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PIOVE SUL BAGNASKO

Post n°429 pubblicato il 03 Maggio 2007 da bargalla

               immagine

Qualche giorno fa, il generale di corpo d'armata angelo bagnasco, capo di stato maggiore dei vescovi italioti, ha ricevuto un plico contenente il bossolo di un proiettile e una sua immagine ritagliata da un giornale sulla quale era stata disegnata una croce uncinata. Dopo le scritte goliardiche dal sapore vagamente oltraggioso e anticlericale, comparse sui muri e indirizzate ad una gerarchia ecclesiastica, complice del suo stesso male e pervicacemente arroccata nella strenua difesa del clericalume imperante, arriva a stretto giro di posta, una missiva nella quale di nuovo, oltre al messaggio tipicamente mafioso e intimidatorio costituito dal bossolo, c'è la svastica, emblema di un'aberrante ideologia alla quale evidentemente l'anonimo mittente ha voluto iscrivere d'ufficio il generale di corpo d'armata angelo bagnasco, il quale nel recente passato ha fatto e detto veramente di tutto per meritarsi una "decorazione" così avvilente e ingenerare un così poco lusinghevole equivoco, oltre ad una deprecabile ed eccessiva sovraesposizione mediatica, certo degna di miglior causa.
Ormai non c'è giorno che non si venga colpiti dall'eco di quel che accade Oltretevere e dintorni, personalmente uso il telecomando per liberarmi dall'ossessiva presenza di fruscianti tonache e quant'altro d'infernale giunge a ricordarmi la sulfurea atmosfera del regno dei preti, ma a volte preferisco leggere e assistere compiaciuto alla messinscena di una tragicommedia in cui gli attori rappresentano malissimo se stessi volendo, al contempo, rappresentare un Rappresentato del quale non riescono più a declinarne il Nome.

Mi diverte vedere fino a che punto arriva la loro squallida ipocrisia, non avendo limiti e non essendoci nessuno in grado di ridurli a ben più miti consigli, spesso esagerano, superano ogni confine, lecito e illecito, sicuri di essere poi sorretti dall'appoggio e dalla  solidarietà del popolo bue e di una classe politica piena zeppa di scribi e farisei, che puntualmente giungono a puntellare la loro pericolante credibilità proprio in momenti in cui, come l'attuale, rischiano di cadere travolti dal loro stesso castello di carte e di menzogne, un cedimento strutturale già preconizzato da fior di teologi che hanno invano gridato nel deserto di una chiesa sorda ad ogni richiamo che non fosse quello del fallace magistero papalino.
Ci mancava l'osservatore romano, con la delirante accusa di "terrorismo" rivolta ad un comico, serio quanto mai, che ha osato proclamare "urbi et orbi " che la chiesa dei papi è fondata sull'ipocrisia, ricordando il rifiuto opposto dalla gerarchia ecclesiastica ai funerali religiosi per Welby e concessi invece ad altri avanzi di galera e dittatori sanguinari che per la condotta di vita adottata erano evidentemente in linea con la dottrina della chiesa catto-vaticana.  Episodio già altre volte rammentato, ma che stavolta li ha fatti incazzare più del solito forse perché lo sputtanamento è arrivato in diretta tv ed è entrato nelle case di qualche italiano non ancora al corrente del doppiopesismo della chiesa cattolica.
"E' terrorismo lanciare attacchi alla chiesa" scrive l'organo ufficiale della cosiddetta santa sede: ritorna il reato di lesa maestà, la papalatria, la santa inquisizione e, magari, fra qualche giorno, sarà proibito pensare e scrivere post come questi, nei quali, io come tanti, e me ne compiaccio con i tanti, non faccio altro che "attaccare" consapevolmente, quella chiesa della quale, purtroppo, ho conosciuto il volto peggiore.
Porto nell'anima i segni di una violenza che nessun Dio potrà mai perdonare e conoscendo l'ambiente in cui i preti sguazzano da veri maiali rotolandosi nella mota del falso perbenismo clericale, riesco a vedere oltre la maschera che cela l'ipocrisia, l'incoerenza e l'opportunismo: "doti" inqualificabili, queste, che si insegnano e si coltivano nei loro seminari al pari di una lussureggiante gramigna che nelle chiese vegeta concimata dallo sterco del diavolo e si propaga poi infestando il tessuto sociale. 
Perciò chi predica malissimo e razzola peggio, chi si erge a precettore delle mie rotanti sfere, merita tutto il mio odio e il mio rancore.
Se hanno definito "terrorismo" il "castigat ridendo mores" allora anch'io rischio di essere inserito, mio malgrado, fra i "terroristi" nel mirino della santa inquisizione, poiché da qualche anno a questa parte, non faccio altro che scrivere post come questo contro la chiesa dei papi. Lo faccio evidentemente a ragion veduta, ho i miei buoni motivi per farlo e una storia personale alle spalle che mi porta ad essere felicemente anticlericale.
E in ragione di quella storia e della mia esperienza non posso che essere anticlericale.

