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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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SOGNO DI UNA NOTTE DI INIZIO ESTATE, COME DA IMMAGINE

Post n°512 pubblicato il 04 Luglio 2008 da bargalla

  

Non riesco a rassegnarmi all’idea che in Italia perfino uno come berlusconi silvio possa diventare presidente del consiglio, sarà per questo che mi rifiuto di accettarlo come tale e continuo a scrivere, più propriamente, di un presidente del consilvio che in fondo rappresenta solo se stesso e racchiude nel suo ipertrofico ego tutti i caratteri specifici (e patologici) del più classico dei tiranni.
“Berlusconi in fondo, come il tiranno classico, ritiene che per lui sia lecito quello che i comuni mortali sognano. La caratteristica dell’uomo tirannico è credere di potere tutto…Egli si considera infinitamente superiore agli altri esseri umani; ha di sé l’idea di essere un’eccezione”.
Quando oggi ho sentito il satiro silvio tessere gli elogi di se stesso, ho pensato allo sferzante giudizio di Norberto Bobbio sul tiranno-berlusconi, se egli fosse ancora vivo, insieme a Montanelli, a Biagi e a Sylos Labini, chissà cos’altro avrebbe da aggiungere al pensiero di un tombeur de femme in disarmo che ha scambiato l’Italia per un postribolo, un lupanare in cui mancava solo la porno-politica per confermare l’impressione generale che questo è un Paese che ormai è andato a puttane. Senza offesa, beninteso, per chi meritoriamente esercita l’arte più antica del mondo!
A vergognarsene dovrebbero essere piuttosto i magnaccia, i megalomani ruffiani che di sé hanno uno straripante complesso di superiorità e, magari, si convincono anche di essere dei novelli Napoleone, come certi pazzi da manicomio, degli “statisti” in crisi comiziale da confinare in una repubblica delle banane in cui c’è sempre uno, come il nostro silvio, che si ingegna di raddrizzarle infilandole nel podice del popolo bue. 
Ciò che sta accadendo non è certo degno di un Paese civile e democratico quale vorrebbe essere l’Italia, ex Belpaese, ex giardino d’Europa, ex Res Publica, ora ridotto a orticello, a “giardino” del papa-pappone, a res privata, a possedimento del guappo di arcore, a feudo di una congrega di loschi affaristi razzisti e illiberali, voltagabbana, pregiudicati e spregiudicati che hanno estorto e stravolto “la sovranità popolare”, scherani e manutengoli che all’arte della politica e del Bene Comune, preferiscono l’artificio del potere inteso come mezzo, astuzia e machiavello esercitato unicamente per conseguire o consolidare egoistici interessi di cosche e camarille in cui la malaethica e il malaffare assurgono a sistema, a metodo e, conseguentemente, ogni determinazione, ogni provvedimento, ogni decreto adottato pro domo sua dal malgoverno guidato da sua impunità, risponde unicamente ai requisiti di “necessità e urgenza” reclamati come tali dalle personali emergenze di un avanzo di galera che “per grazia di dio e volontà della nazione” è sceso in campo  per “uccidere” la Democrazia , la Libertà , e la Giustizia : veri valori non negoziabili di uno “Stato” che non c’è più.
Uno “Stato” non più degno di essere definito tale, perché assoggettato e annullato dalla legge del più forte, uno “stato” in luogo di Nazione in cui il trono e l’altare copulano contro natura e celebrano la quotidiana “apoteosi del filisteismo”, uno “stato” dove l’ipocrisia regna incontrastata perché imposta per dogma e decreto da una mandria di laide eminenze grigio porpora, da un branco di furfanti bigotti, leccaculi e baciapile; uno “stato” non più degno di essere definito tale non fosse altro perché è il regno delle apparenze percepite dal popolo bue come essenze, quando in realtà non sono che assenze, negazioni di fondamentali principi in mancanza dei quali ogni “Stato” è destinato a trasformarsi, nel migliore dei casi, in vacuo accidente della Storia, in semplice “espressione geografica” diventando per questo un insignificante, quanto astratto, participio passato del verbo “essere”.
Ergo, ciò che appare non esiste, le apparenze ingannano sempre, poiché sono destinate a svanire e a sciogliersi come neve al sole o, come diceva più prosaicamente il mio prof di filosofia, fatto salvo il principio di Archimede, gli stronzi prima o poi vengono a galla e allora, quasi sollecitato da un’ecologia della democrazia altrimenti destinata all’estinzione, solo un energico quanto provvidenziale sciacquone potrà ricacciarli nella spazzatura della Storia, in quella fogna dove è bene che rimangano vita natural durante per evitare che continuino impunemente ad inquinare con i loro fetidi miasmi l’habitat civile e democratico. 
