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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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STORIA DI ORDINARIA CRUDELTA' CATTO-VATICANA

Post n°437 pubblicato il 27 Maggio 2007 da bargalla

                      immagine

Riprendo una notizia pubblicata qualche giorno fa dal quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung e la propongo agli occasionali lettori di questo post con la certezza di rendere un servizio agli integerrimi difensori della famiglia, in particolare a herr ratzinger, la cui “ortodossia” pastorale pecca di coerenza e si ammanta di una spudorata ipocrisia.
Il pastore tedesco da una parte difende il matrimonio, organizza “family day” e dall’altra ci mette del suo per sfasciare una famiglia “irregolare” composta da un prete, una parrocchiana e da una bambina, frutto della colpa. Il tutto seguendo gli schemi già collaudati di una chiesa che imponeva il lavaggio dei panni sporchi nelle ristrette quattro mura di una “lavanderia” a conduzione vaticana in cui, per fare un esempio, anche i reati di pedofilia venivano trattati allo stesso modo: con le minacce e il silenzio.  
Ma, da un “sepolcro imbiancato” che si fa chiamare “benedetto” e “santità” e al quale anche la “fisiognomica” attribuirebbe un certo che di cinico, di malvagio e di diabolico, non ci si può attendere che un comportamento consono al suo intransigente fondamentalismo catto-papista.
L’episodio risale al 1978 anno in cui herr joseph ratzinger era un arcivescovo di belle speranze in quel di Monaco di Baviera ed è venuto alla luce grazie alla testimonianza di quella che tuttora è il frutto della colpa.
Una storia di ordinaria crudeltà nella chiesa di raz de can, sintomatica di una ossessiva misoginia ingigantita dal ruolo al quale è assurto il “lupus in fabula”.
Secondo le sue direttive e riprendendo il titolo del giornale che le ha rilanciate, se un prete ha un figlio, la colpa è della madre. Vale ripeterlo pensando soprattutto al dramma di una mamma, di una donna, e di tante donne come lei, che “per amore, solo per amore” decidono di portare a compimento una gravidanza che già sanno essere frutto di un “attimo di tentazione” nel quale è caduto un ministro della chiesa dei papi: “Se un prete ha un figlio, la colpa è della madre!”
Che cosa doveva fare quella donna, doveva forse abortire per tacitare la coscienza delle gerarchie ecclesiastiche?  
Mi è sembrato di rileggere quel passo della Genesi nel quale Dio rimprovera Adamo per aver mangiato la mela, ottenendo per tutta risposta: “E’ stata la donna che tu mi hai messo accanto a darmi il frutto dell’albero del bene e del male”. Per questo, da allora, ogni volta che un uomo, specie se di chiesa, viene tentato dai piaceri della carne, la colpa è sempre della donna; una spiegazione certamente semplicistica per “giustificare” una colpa biblica che nei secoli ha assunto forme di vera e propria persecuzione fino a giungere alla caccia alle streghe e al mallus maleficarum della santa inquisizione.  
Poiché madre della bambina, la “colpa” era esclusivamente sua: ergo, che quella donna interrompesse subito ogni rapporto con il parroco al quale era legata sentimentalmente e con il quale aveva generato una figlia e, soprattutto, non divulgasse la notizia della sua nascita, se non voleva rovinare per sempre la carriera del sacerdote.
A pronunciare questa durissima condanna contro una donna “rea” di aver avuto una figlia dal parroco di un piccolo paese della Foresta Nera fu, tramite il proprio vicario, l’allora arcivescovo di Monaco di Baviera, il cardinale joseph ratzinger.
La storia è venuta alla ribalta qualche settimana fa, quando la bambina di allora, oggi 28enne, Veronika Egger, ha deciso di rompere il silenzio impostole dal futuro papa benedetto sedici, raccontando la sua vicenda al quotidiano bavarese.
Veronika che oggi vive con la madre in una casa acquistata per loro dal papà reverendo (nella speranza di poter un giorno formare una vera famiglia) ha trascorso la sua infanzia segnata dalla discriminazione: aveva sei anni e frequentava la prima elementare quando la maestra, durante l’ora di religione, spiegava che nell’ostia c’è il corpo di Cristo. Veronika molto ingenuamente alzò la mano e disse che queste cose lei le sapeva già perché suo padre era un sacerdote.
Sua madre venne subito convocata dalla direttrice della scuola, era molto arrabbiata perché la bambina aveva detto in classe che suo padre era un prete.
Manco avesse detto che suo padre era un boss o un parlamentare italiota!
La bambina per sottrarsi alla malvagità dei benpensanti, alle dicerie dei vicini e dei compagni di scuola che la insultavano e la dileggiavano, facendole pesare il suo essere frutto della colpa, imparò così a nascondere una condizione che comprese essere “anomala”.
Ripiegata nel suo segreto di adolescente ferita si chiuse nel suo silenzio, meditò perfino il suicidio e cadde in una profonda depressione, a causa della quale smise di frequentare anche la scuola.
Quando la madre si recò nel liceo frequentato dalla figlia per formalizzare il ritiro di Veronika dagli studi, la preside, cattolica osservante, fu di una chiarezza glaciale: “Le dico esplicitamente che qui non vogliamo studenti come Veronika”.
La ragazza riprendendosi poi lentamente dallo shock subito e dalla depressione, dopo aver superato diversi problemi di salute, ricominciò a studiare con profitto.
Nella nuova scuola disse chiaramente alla preside: “Mio padre è un prete cattolico, se questo la disturba, lo dica pure”. La preside rimase colpita dal suo coraggio, dalla sua determinazione e la accolse volentieri.
Veronika, che oggi lavora come guida forestale e contemporaneamente studia all’università – si legge nel quotidiano tedesco – non condanna il padre per la sua doppia vita: “Mi sono rassegnata alla situazione” ha affermato “Lui bada a che le cose ci vadano bene” spiegando che il sacerdote-papà visita regolarmente lei e sua madre. E aspetta che arrivi il momento in cui vivranno tutti insieme, forse quando il reverendo-papà andrà in pensione.
Alla faccia di quel cardinale diventato poi papa ( e lo chiamano pure “santo padre”)  che continua a “proteggere” la famiglia disconoscendo (e obbligando gli altri a farlo) quelle di fatto, nelle quali di colpevole, di inumano e di criminale c’è solo il giudizio e il pregiudizio della chiesa cattolica.    
Pazienza se una donna divenuta madre è stata costretta a vivere nell’umiliazione e nel nascondimento, l’importante era salvare il buon nome di santa “madre” chiesa evitando uno scandalo che a distanza di tempo è ancora più grande perché deciso a tavolino da un inquisitore che ora, un giorno sì e l’altro pure, passa il tempo sparlando di famiglia e di valori non negoziabili, fra i quali, evidentemente non rientrano la maternità e la paternità vissute ai margini di un rapporto osteggiato e non benedetto dalla precettistica papalina.

P.S. ULTIMISSIME:da www.politbjuro.com apprendo che è praticamente sparito
                             dalla rete il video al centro delle polemiche di questi giorni
                             che documenta la responsabilità di herr ratzinger
                             nell’occultamento e nell’insabbiamento dei crimini di
                             pedofilia della chiesa cattolica. Potenza della censura!!!

 
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