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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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EPIFANIA DEL PUTTANESIMO

Post n°567 pubblicato il 23 Giugno 2009 da bargalla

    

Più passano i giorni e più mi convinco che il puttanesimo è la nuova “religione di stato” spudoratamente professata nel paese dei papi-papponi, un’italietta ormai succube di quel “siamo tutti berlusconi” che se da un lato offende la dignità degli “agnostici” dissidenti poco propensi a diventare sciocchi proseliti del “così fan tutti”, dall’altro annunzia ai furbi e agli orbi che silvio  è al contempo sudicio profeta e insulso messia di un credo che predica l’egolatria, l’iniquità e la prevaricazione.
Niente di nuovo, in verità in verità vi dico, in un paese in cui la degenerante papalatria copula contro natura con ogni forma di potere promuovendo il culto di aberranti personalità così proclivi a dare di sé un’immagine affatto coerente con quella che ci si affanna a dipingere non disdegnando gli astrattismi fideistici di certa teologia o arte concettuale dell’inesistente che riesce a spacciare, e perfino a vendere a peso d’oro, dei presunti “capolavori” in cui a dominare sono l’astuzia, la falsità e l’inganno. 
D’altronde da un unto e bisunto che ama apparire ciò che non è, dimenticando ciò che rappresenta, non ci si può aspettare altro che lordura misterica e lerciume comportamentale ben travisati da quella maschera chiamata ipocrisia dietro cui si cela il volto orribilmente sfigurato di un leviatano che si guarda bene dal rivelare le sue vere sembianze. Gli evangelisti del biscione al soldo del signore d’hardcore spacciano una verità inficiata dalla primigenia menzogna, ma non c’è battesimo di regime che possa lavare l’onta della vergogna, non ci sono decreti legge né ordini di scuderia né verità di fede che possano giustificare l’oltraggio perpetrato alla dignità di una Nazione in balia di un inveterato propalatore di falsità il quale abusa oltremodo della credulità popolare e del potere carpito con l’inganno ad un popolo peraltro aduso ad essere così ben infinocchiato da una chiesa cattolica che per definizione è “casta e prostituta”.

In un contesto simile non meravigli il sorgere di sedicenti statisti o di uomini della provvidenza che poggiano le loro merdose chiappe sul trono e sull’altare oltraggiando l’unica sovranità che consente loro di ergersi a paladini del falso perbenismo, a sputare sentenze dall’alto d’inverecondi pulpiti mediatici e di comportarsi alla stregua di certi machiavellici satrapi (per non dire del papa-re) sempre in bilico fra la farsa e la tragedia, i quali ardiscono passare alla storia ben sapendo di non essere che scorie pericolose e rifiuti ingombranti di una società obnubilata dalla pula mediatica prodotta dall’asservimento al pensiero dominante e dominato dal clericalume imperante e dal fariseume trionfante: quanto di peggio possa toccare in sorte ad un popolo trattato dai suoi mandriani come un gregge plagiato, ammansito e soggiogato dalle vacue lusinghe di un potere “escatologico” fatto di sub-ordinate prezzolate o di precettistiche da ottemperare pagando il pegno di una squallida sottomissione che lungi dal riconoscere e perseguire i reati, emendare e correggere certi comportamenti, eleva l’infingimento a sistema, commina indulgenti penitenze, condoni depenalizzazioni e quant’altro, poiché si confessano e si assolvono fra di loro segnando il vero discrimine fra l’etica protestante e quella cattolica. Tanto che se nella perfida Albione, un ministro si dimette perché un suo congiunto ha noleggiato un dvd porno con soldi pubblici, nella cattolicissima Italia, governata da sedicenti statisti bigotti e baciapile, può accadere che un chiacchierato presidente del consilvio si presenti come paladino della famiglia e di altri valori (negoziabilissimi al foro boario dell’inganno), salvo razzolare in modo opposto e contrario a quanto predicato, avendo anche la faccia tosta di presentarsi poi come gaudente sciupa femmine il quale, per colmo di sventura, è stato sputtanato, e sciupato, proprio da quelle “galline dalle uova d’oro” che le uova hanno imparato a tenersele tutte per loro e le fanno fruttare investendole in quella banca che si ritrovano fra le gambe, spennando soprattutto patetici polli infoiati dal pensiero di essere delle aquile spelacchiate.

Sono il primo a deliziarmi dei piaceri della carne, a non dolermi se lo spirito non è abbastanza forte da resistere al richiamo dei sensi (non c’è infatti niente di più bello di una sana scopata) credo però che visto il postribolare scenario e gli allupati avventori del lupanare italiota, bisognerebbe almeno salvare le apparenze e quel poco di fiducia che, nonostante tutto, si deve alle Istituzioni, a prescindere dalla momentanea presenza al vertice di discussi e discutibili personaggi che esercitano il potere in funzione dei propri interessi così spesso confusi con i porci comodi.
C’è qualcuno che vede qualcosa di shakespeariano e di tragico in questa farsa prossima a trasformarsi in dramma: “Una tragedia del potere, teatrale, eccessiva” come tutto ciò che sfiora la megalomane concupiscenza berlusconiana. “Una tragedia di cui berlusconi, come se lo leggesse in Shakespeare, sembra conoscere l’esito.” Io molto più modestamente colgo i caratteri prometeici (forse patologici) di un declino che, dopotutto, è nell’ordine delle cose, e delle persone, a dispetto di ogni mania di onnipotenza.
In attesa di sciogliere l’amletico dubbio, riporto tre citazioni citabili che ben s’attagliano all’utilizzatore finale, al consumatore abituale di grandi quantitativi di potere e di muliebre intemperanza.
Dall’Enrico IV: “Solo Dio sa, figlio mio, per quali impervi sentieri e per quali indirette e tortuose vie, io sia giunto a impossessarmi di questa corona…e quanto inquieta essa posa sul mio capo.      
Da Troilo e Criseide: “Tutto si disgrega nel potere, il potere si trasforma in egoismo, l’egoismo in smodato appetito e l’appetito in famelico lupo universale che… alla fine divorerà se stesso.”
Dal Mercante di Venezia: “L’uomo che non è in armonia con se stesso e non vibra all’unisono con la natura, è buono solo per tradire, tramare e depredare e i moti del suo animo sono cupi come la notte.”
Il presidente-netturbino avendo un’assidua frequentazione con le discariche parla di “spazzatura” quasi a voler nascondere sotto il classico tappeto delle sue magioni, il degrado di Stato e quell’immondizia morale difficile da mimetizzare con qualche eco-balla, dimentico perfino delle palate di fango che in tempi recenti ha gettato sugli avversari cercando inutilmente di screditarli. Ora quelle palate sono diventate camionate di spazzatura prodotta in proprio, impossibile da smaltire nelle cloache del potere senza eliminare i miasmi che si levano dai cumuli di menzogne e dalle sottaciute verità, anche perché se la merda fosse oro (dopotutto bisogna riconoscergli qualche merito) al governo c’è un tesoro!