Inconsciamente consapevoli di essere dei rifiuti e degli scarti riciclatisi grazie alla raccolta indifferenziata della onorata società, è proprio nei rifiuti che danno il meglio di se stessi, consapevolmente spargono e irradiano spazzatura nell’etere diventato veicolo di infezione di un morbo che irreggimenta il pensiero, lo annulla e lo domina sopprimendo sul nascere ogni eventuale difesa anticorpale eretta per arginare la deriva democratica.
Sanno di essere così intrinsecamente affini alla spazzatura, da trasformarsi in macrofagi del potere e del Diritto: i “rifiuti” come risorsa, si sente dire ultimante. Dopo settimane di vergognose offensive politico-mediatiche, la svolta autoritaria e illiberale espressa dal “gabinetto” berlusconi, si è manifestata in tutta la sua virulenza: ha elevato il cassonetto, l’inceneritore e le discariche a tabernacoli del regime, ha militarizzato gli immondezzai elevandoli a “siti di interesse nazionale” e si appresta a far confinare in quelli anche la libera Stampa, la Giustizia , i giudici, le “toghe rosse”, le intercettazioni telefoniche, i clandestini, i rom, considerati i nuovi untori della peste del secolo; temutissimi soggetti destabilizzanti per lo status quo berlusconiano da rimuovere e “incenerire” seduta stante, pena il formarsi di una opinione pubblica scevra da condizionamenti “pubblicitari” e da messaggi subliminali che coaguli il dissenso e dia a tutti l’opportunità di discernere il grano dal loglio individuando chi e perché da quasi vent’anni nell’ex giardino d’Europa non fa altro che seminare gramigna e zizzania ricavando da queste il conseguente foraggio per le sue insulse scorribande politico-mediatiche che hanno travalicato il buon senso e i confini nazionali.
Ancora una volta devo dare con piacere ragione al tanto vituperato Schopenhauer secondo il quale “in ognuno prima di tutto è annidato un egoismo colossale che varca la barriera della giustizia con la massima leggerezza” e di seguito aggiunge con uno spirito profetico proprio delle grandi menti illuminate: “Forse che già nella riconosciuta necessità dell’equilibrio europeo così ansiosamente vigilato, non è contenuta l’ammissione che l’uomo è un animale da preda, il quale non appena abbia scorto accanto a sé una persona più debole, non manca mai di aggredirla?”.
La Storia sembra non abbia insegnato nulla, nessuno si ricorda più di hitler e di mussolini, delle leggi razziali e dei pogrom; d’altronde una precisa scelta didattica ha stabilito che la Storia non è più magistra vitae, l’ignoranza al soldo del capitalismo straccione ispira il revisionismo storico volendo riscrivere i libri di storia e formare secondo certo strabismo di marca destrorsa le nuove generazioni, così come sta già facendo la televisione di regime. Forse riusciranno a riscrivere i libri di storia, adattandoli come loro più aggrada, così come fanno certi “scemeggiatori” che per fiction mettono in scena delle vere e proprie scemenze secondo i desiderata del loro signore e padrone.
Ultimo in ordine di tempo il tentativo di “addomesticare” la figura di un Sacerdote, don Lorenzo Milani, ad opera dell’inverecondo ministro del minculpop che, come altri della sua combriccola è un voltagabbana, ha smarrito l’orientamento e con quello anche il senso del ridicolo, ma essendo lorsignori diretti da “una barzelletta che cammina” non possono non rappresentare quanto di più tragico e burlesque preveda oggi il cartellone del teatrino della politica. 
“Un errore peculiare dei tedeschi – scriveva Scopenhauer – è quello di cercare nelle nuvole ciò che hanno sotto il naso”. La stessa cosa si puo’ dire degli italioti, per antico retaggio creduloni, furbi e orbi come pochi, i quali non si accorgono della trappola che il caimano sta ordendo, distratti come sono dai “mezzi di distrazione di massa” pensano davvero che le “emergenze” siano quelle sbandierate dal pifferaio magico. D’altronde il lupus in fabula, compagno di merende dello zio sam, sta riproponendo nel suo piccolo, lo stesso sistema adottato dallo sceriffo planetario il quale per spegnere l’inesistente “emergenza” costituita dalla presunta “pistola fumante” di saddam hussein ha pensato bene di scatenare una guerra e un “conflitto di civiltà” tanto caro a herr ratzinger.       
