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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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IL LIMBO PUO' ATTENDERE

Post n°346 pubblicato il 08 Ottobre 2006 da bargalla

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Nei giorni scorsi si è riunita a Roma la commissione teologica internazionale, una specie di comitato centrale del partito catto-vaticanista, che oltre a discettare di argomenti di importanza capitale per la sopravvivenza della dottrina pierpaolina, doveva pronunciarsi in modo chiaro e ultimativo sull'esistenza del limbo, il luogo nel quale secondo la tradizione cattolica soprav...vivono post mortem le anime dei Giusti che vissero prima dell'avvento del Messia e quelle dei bambini morti senza battesimo e col debito del solo peccato originale.
Al limbo non ci crede più nessuno, nemmeno il fu cardinale Ratzinger  che lo definì "un'ipotesi teologica" e tutti aspettavano ansiosi che lo stesso omino bianco lo abolisse anche formalmente. Ma così non è stato o meglio hanno deciso di non decidere e di prorogarne l'esistenza fino al 2008, anno in cui la suddetta commissione sottoporrà al vaglio papale, per l'imprimatur, un documento col quale sarà ufficialmente dato l'avviso di sfratto alle schiere di anime pie che da millenni "soggiornano" in comodato d'uso in quel complesso residenziale progettato per loro intorno al 1200 dai commentatori del teologo Lombardo Pietro, il magister sententiarum.

Nella patristica ufficiale e "ortodossa" non c'è traccia di una dottrina del limbo, tutto l'edificio teorico si regge sulle fondamenta di una tradizione risalente appunto al 13mo secolo, che pone da una parte il limbus patrum in cui sarebbero discesi i santi patriarchi e i profeti dell'Antico Testamento, liberati e fatti salire in Paradiso da Cristo risorto dopo la discesa agli inferi; dall'altra parte c'è il limbus puerorum, una specie di "asilo" infantile in cui sarebbero confinate le anime dei bambini morti senza aver avuto la possibilità di assicurarsi con il lasciapassare del battesimo, l'eterno luna park dell'eden.
Lo stesso Dante, trascurando la tradizione teologica, preferì ispirarsi ai virgiliani Campi Elisi per descrivere il limbo nel suo viaggio oltretomba e, pur ponendolo nel primo cerchio dell'inferno, lo popolò di "gente di molto valore...spiriti magni" dell'antichità, patriarchi, profeti, eroi, sapienti, sovrani, filosofi, che eccelsero per la loro magnanimità nei campi più diversi dell'umano ingegno, come Omero, Virgilio e Aristotele, il "maestro di color che sanno".
Strano destino quello degli abitanti del limbo, pur essendo Giusti, più Giusti di quanto non siano stati certi cosiddetti "battezzati" di santa romana chiesa ipocritamente osservanti ed elevati alla gloria degli altarini, pur godendo di ogni bene non possono gloriarsi, perché Pagani, del Massimo Bene, ovvero della visione beatifica di Dio, esclusivo appannaggio, secondo la dottrina cattolica, dei battezzati catto-cristianisti deceduti in presunto odore di santità e in cosiddetto stato di grazia. 
La commissione teologia ha saggiamente decretato che l'idea del limbo "non è essenziale, né necessaria...può essere abbandonata senza problemi di fede".
Ma il concetto di limbo è sempre stato motivo di dispute teologiche e dottrinarie, nel catechismo di Pio X per esempio si afferma che "i bambini morti senza battesimo vanno al limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono, perché avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il paradiso, ma neppure l'inferno o il purgatorio" nel catechismo attuale, quello entrato in vigore nel 1992, al numero 1261 invece si legge "quanto ai bambini morti senza battesimo, la chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, che vuole che tutti gli uomini siano salvati e la tenerezza di Gesù verso i bambini, ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza battesimo.
Un papa dice che i bambini morti senza battesimo non godono della visione di Dio, un altro papa, bontà sua, li affida alla sua misericordia.
Personalmente preferisco la seconda chance.
Comunque a prescindere dall'età in cui uno passa nel mondo dei più, non me lo immagino proprio un Dio che discrimina fino all'ostracismo limbico quelle creature che, pur non essendo state battezzate hanno il merito (o la colpa) non solo di non professare la religione cattolica, ma di condurre un'esistenza così integerrima e irreprensibile, da non necessitare di alcun salvacondotto dottrinario e clericale per giungere degnamente in quel Paradiso che non è certo di esclusiva pertinenza degli adepti della chiesa cosiddetta "universale".

 
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