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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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SULL'ECCESSO CLERICALE

Post n°390 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da bargalla

                immagine

A suo modo ha il dono della profezia, un certo che di paludato oracolare sembra avvicinarlo agli antichi aruspici, sul colle dei quali, già prima di esser papa, her ratzinger, il grande inquisitore dell'ex sant'uffizio, si esercitò nell'arte del libero vaticinio e del coatto filosofare, interpretando non già le avicole rigaglie o il volo e il numero dei malefici pennuti, bensì i biblici segni dei tempi clericali che già trent'anni fa dovettero sembrargli forieri di immani sventure per quella chiesa della quale sarebbe poi stato uno dei più callidi nocchieri.
Ad una conferenza pronunciò una frase molto "ispirata" che letta col senno di poi, rende perlomeno giustizia a quanti gridarono e gridano al vento nel deserto di una chiesa "ruinamente" trionfante in cui vive e regna il clericalume imperante del quale lo stesso benedetto sedici, giova sempre ricordarlo, è il degno rappresentante.

In illo tempore, ipse dixit: "Oggi la chiesa è divenuta per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa nient'altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale sembrano perlopiù ostacolare il vero spirito del cristianesimo".
Letta così sembra l'inesorabile condanna di un ateo o di un mangiapreti ad un mondo nel quale proprio quel "piccolo teatro di uomini" ogni santo giorno che il Buon Dio manda in terra, si perita sceneggiare la tragicommedia dell'ipocrisia fondamentalista in cui lo strapotere e l'ingerenza di una vaticaneggiante compagnia da strapazzo, magistralmente diretta dal suddetto benedetto, si diletta nel prendere in giro una platea di boccheggianti fedeli italioti, adesi alla immaginifica linea di una gerarchia ecclesiastica retriva e oscurantista.  
La più potente e discussa gerontocrazia planetaria ha sempre usato il suo dio come la gallina dalle uova d'oro e praticamente da sempre unisce l'utile al dilettevole per imporre a suon di precetti, anatemi e scomuniche, una morale che siccome "dogmatica" ha un solo obiettivo: bollire ad libitum le menti degli adepti e legiferare di fatto per conto di uno stato sempre meno laico e sempre più teocratico, pertanto pavidamente disposto a scendere a laidi e antistorici compromessi, pur di non crucciare la cricca di un altrimenti corrucciato don camillo che l'altro giorno, con l'ultima sua prolusione (sta per essere collocato a riposo) ha aperto sia i lavori del comitato centrale del partito di dio, sia il telegiornale delle ore venti della televisione di stato, della quale nel frattempo, a giudicare dallo spazio concesso, e dalle rubriche in palinsesto, è diventato l'editore di riferimento.
La quotidiana overdose clericale somministrata dai pusher dello spirito poco santo, spaccia come "non negoziabili" quei principi che proprio perché eticamente sensibili dovrebbero essere al riparo da condizionamenti fideistici e manichei; altrettanto dicasi per i temi attinenti la sfera sessuale, ambito nel quale la chiesa cattolica da sempre misogina, maschilista e sessuofobica, dovrebbe solo esercitare l'arte del religioso silenzio.
Questi precettori dei miei sacri zebedei dovrebbero capire una buona volta per tutte che il compito della loro chiesa non è quello di avere un diritto di veto in faccende che a loro non competono o di impartire delle direttive pretendendo che siano poi tradotte in leggi e in ordinanze da uno Stato marionetta piamente genuflesso, ma quello di formare le coscienze di chi si lascia da loro liberamente circuire, accettando il fatto che in certi ambiti le certezze divengono molto più sfumate e divergono grandemente dal loro strabico punto di vista.
"Ho sofferto per il no a Welby" ha dichiarato un ruini falsamente partecipe di un dramma del quale egli e la chiesa che rappresenta non può avere alcuna contezza. Davanti al "Nunc dimittis" di Lolek, si son calate le braghe, dinanzi alla morte lenta e inesorabile di un uomo lucidamente agonizzante, hanno chiuso le porte della loro chiesa. 
Una frase di circostanza che don camillo poteva risparmiarsi, da parte mia spero con tutto il cuore, l'anima e la mente che il cardinal ruini, un giorno, soffra davvero così tanto da implorare inutilmente  di morire e che la sua agonia sia pari a quella inflitta dalla sua ricca religione ai tanti poveri cristi che ogni giorno crepano mentre loro si rotolano come porci nello sterco di quel diavolo del quale non riescono più a farne a meno.
Giorni fa her ratzinger ha definito inaccettabile lo "scandalo della fame in un mondo che ha i mezzi per porvi fine".
Ecco, eminentissimi padri, invece di parlare a vanvera dello "scandalo della fame" e di quant'altro potrebbe per supposta missione competervi, iniziate a vendere qualche opera d'arte del vostro bel vaticano, qualche palazzo vista lago, qualche residenza a cinque stelle, qualche clinica privata; magari alla fine non avrete neanche "una pietra dove posare il capo" ma di certo avrete applicato alla lettera quel vangelo che solo a parole dite di osservare.
"Odio il regno dei preti e quelli che non lo odiano abbastanza" scriveva il poeta francese Paul Eluard negli anni '30, se fosse ancor oggi vivo avrebbe un motivo in più per biasimare anche quanti, soprattutto in Italia, si esibiscono nel bacio di una puzzolente pantofola che concede agli eminentissimi principi della più ipocrita e farisaica delle chiese di sputare nel piatto in cui mangiano reclamando altro foraggio (leggi otto per mille, offerte per il sostentamento del clero e compagnia cantando) e un companatico legislativo adeguato alla loro supponente ingerenza.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere!
Infatti, gli addetti ai lavori più laicamente "illuminati" e lungimiranti affermano che il nuovo risorgente clericalismo cattolico finirà per soffocare fra le sue sulfuree spire innanzi tutto, il loro totem: la chiesa dei papi. Ottima profezia, santo padre, se non erro anche lei  in tempi non sospetti pronosticò qualcosa del genere. Forse in considerazione del fatto che la fine di tutte le chiese e di ogni religione è stata decretata, paradossalmente, proprio dalla sovraesposizione della casta sacerdotale e dal potere clericale che a furia di parlare di dio hanno finito per cancellarlo. E anche la chiesa cattolica, di certo, non sfuggirà a questo inesorabile destino.

 
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