Guardando allo scenario europeo, al mutamento “culturale” avallato dal clericalume imperante, da una destra xenofoba, illiberale e falsa tanto quanto il fariseume trionfante cresciuto come un’escrescenza sulle ipocrite “radici cristiane” e parafrasando il caro vecchio Marx, mi verrebbe da dire che uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro del berlusconismo, una minaccia accompagnata dalla benedizione del papa re, l’unico “sovrano” in grado, secondo il peramarcello- pensiero, che possa riunire davvero l’Europa e magari “puttaneggiar coi regi” (Dante) e restaurare “il sacro romano impero”.
Ma, come dice il buon Arthur “la questione della sovranità del popolo si riduce in fondo a sapere se mai qualcuno possa avere originariamente il diritto di dominare un popolo contro la sua volontà”. Il dominio su di un popolo non si ottiene solo manu militari, c’è un altro modo più subdolo e più efficace ed è quello della captatio benevolentiae, volgarmente detto infinocchiamento, plagio e circonvenzione, metodi di marketing ideologico magistralmente impiegati da un teleimbonitore che ha fatto della reclame una nuova dottrina politica in cui il fumo e l’aria fritta si vendono a peso d’oro e trovano tantissimi acquirenti grazie ai potenti mezzi di mezzi di distrazione di massa che amplificano la voce del padrone.
Distrazione di massa: attrarre con l’inganno l’attenzione dell’opinione pubblica attorno ad un’emozione forte sovente suscitata dalla cronaca nera e da emergenze amplificate ad hoc, per nascondere o passare sotto silenzio la drammatica realtà complessiva o le vere motivazioni che spingono il presidente del consilvio a sollecitare impunità e guarentigie con l’assoluta certezza di essere dai suoi simili accontentato. Ed è proprio questo il dramma, poiché se c’è un solo uomo non soggetto alle leggi, tutti gli altri, necessariamente, sono a discrezione di quello”. (J. J. Rousseau).
E’ un po’ quello che succede in balistica: mirare ad un falso scopo visibile a tutti, per centrare il vero obiettivo, noto soltanto a chi ha calcolato l’alzo e il tiro. E’ una tecnica ormai ampiamente applicata in Italia, dove il paese virtuale, condizionato dagli interessi della politica e distratto dalla “disinformazia”, è sempre più lontano e distante da quello reale in cui cadono ed esplodono gli obici dei pezzi da novanta senza che nessuno si accorga del danno che fanno alla Democrazia e di quel che accade oltre il ristretto orizzonte imposto dai paraocchi del regime mediatico.
Ormai il re è nudo, ha rotto tutti i freni inibitori, ma vorrebbe ugualmente nascondere le sue inguardabili pudende con le foglie di fico delle leggi bavaglio, i suoi farneticanti tirapiedi danno i numeri fornendo cifre false sulle intercettazioni telefoniche, sproloquiano contro “le fughe di notizie”, la violazione del “segreto istruttorio” e della “privacy”; non entrano mai nel merito delle accuse mosse agli intercettati, contestano solo il metodo, poiché sanno della fondatezza della notitia criminis e si guardano bene dall’affermare che le intercettazioni pubblicate in nome del diritto di cronaca, non sono più coperte dal segreto istruttorio. Essendo i verbali regolarmente depositati nelle cancellerie dei Tribunali, non possono essere considerati come “fughe di notizie” ma notizie meritevoli di essere pubblicate poiché utili alla formazione di una pubblica opinione.
Probabilmente è proprio questo che si vuole evitare!
Gli eccellenti indagati intercettati, “onorevoli” parlamentari che dell’onore ne sanno quanto un maiale dell’igiene corporale, si stracciano le vesti, indossano la maschera dell’ipocrita contrito e si scagliano contro la pubblicazione delle intercettazioni, soprattutto delle proprie e di quelle riguardanti i loro amici, rivendicando un diritto alla privacy che per un personaggio pubblico diventa sinonimo di ammissione di colpa, da lavare con l’onta dell’impunità.
Ecco quindi il ricorso al lodo, il cosiddetto schifani-bis che già dal nome suscita ribrezzo, ponzato dal ministro ad personam che diventa la classica ciliegina sulla torta delle leggi-vergogna: il presidente della Repubblica, i presidenti delle Camere e il presidente del consilvio, probabile unico beneficiario di tale provvedimento palesemente anticostituzionale, godranno di una immunità penale pari a quella di cui nel nostro Paese oggi gode (tanto per cambiare) soltanto il papa.
Infatti, secondo l’art. 8 di quel contratto capestro meglio noto come “patti lateranensi”, l’augusta persona del papa re in Italia è considerata “sacra e inviolabile”.   
