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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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« ALLA MALORA LA BEATA IGNORANZA!IL BUE CHIAMA CORNUTO L'ASINO »

GLI ALLUPATI DEL BORDELLO-ITALIA

Post n°621 pubblicato il 21 Settembre 2010 da bargalla

       


Repulsione e raccapriccio, non certo incredulità o meraviglia! Cos’altro si può provare nell’apprendere che il presidente del consilvio è nuovamente sotto inchiesta (già da un anno) presso la Procura di Firenze per concorso nelle stragi mafiose di Milano, Firenze e Roma del 1993?
Ho appena visto il “Passaparola” di MarcoTravaglio
www.youtube.com/watch?v=xL46CODlja0 dal titolo emblematico “le sabbie mobili di berlusconi” (la minuscola è mia) in cui si spiegano i motivi che hanno portato alla riapertura delle indagini a carico del capo dell’esecutivo (roba da far accapponare la pelle) e, con dovizia di particolari, si dà conto di altre terribili accuse di mafia che, se supportate dal quadro probatorio oltre che indiziario, potrebbero risucchiare, come sabbie mobili, finalmente per sempre, nel gorgo di inconfessabili complicità un sistema di potere criminale già sfiorato dall’ombra del sospetto.
Peraltro, se non fosse per la discesa in campo e per le conseguenti plurimae leges ad personam approvate à la carte da un parlamento trasformato in un bivacco di manipoli, probabilmente a quest’ora l’innominato nella migliore delle ipotesi si starebbe godendo una dorata latitanza, lontanissimo da quella Patria del Diritto divenuta nel frattempo patria del dritto, regno dei furbi e degli orbi, suburra, satrapia e bordello, dove il principe sguazza sovrano, reclamando pure lo scudo giudiziario e gli arcana imperii.
C’è tutta una letteratura a tal proposito, qualcuno ha conteggiato che siano oltre 120 i titoli riguardanti il lupus in fabula, basterebbe semplicemente leggerne solo uno per capire il dramma che sta vivendo una Nazione intera incapace di cogliere gli effetti deleteri di tale sciagurata politica, poiché fiaccata dalla mala-etica di una classe dirigente mediamente mediocre, collusa con la criminalità organizzata e incline alla corruzione e al malaffare.

Tra falso perbenismo e spudorato puttanesimo ogni giorno si celebrano i fasti della più squallida e pericolosa delle oligarchie dietro la maschera dell’ipocrisia codificata da lobby, clan e consorterie di bassa lega infiltratesi come certi virus altamente patogeni nei gangli vitali dello Stato al solo scopo di intaccarne l’integrità, saccheggiare la Res Publica, favorire la res privata, ossequiare l’egolatria di un sistema criminale ed eversore che gli apparati ideologici di stato hanno avallato favorendo le imposture e gli impostori che oggi vanno per la maggiore.   
In questo periodo il foro boario della politica sta offrendo il peggio del suo campionario, le quotazioni dei voltagabbana e degli ascari trasformisti sono in rialzo, i servi e i cortigiani sanno che il padrone è alle corde e il caimano farà di tutto per vendere cara la pelle, perciò capitalizzano quanto di più spregevole e meschino possiedono: il pecorume, con la certezza di monetizzare al meglio una sudditanza sublimata dal fariseume trionfante.
Il clericalume imperante, per il momento, resta dietro le quinte, pronto ad intervenire qualora l’evolversi della situazione fosse tale da far emergere certe commendevoli cointeressenze legate a filo doppio proprio all’avvento dell’unto del signore. Leggere a tal proposito il libro di Pinotti e Gumpel.
Tutto sembra avere un prezzo e questo potrebbe anche essere il male minore considerando che in Italia molti pagherebbero per vendersi se non fosse per il clima d’insulsa tracotanza in cui tali nefandezze maturano senza che il popolo bue ne abbia sufficiente contezza sopraffatto da una rassegnazione che sembra quasi una resa incondizionata all’arroganza del potere.

Un Paese senza ideali, senza modelli di crescita, alla deriva, in cui degrado istituzionale e declino morale viaggiano di pari passo, dove la società è preda delle peggiori pulsioni; inevitabile poi che all’estero definiscano “the bordello state” (una dotta variante dell’italica mignottocrazia) quella che, alla luce di certe determinazioni, sarebbe più opportuno chiamare “democratura” infelice crasi di democrazia e dittatura, regime fra i più odiosi poiché subdolamente instaurato proprio truccando le regole del gioco.    
Si prenda la vigente legge elettorale, una porcata degna solo della peggior “democratura” in cui anche le cosiddette elezioni sono una farsa, una truffa compiuta con la complicità di quei sudditi che scioccamente si recano alle urne per ratificare a scatola chiusa le scelte effettuate da un pugno di oligarchi assolutistici. Inevitabile la conseguente sottomissione con la quale i nominati ripagano, per grazia ricevuta, i tenutari e i mammasantissima del bordello-italia,  ben sapendo che qualsiasi atto di insubordinazione (in un esercito di personaggi impresentabili e spregiudicati difficilmente accade!) pregiudica automaticamente un’altra, eventuale nomina a parlamentare.
Un po’ come accadeva prima di certe rivoluzioni, così invise al potere autoreferenziale, quando l’investitura octroyé del parlamento-farsa veniva concessa dai sovrani assoluti.     

