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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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« IL BUE CHIAMA CORNUTO L'ASINOSPETTATORI CONSAPEVOLI E... »

IN CAUDA VENENUM

Post n°623 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da bargalla

 


Un clima da fine impero sta condizionando la situazione socio-politica dell'ex belpaese, una conflittualità volutamente esasperata da chi più di altri ne teme l'evoluzione verso l'inevitabile redde rationem contribuisce a rendere più chiaro un quadro in cui anche l'autunno meteorologico, col suo naturale disfacimento, concorre al rinnovamento dello scenario rivelando un re sempre più nudo, senza più foglie istituzionali confezionate à la carte dai suoi prezzolati legulei con le quali egli ardisce coprire le sue malefatte compiute all'ombra di riconosciute illegalità che non vorrebbe fossero scoperte e sanzionate da un potere giudiziario considerato "politicizzato".
Come se le "notitiae criminis" che lo riguardano, suffragate da trascorsi non proprio adamantini, fossero frutto di pura fantasia, gonfiate ad arte dalle solite toghe rosse con lo  scopo di sovvertire il voto popolare. Il solito ritornello cantato da uno chansonnier che da vari lustri canzona, per l'appunto, e prende in giro un popolo intero, così distratto da non accorgersi del baratro verso cui lo sta portando il pifferaio magico. Se un imputato eccellente, peraltro già condannato da una storia personale intessuta di collusioni e corruttele varie, vissuta pericolosamente ai bordi di una legalità deturpata dal malaffare, non avendo più foglie di fico con le quali coprire la sua immonda coscienza, arriva a commissionare ad un parlamento di cortigiani una commissione d'inchiesta sulla Magistratura, allora significa che lui e i suoi compagni di merende sono giunti alla frutta o alle comiche finali così come a suo tempo disse un altro apprendista stregone che continua purtroppo a tenergli bordone nonostante la voglia di affrancarsi da cotanto insopportabile sortilegio affaristico e mediatico.


Lo
scudo giudiziario, il processo breve, il lodo alfano, il bavaglio all'informazione, avendo in nuce il vizio dell'incostituzionalità  sono ormai ritenute scorciatoie impraticabili, ecco perché il cavalier menzogna parte lancia in resta alla conquista dell'intero cucuzzaro e mette sotto tutela quei giudici, la stampa e quei cittadini, i quali vorrebbero semplicemente che la Legge fosse uguale per tutti. Ormai lo vedono anche gli orbi: mister b è ossessionato dalla Giustizia, teme il giudizio del suo giudice naturale e per esorcizzarlo ricorre alla formula magica del voto popolare, solo che stavolta guarda a quello con un certo timore dato che l'effetto porcata indotto dal rituale legaiolo, difficilmente sortirà il risultato sperato lasciandolo in balia dei suoi stessi fantasmi.
Fra farneticanti esternazioni e blasfeme battute da caserma si sta quindi consumando l'avventura di un premier-barzelletta, impunibile e impunito, divenuto zimbello del mondo intero: peccato che a farne le spese è uno Stato che da circa vent'anni è piegato su se stesso, quasi avesse rinunciato a far valere le sue prerogative nei confronti di chi si è insediato nel suo seno, con l'ignominia delle italiche genti, per delegittimare le Istituzioni, fare i propri porci comodi, infrangere la Legge e denigrare gli oppositori.

Invettive al calor bianco e killeraggi mediatici alimentano il clima di tensione e di odio con la strabiliante immagine che proprio i piromani che soffiano sul fuoco delle polemiche e del malcontento sociale accusino altri di appiccare gli incendi, così che assistiamo a (millantati) attentati e a proteste vere e giuste, purtroppo spesso sfociate nel torto di una violenza controproducente.    
Nel frattempo più di qualcuno ha trovato il coraggio di alzare finalmente la voce, la schiena e la testa trovando ampio seguito in quella società civile che lentamente contribuisce con le sue civili proteste a sgretolare il predellino sul quale è salito il portatore malato di un colossale conflitto d'interessi, il quale non si rende conto di avere d'argilla non solo i piedi ma anche quella maschera di creta che, come da conseguente etimo, fa di lui un inarrivabile e riconosciuto campione di ipocrisia.
Sembra quasi di assistere ai colpi di coda di un serpente che si agita furioso perché finalmente più di qualcuno si è deciso a schiacciargli la testa; ma, attenzione, perché nell'italietta di silvio niente è come sembra e quel serpente potrebbe anche essere un pericoloso scorpione (in cauda venenum, si dice) pronto a sferrare il più classico colpo di coda avvelenando mortalmente i suoi avversari.