Il clima nel quale si inseriscono "i vili attacchi al papa" e i "deprecabili quanto comprensibili episodi di intolleranza" che hanno interessato il capo di stato maggiore dell'episcopato italiota,  è sempre utile rammentarlo, è stato determinato dall'interventismo di quei soggetti che ora protestano e reclamano un'attenzione e una protezione di uno Stato, Entità Laica per eccellenza, nel quale la loro infestante ingerenza clericale è cresciuta così tanto da provocare non solo un interessante dibattito sul laicismo e la laicità violata, ma anche la sconsiderata reazione di qualche mitomane che rischia di far passare per vittime proprio quelli che sono soltanto dei carnefici verso i quali bisognerebbe invece provare l'odio tipico che di solito si riserva nei riguardi di chi indossa i panni del boia o, al più, circondarli di quella sana indifferenza che alla lunga li farebbe sentire dei corpi estranei da fagocitare ed espellere così come fa un organismo sano con i parassiti potenzialmente patogeni.
In un brodo di coltura ideale per lo sviluppo dei più vari integralismi politico-confessionali, quale oggi è l'Italia, la carica batterica di certi parassiti, non solo clericali e clericaleggianti,  può attaccare con virulenza i gangli vitali dello Stato e distruggerli, instaurando l'omologante e pervasiva dittatura del pensiero dominante e dominato.
Quando il ruinante predecessore dell'attuale generale di corpo d'armata, usava l'espressione "pallottole di carta" indicando così l'inutilità di certe prese di posizione laiche tese a limitare l'ingerenza e il livello dello  strapotere coercitivo adottato dalla gerarchia ecclesiastica, forse non immaginava la portata delle sue "sparate" e ora che il linguaggio (e non solo quello) è diventato il sintomo di un disagio fortemente esasperato dalla volontà di imporre, costi quel che costi, la presunta valenza "umanistica" di una religione che in quanto tale dovrebbe però ritornare a professare la sua fede nei luoghi deputati senza pretendere di imporre verità assolute che la Ragione considera semplicemente relative.  
Checché ne pensino alcuni intellettuali beoti, perecottari imbottigliati e analfabeti (al diavolo loro e il loro relativismo nichilista) o taluni soloni attaccati alle fideistiche ragnatele delle loro convinzioni, la loro è solo una delle tante opinioni espresse con la certezza di essere giustappunto delle semplici opinioni, sia pure suffragate da una fede che la Ragione rifiuta; credenze e opinioni opinabili quanto mai, pertanto relative, da vagliare col lume della Ragione, che ad ogni piè sospinto si scontrano con altre presunte verità rivelate, dogmatiche, e per questo poco adatte ad essere indicate come universalmente accettate e riconosciute. 
E' bene che se ne facciano una ragione i vari bagnasco, ratzinger, ruini, casini, bondi, fini, prodi e compagnia cantando, e inizino finalmente a vivere il  Vangelo, smettendo di vivere del Vangelo, applicando possibilmente alla lettera quel che in esso è scritto, senza travisarne il senso, senza abusare di Dio e di quella croce brandita spesso a sproposito come se fosse l'elsa di una spada per combattere crociate che la stessa Umanità di Cristo, rifiuta e condanna.
Laddove si predica la discriminazione tout court, perché si è manichei per formazione, misogini, omofonici e sessuofobici per costituzione e forse anche per tara genetica, ed avendo la presunzione di possedere una formula valida per risolvere ogni problema etico con i precetti della morale dogmatica, si continua tranquillamente ad essere, a dispetto della Storia e del Progresso, più tolemaici che copernicani.
Resta quindi immutato il pregiudizio verso coloro i quali osano insinuare il ragionevole beneficio del dubbio tanto da venir bollati come appartenenti a "minoranze ignoranti" come si è brillantemente espresso il segretario generale del consiglio delle conferenze episcopali d'Europa, il signor aldo giordano, vescovo della chiesa dei papi, nel contestare il documento col quale il Parlamento europeo ha invitato i Paesi membri al rispetto delle minoranze, qualunque esse siano.
