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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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"QUESTO NON E' BELLO, NE' GIUSTO"

Post n°380 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da bargalla

        immagine

Un patibolo, un cappio, un nodo scorsoio da stringere al collo del rais di Bagdad, la forca, il boia, la condanna per impiccagione, una sentenza annunciata e gentilmente offerta via satellite al mondo intero come cadeau di fine anno da bush & blair, i devoti capostipiti della nuova barbarie bellica che hanno esportato, insieme alla loro democrazia malata, anche l'orrido crimine della guerra preventiva, uno stock nel quale, insieme ad Abu Graib e a Guantanamo, ora c'è anche un pendaglio da forca da esibire come tribale trofeo di guerra.
"Tappa fondamentale per la democrazia irachena, atto di giustizia" questo il commento dello sceriffo planetario alla notizia dell'avvenuta impiccagione di Saddam, il dittatore iracheno si è macchiato di crimini contro l'umanità, meritava una pena esemplare, magari il carcere a vita, ma la condanna a morte applicata con un cerimoniale da medioevo del diritto, paradossalmente lo trasformerà in un martire.

In tutto ciò non vedo quel principio di Giustizia che sta a fondamento dell'etica giuridica occidentale, per cui ogni uomo, non importa quanto efferati siano i suoi delitti, ha diritto al giusto processo, alla terzietà del collegio giudicante e al pronunciamento di una sentenza che non preveda la cainesca condanna a morte che i tribunali internazionali ritengono se non illegale almeno illegittima.
Qui vedo invece la vendicativa volontà dei vincitori di eliminare un avversario e una corte giudicante costituita ad hoc da sciiti e curdi per condannare il sunnita Saddam.
Hanno voluto cancellare con gran fretta e per sempre non solo un imputato, ma anche uno scomodo testimone che avrebbe potuto dire qualcosa di molto compromettente per bush & company, poiché le responsabilità dei suoi crimini coinvolgono pesantemente anche i governi occidentali, complici del tiranno, in particolare proprio l'amministrazione statunitense nel periodo in cui regnava bush senior.  
"Falsi i motivi della guerra in Iraq" recitava un rapporto del Senato statunitense pubblicato parzialmente la scorsa estate: Saddam non aveva legami con Al Qaeda, Bush e Cheney fabbricarono carte false, mettendo in campo "tentativi ingannevoli" per legare il dittatore iracheno alla rete del terrorismo islamico.
Il risultato fallimentare della politica anglo-amerikana ha prodotto solo morte e distruzione. Nel macello iracheno quotidianamente si scannano sciiti e sunniti, curdi e arabi, capi religiosi e tribali, si fomenta con la guerra civile e con la pulizia etnica quel terrorismo che si voleva combattere, senza riuscire purtroppo ad esportare la vera Democrazia con buona, eterna pace degli oltre tremila marines americani caduti per l'assurda guerra di george.
Si paventava, si temeva e si teme lo scontro di civiltà ed ecccoci al confronto dell'inciviltà e della barbarie, all'esibizione mediatica, all'esposizione solenne di un condannato a morte col cappio al collo, all'impiccato offerto con bieca soddisfazione, al pubblico ludibrio, alla gioia ferina e feroce di chi lo ha preso e, finalmente, lo ha impiccato.
Strani i nostri cuori di uomini a metà che giustamente trepidano per la sorte di una persona idealmente e culturalmente a noi vicina e poi sadicamente contemplano impassibili e compiaciuti quella faccia maledetta di un uomo al quale una corda tesa da un altro uomo, sta per spezzare per sempre l'osso del collo e il fiato.
Ma, era forse un uomo, costui?
Torna forse ad esserlo dopo aver attraversato la morte?
Io laicamente prego il mio Dio che così sia.
E di nuovo ritornano legati a quel cappio e alle orrende nefandezze di ogni guerra e genocidio, i versi sciolti di una poesia di Quasimodo della quale non ricordo più il titolo:
"Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo...
T'ho visto, eri tu...senza amore. Senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali
che ti videro per la prima volta..."
L'Occidente cristiano, il nostro occidente nel quale molti dei suoi governanti si dicono "cristiani" aveva, oltre la morte, celebrato la "pietas" per il nemico abbattuto che, per quanto infame e vinto con le armi, per civiltà e nobiltà d'animo, veniva onorevolmente sconfitto senza bestialmente infierire.
E ancor prima di definirsi "cristiano" lo stesso occidente aveva inventato un Logos, un Dio che, nell'Iliade, davanti allo scempio fatto da Achille sul corpo del nemico Ettore finalmente morto ammazzato, sembrava volesse piangere sussurrando nell'antica lingua dell'aedo di Chio:
"Ou men oi to ghé kallion oudé t'ameinon"
"Questo non è bello, né giusto"
Poiché né chiese, né scuole, ricordano più il bello o il giusto, alla vigilia di un nuovo anno che già sa di vecchio, celebriamo e festeggiamo l'effimero, l'utile e il profitto, decantiamo non l'Iliade, né il Vangelo, non Ettore domatore di cavalli, né Omero cantore senza tempo, ma il nostro nuovo dio: un barile di petrolio che porta ben impressa la faccia di Saddam e di Bush, la maschera della guerra e della morte.

 
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