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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 24 Febbraio 2007 da annaannan

Accanto a lei la tragedia della siciliana Isabella di Morra (1520-1545), pugnalata dai fratelli a venticinque anni per una colpa non commessa, riporta i toni al più cupo e torbido Medioevo. I suoi versi sono così schietti e strazianti che fanno di lei un "caso particolare" che non ammette paragoni.

Ben più celebre, tuttavia, resta Vittoria Colonna, dalla malinconia raccolta e dall’alta tempra morale, forse per la sua sorte di giovanissima vedova e la sua amicizia con Michelangelo che le fu devoto e avvolse il suo sentimento per lei in alte forme spirituali.

Ricordiamo velocemente anche Veronica Gambara, soprattutto per la nobiltà del suo stile. Ecco dunque che in questo periodo alcune donne possono far valere la loro voce e i palpiti dell’anima attraverso la cultura.

Nel Seicento dilagò l’aspirazione a comporre poemi e pure la gentildonna veneziana Lucrezia Marinella volle cimentarvisi con l’ "Enrico ovvero Bisanzio conquistata" che trattava di Enrico Dandolo e della quarta Crociata. Poi c’è stato un periodo di silenzio.

Però dalla seconda metà dell’Ottocento in poi anche le donne, specialmente di classi alto-borghesi, cominciano ad affacciarsi ai corsi superiori di studi e, per mezzo della cultura, hanno modo di far valere il loro genio. Perché non sono tanto gli studi regolari il vademecum per la poesia, quanto e soprattutto la cultura in generale. Prendiamo ad esempio alcuni casi di donne colte delle quali tratteremo parzialmente le vicende di vita:

Marceline Desbordes Valmore

Tutti i maggiori poeti e letterati di Francia, Baudelaire, Hugo, Saint Beuve etc., erano rimasti incantati da quella donna che incarnava come pochi lo spirito del tempo, cioè del Romanticismo declinante e del primo Simbolismo, e la chiamavano maestro e la osannavano, ma che più tardi ha trovato scarso spazio nelle antologie o è stata ignorata. Perchè? Probabilmente perché donna e quindi di serie B.

Nata a Donai nella Fiandra Francese nel 1786, aveva avuto una vita tempestosa e sfortunata. Il padre era stato completamente rovinato dalla Rivoluzione. La madre la costrinse da bambina a recitare in compagnie girovaghe da città a città tra disagi e miserie. Poi la madre la trascinò a 15 anni a Guadalupe dove avevano un cugino e dove la madre morì di febbre gialla. Ci fu poi un terribile terremoto e lei rientrò in Francia. A 22 anni è già conosciuta come poetessa ed ha già pubblicato su riviste. Incontra uno scrittore importante, Henry de Latouche, se ne innamora follemente. Ha un figlio. Lui fa lunghi viaggi, la trascura.. Marceline spera e si dispera senza tregua:

Taci, sorella, ché il passato brucia.

Taci il suo nome, ché il suo nome è lui.

Ostinarsi sui beni perduti

è come andar con l’onda che ripiega.

Quel nome che mi è ardore e mi è dolcezza,

quel nome, quando appena ora mi tocca,

come un fuoco mi avvampa nella bocca.

Sorella, non parlare.

Pochi hanno saputo scavare così profondamente nei rapporti uomo-donna, analizzare le frustrazioni dell’animo femminile di fronte allo spirito inquieto dell’altro che sa amare, ma è sempre attratto da un altrove, da altre avventure e viaggi. Come l’eterna storia di Penelope ed Ulisse. Per venti anni quell’uomo la illumina e la perseguita nei suoi capolavori.

Nel frattempo il figlio muore e lei sposa un attore bello e mediocre che cerca di aiutare. Le nascono altri quattro figli, dei quali tre le premoriranno. Col marito si instaura un rapporto di solidarietà e indulgenza, ma è sempre perseguitata dai disagi e dalla povertà. Ha scritto anche poesie politiche in opposizione all’Impero di Napoleone III. Muore di cancro nel 1859.

Ma non occorrono grandi avvenimenti, avventure o dolori per stimolare la poesia. L’americana

Emily Dickinson

In una vita svolta fra casa e chiesa incontra il reverendo Charles Wadsworth, sposato e con figli, che diventerà la sua stella fissa per sempre nella sua immaginazione, per il quale scrive molte poesie:

Io canto per riempire l’attesa:

annodarmi la cuffia,

richiudere la porta di casa,

nient’altro mi resta da fare,

finché risuoni vicino il suo passo,

e insieme si cammini verso il giorno,

narrandoci a vicenda come abbiamo cantato

per scacciare la tenebra.

Negli anni egli fa qualche breve visita in casa di Emily. Per lei sono lampi d’insostenibile luce. Più tardi un altro legame intellettuale e affettivo importante fu il giudice Lord, amico del padre. Si trattò comunque di una storia platonica. Se Emily non fosse stata scoperta da due importanti critici letterari, Thomas Higgins, che lei considerò suo maestro, ed Helen Jackson non avrebbe mai pubblicato. Infatti in vita pubblicò solo tre poesie (anonime) fra le centinaia che aveva scritto, tanto era gelosa dei suoi sentimenti e per niente desiderosa di notorietà.

La sua fama si affermò quasi subito dopo la sua morte avvenuta nel 1886 a 56 anni, perché, come lei dice in uno dei suoi epigrammi: "il potere e la groria sono doni per dopo la morte". E la morte non fa paura a chi vive con tanta intensità interiore.

(1830-1886) ha avuto una vita piatta e povera di avvenimenti. Ha cantato le piccole cose: la nascita della sorella, la scuola, le visite ai parenti. La sua vita si svolge tutta all’interno, i suoi occhi guardano in dentro nella monotonia austera della vita borghese dei puritani, tuttavia nelle sue pagine ha lasciato il segno di una grande profondità e di spirito acuto, pronto anche alla battuta e all’umorismo.
, definita da Paul Verlaine e confermata da Rambaud, poeti affermati, "la sola donna di genio e di talento di questo secolo (il XIX°) con George Sand". Attrice, cantante nei migliori teatri di Parigi, aveva un orecchio sensibilissimo e si era impadronita di tutti i segreti del verso e della rima, studiando a memoria i classici della letteratura francese, ad esempio Racine, sfiorando appena la scuola regolare. (Ognuno in genere attinge soprattutto alla letteratura nazionale perché nella traduzione dei poeti stranieri, anche se ottima, qualcosa si perde).

 
 
 
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