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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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RIFLESSIONE POST NATALIZIA

Post n°379 pubblicato il 26 Dicembre 2006 da bargalla

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Ieri benedetto XVI ha offerto a Roma e al mondo intero, un'altra apodittica lezione di apologetica catto-cristianista, la vuota retorica dello sciatto magistero papale quando non attinge a piene mani nel didattico filosofare, lascia sempre il tempo che trova.
Non c'era certo bisogno che un papa bardato a festa e coperto da un preziosissimo piviale dorato, si affacciasse dalla loggia della sua basilica preferita, per ascoltare un elenco di emergenze planetarie che sono sotto gli occhi di tutti; per questo basta leggere un qualsiasi giornale che non sia strabico, per rendersi conto che effettivamente in questa valle di lacrime c'è sempre qualcuno che grida vendetta.

Poteva risparmiarsi anche la tiritera augurale pronunciata in più di sessanta idiomi dei quali, a dispetto dell'asserito "dono delle lingue" è probabile che non conosca neanche il significato dell'effluvio parolaio col quale periodicamente intende allagare il globo terracqueo.
Così come poteva evitare l'ennesimo predicozzo sull'umanità "gaudente e disperata" alla ricerca di un Dio che evidentemente preferisce starsene alla larga da un mondo che gioca alla guerra col silenzio compiacente e spesso determinante di quanti (paparatzinger è uno di quelli) auspicano lo scontro di civiltà.
Le vuote parole di una chiesa che pensa di essere universale non bastano, ci vogliono i fatti. Le disquisizioni accademiche, le masturbazioni mentali e le prugnette gergali dei papi, nel corso dei secoli hanno prodotto soltanto divisioni, ingiustizie e guerre (anche ideologiche) ferocemente combattute per rivendicare e mantenere una supremazia guadagnata sul campo di battaglia. 
Dice di parlare contro la guerra e la violenza, contro la fame e il consumismo, contro l'odio razziale e il terrorismo; lo fa astrattamente senza proporre soluzioni, senza condannare quanti lucrano e speculano sulle disgrazie altrui, pontifica ex cathedra senza auspicare che vengano rimosse quelle condizioni di palese ingiustizia sociale che sono all'origine di moltissime delle tragedie planetarie.
La loro fede dovrebbe "smuovere le montagne e ripianare le valli" ma a malapena riescono a riempire le piazze e le chiese durante le feste telecomandate; dovrebbero essere "luce del mondo e sale della terra" ma grazie a loro il mondo è sempre più buio e la terra più insipida. 
Il volgare "relativismo" ratzingeriano, viaggia di concerto con una morale dogmatica che si vorrebbe fosse "religione" imposta e predicata a suon di precetti, scomuniche e anatemi.
Nell'attuazione pratica di quel "religere" non c'è traccia però, sfido chiunque a trovarla, di un comandamento che è alla base del messaggio evangelico: "ama il prossimo tuo come te stesso" e ancora "non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te".
L'ipocrisia della chiesa cattolica si manifesta, soprattutto, oltretevere fra le mura leonine, nei cosiddetti sacri palazzi apostolici, nelle curie, nelle chiese, dove non si applica l'invito rivolto da Gesù al giovane ricco: "Se vuoi essere perfetto và, vendi tutti i tuoi beni, dalli ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi" (Matteo -19, 21).
Il regno dei preti, la loro capitale, è uno dei regni più ricchi di questa terra, dovrebbero vendere tutti i loro beni, ma si guardano bene dal farlo, anzi li incrementano con il turismo religioso e museale, con la finanza creativa dell'otto per mille, del concordato e della speculazione  azionaria alla borsa affari del simoniaco commercio di un dio che non ha eguali in fatto di redditività a buon mercato.
In questi giorni, l'unica cosa dal sapore vagamente evangelico, l'ho sentita pronunciare dal primate della chiesa anglicana, da sempre contrario alla guerra in Iraq, che pubblicamente ha riconosciuto, e non è la prima volta, la miopia, l'ignoranza di una politica guerrafondaia  e buscista, validamente appoggiata dai governanti della perfida Albione,  che in Oriente viene sentita come un  "Occidente che va alle Crociate".
Quella stessa guerra che "condoglianza rais" segretario di uno stato a stelle e strisce governato da un george, ubriaco anche di potere, ha invece definito "utile" mettendoci nel mazzo anche la vita, la morte, dei marines americani, i miliardi di dollari bruciati per finanziare un conflitto che genera solo violenza, ma che per condoglianza rais" è anche "un buon investimento".
Il futuro assetto geo-politico di quella zona evidentemente fa gola a molti, l'influenza esercitata val bene la vita di quasi tremila marine finora morti per il grande bluff di george e dei suoi falchi, che volano radenti sui cimiteri di un'America che si perde cercando la pace fra la nebbia della guerra.
Quanti iracheni sono morti per la guerra di george?
Chissà, impossibile dirlo con certezza!
Un'indagine di qualche mese fa condotta da una università statunitense portava quel numero all'impressionante cifra di seicentocinquantamila morti!
Impossibile attribuire un valore venale a ciascuno di quei morti, come a tutti coloro che muoiono per la stupidità e la follia di qualche altro, inestimabile ogni vita umana, ma se i soldi finora spesi per finanziare una guerra che stanno solo "pareggiando" e ancora lungi dalla ragionevole conclusione, fossero stati destinati a fini umanitari, non sarebbe stato sparso tanto di quel sangue innocente da mutare per sempre di rosso le acque del Tigri e dell'Eufrate. 
Gli Usa per cancellare saddam, hanno finora speso cinquecento miliardi di dollari, ogni mese bruciano otto miliardi di dollari per alimentare un incendio che forse in queste ore sta sviluppando altri focolai attizzati dalle corti islamiche nel corno d'Africa, per la gioia di qualche incendiario che crede di combattere per un dio o per degli ideali che da qualche tempo, hanno cancellato anche l'Uomo.

 
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>> Tutto in una notte su pEaCe!!!
Ricevuto in data 27/12/06 @ 11:11
Dopo 5 giorni senza giornali (Sabato e Domenica “il Manifesto” usciva ma non lo sapevo) posso dir... (continua)
 
Commenti al Post:
poverotroviero
poverotroviero il 27/12/06 alle 14:36 via WEB
Credo che il nuovo papa si trovi a vivere una crisi religiosa più drammatica di quanto sembra. Sono convinto che lui ci rispoderebbe, anche riguardo alle recenti esternazioni sull'islam, che cristianamente accetta le prove che il signore decide di porgli davanti. un saluto a presto.
(Rispondi)
daughterofthedesert
daughterofthedesert il 30/12/06 alle 12:14 via WEB
analisi lucidissima, credo che fino a quando riusciremo a porre una coscienza critica verso tutto questo possa esserci un pò di speranza che le cose prendano una direzione orientata a rireovare l'uomo cancellato. Grazie.
(Rispondi)
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