E così fra una temutissima "associazione per delinquere" e lo sciacallaggio politico di chi trova anche il tempo di bestemmiare Dio, dileggiare le donne, irridere gli Ebrei e le vittime della Shoah, la cosiddetta seconda repubblica, sta tirando le cuoia. Sarebbe un gesto di umana pietà staccare la spina, ma in tempi in cui il testamento biologico e la bioetica diventano merce di scambio con l'establishment catto-vaticano (secondo il collaudato metodo del do ut des) anche una bestemmia pronunciata dal presidente del consilvio, può valer bene una pro...messa e influenzare l'intero corpus giuridico dell'ex patria del Diritto.
Altrettanto dicasi del quoziente familiare agitato come uno specchietto per le allodole rappresentate dall'elettorato catto-vaticano, da parte di un presidente del consilvio che dovrebbe almeno spiegare da dove diavolo prenderà i 15 miliardi di euro necessari per finanziare il quoziente familiare, così come dovrebbe spiegare quanto costerà il famigerato federalismo fiscale ai comuni mortali, soprattutto per quel che riguarda i servizi erogati destinati ad accrescere il divario esistente fra le varie Regioni del fu Stato unitario proprio perché verrà meno (checché se ne dica) il principio di sussidiarietà.  

I gerarchi clericali della chiesa catto-vaticana si strappano le vesti:
il bisunto del signore ha violato il secondo comandamento del decalogo raccontando una barzelletta che invece di far ridere i soliti polli dovrebbe indurre un'intera Nazione a dare il benservito ad un guitto d'infima specie, in bilico fra la farsa e la tragedia che si dibatte nel ruolo demenziale del sedicente statista capace soltanto di spacciare il suo osceno frasario da piazzista. Un'odiosa caricatura del potere fine a se stesso si aggira dietro le quinte e sul palcoscenico del teatrino della politica recitando battute che ben qualificano sia chi le pronuncia, sia chi ride (spero solo per piaggeria) in un gioco delle parti che si nutre delle reciproche falsità.
C'è chi si meraviglia, c'è chi finge indignazione e c'è chi, come il signor fisichella rino, di professione prelato della chiesa dei papi, cerca di giustificare la bestemmia recitata a mo' di battuta dal lupus in fabula affermando che in determinate circostanze bisogna imparare a "contestualizzare" anche quelli che secondo il catechismo della sua setta rimangono pur sempre dei "peccati mortali".

Forse l'unica cosa da fare è ignorare
mister b. i suoi scherani, le sue cortigiane, e stendere il classico velo pietoso su di un caso umano che con le sue frequenti crisi comiziali rischia, ripeto, di subordinare al suo miserevole destino quello di un'intera Nazione, incapace di cogliere la differenza che passa fra l'etica protestante del capitalismo e la dottrina cattolica dei capitalisti, ovvero la differenza che passa fra uno Stato laico e una teocrazia e, più ancora, la differenza che c'è fra democrazia e oligarchia; con la conseguenza di dover foraggiare anche lo sviluppo della mala-etica, una mala pianta innestata sul ceppo farisaico, irrorata dall'ipocrisia, che nel paese dei papi può anche accettare il becero riduzionismo di un fisichella e perdonare i peccati di un berlusconi; tanto poi ci si confessa, si finge un pentimento di facciata, tipico dei sepolcri imbiancati, e poi si continua imperterriti a violare la legge a depenalizzare i comandamenti, col giustificazionismo dei soliti moralisti d'accatto che ben conoscono le astuzie gesuitiche e le blandizie offerte da un sinedrio plagiato dal nefasto carattere populista del berlusconismo.
Forse si sta dando troppa importanza a questo personaggio che sembra uscito dalle sue barzellette, una partenogenesi dell'assurdo che "scende in campo" per fecondare col suo letame i miasmi di un aborto di democrazia divenendo tutt'uno con quel potere di cui egli abusa per auto-legittimarsi.
   
