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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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UNO SGUARDO OLTRETEVERE

Post n°383 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da bargalla

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Per una sorta d'incurabile deformazione professionale, derivante dall'essere stato, sia pure per poco, un addetto ai lavori, continuo a guardare con occhio spietatamente critico e anticlericale quel che Otretevere accade ed è proprio nei momenti topici e celebrativi della loro sfacciata magnificenza, quelli nei quali si celebra, parafrasando il buon Giordano Bruno, lo spaccio della chiesa trionfante, che si riescono a cogliere le storiche incongruenze di una religione fondata sul nulla.
Le fideistiche lepidezze della chiesa cattolica e le teologanti astruserie del creativo ratzinger, al quale dovrebbe andare l'oscar della pubblicità ingannevole, quasi ogni giorno sfruttano l'intimo bisogno di Dio, naturalmente insito nel cuore dell'uomo che inconsciamente aspira ad una "religiosità Alta e Altra" per propagandare una dottrina la cui originaria scelleratezza ha saccheggiato e distrutto i templi, i miti e le leggende di un Pantheon faziosamente definito "pagano" per edificare al posto del quale una chiesa monoteista, universalmente fondata sull'ipocrisia allo stato puro.
L'altro ieri her ratzinger, da bravo inquisitore, ha tuonato contro chi offre una lettura per così dire solo storica e riduttiva del Gesù di Nazareth, come se l'asserita figliolanza divina del quale, non fosse stata decisa a scrutinio palese nel celebre primo concilio di Nicea, inaugurato da una teocratica prolusione imperiale, e chiuso con un banchetto gentilmente offerto dall'imperatore Costantino con contorno di scomuniche per gli eretici di Ario.

Her ratzinger, da bravo filosofo perecottaro, ha concionato contro l'indifferenza, l'ateismo scientista e la "presentazione di un Gesù modernizzato" che secondo il suo strabico punto di vista rappresentano alcune "forme di rifiuto di Dio nell'epoca contemporanea".
Come se chi professa una religione che non sia il suo cristianesimo, non potrebbe a priori esser degno di credere ad un Dio diverso da quello che lui spaccia come unico e vero.
Her ratzinger si è espresso contro la riduzione di Cristo a "maestro di saggezza" dimenticando che nei vangeli canonici così è chiamato dagli apostoli e dai discepoli: "Rabbi, Maestro" ed è proprio il titolo di "Maestro" quello che Gesù sembra gradire di più.
Magari proprio quel "Maestro di Saggezza" che presso gli Esseni e la comunità di Qumran, era tenuto in altissima considerazione.
E' facile immaginare che la papale preoccupazione nasca dall'abbondante fioritura editoriale che in questi ultimi vent'anni grazie all'affinamento della ricerca storica ha contribuito a gettare (ahi loro!) nuova luce sulla chiesa delle origini e sulla clericale mistificazione di un fenomeno che non ha niente della propalata "divinità".
In tale contesto si inquadra anche il feroce attacco portato da "civiltà cattolica" la rivista dei gesuiti le cui bozze sono preventivamente approvate dal vaticano prima della pubblicazione, al bellissimo libro di Corrado Augias "Inchiesta su Gesù" scritto a quattro mani con il prof. Mauro Pesce, già autore di un'opera fondamentale "Le parole dimenticate di Gesù" che molti "ayatollah" del vaticano e dintorni dovrebbero leggere e meditare, mentre fra una giaculatoria e un sospiro d'insofferente supponenza, schiaffeggiano quelli che essi bollano come laici o laicisti.
Dei quali laicisti mi onoro far parte! 
Così anche dovrebbero leggerlo molti credenti i quali ubbidendo ciecamente e operando e all'interno dell'apparato dogmatico in cui credono, si precludono molte possibilità di comprendere e di capire.
I Vangeli canonici, non dico gli apocrifi forse a torto ritenuti tali, prima che testi rivelati in cui credere, sono documenti storici da studiare e sviscerare: manipolati, elaborati, integrati, tradotti male e selezionati secondo istanze redazionali che rispecchiano le varie esigenze filosofiche e dottrinarie delle prime comunità cristiane.
Sicché se davvero fosse un delitto il separare l'umanità dalla "divinità" di Gesù, si potrebbe replicare che non di "separare" si tratta, ma di "distinguere" e non già "teologicamente" ma "storicamente".
Infatti, quando, come, quando perché e per chi, il Rabbi Nazareno diventa l'Unto, il Messia, il "Christos"?
Ebbe egli la consapevolezza di esserlo?
Ebbe egli l'intento di fondare una sua "ekklesia"?
A leggere il vangelo cum grano salis, sembrerebbe proprio di no, sembrerebbe che altri, un certo Paolo di Tarso, per esempio, abbiano approfittato di un "Maestro di Saggezza" per inventarsi un Messia e fondare una nuova religione.
Esegesi e filologia neotestamentaria sono discipline purtroppo note a pochi specialisti, il clericalume imperante si pastura grazie alla beata, storica ignoranza alla cui osservanza, i fedeli immolano il vero Logos.
A tal proposito un certo Leonardo da Vinci ebbe a scrivere: "Molti fanno uso delle illusioni e dei falsi miracoli, così ingannando le stupide moltitudini".
E se Gesù è realtà storica, altrettanto lo è l'idea che di lui, nei secoli, si è andata formando, trasformando e sedimentando un giudizio, una fede e una chiesa fondata da uomini per la maggior gloria di altri uomini.

 
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