E se a destra s’odono squilli di tromba, anche a sinistra per par condicio si “tromba” alla grande (almeno in Puglia) e si parte per la tangente cavalcando la dazione in natura di quella che ha tutta l’aria di essere una piacevole “aggravante” di reati che vanno dalla corruzione alla concussione, dal peculato all’abuso in atti d’ufficio, dall’induzione allo sfruttamento della prostituzione: da qui il tormentone “me la dai sì o no” che ognuno può interpretare come più gli aggrada.
E’ consolante sapere che il movimento “tettonico” che sta terremotando il sistema abbia l’epicentro in Puglia, il grado d’intensità è proporzionale all’avvenenza delle escort; non è necessario essere degli indovini per pronosticare altre scosse, anche perché le più intriganti (e coinvolte) stanno osservando una calma solo apparente. Le vestali che custodiscono il fuoco del potere seduttivo, aspettano semplicemente l’evolversi della situazione, quando si muoveranno scuoteranno le fondamenta del tempio.  

Non si tratta di essere moralisti in un Paese in cui vigono doppie e triple morali con la benedizione della setta catto-vaticana (che di cortigiane e cortigianerie se ne intende alla grande) si tratta semplicemente di rivendicare il diritto di avere una classe dirigente che non confonda pubblico e privato e promuova il bene comune agendo sempre e comunque “nell’interesse della Nazione” senza favorire lobby e camarille riconducibili a questo o a quell’altro azionista di riferimento.
Il presidente del consilvio in tutti questi anni di malgoverno ha dimostrato un’immoralità di fondo, le leggi-vergogna stanno lì a dimostrarlo ed altre verranno, con le leggi-bavaglio, a coprire col silenzio e la censura (come già accade) le sue macchinazioni proprio perché non vuole che si entri nel merito di certi suoi riprovevoli comportamenti, ma discute il metodo pretendendo di voler imporre agli altri, e senza contraddittorio, la sua inverosimile verità su questa come su altre vicende.
Lo spagnolo El Mundo ha definito “stupefacente il silenzio dei tg italiani” e stupefacente credo sia il termine adatto per connotare una vicenda in cui “si tira in s…ballo” anche la cocaina.  
Lasci ad altri il tremendo compito di amministrare la Res Publica, lui essendo cavaliere, si dia una buona volta all’ippica o, al più, impari a scalare il monte di Venere senza scivolare malamente nei fuori pista “innevati” e precipitare nei grotteschi crepacci dell’utilizzatore finale.

L’imperativo pseudo-berlusconiano “crescete e prostituitevi” trova così compimento nell’avvento della mignottocrazia (il potere detenuto, esercitato e attribuito in funzione degli “attributi” e del meretricio) laddove il puttanesimo si manifesta in tutto il suo splendore avendo come metro di misura, non più il merito (semmai c’è stato), ma la passera, le tettone e, per estensione, il nepotismo, la marchetta, la corruzione, il voto di scambio, il do ut des e la sempiterna raccomandazione.
Dogmi molto tangibili sui quali meditano profondamente gli scherani, i manutengoli, i ruffiani, le maitresse, gli agiografi e gli esegeti irreggimentati nella confraternita del cavalier vanesio, un farfallone a…moroso che vola leggiadro come un “vispo tereso” fra le farfalle e le api regine del suo parco mondo ricavato in quelle che, per ironia della sorte, furono residenze di monaci e cardinali; conventi e prestigiose case di in…tolleranza in cui un tempo si meditava su ben altri intangibili misteri, arcani misteri (meglio dire arcana imperii) sui quali oggi echeggia possente l’imperativo categorico dell’Onorevole (l’unico degno di maiuscole) Cetto Laqualunque: “cchiù pilu pé tutti!”


P.S. In mezzo a tanto squallore emerge la dignità di una donna, nome d’arte
       Veronica, che in riva allo Ionio, lontano da Macherio e da "villa certosa" 
       è riuscita per qualche giorno a fugare i fantasmi di un presente che, di   
       certo, la perseguiteranno per sempre.
       "La Puglia cura le ferite della mia anima" è stato l'assunto
       della sua vacanza salentina.
       E il Destino ha voluto che siano proprio Pugliesi le donne che la stanno
       in un certo senso vendicando, mttendo nei guai l'imperatore.
       Come dire: anche il ciarpame può ritrovare il senso del pudore!

 
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Commenti al Post:
alias1973
alias1973 il 23/06/09 alle 17:53 via WEB
PERDINDIRINDINA.
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