A ragion del vero, bisogna evitare di fare di tutta l'erba un fascio e salutare
una tantum con particolare favore i recenti editoriali di Famiglia Cristiana, di Avvenire, e dell'Osservatore Romano.
Difficile, infatti, per il cattolicesimo ortodosso e papista, come per quello liberale e democratico, accettare le intemperanze di un ricco epulone, per giunta blasfemo e baciapile, e una leadership antidemocratica, assolutista, con un partito-azienda sempre più simile ad una corte al servizio del principe, ed una politica classista, schiettamente liberista, a tratti razzista, fondamentalmente disuguagliante e piuttosto indifferente alle tematiche sociali, alla difesa dei più deboli, alla tutela delle minoranze e dei migranti.
In altre parole, antievangelica, anticristiana e antidemocratica.
E, come se non bastasse, ogni giorno riaffiorano dalla melma del politicume, grumi sempre nuovi di malcostume, di corruzione, di uno spudorato conflitto di interessi inerenti sia la sfera giudiziaria (con pretesa d'impunità) che quella affaristica e commerciale afferente il suo impero mediatico.

Da tempo il nostro Paese è come inchiodato alle particolarissime contingenze di un immoto presente legate alle egoistiche esigenze di un singolo malato di protagonismo; un Paese incapace di uno sguardo lungimirante, bloccato com'è nelle sabbie mobili da un
caimano che sguazza sovrano nel pantano italiota. Naturalmente anche la politica, essendo mezzo e fine, diviene preda del predatore, intrappolata com'è dai personalismi di siffatta gentaglia, si dibatte nel vortice degli interessi di parte, con gravissimo pregiudizio dell'interesse generale.
Duole ammetterlo, ma l'unica speranza di un vitale cambiamento per l'asfittica democrazia italiana non deriva dall'impegno dell'opposizione, ma dall'implosione della maggioranza e dagli sviluppi che può avere la nascita di un nuovo soggetto politico qual è "Futuro e Libertà per l'Italia". La crisi del centrodestra non è scaturita dalle forze politiche che ad esso si contrappongono in modo velleitario né, purtroppo, dalla veemente reazione di una società italiana che avrebbe mille motivi per ribellarsi al degrado civile, politico e morale in cui l'attuale governo ha fatto sprofondare il Paese.
A parziale consolazione giova ricordare che anche benito mussolini cadde a seguito del  voto contrario del gran consiglio del fascismo (18 voti contro 7 a favore dell'odg Grandi) in quel famoso 25 luglio del 1943. Anche quella in fondo nacque come crisi interna alla compagine del regime, poi venne la Resistenza, la lotta di liberazione e il riscatto di un Popolo intero capace di darsi una Costituzione fra le più avanzate (e inapplicate) al mondo.

Sarà anche per questo che
mister b la consideri d'intralcio ai suoi piani, se la intende nel modo risaputo, significa che i Padri Costituenti l'hanno pensata e scritta proprio per evitare che quelli come lui potessero nuovamente sentirsi (e comportarsi) come il famigerato uomo della provvidenza.           
Dare speranza ad un Popolo smarrito è una delle poche funzioni della Politica (con la P maiuscola), se questa fallisce, perché prigioniera di un pragmatismo aziendale animato solo dal profitto legato al consenso estorto con l'inganno dalla particulare affermazione di un super ego e della sua cricca, una Politica come si vede lontanissima anni luce dalla ricerca del Bene Comune, ebbene, per tutto questo, i cittadini e la società civile non possono restare a lungo spettatori passivi e inerti. Devono almeno far sentire la propria voce magari svestendo i panni dei sudditi e dei clienti e boicottare quei prodotti e servizi che consentono al cavaliere menzogna di raccontare barzellette da trivio e, ancor più grave, di mal governare un Paese disgregato e disfatto dall'onnivoro appetito di una classe dirigente autoreferenziale e arrogante divenuta cancro e metastasi dell'organismo Stato.



 
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