Può darsi che io, essendo anticlericale e laicista, faccia parte di una minoranza, ma non sono né "minorato" né "ignorante" come vorrebbero che fossi gli ayatollah catto-vaticani, per questo, pur condannando ogni episodio di violenza anche passiva, come può essere un bossolo spedito per lettera, non riesco proprio ad unirmi ai coreuti bigotti, alle insulse prefiche del patito di dio che in queste ore stanno cantando il peana di gloria alla corte papale e si uniscono gementi e piangenti al coro del festival clericale.
Siamo alla talebanizzazione della chiesa cattolica e alla ideologizzazione della teologia. Una chiesa che si autoidentifica con il "clero" peggio ancora con la "gerarchia" supportata da una teologia strabica e miope che non ha occhi per vedere se non se stessa, disattende l'insegnamento evangelico impartito da un certo Gesù di Nazareth al quale, fra l'altro, non disdegnava frequentare quelle "minoranze" fatte di "pubblicani e prostitute" che i farisei di ieri e di oggi continuano a lapidare ergendosi a giudici poco credibili quanto diabolicamente infidi, interessati e politicamente schierati.
Un papa che afferma: "tutti i cristiani devono ascoltare la chiesa" sovverte il concetto stesso di "ekklesia" e mortifica il ruolo dei christifideles.
Non più quindi la chiesa come popolo di Dio, che i pastori sono tenuti ad ascoltare e servire ("sono venuto per servire, non per essere servito". Vi ricorda forse qualcosa o qualcuno?) ma un'assemblea di minus habens incapaci di intendere e di volere che devono solo ascoltare ed eseguire.
Così in questa "regressio ad infinitum" del bene dell'intelletto e dell'abiura evangelica, della follia vandeana e integralista, la gerarchia si autodispensa dall'ascolto, và in crisi comiziale, sale sul pulpito lancia scomuniche e anatemi e il popolo, soggiogato da tanta invereconda supponenza, si dispone pecorinamente ad accettare l'imposizione della mordacchia e la sodomia del pensiero dominante e dominato. 
Loro gaudenti "eunuchi per il regno dei cieli" e noi servi sciocchi, ignoranti, eretici, scomunicati, muti e infedeli già condannati all'inferno della cieca obbedienza da una torma di cani rognosi e di lupi famelici alla ricerca di pecorelle smarrite o di un gregge di pecore da tosare, meglio ancora, di un popolo di psicolabili decerebrati da circuire ad libitum!
A questo desolante scenario corrisponde, in campo politico e sociale, un ammutinamento omertoso e interessato di personaggi proclivi e adusi all'adulazione, al bacio dell'anello e della pantofola, per non dire del podice.
Sembra che l'inchino e la genuflessione siano diventati i passaggi obbligati di un nuovo sport praticato con successo nei due rami del Parlamento da chi vorrebbe mantenere una certa linea, più di qualcuno ha, infatti, barattato il seggio parlamentare con un inginocchiatoio vaticano in legno di rovere (leggasi "quercia") per dare di sé l'immagine che meglio lo rappresenta: un altro suddito del papa re.
Dov'è finito quel sano orgoglio di "laici" da esibire a testa alta, per rivendicare un'autonomia di giudizio che non conosce precettori e precetti? Dov'è finito quel sacro ardire di "atei" che rivendicano per se stessi e per gli altri, rispetto e dignità?
E' evidente che mancando tutto ciò, ci sia poi qualcuno che, sbagliando, scende sullo stesso campo dei vescovi ed alimenta il clima di tensione (di "incomprensibile eccitazione" lo hanno definito Oltretevere, come se non sapessero chi eccita gli animi e le menti) indirizzando al signor angelo bagnasco una lettera minatoria.
Non giustifico il gesto, sia chiaro, ma più di qualcuno dovrebbe chiedersi chi e perché ha deliberatamente scelto di far salire di tono una polemica nella quale sarebbe fin troppo facile cogliere i sintomi di un disagio etico nel quale convive, irrisolto, l'antico fraudolento rapporto che vincola lo Stato italiano alla chiesa cattolica, alla quale non solo paga il pegno della propria sudditanza psicologica, ma la foraggia versando annualmente una congrua vessatoria e tangentizia che va ad arricchire gli eredi parassitari del lascito di Costantino.

 
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