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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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DA TOCQUEVILLE A TRAVAGLIO

Post n°504 pubblicato il 21 Maggio 2008 da bargalla

                          

L’altra sera ho partecipato ad un forum a tema libero organizzato da un gruppo di “extraparlamentari” quali oggi sono considerati (grazie a veltrusconi) i socialisti, nel quale forum, ciascuno dei partecipanti era chiamato a sviluppare il suo intervento partendo semplicemente da un termine (immigrazione, democrazia, sicurezza, laicità, informazione, Travaglio, etc…) che avesse comunque attinenza con l’attualità più stringente. Evidentemente, c’era solo l’imbarazzo della scelta, tanta è la carne al fuoco messa su in pochi giorni da un presidente del consilvio, già tristemente noto per l’uso strumentale del potere che nelle sue mani diviene semplicemente un mezzo impiegato soprattutto per legiferare pro domo sua e lo fa talmente bene che il popolo bue, obnubilato dal panem et circenses sparso a piene mani dal mandriano mediatico, finisce davvero per credere che silvio agisca nell’interesse generale. Il messaggio è chiaramente subliminale, la percezione che se ne ha è superficiale, ma è comunque sufficiente per ingenerare aspettative taumaturgiche e quindi si finisce per credere alle apparenze propinate a piene mani come se fossero essenze di una verità lontana anni luce dalla realtà.
Conoscendo il suo machiavellismo e la demagogia populista diffusa nell’etere dal suo impero mediatico divenuto nel frattempo vettore di una malattia infettiva che si chiama berlusconismo, è inevitabile paragonare la concezione di “democrazia” che il nostro dimostra di avere, a quella adottata nei regimi dittatoriali nei quali il più forte, il detentore di un monopolio detta legge, non certo in funzione di un’investitura popolare, quantunque estorta con l’inganno, giacché il sistema elettorale che quei regimi adottano per garantirsi la sopravvivenza impedisce, di fatto, al “popolo sovrano” di eleggere liberamente i propri rappresentanti, così come accade in Italia. Si consente perciò al cavalier menzogna di accreditarsi come detentore di valori apparentemente solidi e universali, anche se poi prevalgono interessi di parte e di bottega e la legge appare sempre più ciò che in realtà è diventata: un puro instrumentum regni, vale a dire, non più un mezzo di regolazione della vita associata, ma un’occasione di soddisfazione di bisogni contingenti e di altri, frequentemente indotti ad arte, per scatenare malcontento e disagio sociale e, di conseguenza, una legislazione emergenziale.
Uno strisciante colpo di stato compiuto nell’indifferenza più totale, una dittatura dolce imposta con il manganello mediatico: tale è, infatti, la portata della porcata che ha generato l’attuale parlamento italiota, nel quale i parlamentari rappresentano solo se stessi, i loro interessi di casta e quelli delle camarille di appartenenza; la degenerante espressione di un sistema falsamente parlamentare in cui le spinte secessioniste, dittatoriali e antidemocratiche, abilmente mascherate da un impegno di facciata, vanno di pari passo con un’idea utilitaristica e assolutistica del potere che in mano al demiurgo-berlusconi sono quanto di più deleterio possa esserci per una democrazia incompiuta, immatura, involuta, volutamente costretta ad un permanente stato embrionale, quindi incapace di crescere e per questo facile preda di quel fascismo perenne, così come lo ha definito Umberto Eco, per cui gli italiani ieri inneggiavano a tale mussolini benito, oggi votano (si fa per dire) per l’uomo della teleprovvidenza berlusconi silvio e domani per un altro scellerato epigono dei famigerati predecessori.   
Non sono bastati cinque anni di malgoverno berlusconi per produrre una sufficiente difesa anticorpale, anzi, sembra invece che la prolungata esposizione ai fattori di rischio (e berlusconi silvio è il principale fattore di rischio per la Democrazia ) abbiano ulteriormente indebolito il sistema immunitario di questa povera Italia predisponendola all’attacco definitivo e mortale di un caimano che ha trovato anche il modo di mimetizzarsi nei bassifondi melmosi della palude italiota in cui sguazza sovrano, preparandosi a sferrare l’ennesimo colpo allo Stato di Diritto, senza che nessun “cacciatore” riesca a fermarne gli istinti bestiali. Ma, di grazia, c’è ancora qualcuno in giro che abbia l’ardire di bloccare le scorrerie del cavalier menzogna?
Non può essere quel cane di walter che a dispetto del patronimico che si porta dietro, a furia di abbaiare alla luna, ai comunisti e ai socialisti, è diventato mansueto e scodinzola pacatamente, serenamente, al guinzaglio del padrone; forse potrebbe farlo Antonio Di Pietro, uno dei pochissimi mastini rimasti che, quando ci si mette, azzanna la preda e la molla solo quando è inoffensiva.