Esercitare il potere ponendosi al di sopra della Legge e oltre il Diritto è tipico dei regimi monarchici e dittatoriali, la cosa sembra non interessare la pancia, non dico la testa, degli italioti, almeno fino a quando la legge del più forte e la dittatura della maggioranza non si manifesteranno con quella “violenza” di cui parla Schopenhauer e con quella arroganza con la quale si esprime il presidente del consilvio, che di fatto già ora annullano e rendono inefficace l’azione giudiziaria, specie nel momento in cui sul banco degli imputati si asside il potente di turno con uno stuolo di legulei  al seguito che hanno anche la sfrontatezza di legiferare in nome e per conto del loro assistito.
Duole ammetterlo e chiamo ancora una volta in soccorso Schopenhauer, ma “il diritto in se stesso è impotente: per natura domina la violenza. Il problema dell’arte politica è di far passare la violenza dalla parte del diritto, di modo che, per mezzo di essa, il diritto possa dominare”.
Si prenda il cosiddetto “decreto sicurezza” nel quale per esclusiva tutela del presidente del consilvio i suoi cortigiani hanno inserito la norma ad divinum berlusconem, un altro obbrobrio che va ad aggiungersi al corpus delle plurimae leges ad personam.
Paradossale che per garantire la cosiddetta sicurezza, si violenti lo Stato di Diritto, si blocchino per un anno i processi penali riguardanti dei reati impropriamente definiti minori, ma la cui incidenza ha un elevato impatto sociale; a questo punto anche il più “distratto” degli osservatori ha modo di verificare la natura del falso scopo e la portata del vero obiettivo.
Il tutto diventa ancora più assurdo e irragionevole se si pensa che invece di potenziare il settore dell’ordine pubblico e della sicurezza, si interviene sul capitolo spesa tagliando pesantemente risorse e personale. A scorrere le cifre si profila una cura amara per un settore che in campagna elettorale è stata una bandiera, uno specchietto per le allodole e gli allocchi intrappolati dal partito della sedicente libertà: taglio del turn over e riduzione netta degli organici, sforbiciata alle risorse finanziarie, dai carburanti alla manutenzione delle auto di servizio, stretta sugli straordinari, tanto che da una parte li incentivano e li detassano per fare un favore ai padroni e alla confindustria e dall’altra li tagliano per non gravare sul bilancio della Stato. Ma così facendo si riduce sensibilmente la capacità del “sistema sicurezza” di fronteggiare la minaccia che viene dalla criminalità diffusa e soprattutto da quella mafiosa che non mancherà di esprimere la sua gratitudine alla prossima tornata elettorale.
Da un punto di vista strategico si realizza il progressivo smantellamento della sicurezza pubblica a vantaggio di una doppia, contrastante tendenza, da una parte si assiste all’impiego dei soldati nel territorio metropolitano e dall’altra si incentiva il trasferimento agli enti locali di nuovi poteri in materia di sicurezza e di polizia, senza naturalmente assicurare o richiedere professionalità e copertura finanziaria, lasciando agli enti locali l’onere di nuove spese e ai cittadini il gravame di altre imposte.
In questo quadro a tinte fosche perfino “le ronde” potrebbero avere compiti di polizia giudiziaria. 
Ma non è certo alle “ronde” che il presidente del gran consilvio ha affidato e affida la sua protezione tanto che dal 2001, negli anni del precedente governo berlusconi, per l’intero mese di agosto un’intera compagnia del Tuscania, il battaglione paracadutisti dei Carabinieri, veniva distaccata in Sardegna a guardia di villa certosa, residenza “privata” del cavalier menzogna e sito  sul quale grava per legge l’usbergo del segreto di stato.
C’è da giurare che anche quest’anno un centinaio di  baschi amaranto verranno impiegati per tutelare il dorato soggiorno e la privacy del conducator e dei suoi billionari ospiti.
Sto rileggendo gli “scritti sul berlusconismo” di Norberto Bobbio, pubblicati nel marzo 2004 da Critica Liberale. Nell’appello “contro la casa delle libertà, datato 8 marzo 2001, c’è un passo che è di stretta e drammatica attualità: “…Destra e sinistra non c’entrano: è in gioco la democrazia. Berlusconi ha dichiarato di voler riformare anche la prima parte della Costituzione, cioè i valori fondamentali su cui poggia la repubblica italiana. Ha annunciato una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico, abbattendo così uno dei pilastri dello Stato di Diritto. Oltre a ciò Berlusconi, già più volte condannato e indagato, in Italia e all’estero, per reati diversi, fra cui uno riguardante la mafia, insulta i giudici e cerca di delegittimarli in tutti i modi, un fatto così non ha riscontri al mondo. Ma siamo ancora veramente un paese civile?”
Temo proprio di no e tutto lascia pensare che il peggio debba ancora arrivare.

 
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