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DA UN GHIBELLINO A UN GUELFO, VIA LONDRA

Post n°393 pubblicato il 02 Febbraio 2007 da bargalla

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Dal Regno Unito arrivano due "notizie" riguardanti il passato storico-letterario del Bel Paese che meritano di essere riprese e magari approfondite, una riguarda il sommo Dante e l'altra il meno noto Cesare Borgia, fratello della più celebre Lucrezia che per penitenza, prima di morire d'aborto a 39 anni, trascorse lunghi periodi in convento a chiedere perdono "per li peccati di questa nostra etade".
La notizia riguardante il Divin Poeta è per così dire abbastanza "fumosa" perché lo descrive come tossicodipendente, almeno a giudicare dal titolo "Dante drogato" col quale il Times Literary Supplement ha recensito l'ultimo libro di Barbara Reynolds, una notissima italianista ultranovantenne, che in 500 pagine ha scandagliato minuziosamente la vita e le opere dell'Alighieri: l'uomo, il poeta e il politico, per giungere alla strabiliante conclusione che le sue "visioni sono stupefacenti" e sono probabilmente dovute all'assunzione di "cannabis e di aloe". 

Forse non si scopre niente di nuovo, forse si vuole solo demolire un mito, svelando la vera origine della sua vis poetica, facendola risalire alle proprietà allucinogene di alcune piante, le cui particolarità erano probabilmente note allo stesso Dante che, giovanissimo, si iscrisse a ragion veduta all'arte degli speziali per aggirare il divieto di fare politica, visto che le Corporazioni difficilmente ammettevano qualcuno che non sapesse nulla di quello che insegnavano.
Dante speziale ed erborista, conosceva la farmacopea e l'erboristeria e se vogliamo dar credito alla tesi della Reynolds sapeva bene quali piante utilizzare e come ricavare da esse quei principi attivi che poi gli avrebbero consentito per così dire di "viaggiare" per giungere al fin nell'Oltretomba; non per niente, a voler dar credito alle scoperte della Reynolds, nelle sue opere c'è una forte componente "visiva" forse indotta dall'uso di sostanze psicotrope.
A tal proposito viene facile pensare a certi "poeti maledetti" di fine ottocento che fumavano l'oppio per trarne ispirazione e inseguire i fantasmi di un'immaginazione drogata dalla loro stessa visionaria, folle bellezza letteraria.
L'accostamento è forzatamente irriverente per il Sommo, certo è difficile immaginare Dante che si faceva le canne per scrivere quel monumento che è la "Divina Commedia" ma anche se così fosse, credo che non sminuirebbe di niente la grandezza di un componimento che forse non è "soltanto" un'opera letteraria. 
La dantistica ufficiale nostrana ha lasciato in ombra molti aspetti della vita di Dante, in passato è stato imbrigliato dalla critica accademica, quasi tutta di impianto cattolico, che lo ha voluto un po' imbalsamare per ridurlo, anche se ghibellino e antipapista, a ineguagliabile cantore della cristianità.  

L'altra notizia che giunge dalla perfida Albione e pubblicata dal Daily Telegraph, riguarda una perdonanza a scoppio ritardato che sconfessa certe recenti prese di posizione della chiesa cattolica la quale spalanca le sue porte per dare indegna sepoltura a quel Cesare Borgia, figlio di un papa, pluriassassino senza rimorsi, leader cinico e spregiudicato pronto a tutto per il potere. Ma la chiesa lo ha infine perdonato e fra poco più di un mese, dopo cinquecento anni di attesa Cesare Borgia, l'uomo che diede al Machiavelli l'ispirazione per "Il Principe" verrà sepolto in terra consacrata, nel cimitero della chiesa di Santa Maria, a Pamplona.
"Quali che fossero i suoi peccati, ora merita di giacere in pace, non abbiamo niente contro il trasferimento dei suoi resti" ha dichiarato l'arcivescovo di Pamplona, la città spagnola nella cui diocesi, presso il castello di Viana, il Borgia morì combattendo per il cognato, re di Navarra, nel 1507.
Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro VI, quando il padre fu eletto pontefice di santa romana chiesa, era già vescovo di Pamplona, fu quindi promosso arcivescovo di Valenza e a 17 anni, degno di cotanto papà, il papa lo creò cardinale, quindi lo nominò governatore generale e legato pontificio di Orvieto. 
Sua eminenza a  25 anni aveva già commesso parecchi omicidi e conquistato la Romagna, a 27 alla testa dell'esercito del papa, assoggettò altre regioni italiane da annettere allo stato pontificio.
Scomparso dalla scena il figlio prediletto del papa-papà, Giovanni duca di Gandia, assassinato probabilmente per volontà dello stesso Cesare, questi, ambizioso e risoluto, dopo aver deposto la dignità cardinalizia, senza più alcuno scrupolo o morale, semmai ne abbia mai avute, diede fondo alla sua smodata ambizione, usando ogni mezzo, lecito ma soprattutto illecito, secondo il celebre detto: "il fine giustifica i mezzi" per appagare la sua smodata sete di potere.
Niccolò Machiavelli, che descrive le imprese del Borgia, nel Principe, visse alla sua corte per alcuni mesi diventando un estimatore delle sue doti nel procurarsi e conservare il potere attraverso inganni, sotterfugi e intrighi, un esempio al quale ancor oggi si ispirano certi politicanti da strapazzo che infestano il suolo italico.
Cesare Borgia, smaccatamente audace e spregiudicato, era in grado di tessere ogni trama diplomatica per incastrare i suoi avversari e ottenere il potere, la sua straordinaria "fortuna" era però legata alla situazione del potente padre pontefice, da lui dominato. Cosicché il periodo debole e incerto dell'ultima parte della sua vita, va visto soprattutto al venir meno di questo appoggio. 
La chiesa spagnola si oppose per secoli alla sua inumazione in terra consacrata, ora ha cambiato idea: per una sorta di revisionismo storico-morale, il prossimo 11 marzo, i resti di Cesare Borgia verranno benedetti e sepolti in un cimitero cattolico.
Forse le spoglie del Borgia serviranno da "richiamo" per incrementare un "turismo religioso" che in quella regione, si giova proprio della "presenza" di uno dei famigerati Borgia, passati alla storia per meriti tutt'altro che cristiani.
Visti i precedenti probabilmente lo faranno anche santo, considerando che ultimamente hanno elevato alla gloria degli altari cani e porci che con le "eroiche virtù cristiane" richieste avevano ben poco a che fare.

 
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Commenti al Post:
Loliana
Loliana il 03/02/07 alle 14:17 via WEB
Pensare che ogni "mito" è la creazione più minuziosa di noi umani, non diminuisce il valore di un poeta, anzi, ci aiuta a capire di quale straordinarie capacità è attrezzato l'animo umano. ecco perché l'infrangere la logica di "super-intelligente" che diviene un esempio è parallela allo scoprire che dentro ognuno di noi vive un "genio" tutto da scoprire e rivalutare,... Loly
(Rispondi)
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