IPERBOLE

TEPPAGLIA IN CAMPO E FUORI

Dopo quanto accaduto ieri sera a Catania, nessuno dovrebbe più metter piede in uno stadio, nessuno dovrebbe lasciarsi spennare come un pollo per ingrassare un mondo nel quale abbondano i deficienti, i violenti, i cultori di una barbarie accecata dall'odio e dal fanatismo più imbecille, un mondo, quello del calcio, nel quale sovrabbondano i palloni scoppiati dalla gretta ignoranza e quelli gonfiati dall'eccessiva sovraesposizione mediatica, i puponi esibizionisti, gli ingaggi spudorati e i "fenomeni" strapagati da una corte di riccastri miracolati, in cui molti profittatori hanno trovato il modo di teletramutare la rimbalzante, pallonara furbata in oro zecchino.
Da quelle parti girano troppi soldi, troppi nullafacenti e troppi interessi, non solo "sportivi" o legati al mondo delle scommesse lecite o illecite, ma anche politici, penso a certi settori "ultras" legati alle ali estreme degli schieramenti politici italioti, prova ne sia l'esibizione di simboli, slogan, parole d'ordine e quant'altro di più becero possa passare nella mente bacata di certi pseudo-tifosi. Non è quindi assolutamente il caso di continuare a dire che il calcio è uno sport e che certe espressioni di violenza nulla hanno a che fare con il calcio,  visto che in quel mondo le regole sono fatte per essere puntualmente violate, così come avviene nella cosiddetta vita reale, in  cui non vince mai il migliore, o chi osserva norme e regolamenti, ma il più furbo, il più "forte" e il più arrogante.
Morire per una partita di calcio, è la seconda volta che accade nel giro di una settimana, prima un dirigente di una squadra dilettantistica viene preso a calci in faccia come se fosse un pallone al quale certi "eroi" in mutande griffate della domenica pallonara e di ogni altro giorno della settimana, dedicano le loro squallide e remunerate pagliacciate, poi tocca a un poliziotto pagare il tributo più alto per la stupidità di un branco di cosiddetti "tifosi" aizzati da una passione ammorbata dalla violenza e dalla criminalità più o meno organizzata.
Guerriglia urbana, un morto, un centinaio di feriti, segnali stradali divelti e usati come armi improprie, arredi urbani scagliati come oggetti contundenti, pietre, lacrimogeni, bombe carta; alcuni hanno parlato di "intifada" roba da paese in guerra con se stesso, con la propria inutile idiozia, con l'incapacità di considerare il pallone per quello che è: un giocattolo col quale tutti noi almeno una volta abbiamo giocato.
Quel giocattolo ormai si è rotto, si è bucato sotto la pressione di un eccessivo interesse che ha voluto attribuirgli una valenza prettamente utilitaristica da cui ricavare dei sostanziosi guadagni, a scapito proprio di quel semplice piacere ludico che forse solo un bambino riesce ancora a provare inseguendo un pallone che rotola sull'erba.
Gli organi investigativi parlano di "premeditazione" e la cosa fa venire i brividi al pensiero che c'è chi soffia scientificamente sul fuoco del malcontento per fomentare disordini e violenza.
Facinorosi che si fingono tifosi, il non "plus...ultras" dell'umana idiozia, atti vandalici come espressione di un disagio che pesca nel torbido per chissà quali reconditi fini, questi fanatici, scemi patentati, armati di spranghe e bastoni, fanno il paio con quanti si accomodano in giacca e cravatta nei salotti televisivi a disquisire di scempiaggini e di tattiche, di off side e di moviole e con il loro eloquio parolaio spronano alla pugna una torma di decerebrati che non riescono a moderare i propri istinti bestiali. 
Il governo del pallone ha decretato la sospensione per un turno di tutti i campionati, ma se avessero le "palle" quelle vere, dovrebbero sospendere a tempo indeterminato e magari per tutta la stagione ogni manifestazione "agonistica" e riflettere sul degrado di un settore nel quale dopotutto lor signori sono campioni del mondo.