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A.N.P.I. Collegno ad Auschwitz-Birckenau

Post n°6 pubblicato il 03 Maggio 2009 da anpigcollegno
 


Cosa si può raccontare di una visita ad Auschwitz-Birkenau?  

Niente, perché non ci sono le parole per farlo. Anche i numeri, che hanno il vantaggio di essere di per sé neutri, non posso essere pronunciati, perché la loro grandezza supera la capacità di elaborazione.

Che non si possa dire nulla lo si capisce anche dal silenzio dei visitatori. In silenzio decine e decine di persone si aggirano per le stanze di quella brutta caserma che è Auschwitz e per i sentieri tracciati tra i prati di Birkenau. Si sentono solo le voci delle guide che fanno il loro lavoro.

Per il resto, silenzio.

Se non fosse per l’inevitabile scricchiolio della ghiaia si direbbe che la gente cammini in punta di piedi.

Ad Auschwitz e a Birkenau non si paga il biglietto per entrare, perché sono considerati una sorta di cimitero. Ma il passare attraverso il ben noto portone di Birkenau, accesso della linea ferroviaria che portava i deportati da tutta Europa a morire in quell’angolo di Polonia, non dà la sensazione di varcare la soglia di un cimitero, bensì di passare attraverso ad una delle bocche dell’inferno. Un’enorme bocca, spalancata per inghiottire senza speranza le vittime di un elaborato e scientificamente pensato e realizzato progetto di morte, di cancellazione dalla storia, una volta per tutte, di intere fette d’umanità, che fossero ebrei, handicappati, zingari, testimoni di Geova, oppositori politici o semplicemente eccedenze umane, che toglievano spazio vitale ad un popolo in espansione, destinato a dominare per mille anni il mondo.

Follia? No, è troppo semplice liquidare il problema facendo ricorso alla categoria della follia: la follia è una patologia, e nessuno sceglie di essere malato e se lo è non è certo una colpa.

Auschwitz-Birkenau sono, invece, il trionfo di una ragione perversa ma lucida, che sa programmare, gestire, stabilire tempi e modalità, calcolare costi e ricavi, fissare le necessità di organico, di smaltimento dei rifiuti e di trovare in tutto questo una logica e un fondamento teorico.

E’ questo il vero orrore di Auschwitz-Birkenau. E’ questo che distingue lo sterminio praticato a Auschwitz- Birkenau, e in molte altre strutture simili, dalle innumerevoli stragi di cui è costellata la storia dell’umanità.

Anche se te lo raccontassi, non ci crederesti” dicevano i sopravvissuti.

Ed era vero. Molti ascoltando le storie dei deportati che, dopo aver oltrepassato la bocca dell’inferno, erano stati così fortunati da poterla nuovamente attraversare per uscire liberi dal campo, non ci credevano, non potevano crederci, non ci riuscivano perché una sana ragione si ribella e si blocca davanti al racconto di quei fatti, che negano la ragione stessa.

Quanto è successo può ripetersi? Sì, anche se per motivi e con modalità diverse. E si potrà ripetere se verrà a mancare un forte senso di giustizia, di fratellanza, di vigilanza politica e soprattutto se verrà a mancare la forza di ricordare, lasciando spazio a chi vuole rimuovere la memoria o negare (che è poi la stessa cosa) l’esistenza di una vicenda che non può essere minimizzata o ridotta a puro fatto contingente, legato ad un periodo della Storia.

Il dovere di ricordare e far ricordare spetta a tutti. E’ una responsabilità dalla quale non ci si può sottrarre, non per alimentare inutile odio, ma per il rispetto dovuto a coloro che sono morti e per il rispetto che dobbiamo a noi stessi, se vorremmo ancora avere il diritto in futuro di definirci uomini e donne.

 

_____________________

 

Il giorno 11 aprile 2009, l’Associazione “Girovagando" di Collegno, nel quadro delle iniziative sociali, ha organizzato una visita ai campi di sterminio di Auschwitz-Birckenau. In quell’occasione, a nome della Città di Collegno, dell’ANPI sez. di Collegno e dell’Associazione Girovagando, è stata deposta ai piedi dell’urna che contiene le ceneri raccolte nei forni crematori di Auschwitz una targa, offerta dell’Amministrazione Comunale, riportante questa scritta:

" Rispetto e deferenza verso chi, oppositore politico, ebreo, omosessuale, zingaro o semplice civile fu vittima della ferocia nazi-fascista perché noi uomini liberi non si abbia a permettere mai più una simile tragedia.”

Si è trattato di un piccolo gesto, promosso dall’ ANPI Giovani di Collegno, accolto con entusiasmo dagli organizzatori e dall’Amministrazione Comunale, e vissuto con emozione dai partecipanti alla visita. Una semplice testimonianza che è anche un impegno a non dimenticare e a lavorare perché nessuno, mai più e in nessun luogo della terra, debba avere in sorte, come tanti anni fa cantava Guccini, di “passare per il camino”.


Alcune foto che il gruppo di amici ha scattato sul posto; Clicca qui

 

 
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