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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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PETTIROSSI

Post n°353 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da bargalla

immagine

Bisogna proprio ascoltare i pettirossi cantare per accorgersi di quanto gradevole sia il loro cinguettare in questi giorni d'autunno dal dolce sapore d'estate. Ricordano un po' il canto degli usignoli, ma tanto questi mantengono orgogliosamente le distanze, tanto quelli cercano quasi umanamente un contatto che a volte li rende estremamente vulnerabili e fra i bocconi più graditi dei gatti randagi e di qualche cacciatore poco sensibile che a loro riserva i pallini di uno sparo che di sera riecheggia come un grido di morte.
La tradizione vuole che si siano macchiati di rosso perché uno di loro nel tentativo di alleviargli il dolore, volle togliere dal capo del Cristo crocifisso una spina della corona di rovi che gli cingevano il capo e una grossa goccia di sangue andò a segnare per sempre quello che fino ad allora era stato il loro bianco pettorale.       

Reminiscenze di un racconto molto più ricco di particolari che ogni anno in questo periodo il mio vecchio maestro elementare amava raccontare colorandolo di sfumature sempre nuove, come metafora di un impegno che spesso segna indelebilmente il destino degli ultimi e di chi ogni giorno per sopravvivere si rende protagonista di un atto di oscuro eroismo senza averne l'adeguato riconoscimento degli uomini ma ottenendo quello ben più gratificante, difficile da quantificare, di un Dio che a parole dice di preferire i pettirossi agli usignoli, salvo poi dimostrare con i fatti l'esatto contrario.
Un modo come un altro per spronarci ad un impegno civico che lui vecchio socialista malvisto dalla gerarchia ecclesiastica e dalla politica del tempo si sforzò di trasmettere, fino a scontrarsi ripetutamente con i narcisisti "usignoli" e i "cacciatori" scudocrociati di un tempo in cui se non si era democristiani non si aveva diritto di piena cittadinanza e bisognava giocoforza emigrare, come fece mio padre e tantissimi come lui che altrove trovarono quel lavoro che qui era ed è rimasto di esclusivo appannaggio degli amici degli amici.
Che cosa è cambiato da allora?
Forse niente, il Regno delle Due Sicilie è sempre governato in modo molto borbonico da sovrani che il Popolo ha sì eletto, ma del quale si fa presto a dimenticarne il mandato e le aspettative ingigantendo una questione meridionale che qualche nordista di bassissima lega ha pensato bene di revisionare per adattarla ad un settentrione in cui i "pettirossi" e tutto ciò che rappresentano sono malvisti e per questo fra le specie da cacciare.
Umilissimi uccelli di un'ingenuità disarmante, si avvicinano pigolanti per beccare fra i rovi le more e le briciole di un pane fatto di nerissime olive e di rossi corbezzoli che nessuno più coglie. 
Sarebbe fin troppo facile prendere a pretesto quest'immagine di bucolica quiete agreste rotta dal colpo di fucile di un bieco cacciatore di frodo per inoltrarsi nell'impervio disquisire di un'attualità che offre ben altri e più inquietanti spunti di riflessione che non quelli, agrodolci, di un'infanzia che da dietro l'angolo sembra ammiccare compiaciuta per essere riuscita a fermarsi là dove ancora i pettirossi volano, saltano e si avvicinano cinguettando senza timore per prendere dalla mia mano ciò che a loro il Cielo ogni giorno concede.


 
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