anzi, in determinati contesti ha significato opposto: il coraggio di non esserlo. Egli si è distinto soprattutto come uomo e religioso riuscendo ad essere protagonista in entrambi i ruoli, cosa sicuramente non facile. Conservatore nella dottrina ma anticonformista nei metodi, semplice e diretto nei modi come lo è la gente di montagna, espressione di una fede assoluta, totale, mistica; era un puro e come tale aveva la forza e l'umiltà dei puri, la gente lo ha capito e lo ha amato per questo. E poi la storia della sua vita, i legami con Padre Pio, Madre Teresa, l'attentato, il terzo segreto di Fatima...un continuo intrecciarsi di significanti eventi terreni e divini; mancava solo il martirio finale, è arrivato, una via crucis. Ci sono tutti gli ingredienti, verrà ricordato come un grande Papa. Le contraddizioni? ineliminabili in questo ambito....
 
 
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