Ognuno può trarne la convinzione che desidera, ma la cooptazione oligarchica è solo uno degli aspetti col quale il potere costituitosi in barba ad ogni elementare forma di democrazia, cerca di giustificare gli abusi e le oscenità perpetrate violando norme e regolamenti, approvando leggi a propria immagine e somiglianza, senza che il popolo sovrano abbia la possibilità di discernere il grano dal loglio.
Qualcuno ha fatto giustamente notare che il potere, quello vero, è sempre “osceno” ed essendo “ob scenum” non può che operare “fuori dalla scena” di quel teatrino della politica tanto biasimato quanto ricercato da guitti, nani e ballerine, sul cui palco viene inscenata una falsa rappresentazione per il pubblico pagante e forse appagato dall’illusione di essere anch’esso la principale, muta comparsa del bordello-italia.
Torno sull’immagine greve del bordello come luogo “deputato” al meretricio, anche perché evocata a ragione nel titolo di un articolo pubblicato recentemente dal Foreign Policy, prestigiosa testata di analisi politica internazionale, che merita di esser letto integralmente poiché riflette realisticamente il quadro della politica italiota dipinto a tinte fosche da un cattedratico dell’Università Americana di Roma.
(
http://www.foreignpolicy.com/articles/2010/09/14/the_bordello_state)
Basta un passaggio per indurre a leggere il resto: “Donne e uomini, giornalisti e professionisti, hanno dato via le loro menti e i loro principi, anziché i loro corpi”. Ma anche quelli possono sfondare le porte del potere: “Alcune donne arrivano in Parlamento attraverso una camera da letto” scrive Fp, forse illuminato dalla disamina che ne fa un libero pensatore, pardon,  un libero frequentatore del bordello-italia per il quale è cosa buona e giusta prostituirsi per fare carriera.

La legge della domanda e dell’offerta è alla base di ogni “mercato” e se questo è il catalogo madama dorè, allora anche la compravendita dei parlamentari rientra in quella logica perversa dove la forza del capitale in certi listini azionari ha la meglio su ogni altra variabile; così come certi “pizzini” dimostrano, al di la di ogni ragionevole dubbio, la tesi secondo cui la mafia vera non è quella che si palesa e si lascia vedere sul palcoscenico del crimine organizzato a beneficio della propaganda di stato, quanto quella che si muove infida dietro le quinte di un potere intrinsecamente osceno dove la corruzione e il pactum sceleris fra politica e malaffare, sono elementi costitutivi di un sistema in bilico fra illegalità diffuse e machiavellismi pseudo giuridici.  Cosi che in politica ogni mezzo diventa lecito, perfino le stragi del terrorismo mafioso sono funzionali alla politica del principe, gli stessi volti impresentabili dei vari boss esibiti come trofei per ingenerare consenso. La stessa “borghesia” mafiosa e presentabile, quella dei colletti bianchi, dei riciclatori di denaro sporco, che frequenta onorata e riverita i salotti buoni, le biblioteche e le sacrestie, riesce a piazzare (quando si dice dei piazzisti!) i suoi tirapiedi in parlamento.
Ma il potere è lo stesso, la mano è la stessa, è quella di un potere che finge di tendere all’interesse generale, quel potere che in realtà ogni giorno piega la legge, la sottomette, legibus solutus, puntando a realizzare i propri interessi e quelli di una ristrettissima cerchia di oligarchi.

Ritorno al “Passaparola” di Marco Travaglio, il passaggio finale merita di essere riportato per intero:
C’è un altro pizzino, anzi un altro appunto che Massimo Ciancimino attribuisce a suo padre, Vito, nel quale il padre Vito scrive e questo è il periodo già in cui Vito è deluso da Berlusconi perché Berlusconi l’ha fatta franca, ha fatto fortuna, è diventato un big dell’impresa e poi della politica, mentre lui invece è finito in galera, condannato e questo Ciancimino non riesce a sopportarlo, infatti scrive in uno sfogo scritto a macchina “io, Dell’Utri e Berlusconi siamo figli della stessa lupa – aggiunge – io sono un perseguitato, io sono stato condannato e loro Berlusconi e Dell’Utri assolti per questioni geografiche” cosa vuole dire “questioni geografiche”? Aggiunge nei suoi appunti Vito Ciancimino che il vero perseguitato è lui, non Berlusconi e dice “ho aiutato Dell’Utri e Berlusconi nell’impresa edilizia a Milano 2 negli anni 70/80, insieme a altri costruttori mafiosi, come Buscemi, Bonura etc., quello che Berlusconi ha fatto a Milano, io l’ho fatto a Palermo – scrive Ciancimino – ma a lui l’hanno fatto Cavaliere del Lavoro e a me mi hanno arrestato!” (
www.youtube.com/watch?v=xL46CODlja0)

Ritornano come monito gli ultimi, profetici versi, di Giovanni Raboni, quelli relativi ai “Trionfi

                                              
                                
Nel Trionfo del Malaffare
                          da quando un fiume di denaro sporco 
                          scaturito da un’isola vicina 
                          e riciclato in isole lontane
                          ha fatto spuntare quartieri 
                          grandi come città
                          e messo in moto la gran ruota
                          delle centrali della persuasione
                          chiunque può vedere
                          pregiudicati e delinquenti 
                          d’ogni risma e colore 
                          mettere sull’attenti 
                          compunti picchetti d’onore.

 
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