Forse non serviranno a fermarlo neppure le conseguenze delle sue disavventure giudiziarie, frutto di spregiudicate operazioni di mercato e di corruttele varie se, ancora una volta, sua impunità, approfitta del ruolo che indegnamente svolge per volgere a suo favore una delle tante permanenti e irrisolte emergenze che il sistema emergenziale pone all’attenzione di una classe politica incapace di far fronte alle varie contingenze trovando spesso, in queste, il modo per togliere le castagne dal fuoco allo scudiero del potente di turno, si chiami egli previti cesare, com’è successo per l’indulto o, più interessatamente, berlusconi silvio il quale, dopo aver incassato le leggi vergogna, stava per sfruttare il tanto discusso “pacchetto-sicurezza” per tentare di inserire una norma sul patteggiamento per i processi in corso, codicillo che in realtà sarebbe servito solo a risolvere a suo favore l’ennesimo procedimento penale che vede per l’appunto il berlosko sul banco degli imputati accusato di corruzione in atti giudiziari.
Negli ultimi anni abbiamo assistito, impotenti, ad una produzione legislativa non solo abnorme, farraginosa, spesso incongruente e sempre più pletorica, ma abbiamo in realtà dovuto subire anche l’applicazione di norme impudentemente approntate per favorire determinate persone o determinate categorie di persone, ovvero riconoscibilmente dirette a placare o soddisfare l’opinione pubblica opportunamente aizzata dai media. Sarebbe troppo lungo elencarle tutte, compresa quella che ci hanno regalato oggi che, ad ogni modo, rientra in quel corpus di leggi dettate dagli interessi di parte, poiché se non vengono rimosse le cause di iniquità, ogni legge è una toppa peggiore del buco.
Ritorno quindi al forum in cui i convenuti si sono sbizzarriti fra le varie emergenze, prima fra tutte, la questione sicurezza, almeno è questo quello che il regime mediatico vorrebbe far credere facendolo passare come prioritario, anche se la tecnica diversiva adottata per distogliere l’interesse del popolo bue da quelli che sono i veri problemi, ha prodotto delle variabili incontrollate nella percezione della realtà magistralmente distorta ad arte con le conseguenti, inevitabili implicazioni di natura antropologica e sociale che a più di qualcuno hanno fornito lo spunto per delle interessanti variazioni sul tema che qui sarebbe lungo elencare. In pratica, come succede in balistica, si punta ad un falso scopo per centrare il vero obiettivo: consolidare il potere. A tal proposito è comunque illuminante leggere un passo di sconvolgente attualità tratto da De la démocratie en Amerique, un’opera di Alexis De Tocqueville scritta nel 1840 che sembra pensata per l’Italia dei nostri giorni:
“Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso.
Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.
Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono saranno gli stessi a privarsene volentieri…Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto.
Che garantisca l’ordine anzitutto!
Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo, delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo.”
Per restare in tema “sicurezza” e alle relative variabili socio-culturali, è sufficiente citare “razzismo” e “xenofobia” per andare al nocciolo del problema: perdere diritti civili in nome della sicurezza, introdurre il concetto di razza e di etnia (forse, essendo fascisti dentro e fuori, si son fatti ispirare dalla leggi razziali!) passando per il reato di immigrazione clandestina, un problema che il malgoverno berlusconi vorrebbe risolvere dando semplicemente la caccia allo straniero, e anche per questo si è meritato le giuste critiche del consesso internazionale, fra le quali spiccano quelle del governo spagnolo specie quando, con una punta di sarcasmo, si invoca l’intervento di uno psichiatra per il premier italiota. Il signor frattini, ministro agli affari esteri, parla di “interferenze inaccettabili”.
Se fosse coerente con il ruolo svolto dovrebbe pretendere uguale rispetto istituzionale e  imporre un silenzio, più che religioso, anche e soprattutto ad una gerarchia ecclesiastica parolaia, farisaica e invadente che un giorno sì e l’altro pure passa il tempo ingerendo (e digerendo, leggasi a tal proposito il libro “ La Questua ” di Curzio Maltese) negli affari interni di uno Stato considerato alla stregua di una colonia in cui il papa re ogni tanto si degna di omaggiare i suoi sudditi vomitando sui furbi e sugli orbi dell’ex belpaese la consueta dose di invettive contro il relativismo, il laicismo, il materialismo e la sessualità, branca quest’ultima entrata a far parte della teologia che io chiamerei dell’oppressione, un misto di assolutismo, oscurantismo, ignoranza, misoginia e sessuofobia, campi nei quali il creativo ratzinger e la sua agenzia pubblicitaria usano toni e slogan da santa inquisizione lanciando quotidianamente anatemi e scomuniche varie.
