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I giorni perduti

Post n°9 pubblicato il 23 Aprile 2006 da micascemalaragazza

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo seguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all'estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone. Kazirra scese dall'auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel botro; che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali. Si avvicinò all'uomo e gli chiese: - Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'è dentro? E cosa sono tutte queste casse?- Quello lo guardò e sorrise: - Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni-. - Che giorni?-.-I tuoi giorni-.-I miei giorni?-.-I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?-.Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se n'andava per sempre. E lui neppure la chiamava. Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari. Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare. Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. -Signore!-gridò Kazirra-mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò quello che vuole. Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irrangiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell'aria, e all'istante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E l'ombra della notte scendeva.

                                                         Dino Buzzati

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Commenti al Post:
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 28/04/06 alle 08:45 via WEB
Quei giorni perduti a rincorrere il vento a chiederci un bacio e volerne altri cento un giorno qualunque li ricorderai amore che fuggi da me tornerai un giorno qualunque ti ricorderai amore che fuggi da me tornerai e tu che con gli occhi di un altro colore mi dici le stesse parole d'amore fra un mese fra un anno scordate le avrai amore che vieni da me fuggirai fra un mese fra un anno scordate le avrai amore che vieni da me fuggirai venuto dal sole o da spiagge gelate venuto in novembre o col vento d'estate io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai amore che vieni, amore che vai (Amore che vieni Amore che vai, De Andrè)
(Rispondi)
piaceredamare
piaceredamare il 29/04/06 alle 16:14 via WEB
Alla ricerca del tempo perduto. Sembra un titolo di un film. In realtà anche il breve racconto di Dino Buzzati non dice nulla di più o di meno del detto popolare: "l'acqua passata non ritorna sotto i ponti". Ho visitato il tuo blog per curiosità, sperando di trovarvi cose nuove, cose tue. Non vedo altro che un camion pieno di casse buttate nel baratro. Perdiamo, tutti noi, giorni e tempo (che è poi una stupida convenzione, o un'invenzione dei precisini)che poi vorremmo recuperare. Non è possibile. Allora restiamo al concreto. Mandiamo giù nel baratro le cose inutili, le parole vuote, i colloqui idioti. Mandiamo al loro "tempo" l'immaginazione di idoli, il signore degli anelli, harry potter, la fantasia ludica e lurida e piantiamo bene i piedi per terra e costruiamoci una vita che vale la pena di vivere, momento per momento e portiamone la responsabilità. I sogni lasciamoli alla notte e poi consegniamoli in una cassa all'alba perché vengano buttati nel baratro delle cose perdute. Luigi
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