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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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SEGNALIBRO

Post n°354 pubblicato il 27 Ottobre 2006 da bargalla

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Ogni tanto la Sorte riserva a qualcuno il compito meritorio di scoperchiare il verminaio nel quale sguazzano sovrani gli stercoracei signori di una cloaca maxima che un Tale più di duemila anni fa paragonò ai sepolcri imbiancati.
Dall'esterno lorsignori sembrano lindi e bianchi di calce vestiti, si peritano di assumere una facciata di plastificata rispettabilità e di aureo quanto falso perbenismo borghese e clericale ma, all'interno di questi laidi sarcofagi ambulanti si nasconde la loro vera decomposta essenza, si cela il putrido afrore che diabolicamente consente alla loro ipocrisia di ammorbare e di prevaricare il prossimo per giungere infine a scalare le vette di un potere che non è mai fine a sé stesso, ma subordinato al volere di chi quel potere lo ha usato e lo usa per piegarlo alla propria potestà.
"Ogni giorno ha la sua pena" è scritto in qualche pagina del Vangelo, ma a sfogliare il più laico foglio di un qualsiasi quotidiano che non sia espressione dell'infeltrito e infarinato giornalettismo d'area, ci si accorge che insieme alle pene ci sono tante di quelle verità abilmente celate e manomesse da un diavolo che fa le pentole, ma per grazia di Dio, non riesce a corredarle del classico coperchio.
Il contenuto, cotto volente o nolente dal fuoco lento di un tempo che più di ogni altro elemento non conosce consunzione, prima o poi va in ebollizione fino a far debordare questi venefici cataboliti del genere umano.
Solo allora ci si accorge della loro presenza, solo quando hanno pericolosamente inquinato l'aria della pacifica convivenza e del civile ordinamento, si "sente" in tutta la sua gravità l'incombente, incancrenito pericolo.
I reverendi parassiti dello spirito e gli onorevoli saprofiti dei corpi, gli uni in vicendevole, mutuo soccorso degli altri, sono fra loro intercambiabili, un'osmosi di squallidi intenti e di empie intenzioni fatte passare per cose buone e giuste, nell'inganno più scellerato e con la complice, partecipata indifferenza del popolo bue.
La sto prendendo molto, molto alla larga per dire quello che ho tante volte detto, magari col rischio di ripetermi e di scrivere di cose trite e ritrite, ma la stringente attualità offre sempre lo spunto per nuove considerazioni che rafforzano in me la convinzione che il cosiddetto ordine costituito, sia esso civile o religioso, prende a pretesto il temporaneo magistero per ridurre all'impotenza quanti si mostrano restii a piegare il capo e a genuflettersi dinanzi ad un modo di intendere il perpetuarsi di un'autorità che prevarica e annichilisce con la frode, il ricatto la calunnia e finanche con la violenza, ogni forma di dissenso.
Non mi riferisco tanto e non solo al collaudatissimo malcostume italiota votato alla più vertiginosa e insuperata delle corruttele che in fondo è connaturata con chi in questi anni ha contribuito dall'alto della sua megalomane concupiscenza a ridurla a sistema, quanto al potere che oltretevere ha usato le arrugginite chiavi di Pietro per ridurre crudelmente all'impotenza il Papa dei 33 giorni.
In Italia in questo periodo si sta scoprendo l'acqua calda, il dossieraggio e lo spionaggio politico e telematico fanno parte di un modo di intendere la politica come mezzo per fini tutt'altro che insondabili e leciti, i piani per "disarticolare" con azioni traumatiche un gruppo di avversari del padrone del vapore manifestano il disegno eversivo di chi ha usato i "servizi" come "cosa sua" per zittire e denigrare quanti vorrebbero non sentire mai più la voce del suddetto padrone.
Al di là delle mura leonine invece, qualcuno si sta dando da fare con ogni mezzo, lecito e illecito, per evitare che un libro da poco in diffusione dica chiaramente quello che già 28 anni fa la vulgata vaticana sussurrava a mezza voce, si rilancia cioè il fondato sospetto che la morte di Papa Luciani fu pianificata dalla famigerata loggia massonica P2 e da una lobby affaristico-finanziaria.
"La morte del Papa" di Luis Miguel Rocha, ediz. Cavallo di Ferro.
Solo a leggere la recensione di questo libro vengono i brividi, sembra tutto così romanzato e assurdo ma, ogni descrizione è terribilmente realistica e verosimile.
Una fonte più che attendibile, un laico in crisi di coscienza, anch'egli iscritto alla P2 e coinvolto nell'uccisione di Papa Luciani, ha fornito il materiale oggetto del libro, fra cui alcune pagine del diario personale del Papa (trafugato e mai ritrovato) e una lista della P2, presumibilmente l'originale, diversa da quella divulgata nel 1981 e che il Papa avrebbe avuto fra le mani al momento della morte.
Movente: l'intenzione di Giovanni Paolo I di un ritorno all'originale ideale della povertà evangelica, il risanamento morale della curia, autorevoli esponenti della quale erano fra gli iscritti alla loggia massonica del venerabile licio gelli.
Due nomi di questi eminenti quanto pericolosi porporati bastano e avanzano per dire del clima in cui maturò il delitto, il cardinale jean-marie villot, allora segretario di stato che anche in qualità di camerlengo gestì come un orrendo becchino le esequie di Papa Luciani e il banchiere di dio, quel paul marcinkus il cui nome ritorna come un diabolico spettro nei misteriosi misteri d'Italia e nelle vicende più oscure del banco ambrosiano e dintorni.
Un libro che merita di essere letto, per comprendere le orribili nefandezze di cui sono capaci questi reverendi del sacro cavolo, figli prediletti di una chiesa piena di simoniaci mercanti, di usurai, di pedofili e di pervertiti figli di puttana che una semper si arrogano il diritto di pontificare, di sputare sentenze e di uccidere una tantum in nome e per conto del loro dio.
E per chi crede c'è un riferimento al terzo segreto di Fatima che anche alla luce della recente fiction su Papa Luciani, magistralmente interpretata da Neri Marcoré, non può non lasciare sgomenti.
A partire proprio dagli appunti del Papa, l'autore scrive che il terzo segreto rivelato nel 2000 risulta incompleto e privo della parte più interessante.
C'è sì un "vescovo vestito di bianco" che muore per mano assassina, ma ad uccidere non è un terrorista in P.zza San Pietro, ma "la mano di vescovi e preti".
Forse bisognerebbe riscrivere anche il capitolo della vita di un altro Papa, ma questa è già un'altra Storia.

 
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