Piuttosto che filosofeggiare sul sesso degli angeli, farebbero meglio a meditare sul modo col quale la chiesa catto-vaticana, sedicente universale, con l’ipocrisia connaturata allo spirito del clericalume imperante, vive di Dio, usa e abusa del suo Signore e lo spaccia alla stregua di quell’oppio che obnubila le menti e uccide le coscienze, tanto poi basta un atto di pentimento per guadagnare il paradiso e pazienza se per una vita intera uno non ha fatto altro che uccidere, rubare, arricchirsi e fregare quel prossimo, sovente fatto di poveri, derelitti e reietti, nel quale, dopotutto, si cela, come dicono, il volto Dio. Non voglio entrare nel merito delle affermazioni di gentaglia sedicente cattolica che rivendica le radici cristiane, pensa ai pogrom come soluzione finale e attua uno stile di vita in perenne contraddizione con lo spirito evangelico. 
Ma la vera emergenza, sic stantibus rebus, credo sia di natura squisitamente democratica, non tarderemo ad accorgercene, Tocqueville docet, specie considerando quanto sta avvenendo nel campo dell’informazione, dove l’omologazione e l’unanimismo non tollerano le voci fuori dal coro, tanto che chi non diventa megafono della voce del padrone o si permette di sputtanare in diretta televisiva il presidente del senato, viene denigrato, calunniato e disprezzato dagli stessi coreuti che inopinatamente si prendono anche la briga di screditare il solista, il quale, a dispetto dello spartito imposto, che non prevede variazioni sul tema, riesce ancora a suonare liberamente trovando l’ispirazione anche per cantarne  più di quattro ad una classe dirigente intollerante, spregiudicata e piena zeppa di pregiudicati, imputati, condannati, riciclati, raccomandati, ignoranti e voltagabbana.
E’ risaputo, un regime appena si instaura la prima cosa che fa è quella di mettere sotto controllo il quinto potere, l’informazione; da qui la natura biecamente propagandistica o solo stupidamente conformistica di molti media nazionali che, insediatosi berlusconi, si sono autocensurati evitando, finché il fetore non è arrivato anche nelle loro redazioni, di riparlare, ad esempio, dell’immondizia di Napoli (che il mondo intero legge come metafora di un’Italia in cui i “rifiuti” e gli “scarti” del palazzo non riescono a smaltire l’immondizia prodotta dal popolo bue, proprio perché losignori sono l’immagine del pattume che ingorga le cloache del potere), ebbene, non essendoci più mondezza da spendere e spandere a fini elettorali, la maggior parte dei tiggì e dei giornali, hanno aperto le loro edizioni sbattendo in prima pagina i rom, i clandestini, le storie di ordinaria follia e, dulcis in fundo, il  “mostro” Travaglio.
Un’informazione pervertita e sistematicamente convertita in disinformazione con giornalisti ridotti ad essere zerbini del potere, quando non proprio servi muti o, al più tappezzeria da stendere ai piedi di una vera giornalista russa, fragile e indifesa che in un sabato italiano, ponendo una domanda indiscreta allo zar di tutte le Russie, ha impartito una lezione di giornalismo ad una massa di pennivendoli chiamati a raccolta nel megaron sardo del cavaliere, per celebrare il rendez-vous fra silvio e vladimir, l’amico del cremlino.
La gran massa dei giornalisti italioti è preoccupata di non disturbare il manovratore, forse hanno ancora negli occhi l’immagine di silvio che mima una sventagliata di mitra, temono per la loro sorte e si adeguano esibendosi nel solito leccaculismo di maniera; non meravigli perciò la levata di scudi anche da parte della falsa e loffia (da loft?) opposizione parlamentare e la conseguente bufera mediatica che ha investito il “mostro” Travaglio, reo di aver semplicemente esercitato il diritto di cronaca, riprendendo peraltro una notizia già di dominio pubblico e oggetto di libri e articoli secondo cui anche la seconda carica dello Stato è in odor di mafia per aver in passato frequentato personaggi di spicco dell’onorata società.
Come al solito non si è discusso sul merito delle affermazioni di Travaglio, ma “il servo vituperio” - come scrive Paolo Flores d’Arcais – “tace fragorosamente sull’unica questione che conti: lo statuto verità/falsità di quanto Travaglio, da modesto cronista quale si presenta e rivendica, ha puntualmente riferito. Nel variopinto sabba delle scuse che tutti si sentono di sciorinare per l’indicibile che Travaglio, da giornalista-giornalista, ha invece detto, pesa come un macigno l’unica scusa che latita: quelle verso le modeste verità di fatto degradate a opinioni, secondo un rituale antidemocratico che è già fuga dalla libertà e fuga dal giornalismo. Che è già e più che mai REGIME ”.

 
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